Suolo e Salute

Anno: 2013

Raggiunto l’accordo sulla PAC, novità importanti per l’Italia

E’ stato raggiunto dal Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura e della Pesca dell’Unione europea l’accordo sulla riforma della PAC 2014-2020. Rispetto alle fasi iniziali dell’iter della riforma, sono molti i punti migliorativi, in particolare per l’agricoltura italiana. Sul fronte dei pagamenti diretti, importanti i miglioramenti per quanto riguarda il greening, con un occhio di riguardo per l’agricoltura mediterranea in generale e quella italiana in particolare. Sono state escluse dall’obbligo di applicare aree ecologiche le aziende sotto i 15 ettari di estensione, quelle con colture arboree permanenti e quelle coltivate a riso, ed è stata fissata al 5% la soglia per le aree ecologiche.

Stabiliti anche un quadro di sistemi di convergenza graduale, in grado di garantire una maggiore efficienza tra Regioni e organizzazioni professionali per la distribuzione degli aiuti diretti, unitamente ad una soglia del 15% del plafond destinato all’Italia per gli aiuti accoppiati. Sempre nell’ambito degli aiuti diretti, è stata resa obbligatoria la maggiorazione del 25% degli aiuti stessi nel caso di aziende condotte da giovani agricoltori. Per le piccole aziende invece si è proceduto nella direzione della semplificazione, destinando un contributo forfettario che snellirà notevolmente le procedure burocratiche. Sul fronte dell’OCM,, l’Organizzazione Comune di Mercato, è stato varato un nuovo sistema di autorizzazioni per l’impianto di viti fino al 2030, che prevede una crescita massima dell’1% della superficie vitata. Su specifica richiesta italiana, è stato ammesso ad intervento pubblico anche il frumento duro; viene inoltre introdotta la programmazione produttiva per i prosciutti crudi a denominazione d’origine. Inoltre ogni Stato Membro avrà facoltà di introdurre un sistema di contrattualistica scritta tra agricoltore e acquirente, come previsto nel nostro Paese dall’art. 62. Vengono introdotte regole per lo statuto e il riconoscimento delle organizzazioni di produttori, in particolare per il settore dell’ortofrutta. La Commissione potrà inoltre includere tra i prodotti del Programma “Frutta nelle scuole” anche l’olio d’oliva e le olive da tavola.

In ultimo, per quanto attiene lo sviluppo rurale, è stato ripristinato il sostegno alla promozione e informazione dei prodotti di qualità e a denominazione di origine; viene incentivata l’imprenditoria femminile grazie alla possibilità di realizzare specifici sottoprogrammi dedicati; è stato reso più graduale il passaggio dalla vecchia alla nuova delimitazione delle aree svantaggiate e, in ultimo, sono state rese più snelle e coerenti le regole di accesso alla misura gestione delle crisi.

Fonte: Agrapress

De Girolamo: presto un decreto per vietare gli OGM

“Farò un decreto a tre firme per vietare la coltivazione di OGM in Italia”. In questi termini si è espresso martedì scorso 25 giugno Il Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo in un articolo apparso sul Corriere della Sera, nel quale il Ministro rende noto di aver scritto una lettera sul tema ai Ministri Lorenzin (Salute) e Orlando (Ambiente). Pronta la risposta di Beatrice Lorenzin, che nel garantire il pieno appoggio all’iniziativa del Ministro delle Politiche Agricole ha dichiarato che “bisogna trovare una soluzione politica per dire chiaramente qual e’ la posizione dell’Italia, da questo punto di vista c’e’ il mio pieno sostegno al Ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo”. La dichiarazione a margine di un convegno al campus bio-medico di Roma. “La questione degli OGM – ha proseguito Lorenzin – e’ di competenza del Ministero dell’agricoltura, ma come italiana ritengo che noi abbiamo avuto un percorso culturale contro gli OGM, quindi a tutela della biodiversità”. Secondo il Ministro è necessario “trovare le forme per poter intervenire dal punto di vista giuridico”. Dello stesso tenore le parole del Ministro Orlando, che ha dichiarato di aver scritto già lo scorso 14 maggio alle due colleghe “per sollecitare un’iniziativa congiunta per affrontare il problema della semina del mais geneticamente modificato Mon 810”. “In questi ultimi giorni ci sono stati contatti costanti tra i miei uffici e gli uffici degli altri due ministeri per la ricerca di una soluzione che impedisca queste semine. Ovviamente, dobbiamo sempre tenere conto che ci muoviamo nell’ambito dell’attuale cornice normativa europea, una cornice che a mio parere andrebbe cambiata per affermare una maggiore autonomia degli stati membri sulla questione OGM”.

