Suolo e Salute

Anno: 2013

Dossier della Commissione Europea sulle frodi alimentari

E’ stata presentata nei giorni scorsi dalla Commissione europea per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare un report sulle frodi alimentari in cui viene dato particolare rilievo al problema delle etichette ingannevoli. A parte i casi più eclatanti e conclamati di frode, come nel caso delle finte uova bio, della carne equina fino all’antigelo negli alimenti, dalla relazione emerge chiaramente il punto debole principale dell’attuale sistema anti frode europeo, la mancanza di una chiara e univoca definizione di frose alimentare. A differenza degli Stati Uniti infatti, l’UE come unico riferimento in materia ha il regolamento 178/2002, in cui viene specificato che etichettatura, pubblicità, presentazione e confezionamento dei prodotti “non devono fuorviare i consumatori”. Dato l’enorme campo di applicazione di una norma di questo tipo, la prima conseguenza è che il numero dei controlli è ampiamente inferiore al necessario, col risultato che non di rado le frodi riescono a penetrare le falle del sistema e ad arrivare sugli scaffali dei negozi.
E’ evidentemente giunto il momento di fare qualcosa se, come chiarisce il rapporto, il numero di frodi è in costante aumento. E che proprio i prodotti biologici sono tra quelli a maggior rischio frode. In questa speciale (e preoccupante classifica), infatti, in cima alla classifica troviamo l’olio d’oliva (con i molteplici casi di oli deodorati e venduti come oli extra vergine), seguito dal pesce e, appunto, dai prodotti bio. A seguire il latte, i cereali, il miele, il caffè ed il tè.
Ora, dopo il dossier, che auspica un raddoppio delle sanzioni da parte degli Stati Membri, si attendono passi più concreti dell’UE nella direzione di una maggiore tutela dei produttori, dei prodotti di qualità e, in ultimo, dei consumatori europei.
Fonte: Il Fatto Alimentare

Gli Emirati Arabi aprono al bio

Secondo un rapporto recentemente diffuse dal Ministero dell’Ambiente e dell’Acqua degli Emirati Arabi, sono attualmente oltre 40 le aziende agricole biologiche che operano nello stato della penisola araba, coprendo un’area di quasi 4.000 ha e coltivando una gamma di oltre 60 prodotti. La maggior parte delle coltivazioni riguarda le palme da dattero, i pomodori e i fagiolini, insieme ad altre varietà di frutta e verdura. Il crescente interesse verso il biologico negli Emirati Arabi è sostenuto dal ministero, che sta attivamente incoraggiando i produttori agricoli a convertirsi al biologico. Per questi scopi infatti sono stati distribuiti oltre 600.000 sacchi di fertilizzanti biologici a oltre 10.000 agricoltori. Inoltre, è stato promosso un programma di formazione sull’agricoltura biologica rivolto ad agricoltori e operatori del settore, con lo scopo di implementare una strategia complessiva sul bio negli Emirati Arabi. In ultimo, lo stesso ministero ha aperto due centri commerciali a Dubai specializzati nel bio.

 Fonte: khaleejtimes.com, Agra Press, Bioagricoltura Notizie

L’UE lancia la campagna “Taking care of our roots”

E’ stata lanciata dalla Commissione Europea una campagna di comunicazione con lo scopo di aumentare la consapevolezza circa l’importanza dell’agricoltura nella vita quotidiana e il ruolo giocato dalla Politica Agricola Comunitaria nel sostenerla. La campagna, dal titolo “Taking care of our roots” (prendersi curaa delle nostre radici, con un riuscito gioco di parole) è stata decisa in seguito ad una serie di ricerche che hanno messo in evidenza la grande lontananza, fisica, culturale ed emotiva, dei giovani rispetto alla vita rurale. Secondo il Commissario Europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos la campagna servirà a far meglio comprendere l’importanza nella vita di tutti i giorni del lavoro degli agricoltori e il ruolo insostituibile che l’agricoltura svolge per tutti noi.  La campagna sarà diffusa e sostenuta in tutti gli Stati Membri dellUnione nel biennio 2013-2014 tramite la pubblicazione di materiali di comunicazione, audiovisivi, organizzazione di eventi e pubblicazioni on-line. Ulteriori informazioni sul progetto possono essere ottenuti a questo link.

Fonte: AIOL

De Girolamo: la storia del vino italiano sia parabola per l’Italia e la politica

“Dobbiamo fare della storia recente del vino italiano una parabola per il Paese e per la politica. Siamo partiti dallo scandalo del metanolo, che ci ha fatto toccare il punto più basso con danni gravissimi sia in termini economici che di immagine, ma siamo riusciti a ribaltare il dato, a capovolgere la situazione sino a far diventare il vino una eccellenza assoluta del Made in Italy”. A dichiararlo il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, intervenuta alla conferenza stampa di presentazione della prima edizione dell’Atlante dei territori del vino italiano”, svoltasi il 29 ottobre, presso la Sala Cavour del Palazzo dell’Agricoltura a Roma.

