Suolo e Salute

Anno: 2015

Regione Toscana: 17 milioni riservati all’agricoltura biologica

La Regione Toscana ha messo a disposizione 17 milioni di euro alle aziende che producono in agricoltura biologica, o che eventualmente vorranno iniziare a farlo. Il tempo rimasto per accedere ai finanziamenti è poco, infatti le aziende interessate alla misura 11 “Agricoltura Biologica” del nuovo Programma di Sviluppo Rurale, possono presentare domanda fino al 15 maggio, presso il Sistema Informativo ARTEA. Ci sarà modo per gli eventuali richiedenti di godere dei benefici, già a partire dal 2015, e questo rimanendo in attesa che venga approvato definitivamente il PSR 2014-2020 da parte della Commissione.

Possono presentare domanda anche coloro che alla data del 17 maggio 2015 concludono l’impegno quinquennale relativo all’azione 214 a.1 denominata “Introduzione o mantenimento dell’agricoltura biologica” della precedente programmazione 2007-2013.

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La misura 11 prevede come impegno il rispetto di quanto stabilito dal regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e dal regolamento (CE) n.889/2008 della Commissione recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n.834/2007. Pur richiamando l’azione 214 a.1 della precedente programmazione 2007-2013 gode di alcune semplificazioni, quali:

  1. non sono previsti impegni aggiuntivi come l’effettuazione delle analisi del terreno e l’obbligo della raccolta delle produzioni;
  2. i premi, di entità superiore rispetto alla precedente programmazione, sono stati raggruppati in macrocategorie facilitando le procedure di pagamento;
  3. il pagamento del premio per l’ introduzione o il mantenimento del metodo di produzione biologica viene riconosciuto a livello di UTE e non di singola superficie, facilitando anche in questo caso le procedure di pagamento.

La novità principale riguarda lo status del richiedente: oltre ad essere iscritto all’elenco regionale toscano degli operatori biologici deve essere in attività ai sensi del decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del 18 novembre 2014 “Disposizioni nazionali di applicazione del Regolamento (UE) n.1307/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013″- art.3 “Agricoltore in attività”.

Fonti

http://www.versiliatoday.it/2015/05/07/agricoltura-bio-via-al-bando-per-accedere-ai-contributi/

http://www.greenreport.it/news/agricoltura/dalla-toscana-17-milioni-di-euro-per-lagricoltura-biologica/

 

Approvato decreto per l’agricoltura: in primo piano Xylella, ulivi e quote latte

È stato approvato in Consiglio dei Ministri, lo scorso 29 aprile, il decreto legge urgente per il rilancio dei settori agricoli in crisi, il sostegno delle imprese agricole colpite da eventi di carattere eccezionale e la razionalizzazione delle strutture ministeriali.

Il decreto è stato varato all’indomani delle misure restrittive adottate da Bruxelles in merito all’emergenza ulivi in Salento. All’interno della legge, una sezione specifica che contiene misure per l’accesso al fondo di solidarietà nazionale per le imprese agricole che hanno subito danni a causa delle alluvioni del 2014 e delle infezioni da organismi nocivi, come la Xylella.

Tra le novità adottate, un gruppo di disposizioni che riguarda interventi urgenti sulla gestione delle quote latte e il recepimento della normativa comunitaria per il pagamento della multa dell’ultima campagna lattiera in tre anni e senza interessi. Le principali sezioni riguardano:

  • l’attuazione della rateizzazione in 3 anni senza interessi per le multe dell’ultima campagna;
  • la compensazione quote ultima campagna;
  • contratti di vendita scritti e con durata minima di un anno;
  • creazione dell’Interprofessione del latte per organizzare la filiera;
  • rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali di mercato con segnalazioni all’Antitrust.

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Oltre a questi interventi, come abbiamo spiegato all’inizio del nostro articolo, il decreto contiene dei provvedimenti pensati per far fronte all’epidemia di Xylella fastidiosa che sta colpendo gli ulivi del Salento.