Fonte: Agrapress

Il 10 luglio a Roma il Workshop FederBio “Green Economy Applied”

Appuntamento mercoledì 10 luglio a Roma presso la sede di FederBio (Sala G.Medici, Via Livenza 6) per il Workshop “Green Economy Applied”, primo appuntamento del progetto Green Energy Desk FederBio. Il Desk, realizzato da FederBio in partnership con Officinae Verdi (l’Energy-Environment Company nata dalla JV di Unicredit e WWF per promuovere lo sviluppo di energie rinnovabili ed efficienza energetica e per ridurre degli impatti ambientali), intende offrire uno strumento concreto a tutte le aziende che già operano nel biologico o che intendono farlo, con l’obiettivo di facilitare la comprensione e l’accesso agli investimenti esistenti per l’energia verde e l’efficienza energetica destinati alle imprese agro-alimentari. Green Energy Desk intende dare soluzioni alle imprese intenzionate a ridurre i loro costi energetici e passare all’autoproduzione di energia, indagando strumenti e metodi disponibili per riutilizzare scarti di produzione, ridurre i costi energetici, reperire soluzioni finanziarie, illustrando gli interventi migliori in questo campo per essere più competitivi sul mercato e fornendo strumenti per misurare la CO2 emessa e ridurre l’impronta di carbonio dei propri prodotti.

Gli esperti, utilizzando incontri one to one, aiuteranno le aziende interessate ad intraprendere un percorso di riqualificazione energetica scegliendo le soluzioni tecnologiche più idonee, grazie a strumenti finanziari messi a disposizione di UniCredit.

Nel corso del workshop verrà anche presentata la piattaforma EKØ Cantina | EKØ Bio Wine, un programma dedicato alle imprese vitivinicole che intendono autoprodurre energia pulita, valorizzare gli scarti di produzione, ridurre le emissioni di CO2, e potenziare la propria capacità di marketing sul mercato.

Oltre all’attività del Desk verranno forniti altri strumenti importanti per le imprese quali l’audit energetico, il monitoraggio energetico dei consumi, la possibilità di effettuare uno studio di fattibilità tecnico-ambientale-economico-finanziaria (il cosiddetto TAEF), la certificazione e il carbon management.

Chi volesse prendere parte al workshop di Roma può farlo utilizzando il link http://www.federbio.it/Form_Iscrizione_Green_Desk_Energy.php.

Le aziende intervenute potranno beneficiare, dopo l’incontro, di un Audit Energetico preliminare gratuito. Il programma completo del workshop è consultabile sul sito FederBio all’indirizzo http://www.federbio.it/comunicati-stampa.php?nid=763.

Promozione certificazioni agroalimentari, i prossimi appuntamenti

Nell’ambito del progetto di Promozione delle Certificazioni agroalimentari del Made in Italy promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico si terranno nei mesi di giugno e luglio alcuni eventi di particolare importanza per il prosieguo del progetto. Si comincia con la partecipazione a Sial Brasile, in programma dal 25 al 28 giugno prossimi. Nel corso della manifestazione verrà predisposto un punto informativo in cui verranno distribuiti materiali riguardanti la promozione delle certificazioni Bio Kosher e Halal e missioni con Market/Store check. FederBio ha realizzato specifiche schede informative sulla crescita del mercato dei prodotti biologici in Brasile e fornisce informazioni relative alla certificazione bio in Brasile. Parteciperanno alla manifestazione brasiliana (per la quale sono attesi circa 15.000 visitatori professionalo) circa 50 aziende italiane riunite in un catalogo dedicato.

A fine mese, dal 30 giugno al 2 luglio, sarà invece la volta di Fancy Food a New York: la federazione ha proposto anche in questo caso un desk informativo e materiali informativi sul mercato bio statunitense. A Fancy Food la delegazione italiana sarà composta da circa 350 aziende italiane su un totale di oltre 2.200 e circa 24.000 buyer professionali.A fine luglio invece, e precisamente dal 24 al 27, FederBio parteciperà con un proprio referente alla missione di scouting organizzata dal Ministero dello sviluppo economico nell’ambito delle attività della promozione del Made in Italy negli Emirati. Agli incontri parteciperanno buyer e importatori del settore agroalimentare ed horeca.

