Suolo e Salute

Mese: Gennaio 2015

OGM, La Via: assicurata certezza del diritto e sovranità degli Stati Membri

Dopo una fase di stallo durata quattro anni, oggi è stata approvata la nuova legislazione che permetterà agli stati membri di limitare o vietare in piena autonomia la coltivazione di colture contenenti organismi geneticamente modificati (OGM) sul loro territorio, anche dopo l’approvazione a livello europeo”. A dichiararlo il presidente della commissione ambiente del parlamento europeo Giovanni La Via: “quello di oggi e’ un accordo che aspettavamo da tempo, arrivato dopo un lungo negoziato”. “A mio avviso tale compromesso rappresenta l’unico accordo possibile, e come ogni buon compromesso lascia un po’ di amaro in bocca a tutte le parti coinvolte. ma con la nuova legislazione, abbiamo assicurato flessibilità e certezza del diritto, dando ascolto ai nostri cittadini e alle loro esigenze, visto che quello degli OGM è un tema molto sensibile e su cui c’e’ un forte dibattito nell’opinione pubblica”. Secondo La Via si tratta di un accordo che “assicura e riconosce la sovranità di ogni stato membro, fornendo loro la libertà di scelta, sulla base di criteri rigorosi, non in contrasto con la valutazione della salute e del rischio ambientale effettuata dall’autorita’ europea per la sicurezza alimentare (EFSA)”. “Sarà inoltre possibile per gli stati membri, basare il divieto sulla scorta di motivazioni relative a politiche ambientali, oltre che a quelli relativi ai rischi di impatto per la salute e l’ambiente, gia’ testati durante la fase autorizzativa. Gli stati membri da oggi potranno vietare la coltivazione ogm senza correre il rischio di essere citati dinanzi alla corte di giustizia, ma dovranno anche assicurare che le coltivazioni non contaminino altre aree interessate dalla coltivazione di prodotti non OGM, e di impegnarsi per evitare contaminazioni transfrontaliere con paesi confinanti”.

Tra i punti evidenziati da La Via, anche lil fatto che, entro 4 anni dall’entrata in vigore della direttiva, “la Commissione Europea, presenterà una relazione sull’efficacia della stessa, anche in relazione alla valutazione del rischio ambientale e alla effettiva compensazione dei danni ambientali dovuti alla coltivazione di ogm negli stati membri”, i quali “potranno chiedere alla società che presenta domanda di autorizzazione per la coltivazione di colture ogm a livello UE, di modificare la portata geografica della propria richiesta, con l’effetto di escludere la totalità o una parte del proprio territorio. Ma potranno anche procedere al divieto o alla limitazione della coltura OGM anche senza aver prima formulato la domanda di modifica dell’ambito geografico”.

Fonte: Agrapress

UE, OGM: in primavera entra in vigore nuova legge che ne limita la coltivazione

I membri del Parlamento europeo hanno approvato una nuova legge che permetterà agli Stati membri dell’UE di limitare o vietare la coltivazione di colture geneticamente modificate sul loro territorio, anche se questo è consentito a livello europeo. La legislazione, originariamente presentato nel 2010, era rimasta in stallo per quattro anni a causa di un disaccordo tra gli stati pro e anti-OGM: grazie all’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio nel mese di dicembre, entrerà finalmente in vigore nella primavera del 2015. L’eurodeputato belga Frédérique Ries, che sta seguento l’iter legislativo in Parlamento ha detto: “Questo accordo garantirà una maggiore flessibilità per gli Stati membri che desiderano limitare la coltivazione di OGM sul loro territorio. Sarà, inoltre, oggetto di un dibattito che è tutt’altro che finito tra le posizioni pro e anti-OGM”.
Attualmente solo il mais Mon810 è coltivato nei territori dell’Unione, dopo che nel 2013 il Tribunale UE ha vietato la coltivazione della patata OGM “Amflora” dopo un iniziale via libera della Commissione europea.

Fonte: Crop Biotech

Bio sotto accusa in UK

E’ polemica in Gran Bretagna per le dichiarazioni di Lord Krebs, già direttore della Food Standard Agency dal 2000 al 2005 e attualmente consigliere del governo riguardo i cambiamenti climatici. Krebs ha dichiarato infatti che l’agricoltura biologica, richiedendo maggiori estensioni di terreno per avere la stessa resa del convenzionale, non è da questo punto di vista benefica per l’ambiente. Perorando al contempo la causa dell’agricoltura cosiddetta “no till”, che contempla l’uso di OGM e di erbicidi. Un punto di vista, quello sulla scarsa produttività del biologico, recentemente confutato da una ricerca di Berkeley secondo la quale la produttività del bioogico è superiore alle previsioni tanto da essere potenzialmente in grado di sostituirsi a quella convenzionale per soddisfare le esigenze dell’intero pianeta. A Krebs ha risposto a stretto giro Helen Browning, direttore generale della Soil Association, che promuove l’agricoltura biologica. LA Browing si è detta “confusa” dall’ostilità di Krebs ricordando come gli studi più recenti dimostrino che le rese del biologico in molti casi sono paragonabili a quelle del convenzionale.Aggiungendo che il metodo biologico ha l’importante funzione di arricchire di materia organica il suolo e migliorare l’efficienza d’uso dei fertilizzanti. Senza contare che agricoltura intensiva è sotto accusa proprio per l’erosione dei suoli che Krebs invece imputa all’agricoltura biologica.

