Vino bio, il Wine monitor Nomisma fa un primo bilancio
A quasi un anno dalla normativa sul vino biologico, l’Osservatorio Wine monitor Nomisma fa il punto sulla situazione del comparto. Stando alle rilevazioni, nel nostro paese si è assistito ad un vero e proprio boom del vino bio: ad oggi ben il 6,5% di tutti gli ettari coltivati a vite è biologico, contro una media mondiale del 2%. In questa speciale graduatoria, l’Italia è seconda solo all’Australia, leader con l’8,6% della superficie destinata alle coltivazioni di viti biologiche. Anche considerando la superficie assoluta l’Italia dimostra una grande vitalità del settore con una superficie totale destinata alle uve biologiche di circa 53.000 ettari, seconda solo alla Spagna con 57.000. Un dato che si è tradotto in un aumento percentuale del 67% nel periodo 2003-2001. Performances che trovano riscontro anche nelle vendite: in un contesto di forte contrazione dei consumi, il biologico resta uno dei pochi settori in controtendenza, con un segno positivo del 7,3% nella GDO. Ad un anno dall’uscita della normativa che regolamenta il vino biologico, è presto per fare bilanci, ma è indubbio che, come tutto il comparto del biologico, anche il vino sembra ritagliarsi crescenti spazi di mercato. Se oggi oltre una famiglia su due compra biologico, già il 5% ha scelto almeno una volta nel corso dell’anno di acquistare un vino etichettato come biologico. Non a caso dal 2014 Vinitaly, il tradizionale e importantissimo appuntamento di settore, avrà un padiglione specifico dedicato all’enologia biologica, grazie all’accordo tra FederBio e Verona Fiere che ha suggellato la nascita di Vinitaly bio. E proprio il mercato internazionale sembra rappresentare la frontiera più promettente: secondo i dati di Wine monitor, negli Stati Uniti il vino italiano nella sola vendita al dettaglio rappresenta il 25% dell’importazione (secondo solo al 35% dei vini australiani). Nel caso sepcifico dei vini biologici, la quota di mercato dei vini italiani costituisce ad oggi il 13% del totale, dopo il Cile (45%) e l’Argentina (19%). Ma gli accordi di equivalenza UE-USA che consentono dal giugno del 2012 la vendita di vino biologico senza la necessità di una seconda certificazione americana, sembrano preparare il terreno ad una crescita importante nel prossimo futuro.
Fonte: AIOL