La strategia nazionale si articola in diversi punti. Il primo è l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale per la gestione dell’emergenza. La Regione Puglia avrà 60 giorni di tempo per presentare la propria domanda, corredata da una stima dei danni, e poter così accedere al Fondo.

Il secondo punto è lo stanziamento di una dotazione supplementare ad hoc di 11 milioni di euro destinata proprio a indennizzare i produttori e i vivaisti pugliesi danneggiati dall’emergenza fitosanitaria.

Come ha commentato il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina: “Facciamo fronte alle esigenze degli agricoltori e dei vivaisti colpiti dalla Xylella in Puglia con la deroga per l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale e con un primo stanziamento di 11 milioni di euro per i danni subiti. Sono soddisfatto perché abbiamo mantenuto gli impegni presi confermando come l’attenzione del Governo per l’agroalimentare resti alta e consenta di affrontare passaggi difficili con la giusta determinazione“.

Previsto anche un piano olivicolo nazionale che prevede una dotazione di 20 milioni di euro per il triennio 2015-2017. Questo intervento fa parte di una più ampia azione operativa che prevede un coordinamento con le Regioni per far leva sui fondi europei dei Psr e punta a un rafforzamento strutturale del settore finalizzato al raggiungimento, nei prossimi 5 anni, di una produzione di 650mila tonnellate, con un recupero, rispetto a oggi, del 25%.

Per quanto riguarda i territori colpiti da avversità atmosferiche negli anni 2014 e 2015, è stata prevista una proroga dei termini per accedere agli interventi e favorire la ripresa dell’attività economica e produttiva. Tutte le Regioni interessate, come ad esempio Toscana, Puglia e Liguria, in deroga ai termini stabiliti dal decreto legislativo 102/2004, possono deliberare la proposta di declaratoria di eccezionalità degli eventi atmosferici, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del decreto.

Fonti:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8608

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2015-04-30/per-xylella-attivato-fondo-solidarieta-063737.shtml?uuid=ABrT8IYD

Dal 1° maggio stop all’obbligo di passaporto per bovini e bufalini

Dal 1° maggio 2015, non sarà più obbligatorio da parte dei servizi veterinari delle A.S.L. rilasciare il passaporto per bovini e bufalini, all’atto dell’iscrizione dei capi alla Banca Dati Nazionale.

È questo quanto comunicato tramite circolare dal Ministero della Salute, in conformità con la legislazione comunitaria e nazionale vigente.

Prima del provvedimento, il passaporto veniva rilasciato per certificare la corretta iscrizione degli animali alla Banca Dati Nazionale delle anagrafi zootecniche e per garantire le relative informazioni anagrafiche, i dati dell’allevamento di nascita, i passaggi di proprietà e gli spostamenti. Tutte informazioni già contenute all’interno della stessa Banca Dati che, quindi, elimina la necessità di procedere al rilascio del documento, velocizzando e semplificando la tracciabilità dei capi.

Come si legge sul sito ufficiale del dicastero: “Il sistema anagrafico messo a punto dal Ministero della Salute, riconosciuto pienamente operativo dall’Unione europea, ha consentito di eliminare, ai sensi della normativa europea, l’obbligo di rilascio della documentazione cartacea per gli esemplari nati in Italia dopo il primo maggio e movimentati sul territorio nazionale“.

passaporto bovini

L’abolizione del passaporto rappresenta, dunque, un processo di semplificazione amministrativa nei rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione che si inserisce all’interno di un piano più ampio di innovazione tecnologica e snellimento delle procedure.

Il provvedimento è applicabile solo per i capi mobilitati all’interno del territorio nazionale. L’obbligo di emissione del passaporto, infatti, rimane in vigore per tutti i bovini o bufalini destinati a scambi intracomunitari o esportati verso Paesi Terzi.

