Suolo e Salute

Anno: 2014

Martina e Renzi presentano a Vinitaly #campolibero, piano per l’agroalimentare italiano

Nel corso della visita di Matteo Renzi degli stand di Vinitaly, lo stesso Presidente del Consiglio insieme al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina hanno annunciato l’avvio di #campolibero, piano d’azioni per il rilancio dell’agroalimentare italiano. Il piano sarà articolato in diciotto azioni principali e chiunque può contribuire alla scelta e redazione del piano inviando le proprie proposte, considerazioni e critiche all’indirizzo campolibero@mpaaf.gov.it, purchè siano inviate  entro il 30 aprile. Tra gli obiettivi del piano, quello di aumentare del 50% l’export del settore, passando dagli attuali  33 miliardi di euro a  50 miliardi. “Non siamo venuti qui al Vinitaly per fare una passerella o per bere tre calici – ha dichiarato Renzi – ma per annunciare una grande campagna di ascolto degli addetti al settore agroalimentare da parte del governo ed in particolare del ministero delle politiche agricole”. “Il vino e l’agroalimentare – ha proseguito il Presidente del Consiglio – non sono dei passatempi, ma un pezzo rilevante delle cultura e dell’economia italiana”.
Al termine della fase di consultazione, entro il 15 di maggio il ministro Martina elaborerà quindi una relazione definitiva che sarà presentata insieme alle Linee Guida Nazionali della PAC.
Secondo lo stesso Martina “l’agricoltura e hanno una centralità nelle politiche di sviluppo e di rilancio che questo Governo vuole mettere in campo nel suo percorso. Campolibero è un piano di interventi che affronterà alcuni nodi cruciali per il sistema. Dalla sicurezza, con il rafforzamento di azioni per interventi nella Terra dei fuochi, al taglio dei costi agli Enti e alle Società vigilate dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Svilupperemo questo piano di azione, il lavoro sarà implementato grazie a una call aperta da oggi fino al 30 aprile. Immaginiamo di tirare le fila a maggio, mese cruciale anche per l’applicazione definitiva della PAC. Questi due binari, se viaggiano insieme danno l’idea del grande disegno complessivo che questo governo, con il Parlamento può costruire per l’agricoltura e l’agroalimentare italiano”.
Ulteriori informazioni sul piano possono essere reperite a questo link.
Qui invece sono disponibili le slides relative alle prime 18 azioni che comporranno il piano stesso.
Fonte: AIOL

A Marsciano (PG) la XVII edizione di “Fiera Verde”

Appuntamento sabato 12 e domenica 13 aprile per la diciassettesima edizione di “Fiera Verde – Tradizioni e sapori – mostra del biologico”, in programma a Marsciano (PG), organizzata dal Comune in collaborazione con la Pro-loco di Marsciano e con il patrocinio della Provincia di Perugia e della Regione dell’Umbria. La manifestazione si articola in tre diversi ambiti espositivi tra loro collegati dal denominatore comune della sostenibilità ambientale: il green, rappresentato dal florovivaismo e dal giardinaggio, l’eco, dedicato a emi quali la mobilità alternativa, le energie rinnovabili e alle imprese impegnate nel settore dell’ecosostenibilità, e il biologico, grazie alla ricca mostra mercato di prodotti bio. Un appuntamento che da sempre attira migliaia di visitatori e che per questa edizione 2014 vedrà la partecipazione di oltre 70 diversi operatori. Oltre alla mostra mercato, completano la proposta di Fiera Verde altri incontri, eventi e laboratori, anche per i più piccini.
Il programma completo è disponibile a questo link.
Fonte: Sinab

Quasi due milioni di agricoltori biologici in tutto il mondo

1,9 milioni di agricoltori biologici nel mondo, distribuiti in 164 paesi e dediti alla coltivazione di 37,5 milioni di ettari, con un aumento di quasi 200.000 ettari rispetto al 2011.  Questi i dati del movimento biologico mondiale al 2012, come riportato dall’edizione 2014 dello studio FiBL – IFOAM “The World of Organic Agriculture “. Dopo la fase pioneristica (il cosiddetto “Organic 1.0) degli esordi, e il boom degli anni scorsi, ora il biologico approda alla  “fase 3” o “Organic 3.0”, con l’obiettivo di sviluppare strategie e innovazioni più sostenibili e contribuire a ripensare alla radice l’attuale modello di sviluppo economico. Organic 3.0 significa innanzitutto la scelta di uso sostenibile delle risorse naturali al posto di sfruttamento, un’attenzione strategica alla qualità rispetto alla quantità e una trasparenza quanto più ampia possibile rispetto ai processi produttivi: “Grazie al suo approccio olistico , l’agricoltura biologica può dare un contributo positivo alla soluzione di sfide globali “, afferma Markus Arbenz , amministratore delegato di IFOAM . “Il movimento biologico affronta molte sfide quali l’alimentazione e la salute, la protezione del suolo e dell’acqua, il libero accesso alle sementi e la terra e il benessere degli animali . Combatte per l’internalizzazione dei costi esterni e contro i sussidi ingiustificati” . Per quanto riguarda il presente, la società di ricerche di mercato Organic Monitor stima che il mercato mondiale dei prodotti biologici abbia raggiunto un volume di circa 64 miliardi di dollari nel 2012 ( ca. 50 miliardi di euro ). Gli Stati Uniti restano il più grande mercato mondiale con 22.6 miliardi di euro e una crescita del mercato del 10 % , seguiti dalla Germania (7 miliardi di euro ) e dalla Francia (4 miliardi di euro). I paesi con il più alto consumo pro capite di prodotti biologici sono invece la Svizzera (189 € spesi annualmente da ogni cittadino svizzero per l’acquisto di prodotti bio) e la Danimarca (con una spesa pro capite di 159 €). Crescono le realtà dei paesi emergenti: secondo l’indagine effettuata da FiBL e IFOAM , circa l’80% dei 1.9 milioni di produttori biologici di tutto il mondo vive nei paesi in via di sviluppo. Come in passato , i paesi con il maggior numero di produttori sono l’India ( 600.000 agricoltori biologici ), l’Uganda (189.610 ) , il Messico ( 169.707 ) e la Tanzania ( 148.610 ).
Complessivamente, le superfici coltivate a biologico sono cresciute del 7% in Africa e del 6% in Europa. Quasi un terzo di tutti i terreni coltivati a biologico si trova in oceania (il 32% del totale), seguita dall’Europa (30%) e dall’America Latina (18%). L’Australia  continua a essere il paese con la più estesa superficie coltivata a biologico  (12 milioni di ettari , di cui circa il 97 % è costituito da pascoli estensivi) , seguita da Argentina ( 3,6 milioni di ettari) e Stati Uniti d’America ( 2,2 milioni ha . I paesi con la più alta percentuale di terreni gestiti biologicamente sono le isole Falkland con il 36,3 %, seguite dal Liechtenstein (29,6 %) e dall’Austria ( 19,7 % ) , insieme ad alcuni altri paesi in Europa. In dieci paesi nel mondo , più del 10 % di tutti i terreni agricoli è coltivato biologicamente.
Informazioni dettagliate sugli sviluppi e le tendenze del biologico mondiale sono disponibili nel  nuovo studio che è stato pubblicato recentemente dalla IFOAM -EU -Group , FiBL , Naturland e dall’Istituto Agronomico Mediterraneo ( CIHEAM – IAMB ).
Fonte: IFOAM, Organic Monitor