Fonte: Greenbiz.it

Boom del bio siciliano

Cifre da record quelle fatte segnare dall’agricoltura biologica in Sicilia, in grado di passare dai 7.918 operatori del 2012 ai 9.888 nel 2013, con un aumento del 24,9% in dodici mesi.Una crescita senza paragoni nella penisola: al secondo posto per crescita del bio in Italia infatti è la regione Marche, con una cresicta di “solo” il 7,7%. A rivelarlo la Coldiretti, commentando i dati elaborati dal Sinab. I produttori esclusivi siciliani sono 8.954, per una superficie coltivata a bio complessiva di 280.448 ettari nel 2013: il comparto dove si concentra la maggiore produzione è quello cerealicolo, con 41.793 ettari, ma ottimi dati riguardano anche la viticoltura (con 25.153 ettari), l’olivicoltura (24.470 ettari) e la produzione di agrumi (15.824 ettari).Ancora migliori i dati per quanto riguarda la zootecnia biologica, con una aumento del 38,7% delle aziende, cresciute dalle 1.735 nel 2012 alle 2.407 nel 2013. Un dato ripreso e sottolineato dal presidente della Coldiretti siciliana, Alessandro Chiarelli, che sottolinea tuttavia alcune contraddizioni : “E’ un quadro positivo che dimostra la scelta compiuta dai produttori siciliani che guardano al mercato per rispondere ad una richiesta pressante. Ma anche nel biologico la nostra Regione conferma il modus operandi: produciamo, inviamo per la trasformazione e tutto torna nei nostri confini a prezzi doppi. I nostri prodotti bio, certificati, naturali, sono all’avanguardia anche per le scelte compiute dagli agricoltori al di la’ dell’aiuto comunitario, indispensabile negli anni di conversione”.

Fonte: Agi.it

Crescita record del biologico in Italia nel 2014

Prosegue senza sosta la crescita del biologico nel nostro paese, in controtendenza rispetto al resto dell’agroalimentare. Secondo le stime diffuse da FederBio, nel 2014 la crescita del settore ha portato ad un valore complessivo del comparto pari a 2,6 miliardi di euro, con una crescita dell’8% rispetto al 2013. Quasi un italiano su 3 (il 30%, secondo i dati della Federazione) si è dichiarato intenzionato ad acquistare prodotti biologici, ma la mancanza di un numero adeguato di punti vendita nel Centro Sud “confina” in parte il boom del biologico alle sole regioni settentrionali, facendo dichiarare alla stessa FederBio che e potenzialità del biologico italiano sono decisamente superiori e che resta un settore sottosviluppato rispetto alle proprie potenzialità. Interessante anche la lettura dei dati riguardanti i diversi canali di vendita. Secondo le stime di Assobio, che riunisce le imprese di trasformazione e distribuzione e che aderisce a FederBio, a fare la parte del leone sono stati i discount, cresciuti del 25,8% nell’ultimo anno. Notevole ma meno eclatante la crescita nelle vendite presso gli ipermercati (+11,5%) e i supermercati (+9,9%). In termini assoluti, tuttavia, la quota più significativa del mercato resta saldamente nelle mani dei negozi specializzati in prodotti biologici, che sono responsabili di un volume di affari di circa 1,1 miliardi e che hanno fatto registrare una crescita del 7,5% rispetto al 2013.Differenze significative anche per quanto riguarda le diverse tipologie di prodotti biologici: cala l’ortofrutta, in flessione del 2,5% nella grande distribuzione, un dato questo che incide per un significativo 10% sull’andamento complessivo delle vendite). Un risultato senza dubbio condizionato dall’andamento stagionale e dalle scelte di vendita dei consumatori. Crescono in particolare le vendite di biscotti biologici (+14%), passate e polpe di pomodoro (+14.1%) e baby food (+20%), e parallelamente fanno segnare buoni risultati anche i prodotti con ricette vegetariane e vegane a base di soia e seitan, introdotti solo negli ultimi mesi dell’anno nella grande distribuzione. Bene anche i vini bio, per i quali sembra inalterato negli ultimi anni il profilo-tipo dell’acquirente medio: residente al Nord Ovest e al Nord Est, in area metropolitana e centri di medie dimensioni, appartenente a nuclei familiari poco numerosi e di classe socio-economica ed istruzione medio-alte.Sul fronte occupazionale, il biologico italiano ad oggi coinvolge 220mila persone: su scala europea, ben il 61,3% degli agricotori bio ha meno di 55 anni, un quarto delle aziende agricole europee è condotta da donne. A livello di istruzione, addirittura la metà dei produttori biologici ha il diploma di scuola media superiore, ben il 17% la laurea e 55 agricoltori bio su 100 utilizza regolarmente internet.
Fonte: FederBio, Greenbiz

