Suolo e Salute

Anno: 2013

Il 16 ottobre il seminario “Verso un’agricoltura e un consumo sostenibili”

Si terrà il 16 ottobre prossimo alle ore 10 presso l’Inea, Istituto Nazionale di Economia Agraria (Sala Serpieri, Via Nomentana 41, Roma) il seminario “Verso un’agricoltura e un consumo sostenibili”. L’incontro si terrà in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione nell’ambito del progetto “Promozione della coltura contadina” e, come si legge in un comunicato Inea, “si propone di contribuire alla riflessione sui percorsi che possono portare a un’agricoltura e un consumo sostenibili, unendosi al dibattito dei decisori politici e delle organizzazioni, ma anche del settore privato e delle famiglie nel prendere decisioni più consapevoli e coerenti su sicurezza alimentare, nutrizione e sviluppo sostenibile”. I lavori saranno aperti dal Presidente Inea Tiziano Zigotto; interverranno Agostino Macrì, (Unione Nazionale Consumatori) con un contributo dal titolo “i consumatori e gli alimenti: certezze e paure”;  Francesca Giaré (Inea), che parlerà del ruolo del sistema della conoscenza nella diffusione della sostenibilità; Maria Teresa Gorgitano (Universita’ Federico II di Napoli), che parlerà di agricoltura sostenibile; Sonia Massari, (Universita’ di Siena e University of Illinois Urbana-Champaign), con una relazione riguardante Nuove tecnologie, alimenti e sostenibilità ambientale; Silvio Franco  e Clara Cicatiello, (Universita’ della Tuscia) che illustreranno le strategie per un consumo sostenibile.

Fonte: Inea, Agrapress

Fonte: Inea, Agrapress

Campagna Fruitylife: cresce il consumo di ortofrutta bio in Italia, Francia e Germania

E’ stato avviato nel 2012 in Italia, Francia e Germania la campagna Fruitylife – “Frutta e verdura, sana e sicura”, co-finanziata dall’Unione Europea e dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e coordinata da Alimos-Alimenta la Salute. Scopo del progetto, di durata triennale, quello di promuovere il consumo di frutta e verdura attraverso azioni di informazione ed educazione riguardo la salubrità e la sicurezza dei prodotti ortofrutticoli freschi. Una recente analisi svolta nell’ambito dell’iniziativa si è occupata di monitorare l’andamento dei consumi di frutta e verdura nei tre paesi europei,  per comprendere in che modo cambiano le abitudini alimentari dei consumatori. In uno scenario in recessione quale quello attuale, il dato che risalta è quello sul cambio di abitudini alimentari: quattro italiani su cinque infatti (l’81%, rispetto ad una media europea del 63%) ha dichiarato di aver cambiato le proprie abitudini d’acquisto. La crisi si fa sentire in maniera meno evidente in Francia, dove comunque la percentuale resta elevata (64%) e decisamente meno in Germania, dove “solo” un intervistato su tre (il 34% del campione) ha ammesso che la propria  spesa è mutata rispetto a un tempo. Per quanto riguarda le specifica realtà del nostro Paese, i dati più recenti sono quelli forniti dall’”Osservatorio dei Consumi Ortofrutticoli” di Macfrut, riferite al periodo giugno 2012 – luglio 2013. Secondo queste rilevazioni, calano gli acquisti di frutta freca (-3,1%) e di verdura fresca (-2%), mentre i prodotti surgelati fanno registrare un lieve aumento (+0,7%), attestando la spesa totale per l’ortofrutta (sia fresca che surgelata) a 13,9 miliardi di euro. Diverso il dato per la Francia dove, secondo i dati del Kantar Worldpanel riferiti al 2012, si assiste ad una ripresa negli acquisti di frutta e verdura del 6,1% in valore di acquisto, pari al 3,2% in termini di volume di acquisti.  In Germania invece, stando alle elaborazioni dell’ufficio ICE di Berlino su dati  Fruchthandel, anche nel mese di agosto, tradizionalmente caratterizzato da un calo nell’acquisto di frutta, le vendite sono cresciute del 2%, malgrado un parallelo aumento dei prezzi di ben il 7%.