Ancora a settembre, dal 7 all’11, sarà la volta della Russia, con una specifica attività di incoming di buyer Russi negli stessi giorni del Sana di Bologna. Infine a ottobre (nei giorni 29 e 30) le aziende avranno la possibilità d partecipare alla Kosherfest di Seacucus NJ, la più importante manifestazione americana dedicata ai prodotti Kosher.

La partecipazione a tutti gli eventi è gratuita, eccezion fatta per i costi di viaggio e alloggio e l’eventuale spedizione materiali e prodotti.

Il progetto, promosso come detto dal Ministero dello Sviluppo Economico, è stato realizzato in collaborazione con FederBio e Federalimentare e grazie al contributo dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e del Centro Islamico Culturale d’Italia per le tematiche culturali e scientifiche di rispettiva competenza , mentre Fiere di Parma appare in veste di ente esecutore.

Per i contatti e le modalità di partecipazione alle attività elencate è possibile consultare la pagina Servizi di Promozione per le imprese di FederBio all’indirizzo http://www.federbio.it/servizi-promozione-imprese.php

Fonte: FederBio

Pesticidi, un nuovo studio ne sottolinea l’impatto sull’ambiente

Un nuovo studio prova a gettare luce su un argomento di particolare complessità, ovvero la valutazione dell’impatto dei pesticidi sulla biodiversità. A gettare nuova luce sull’argomento ci pensa un nuovo studio dal titolo Pesticides reduce regional biodiversity of stream invertebrates, pubblicato recentemente su Proceedings of the US Academy of Sciences (Pnas) da Mikhail Beketov e Matthias Liess dell’Helmholtz-Zentrum für Umweltforschung (Ufz), Ben Kefford dell’University of Technology di Sydney  e Ralf Schäfer dell’ Institut für Umweltwissenschaften di Landau. Secondo quanto riportato nella ricerca, “la crisi della biodiversità è una delle più grandi sfide di fronte all’umanità, ma la nostra comprensione dei suoi drivers rimane limitata. Così, dopo decenni di studi e di  sforzi di regolamentazione, rimane sconosciuto in che misura e in quali concentrazioni i moderni pesticidi agricoli causino perdite delle specie su scala regionale”.

Il lavoro è stato condotto analizzando l’effetto dell’inquinamento da pesticidi su diversi taxa di invertebrati dei corsi d’acqua di Germania, Francia e Victoria meridionale (Australia). Il dato che emerge è che “i pesticidi hanno causato effetti statisticamente significativi sia sulle specie che e sulla ricchezza della famiglia in entrambe le regioni, con perdite di taxa fino al 42% dei pools tassonomici registrati”.

A preoccupare soprattutto il fatto che i rilievi sul campo in Europa hanno rivelato effetti significativi pur in presenza di concentrazioni accettate dalla normativa vigente. “Le concentrazioni massime legalmente consentite non si proteggono adeguatamente la biodiversità degli invertebrati nei corsi d’acqua”.  “Pertanto – si legge nel lavoro – l’attuale valutazione del rischio ecologico dei pesticidi è inferiore alla necessaria tutela della biodiversità, e sono necessari nuovi approcci che colleghino l’ecologia e l’ecotossicologia».

“Sia in Europa e in Australia, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare notevoli perdite nella biodiversità regionale degli insetti acquatici e di altri invertebrati di acqua dolce. In Europa è stata trovata una differenza di biodiversità del 42% tra le aree non contaminate e quelle fortemente contaminate; in Australia è stato dimostrato con un calo del 27%”.

Un dato particolarmente significativo ha riguardato l’impatto selettivo dei pesticidi su alcuni taxa particolarmente sensibili all’inquinamento, come plecotteri, effimere, tricotteri e libellul, gruppi molto importanti nella catena alimentare: “la diversità biologica negli ambienti acquatici può essere sostenuto solo da loro in quanto garantiscono un regolare scambio tra acque superficiali e sotterranee, fungendo così da indicatori della qualità dell’acqua”, si legge nello studio.