L’ISPRA pubblica il Rapporto 2014 sui pesticidi nelle acque

E’ di recente pubblicazione da parte dell’ISPRA il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque. Dati 2011-2012 – Edizione 2014. Secondo i dati elaborati dall’Istituto, sono ben 175 le sostanze trovate nelle acque superficiali e sotterranee italiane nel corso dei monitoraggi del 2012. In cima alla lista, gli erbicidi: il loro utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con le intense precipitazioni meteoriche di inizio primavera, ne facilita la migrazione nei corpi idrici. Rispetto al passato è aumentata, però, significativamente anche la presenza di fungicidi e insetticidi. Lo studio viene realizzato a partire dai dati forniti da Regioni e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, con l’obiettivo di individuare eventuali effetti negativi non previsti nella fase di autorizzazione di queste sostanze. Nel biennio 2011-2012 sono stati esaminati 27.995 campioni per un totale di 1.208.671 misure analitiche, effettuate in 19 regioni e province autonome. Malgrado l’ampia base dati, resta ancora incompleta la copertura del territorio nazionale in pareticolare nel caso delle regioni centro-meridionali e delle acque sotterranee. Pur essendo state registrate in media concentrazioni basse, è decisamente ampia la diffusione della contaminazione: nel corso della campagna di analisi 2012, ben il 56,9% dei punti di monitoraggio hanno fatto riscontrare la presenza di pesticidi, percentuale scesa al 31,0% nel caso delle acque sotterranee. I pesticidi risultano particolarmente diffusi come in passato nella pianura padano-veneta, dove tuttavia oltre alla forte vocazione agricola del territorio e alle sue specifiche caratteristiche idrologiche ha giocato un ruolo importante anche la maggiore accuratezza ed efficacia delle indagini condotte in quest’area del paese.

Altrove, la raccolta dati è risultata ancora poco omogenea: in diverse Regioni la copertura territoriale e il numero di sostanze indagate risultano limitati, fino al caso estremo di Molise e Calabria per le quali mancano completamente informazioni aggiornate. Nelle acque superficiali , il 17,2% dei punti di monitoraggio (253) presenta concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali, mentre nel caso delle acque sotterranee i valori oltre limite hanno riguardato il 6,3% dei 152 punti di monitoraggio. Inoltre, nei campioni sono spesso presenti miscele di sostanze diverse, fino ad un record di 36 censite in un unico punto di prelievo. In buona sostanza uomo e ambiente sono esposti “a un cocktail di sostanze chimiche di cui non si conoscono adeguatamente gli effetti, per l’assenza di dati sperimentali”. Una situazione sulla quale i comitati scientifici della Commissione avevano già richiamato l’attenzione, dato che il rischio derivante dalla combinazione di più sostanze è tuttora sottostimato e dato anche che nelle metodologie ufficiali adottate vengono considerate le sostanze singole ma non vengono considerati eventuali effetti combinati.A fare da contraltare a questa situaizone oggettivamente preoccupante, il dato confortante della riduzione nella vendita di prodotti fitosanitari, calati del periodo 2001-2012 del 9,1%, con una diminuzione assai più significativa (-30,2%) nel caso di quei prodotti particolarmente pericolosi in quanto tossici o molto tossici. Una tendenza senza dubbio agevolata dagli orientamenti della Politica agricola comunitaria e nazionale e dall’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto.

Un rallentamento che tarda a manifestarsi anche nelle rilevazioni che al contrario come detto indicano un aumento delle sostanze censite. Tutto ciò è conseguenza diuna serie combinata di fattori. Innanzitutto il miglioramento nei monitoraggi ha portato, soprattutto al centro-sud, a censire sostanze prima non rilevate. In secondo luogo, perchè molte sostanze vengono usate non solo come pesticidi ma anche come biocidi, ovvero come pesticidi per uso non agricolo: settore questo sul quale scarseggiano dati e statistiche di consumo. Infine, ma soprattutto, perchè queste sostanze sono caratterizzate molto spesos da una forte persistenza nell’ambiente, elemento questo che, combinato con i tempi lunghi delle dinamiche idrologiche (cosa particolarmente vera nel caso delle acque sotterranee) determina una resilienza particolarmente elevata dei fenomeni di contaminazione ambientale e una loro scarsa reversibilità nel breve periodo.

Il testo completo del rapporto è consultabile a questo link.

Fonte: ISPRA