USA : gli agricoltori bio pagano per contaminazione da OGM

Food & Water Watch in collaborazione con OFARM (Organic Farmers’ Agency for Relationship Marketing) ha rivelato i risultati di un’indagine secondo la quale sono proprio I coltivatori non OGM a pagare il prezzo della contaminazione. Lo studio ha riguardato agricoltori di diciassette stati (in particolare del Midwest) rivelando che i rischi e gli effetti della contaminazione da OGM hanno ingiustamente gravato agricoltori biologici e non-GM sia in termini di lavoro extra  che di insicurezza finanziaria, diffondendo un forte scetticismo circa le possibilità di convivenza tra coltivazioni OGM e non OGM presso gli agricoltori stessi. Al contrario, secondo molti di loro ad essere in serio pericolo sono proprio i metodi di coltivazione tradizionali, fortemente minacciati dalla sempre più ingombrante presenza di organismi GM negli States. Paradossalmente, l’onere della contaminazione non è sostenuto in alcun modo da coloro che coltivano OGM. “Per cercare di evitare la contaminazione – ha dichiarato Oren Holle, presidente di OFARM – “ i nostri produttori non solo sono costretti a seguire i costosi standard della USDA Organic  ma ciò nonostante  troppo spesso devono affrontare costosi rifiuti da parte della stessa USDA motivati con una residua contaminazione da OGM”. Una situazione che senz’altro acuirà gli attriti da gli agricoltori che hanno scelto il metodo biologico e quelli che, al contrario, hanno scelto la redditività delle coltivazioni OGM. A questo punto, è lecito aspettarsi nei prossimi mesi ulteriori novità dagli Stati Uniti su uno dei temi che più sta agitando il mondo agricolo d’oltreoceano.
Fonte: Organic Market, Food and Water Watch

OGM, anche la Coldiretti appoggia l’azione di Martina

“Apprezziamo l’impegno del ministro delle politiche agricole Maurizio Martina per difendere il territorio italiano dai rischi di contaminazione da OGM”. Ad affermarlo il Presidente Coldiretti Roberto Moncalvo, che ha così commentato la possibilità, paventata dal Ministro, di intervenire con un atto mirato a bloccare eventuali coltivazioni biotech, nel caso di annullamento del decreto da parte del TAR. “La difesa del territorio nazionale dalla contaminazione da OGM – sottolinea la Confederazione – e’ un obiettivo condiviso dalla grande maggioranza degli italiani che  deve essere difeso dalle autorità responsabili: gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che e’ il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività’ e del Made in Italy”. Nel sostenere l’azione del Governo, Coldiretti ricorda che sono rimasti solamente cinque Paesi nell’Unione a coltivare OGM (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia) “nonostante l’azione delle lobby che producono OGM”, con appena 148mila ettari di mais transgenico mon810  piantati nel 2013, la quasi totalità dei quali – conclude il comunicato –  in Spagna (136.962  ettari)”.
Fonte: Agrapress

CIA: ora un decreto anti OGM

“Il governo deve emanare al più presto un decreto interministeriale contro la semina di OGM, attivando la clausola di salvaguardia”. A chiederlo la CIA, secondo la quale l’introduzione di organismi geneticamente modificati “metterebbe a rischio gli oltre 5.000 prodotti tipici che rappresentano la spina dorsale del Made in Italy agroalimentare, annullando il maggiore vantaggio competitivo che abbiamo sui mercati: la biodiversità e la tradizione”.  “Ora l’esecutivo deve risolvere definitivamente la questione OGM in Italia – prosegue il comunicato della Confederazione – applicando il principio di precauzione come richiesto da tempo”. Le dichiarazioni della CIA proprio mentre si attendeva la sentenza del Tar del Lazio che, come riportato su questa stessa newsletter, è slittata probabilmente di alcune settimane.   Secondo la CIA “se il ricorso fosse accolto si aprirebbe la strada a semine di colture transgeniche approfittando della fase di deregulation”.
Fonte: Agrapress