Un allarme ripreso ed enfatizzato dall’ecotossicologo Matthias Liess, che non usa mezzi termini per descrivere la situazione attuale: “L’attuale prassi di valutazione del rischio – sostiene lo studioso – è come un  cieco che guida in autostrada. Ad oggi, l’approvazione dei pesticidi si è principalmente basata sul lavoro sperimentale effettuato nei laboratori e negli ecosistemi artificiali. Per poter valutare correttamente l’impatto ecologico di queste sostanze chimiche i concetti esistenti devono essere validati appena possibile da indagini in ambienti reali. Gli ultimi risultati dimostrano che l’obiettivo della Convention on Biological Diversity Onu per rallentare il declino del numero di specie entro il 2020, è in pericolo. I pesticidi avranno sempre un impatto sugli ecosistemi, non importa quanto siano rigidi i concetti di protezione, ma considerazioni realistiche per quanto riguarda il livello di protezione richiesto per i diversi ecosistemi possono essere effettuate solo se vengono implementati i validated assessment concepts. Nel passato la minaccia per la biodiversità da parte pesticidi è stata ovviamente sottovalutata”.

Fonte: Greenplanet

OGM, un “No” secco da parte degli italiani

La manifestazione della Task force “Liberi da OGM” ha fornito l’occasione per tornare a riflettere sugli organismi geneticamente modificati e sul loro impatto sul consumatore italiano. Un consumatore fortemente contrario al loro utilizzo, come risulta da un’indagine condotta da Ipr Marketing secondo la quale il 76% dei nostri concittadini (quasi 8 su dieci, in pratica) non vuole OGM sulle proprie tavole, con un aumento del “partito anti-OGM” del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

“Con il crescere dell’opposizione degli italiani agli OGM in agricoltura – si legge in un comunicato della Coldiretti, tra le associazioni che hanno aderito alla manifestazione – si riducono ad appena il 10% i favorevoli, ma diminuiscono anche coloro che non hanno una opinione o non rispondono al 14%. Bastano questi dati per spiegare le ragioni della richiesta al governo di esercitare la clausola di salvaguardia che vieterebbe la messa a coltura di piante biotech, formulata dalla task force”, della quale fa parte, tra le altre associazioni, la Coldiretti.

In merito alla clausola di salvaguardia,  la Coldiretti sottolinea che già 8 paesi europei  (Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia, Austria) hanno scelto di adottarla, e che nel nostro paese una mozione votata all’unanimità ha sollecitato analoga adozione del provvedimento da parte di tutti i gruppi parlamentari del senato. Una scelta che non può essere rimandata ancora.

“La non definitiva risoluzione della vicenda OGM – ribadisce Stefano Masini coordinatore della Task force “liberi da OGM” e responsabile ambiente della Coldiretti  – va avanti ormai da troppo tempo e questa deve essere l’occasione per chiudere definitivamente una questione sulla quale cittadini, agricoltori, rappresentanze economiche e sociali, regioni ed il parlamento si sono espressi già tantissime volte”.

Anche per evitare che abbiano spazio vicende come quella recentemente occorsa  in Friuli, con la semina di mais geneticamente modificato. “Gli organismi geneticamente modificati in agricoltura – ricorda la confederazione – non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che e’ il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distinti vita’ e del Made in Italy.

Posizione ripresa anche dalla Cia, la Confederazione Italiana Agricoltori, che in un comunicato ribadisce che “gli OGM sono incompatibili con l’agricoltura italiana, che e’ fortemente legata alla molteplicità di territori e tradizioni e l’omologazione a cui gli organismi geneticamente modificati conducono mette a rischio gli oltre 5.000 prodotti tipici che rappresentano la spina dorsale dell’enogastronomia italiana”.  “Tipico – prosegue la nota – vuol dire sano e di qualità: questo vale soprattutto per il nostro paese che custodisce tra le pieghe del paesaggio rurale un patrimonio di prodotti unici, inimitabili e soprattutto inscindibili dal territorio”, veri punti di forza ed eccellenza del turismo enogastronomico, un comparto che in Italia vale la ragguardevole somma di 5 miliardi di euro l’anno.

Ad oggi, fortunatamente, in Europa gli OGM sono coltivati solamente in cinque paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) on 129mila ettari di mais transgenico piantati nel 2012, una percentuale comunque minima rispetto alla superficie agricola comunitaria, pari a molto meno dello 0,001 % dei 160 milioni di ettari coltivati in Europa, secondo quanto rivelano le elaborazioni Coldiretti su dati Isaaa. E’ quindi questo il momento giusto perché il nostro Paese ribadisca pienamente la sua contrarietà agli OGM, lavorando al contrario nella direzione della valorizzazione delle grandi eccellenze agroalimentari del Bel Paese.

Fonte: Agrapress