Tale provvedimento non esula dall’obbligo relativo alla comunicazione di nascita/morte/movimentazioni, compresa quella al macello, al fine della registrazione in BDN/BDR delle relative informazioni.

Fonti:

http://www.fedagri.confcooperative.it/Filiere/Produzioni-Animali/Dettaglio/ArtMID/648/ArticleID/529/ABOLIZIONE-OBBLIGO-RILASCIO-PASSAPORTI-PER-ANIMALI-DELLA-SPECIE-BOVINABUFALINA

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2037

I fertilizzanti biologici conquistano il mercato americano

L’agricoltura biologica è una pratica che mette al primo posto la salute e il rispetto dell’ambiente. Per questo, chi ha abbracciato questa particolare “filosofia di vita” decide di abbandonare completamente l’uso di fitofarmaci industriali, prodotti di sintesi e Ogm, scegliendo invece soluzioni naturali, che rispettino la biodiversità dell’agroecosistema, puntando ad arricchire il terreno.

Nella coltivazione biologica, quindi, malattie e parassiti delle piante vengono combattuti con preparati di origine naturale, mai con prodotti inorganici. La stessa cosa vale per l’utilizzo di fertilizzanti.

Il consumo di sostanze chimiche di sintesi nell’agricoltura italiana sta lentamente calando. Questo, almeno, secondo alcuni dati diffusi recentemente dall’Istat che mostrano come, durante il 2013, sarebbero state distribuite in Italia poco più di 41 mila tonnellate di fertilizzanti, un -13,4% rispetto all’anno precedente.

Segnali che potrebbero avvantaggiare, quindi, il mercato dei fertilizzanti biologici, un settore che nell’America del Nord sembra essere in pieno sviluppo.

Bruxelles+e+agricoltura+biologica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Secondo gli ultimi dati, infatti, pare che il mercato dei bio-fertilizzanti sia stato valutato nell’America del Nord a 273,3 milioni dollari nel 2014, e si prevede che possa raggiungere quota 495 milioni entro il 2019, ad un tasso di crescita annuale composto del 12,7%.

I fertilizzanti biologici, come abbiamo accennato all’inizio, sono pensati nel pieno rispetto del terreno e della biodiversità. Sono prodotti utilizzando microrganismi vivi e ottimizzano la crescita delle piante, migliorando l’apporto di nutrienti essenziali per le colture.

Il loro compito è quello di aumentare la fertilità del suolo attraverso processi variegati, attraverso la solubilità del fosforo, la fissazione dell’azoto e la sintesi di sostanze che favoriscono la crescita. Questi processi sono completamente naturali e quindi non provocano alcun impatto ambientale dannoso.

Il mercato del Nord America sembra aver deciso di virare in maniera decisa verso l’utilizzo dei fertilizzanti biologici, a causa del più accentuato calo della fertilità del suolo, prodotta dall’industrializzazione pesante, dall’urbanizzazione e dal dilagante utilizzo di prodotti chimici.

Così, per consentire una ripresa sana del suolo e aumentare la resa delle colture, gli agricoltori hanno deciso in percentuale crescente di optare verso l’uso di concimi organici e biologici. Ecco allora la crescita esponenziale del mercato americano.

La vendita dei fertilizzanti biologici nel Nord America sembra essere dominata dagli Stati Uniti, seguiti dal Canada. Negli Stati Uniti, il settore dei bio-fertilizzanti è relativamente nuovo, molto frammentato e sotto-capitalizzato. Questa fetta rappresenta una quota molto piccola del mercato dei fertilizzanti globali, tuttavia la domanda di prodotti biologici e bio-fertilizzanti ha dimostrato di essere in costante aumento. Ed è proprio l’aumento incessante dell’uso di prodotti naturali in agricoltura, assieme alla crescente domanda di alimenti e altri prodotti biologici, a essere il fattore di propulsione della crescita del mercato dei bio-fertilizzanti.