Malgrado queste cifre, secondo i dati forniti da Agrinsieme (in cui confluiscono CIA, Confagricoltura e Alleanza Cooperative Italiane) in Italia si consumano ancora mediamente 219 grammi di frutta al giorno a testa e 228 grammi di versura, superando così i 400 grammi totali indicati dall’OMS per una dieta sana ed equilibrata. A fronte di queste rilevazioni, sensibilmente differenti nei tre paesi europei al centro del progetto, un dato accomuna Italia, Francia e Germania: cresce ovunque infatti in maniera sensibile la preferenza dei consumatori per l’ortofrutta biologica. In Italia, come rivela il panel famiglie ISMEA/GFK EURISKO, gli acquisti di prodotti biologici confezionati nella GDO è aumentato dell’8,8% e l’ortofrutta bio, sia fresca che trasformata, ha fatto registrare un significativo +8%.

Crescite similari quelle registrate fa Ctifl e riferite al 2012 (rielaborazioni di dati di Agence Bio e Kantar Wordpanel), con un +6% i valore e un +5% in volume acquistato. Ancora più marcata la preferenza per il biologico dimostrata dai cittadini tedeschi che, secondo Organic Monitor (dati questi ultimi riferiti però al 2011) hanno aspeso oltre 6,6 miliardi di euro in prodotti alimentaari biologici, quasi un terzo dei quali (il 27%) sono rappresentati da prodotti ortofrutticoli biologici. Una chiara indicazione di come sia in costante crescita l’attenzione per alimenti sani e sicuri per l’ambiente, come ha rilevaro il responsabile del progetto Massimo Brusaporci. Maggiori informazioni sulla campagna europea possono essere ottenute consultando il sito Frutylife (http://www.fruitylife.eu/it/fruitylife) in cui tra l’altro è possibile scaricare il Libro bianco sulla sicurezza alimentare, avere numerose informazioni sulla stagionalità dei prodotti ortofrutticoli, preziose informazioni sui metodi migliori per il loro consumo e diverse ricette suddivise per tipo di frutto e di ortaggio.

Fonte: Greenews.info, Fruitylife.eu

Francia, secondo le previsioni il mercato bio 2013 toccherà quota 4,5 miliardi

Agence Bio, l’Agenzia francese per lo sviluppo e la promozione del mercato biologico, ha pubblicato nei giorni scorsi un dossier dedicato all’andamento del mercato biologico francese. Secondo quanto riportato nella pubblicazione, le proiezioni per il 2013 indicano in 4,5 miliardi di euro ma quota di mercato biologico d’oltralpe. I dati completano quanto già diffuso dall’agenzia nel luglio scorso (e ripreso dalla nostra Newsletter) e confermano il nuovo impulso del biologico francese, promosso nell’ambito del piano “Ambition Bio 2017”, che si pone l’obiettivo di raddoppiare la superficie coltivata a biologico entro il 2017. Nel corso del 2013 il comparto biologico francese ha proseguito la sua crescita, malgrado la forte crisi del settore alimentare. In  5 anni il bio francese è raddoppiato, toccando quota 4,17 miliardi di euro nel 2012, con una crescita del 6,6% rispetto al 2011 e del 101% rispetto al 2007. Nel corso del primo semestre 2013, le stime indicano una crescita del 5% nei prodotti bio venduti nella grande distribuzione (che rappresentano il 30% dell’intero mercato del bio francese) e del 7% per quanto rifuarda i negozi specializzati. Dati questi che lasciano prospettare una crescita almeno pari a quella del 2012, e decisamente superiore a quella del comparto  alimentare, per il quale è atteso un aumento decisamente meno significativo, compreso tra lo 0 e il 2%. Crescono sensibilmente anche i produttori francesi impegnati nel biologico: nel 2012 il loro numero complessivo era pari a 24.425, mentre nel primo semestre 2013 il totale ha superato le 25.000 unità. Un dato che si accompagna ad una ancor più marcata crescita delle superifici coltivate a biologico, aumentate di oltre il 12% dall’inizio dell’anno. La maggior parte dei prodotti biologici francesi provengono dai settori dell’allevamento e del vino e attualmente circa i tre quarti del bio consumato in Francia è di origine francese. Di pari passo, le importazioni (comprendendo in questa voce anche il commercio intraeuropeo) sono scese dal 38% del mercato nel 2009 al 25% del 2012, e il calo tendenziale è confermato anche per questo primo stralcio di 2013. Al tempo stesso, per contro, la presenza del bio francese sui mercati internazionali si fa sempre più significativa, grazie ad un salto delle vendite del 62% tra il 2011 e i 2012, passata da 192 milioni di euro a 309 per il solo commercio all’ingrosso.