“Sono certa – ha detto il Ministro – che questo Atlante avrà un grande successo. Si tratta di un lavoro straordinario, utile anche in vista dell’Expo 2015. Quando parliamo di vino non possiamo non fare riferimento alla passione e all’apporto umano dei nostri agricoltori che, anche in momenti difficili, hanno saputo tenere la schiena dritta. Noi dobbiamo aiutarli a svolgere al meglio il loro lavoro, utilizzando correttamente le risorse dell’Ocm vino e puntando alla semplificazione delle norme. Non è possibile – ha proseguito De Girolamo – che i nostri produttori debbano sottrarre preziose ore al loro lavoro per occuparsi di questioni burocratiche. Un altro grande tema da affrontare è quello dell’internazionalizzazione: il nostro vino è più buono di quello francese, ne sono convinta. Loro sono stati più bravi dal punto di vista commerciale ed è quello il gap che dovremo colmare, entrando nei mercati in cui siamo poco presenti”.

“Il nostro  è un territorio straordinario, è la nostra vera forza. Puntando sulla terra possiamo trovare le vie di uscita dalla crisi, che ancora c’è e ancora morde. Guardiamo sotto i nostri piedi, è lì il vero tesoro. Dovremmo introdurre una nuova norma, quella della ‘consapevolezza’, ricordandoci sempre di come siamo bravi a coniugare le nostre capacità con le materie prime che abbiamo a disposizione e il legame che queste hanno con i territori. Se, insieme a questo, ci renderemo conto dell’importanza di fare squadra potremo davvero dare un grande contributo allo sviluppo del nostro Paese”.

Fonte: AIOL

Un nuovo report di valutazione sugli effetti del sostegno UE all’apicoltura

Stando ai dati contenuti in un report di valutazione esterna pubblicato recentemente dalla Commissione Europea, il sostegno dato dall’UE all’apicoltura ha avuto un effetto positivo sia sulla produzione che sulla commercializzazione del miele. Proprio in virtù dei risultati raggiunti, lo stesso report auspica che si mantengano le misure ancora cofinanziabili nell’ambito di quanto contemplato dal regolamento CE n.917/2004 della Commissione. Si tratta di sei misure tra le quali sono state finanziate soprattutto la lotta contro la varroasi (ovvero l’attacco subito dalle api e altri insetti dall’acaro parassita Varroa destructor, responsabile della parassitosi più dannose per l’apicoltura) e l’assistenza tecnica agli apicoltori.

Nel periodo 2007-2011 il sostegno dell’Unione al settore apicolo è stato pari a 120 milioni di euro, che si sono aggiunti ad ulteriori 120 milioni erogati dai singoli Stati Membri. Per il periodo 2013-2014 è prevista una spesa totale di 66.200.000 € per il sostegno ai programmi apicoli nazionali, di cui la metà proveniente dal cofinanziamento UE e l’altra metà da azioni di cofinanziamento nazionali. Il report di valutazione è disponibile in lingua inglese a questo link

Fonte: AIOL

Verso l’accordo di libero scambio Ue-Canada

Verso l’accordo di libero scambio Ue-Canada

L’accordo UE-Canada sta per divenire realtà: grazie all’intesa firmata il 18 ottobre si apre una nuova stagione negli scambi tra i paesi dell’Unione e il Canada che dovrebbe diventare operativa a tutti gli effetti entro il 2015. Per l’Europa l’accordo rappresenta un’importante opportunità di aumentare l’export di prodotti agroalimentari di qualità grazie al riconoscimento delle denominazioni di origine, oltre a costituire un importante precedente per l’analogo accordo, tuttora in fase di negoziazione, con gli Stati Uniti.

L’”intesa di principio”, com’è stata definita all’indomani dei negoziati di Bruxelles, ha visto da un lato il presidente dell’esecutivo José Manuel Barroso e dall’altro il Primo Ministro canadese Stephen Harper. Per Barroso l’accordo commerciale “fornirà nuove e significative opportunità per le imprese dell’Unione Europea e canadesi aumentando l’accesso al mercato di beni e servizi e fornendo nuove opportunità per gli investitori europei”. Positivo anche il commento del Presidente Comagri De Castro, secondo cui l’intesa costituisce “un importante passo avanti che apre nuove opportunità di crescita per le imprese agroalimentari europee e in particolare per le produzioni di qualità italiane”. Secondo De Castro infatti è addirittura “storico” per l’Italia “il riconoscimento da parte di Ottawa della tutela per parte delle produzioni di qualità Dop e Igp, con la possibilità di estendere l’elenco dei prodotti ammessi nei prossimi anni”. De Castro ha anche auspicato che l’intesa possa rappresentare un modello per il negoziato UE-Usa, la cui ripresa è attesa dopo l’interruzione causata dallo shutdown statunitense.

Da parte sua il Presidente dell’Emilia-Romagna Rabboni, in qualità di Presidente di Arepo, l’associazione che riunisce le regioni europee dei prodotti a denominazione d’origine, ha definito quella proveniente da Bruxelles “una buona notizia per tutto il Made in Italy agroalimentare e in particolare per una regione come l’Emilia-Romagna, patria del parmigiano reggiano, del prosciutto di parma e dell’aceto balsamico di Modena e Reggio Emilia, tre dei prodotti tipici più penalizzati dall’agropirateria”.

Fonte: Agrapress, Agronotizie