Fonti:

http://www.agprofessional.com/news/north-america-bio-fertilizer-market-expected-reach-4950-million

http://ambientebio.it/agricoltura-e-fertilizzanti-chimici-nel-2013-vendute-41mila-tonnellate-di-prodotti/

http://www.istat.it/it/archivio/145664

Agricoltura: al via la domanda di aiuti Pac precompilata che taglia la burocrazia

È stata presentata a Verona, lo scorso 23 marzo, la domanda Pac, la richiesta precompilata online per ottenere gli aiuti comunitari della Politica agricola comune. L’iniziativa fa parte del programma “Agricoltura 2.0” che punta alla digitalizzazione del rapporto tra Amministrazione e imprese agricole. Un modo per tagliare la burocrazia, rendendo la vita più semplice a 1,5 milioni di agricoltori.

La prima domanda precompilata è stata inviata all’Agea alla presenza del Ministro Maurizio Martina, del Presidente di Ismea Ezio Castiglione, del Direttore di Agea Stefano Antonio Sernia, di Fabrizio Stella per l’organismo pagatore del Veneto e di Francesco Tortorelli dell’Agenzia Italia digitale.

agricoltura

Stando a quanto esplicitato sul sito ufficiale del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, il piano prevede:

  • la Domanda Pac precompilata già disponibile online sul sito di Agea e degli organismi pagatori regionali, che darà la possibilità agli agricoltori di dare semplice conferma con un click dei dati pre-inseriti, o integrare le informazioni presenti sul portale;
  • un’Anagrafe Unica delle Aziende Agricole, un database degli Organismi Pagatori in cui reperire tutte le informazioni aggiornate su base territoriale;
  • un solo Fascicolo Aziendale che comprende il piano colturale, il piano assicurativo individuale e il quaderno di campagna. Le imprese avranno così la possibilità di effettuare un’unica dichiarazione che sarà poi condivisa tra amministrazioni. Si devono dichiarare il 50% di dati in meno rispetto a prima;
  • l’introduzione del Pagamento anticipato a giugno 2016, che prevede la possibilità di erogare l’anticipo dei pagamenti Pac fino al 100% dell’importo dovuto per le aziende che ne faranno richiesta all’atto della domanda, direttamente a giugno,  invece che a dicembre, tramite accesso al credito bancario;
  • una Banca dati Unica dei Certificati, che consentirà di presentare la documentazione un’unica volta;
  • la Domanda Unificata: a partire dal 2016, ciascuna azienda potrà presentare, autonomamente o recandosi presso qualsiasi struttura di assistenza (CAA) del territorio nazionale, un’unica domanda di aiuto, che accorpi le richieste Pac, Uma, Psr, Assicurazioni, ecc.

Il termine di presentazione della domanda è fissato al 15 giugno. L’iniziativa «Agricoltura 2.0», nata per rivoluzionare i rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione  coinvolgerà, secondo le stime del Mipaaf, 1,5 milioni di agricoltori con un risparmio di 25 chili di carta per ogni azienda e cento giornate in meno di impegno.

Secondo il ministro Martina, “Con Agricoltura 2.0 diamo una forte spinta all’innovazione e alla semplificazione per un milione e mezzo di imprese agricole italiane, contribuendo a renderle sempre più competitive. Una tappa fondamentale perché non dobbiamo subire i processi, ma diventarne i protagonisti. Siamo ad un punto di svolta, con l’Amministrazione che realmente si mette al servizio degli agricoltori, eliminando la burocrazia inutile“.

Fonte

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8493

 

 

 

L’agricoltura che vogliamo? Parla bio! Presentato il progetto “Conversione” di Legambiente

Raddoppiare le superfici coltivate a biologico, dal 10 al 20%, e liberare i territori italiani da Ogm e pesticidi sono le uniche soluzioni, secondo Legambiente, per assicurarci diete migliori e cibo più sano. Oltre naturalmente a combattere i cambiamenti climatici e le altre gravi emergenze ambientali del pianeta.

