“Ripararlo? Guardi, le conviene comprarne uno nuovo”. Quante volte ci siamo sentiti ripetere una frase del genere, nel caso di un elettrodomestico rotto o di un pezzo di ricambio da sostituire. Il meccanismo risponde ad una precisa strategia di mercato, conosciuta come “obsolescenza programmata”. In sostanza, i produttori di un bene di consumo (specialmente meccanico o informatico) utilizzano specifiche tecniche di costruzione mirate a ridurre la durata del bene, o a rendere difficoltosa quando non impossibile la sostituzione di un componente, con l’obiettivo ultimo di aumentare la frequenza di sostituzione del bene stesso. Oltre all’evidente costo sul consumatore finale, questo meccanismo di produzione ha elevatissimi costi ambientali, dato che ogni nuovo bene necessita di nuove risorse e nuova energia per produrlo. Oltre che di ingenti costi di smaltimento di ciò che, con tanta rapidità, diventa un rifiuto. Il tutto in evidente contrasto con i progressi della tecnica: è esperienza comune che “il frigo della nonna” generalmente durasse lustri quando non decenni, mentre oggi molto spesso dopo pochi anni l’ultimo ritrovato della tecnologia, acquistato di recente, sembra irrimediabilmente inutilizzabile. Per far fronte a questa stortura dei meccanismi di mercato, in Francia le associazioni ambientaliste e quelle dei consumatori si sono alleate con o scopo di ottenere una legge che punisca tutto questo. Il disegno di legge attualmente in discussione in Parlamento, che potrebbe essere approvato prima dell’estate, propone di prorogare a tre anni la garanzia per i beni commercializzati entro il 2014, a quattro per quelli immessi nel mercato nel 2015 e a cinque anni nel 2016, contro i due attualmente in vigore . In origine, l’idea era quella di estendere il limite a dieci anni ma, come ha confermato Jean-Vincent Place, uno degli autori del disegno di legge, si è giunti ad un compromesso. «La maggior parte dei prodotti sono affidabili per almeno cinque anni, i produttori non dovrebbero essere particolarmente colpiti da questa misura. L’estensione di tale garanzia può anche essere un vantaggio competitivo», sostengono i senatori ambientalisti promotori della proposta. «Guardate la casa automobilistica Kia, che ha fatto dei suoi sette anni di garanzia un efficace argomento di marketing. E non è un caso che questo marchio stia facendo bene sul mercato oggi», aggiunge lo stesso Place. Il testo in discussione prevede inoltre l’ obbligo di fornitura di ricambi da parte delle aziende produttrici per almeno dieci anni e la disponibilità delle istruzioni di riparazione.
E se un giorno anche in Italia si arriverà ad una normativa del genere, dovremo ringraziare anche i “cugini” francesi che per primi hanno sollevato il problema e cercato una soluzione.
Fonte: Greenreport