In questo contesto, tutto lascia presumere che il piano “Ambition Bio 2017” presentato il 31 maggio scorso dal Ministro dell’Agricoltura francese Stéphane Le Foll  porterà ad un nuovo impulso dell’agricoltura biologica francese nel prossimo futuro. Tutti gli attori del settore infatti sono stati coinvolti per un programma di rinforzo, sviluppo e valorizzazione del bio francese e di tutti i suoi prodotti sia presso il grande pubblico che presso gli addetti ai lavori e in questo senso il lavoro portato avanti dall’agenzia francese sta dando risultati di grande rilievo. Il programma “Ambition Bio 2017” infatti, di durata triennale per il periodo 2011-2014 beneficia di un cofinanziamento dell’Unione Europea e del lavoro sinergico di diverse associazioni di produttori del settore. I prossimi appuntamenti per spingere il settore sono attesi per il biennio 2013-2014 e prevedono tra l’altro la seconda edizione del progetto “Les Petits Reporters de la Bio” (i piccoli giornalisti del biologico), che mette a disposizione kit pedagogici per gli insegnanti e per le mense scolastiche; azioni di informazione e formazione in scuole alberghiere, ristoranti e mense; attività di comunicazione alla radio e alla televisione; la promozione di una serie di saloni dedicati al biologico, rivolti sia al pubblico che agli operatori di settore (Natexpo, il Salone dei sindaci e delle autorità locali; il Salone Internazionale dell’Agricoltura=. Inoltre, nel corso di tutto l’anno, Agence Bio e i partners del progetto saranno impegnati in una serie di incontri pubblici e di attività di mobilitazione collettiva a supporto del settore. Tutte le iniziative inoltre potranno beneficiare della vetrina del “Trofeo delle Eccellenze Bio”, che premierà le azioni più interessanti realizzate dai professionisti del biologico tra i produttori, i trasformatori e i distributori. Il biologico d’oltralpe, insomma, è in pieno movimento e sta lavorando per l’affermazione dei prodotti biologici francesi sui principali mercati europei ed extraeuropei. Gli altri paesi, a cominciare dall’Italia, sono avvisati…

Fonte: Agence Bio, Sinab

Internazionalizzazione agroalimentare, appuntamenti a Colonia e negli USA

Nell’ambito delle strategie di valorizzazione e internazionalizzazione del Made in Italy e, nello specifico, del programma di diffusione delle certificazioni agroalimentari presso le aziende italiane promosso dal Ministero dello Sviluppo, realizzato in collaborazione con FederBio e Federalimentare e con il contributo dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e del Centro Islamico Culturale d’Italia per le tematiche culturali e scientifiche di rispettiva competenza, insieme a Fiere di Parma, l’agroalimentare italiano è presente alla fiera ANUGA, attualmente in corso a Colona dal 5 al 9 ottobre. 300.000 m2, oltre 6.500 espositori per un appuntamento che nell’ultima edizione ha visto l’affluenza di 150.000 visitatori. Si tratta infatti del più importante appuntamento internazionale per il settore agroalimentare e per promuovere le produzioni italiane è stato predisposto un desk informativo perso il quale viene distribuito materiale promozionale delle certificazioni Bio Kosher e Halal, alcuni opuscoli relativi alle linee guida sulle tre certificazioni ed un catalogo delle aziende certificate Bio, Kosher o Halal. Presso il desk sono inoltre disponibili i dati riferiti all’industria alimentare italiana con sezioni specificamente dedicate a Bio/Halal e Kosher. Dopo Colonia, sarà la volta della Kosherfest a Seacucus (nel New Jersey, USA), in programma il 29 e 30 ottobre prossimi. Si tratta del più importante appuntamento americano dedicato ai prodotti Kosher, in occasione del quale sarà approntato uno stand di 24 metri quadri con personale bilingue che distribuirà materiale relativi al progetto e raccoglierà contatti e riferimenti degli operatori interessati. Lo stand ospiterà inoltre prodotti di aziende italiane (per le aziende che fossero interessate, si ricorda che i prodotti e le aziende devono già possedere la certificazione Kosher) e vedrà l’organizzazione di un coking show con uno chef specializzato e l’incontro del Rabbino capo della sede nazionale dell’Unione delle Comunità Ebraiche in Italia che incontrerà rappresentanti di Ortodox Union (una delle più importanti organizzazioni ebree ortodosse d’America) e di altri enti statunitensi.