Queste, in sintesi, le parole dette durante la presentazione del progetto “Conversione”, presentato nella Conferenza Internazionale  “La terra che vogliamo. Quale agricoltura per nutrire il pianeta?”. L’evento, che si è svolto venerdì 10 aprile a Milano, è stato promosso da Legambiente insieme al Comitato Scientifico Expo a conclusione del viaggio del Treno Verde.

L’obiettivo, secondo l’associazione ambientalista, è perfettamente alla portata del nostro Paese dove esistono già varie realtà virtuose.

Proprio per questo, Legambiente chiede al ministro dell’agricoltura Martino e al Governo azioni concrete per sostenere il settore:

  • fondi per la ricerca e sperimentazione di metodi di agricoltura biologica,
  • formazione e istituzione in ogni regione italiana di liste di esperti in agricoltura biologica per l’assistenza tecnica alle imprese,
  • promozione di almeno un biodistretto per regione in alleanza tra agricoltura, filiere agroalimentari e ricerca scientifica,
  • agricoltura biologica nei Parchi.

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Come accennato, il progetto è stato presentato a termine del tour del Treno Verde, l’iniziativa organizzata da Legambiente e Ferrovie dello Stato, per portare il biologico e la tutela dell’ambiente in giro per l’Italia. Il treno è partito lo scorso 23 febbraio da Caltanissetta e ha percorso 16 tappe, da Sud a Nord, nel corso delle quali il convoglio ha raccolto e raccontato le migliori esperienze di agricoltura italiana di qualità. Il treno ha terminato la sua corsa proprio a Milano, dove si terrà Expo 2015. Una scelta non casuale.

Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, ha così dichiarato: L’Expo è un’occasione irripetibile per parlare al mondo di questi modelli di agricoltura sostenibile, della salute dei cittadini e non può essere prigioniero degli interessi delle multinazionali del cibo globalizzato e degli ogm. Esiste invece un’agricoltura che è attenta alla complessità e specificità locale degli ecosistemi ed è praticata già da molti agricoltori, alcuni dei quali hanno accompagnato il viaggio del Treno Verde lungo l’Italia. Parliamo purtroppo ancora di una visione non acquisita e consolidata, perché privilegi, lobby e approcci corporativi fanno da freno al processo di modernizzazione. Come ad esempio sta accadendo in questi mesi con il TTIP (Partenariato Transatlantico su Commercio e Investimenti) che mette sotto attacco gli stessi standard su sicurezza dei cibi, dell’ambiente, del lavoro e della chimica; per non parlare dell’eccessivo consumo di suolo accompagnato da una cementificazione selvaggia”.

L’agricoltura sostenibile, quella virtuosa, precisa Legambiente, è quella praticata quotidianamente dai 130 Ambasciatori del Territorio che sono saliti a bordo del Treno Verde durante il suo tour. C’è una grande domanda di cambiamento da parte dei consumatori e delle aziende agricole, a cui la politica è chiamata a rispondere.

Queste esperienze e queste richieste hanno ispirato il Manifesto della Nuova Agricoltura che, durante il tragitto effettuato dal Treno Verde, ha raccolto le firme di più di mille persone, operatori del settore agroalimentare, studenti, professori, tecnici, rappresentanti politici e istituzionali.

Nel manifesto viene proposta un’agricoltura di qualità, che rispetti gli ecosistemi e la biodiversità, in favore di una dieta più salutare, sostenibile, capace di nutrire il Pianeta. Perché il futuro del Pianeta dipende anche dal nostro stile alimentare che contrappone da un lato della Terra persone che muoiono di fame ad altre che muoiono per malattie determinate da un eccesso di carne, grassi, zuccheri, cibo scadente e contaminato da pesticidi. Tutti temi che sono stati trattati durante i due mesi di tappe del Treno Verde che ha accolto sulle sue carrozze oltre 35 mila visitatori.

Per ulteriori informazioni sul progetto “Conversione”, potete visitare il link: http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/agricoltura_che_vogliamo.pdf