Il bio contro il global warming
Coltivare biologico per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici? E’ questa la suggestiva e interessante strategia suggerita e proposta dal Rodale Institute (www.rodaleinstitute.org), ente di ricerca americano no profit sull’agricoltura biologica, autore di un interessante documento dal titolo Regenerative Organic Agriculture and Climate Change – A Down-to-Earth Solution to Global Warming (l’agricoltura biologica rigenerativa e I cambiamenti climatici – una concreta soluzione al global warming). Secondo il documento, le pratiche biologiche hanno la possibilità di contrastare gli effetti del riscaldamento globale grazie alla loro capacità di sequestrare carbonio nel terreno in quantità variabili tra le 2,4 e le 6,4 tonnellate/ettaro/anno. Questo significa che se il metodo biologico fosse esteso a livello globale, ciò si tradurrebbe nella capacità attiva di sequestrare tra 10 e 30 miliardi di tonnellate di carbonio all’anno, ovvero un quantitativo compreso tra il 20 e il 60% delle emissioni di CO2 del mondo intero. Una quantità enorme che consentirebbe davvero di risolvere quasi per intero l’annoso problema del riscaldamento globale del pianeta. Se poi interventi di questo tipo fossero estesi ai pascoli, il quantitativo di CO2 sequestrato potrebbe arrivare perfino al 70% del totale. Arrivando addirittura a invertire l’attuale tendenza al riscaldamento del pianeta. Un vantaggio che potrebbe ulteriormente aumentare in considerazione del fatto che il passaggio dal chimico al biologico comporterebbe una sensibile diminuzione anche dei gas serra emessi in atmosfera dalle pratiche agricole. La soluzione sembra quindi a portata di mano. Resta da vincere la resistenza di tutti coloro che, mondo della chimica in primis, continuano a sostenere l’agricoltura tradizionale per evidenti interessi economici. Al mondo del biologico l’onere e l’onore di sostenere una soluzione che potrebbe rivelarsi fondamentale per il futuro non solo dell’agricoltura me dell’umanità tutta. Il documento in formato pdf è scaricabile a questo indirizzo.
Fonte: Rodale Insittute, Ecoblog