Fonte: FederBio

Biologico USA, levata di scudi contro le decisioni dell’USDA

L’USDA, il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense, ha annunciato recentemente di aver modificato alcuni criteri di esclusione di sostanze precedentemente vietate in alimenti classificati come biologici. Secondo molte organizzazioni di produttori biologici e consumatori americani, la decisione (entrata in vigore il 17 settembre scorso) rischia di rendere assai più semplice l’uso di sostanze ed ingredienti artificiali, mettendo a repentaglio in questo modo l’integrità del marchio biologico. Tra le contestazioni del mondo bio anche l’assenza di una consultazione pubblica in merito e il fatto che questo nuovo provvedimento sia entrato in vigore subito dopo la pubblicazione, modificando un regolamento in vigore dall’ormai lontano 2005. La legge precedente imponeva una durata massima di cinque anni per le deroghe all’utilizzo di determinate sostanze in agricoltura biologica, proprio con lo scopo di incoraggiare lo sviluppo di alternative biologiche o comunque naturali. Dette esenzioni scadevano dopo il periodo indicato, e non potevano essere prorogate se non con il voto favorevole di due terzi della maggioranza del National Organic Standards Board (NOSB), comprendendo anche un riesame pubblico della proroga. Ora l’ USDA ha dichiarato invece che questa procedura non avrà più seguito  che, al contrario, l’uso di una determinata sostanza potrà essere consentito a tempo indeterminato a meno che una maggioranza dei due terzi dei voti NOSB ne decreti l’esclusione. In questo modo, affermano i critici della riforma, l’USDA è libero di inserire nella lista di eccezioni una serie di sostanze di sintesi senza un avallo da parte di un board indipendente e senza alcuna consulta pubblica, come invece richiesto dalla normativa. Beyond Pesticides, Consumers Union, Center for Food Safety, e Food and Water Watch, Quattro tra le più importanti associazioni di consumatori impegnate nella tutela della salute, dell’ambiente e dell’alimentazione, hanno prodotto un duro comunicato congiunto che critica frontalmente il cambio di rotta del Dipartimento: “La decisione del USDA minimizza tutti gli incentivi per la creazione di prodotti e ingredienti naturali e biologici e abbassa decisamente gli standard di ciò che un consumatore può aspettardi dietro l’etichetta di “biologico”. Consentire all’USDA di rimettere automaticamente in un elenco di sostanze consentite prodotti che non hanno ricevuto parere favorevole da parte del NOSB erode l’autorità legale del Board, privando i consumatori di un elemento chiave per il mantenimento della loro fiducia nel marchio biologico. Il fatto che il Dipartimento abbia preso questa decisione senza alcun confronto pubblico non fa che aggravare il senso di violazione avvertito dai gruppi che esercitano funzione di controllo e dai consumatori stessi”. “Consentire la redazione di un elenco potenzialmente indefinito di ingredienti non naturali e richiedere una super-maggioranza per il ritiro di una determinata sostanza al termine dei cinque anni previsti dalla legge mina lo spirito stesso della normativa originaria. Non è giusto sia per i produttori che cercano di realizzare un prodotto veramente biologico e non è giusto tantomeno per i consumatori che cercano di effettuare scelte d’acquisto quanto più possibile informate e consapevoli.  In poche parole, questo provvedimento abbassa significativamente lo standard di tutela per gran parte del mercato biologico “.

Fonte: eNews Parks Forests

USA: forte crescita di dolci e snack biologici

Forse il bisogno di consolazione e gratificazione in tempi di crisi come questi è in aumento, fatto sta che in tutto il mondo cresce sensibilmente la domanda di dolciumi e parallelamente è in crescita il numero di consumatori che richiedono prodotti più sani rispetto al passato. Non è pertanto una sorpresa che il fatturato nel segmento dei dolci e degli snack biologici e “naturali” negli Stati Uniti sia aumentato di oltre il 20% tra il giugno del 2012 e il giugno del 2013, portando il fatturato complessivo dai 236 milioni di dollari dell’anno scorso (circa 174 milioni di euro) ai 282 di quest’anno (pari a circa 207 milioni di euro). Secondo le ricerche di mercato effettuate dall’Istituto di ricerca Spins, si è osservata una crescita particolarmente significativa nel settore dei cioccolatini (circa il 30% in più), dei chewing gum e delle caramelle alla menta (+47%), insieme a tassi altrettanto importanti per snack e barrette (+34%). Proprio per questi motivi si attendono numerosi prodotti biologici nuovi nel settore dolciario sia oltreoceano che in Europa.

Fonte: Candyindustry.com