Ripensare in chiave biologica il mondo della formazione scolastica, universitaria e professionale. È questa la sfida proposta durante il convegno “Il contributo della Bioagricoltura all’istruzione e alla formazione professionale”, promosso dall’associazione Agricoltura Biodinamica, che si è tenuto il 29 settembre scorso all’Expo di Milano.
Del resto, i dati sono chiari: l’Italia è seconda al mondo per superfici destinate al biodinamico, le aziende che utilizzano questa specifica modalità di coltivazione sono più di mille e i prodotti sono un’eccellenza a livello mondiale. Non solo: la superficie destinata al bio ha raggiunto ormai l’11% circa della superficie agricola nazionale, e i consumi sono in netto aumento. Le esportazioni fanno da traino al settore, l’unico che esce dalla crisi economica con un saldo in attivo.
Un contesto del genere può e deve diventare uno stimolo per un percorso di rinnovamento, economico, sociale e culturale.
Ne è convinto Carlo Triarico, presidente dell’associazione Agricoltura Biodinamica: “L’agricoltura biologica e biodinamica italiana è senza dubbio un’eccellenza a livello mondiale e può a pieno titolo, nella sua accezione più complessiva, rappresentare una chiave di rinnovamento sociale. In questa visione, la formazione non è pensata per essere indirizzata solo a professioni strettamente agricole“.
La proposta, dunque, è quella di mettere in piedi un vero e proprio piano nazionale, basato almeno su due corsi universitari specifici sull’agricoltura biologica e biodinamica, educazione alimentare nelle scuole, orti scolastici, mense biologiche in tutti gli istituti italiani.
Il Piano, pensato sul ruolo multifunzionale dell’agricoltura, punta dunque sia alla formazione per i tecnici, che per gli esperti di accoglienza e turismo, alimentazione, valorizzazione del patrimonio rurale e culturale, gestione del territorio, impatto ambientale, interventi sociali in agricoltura.
Le proposte sono tante e contemplano anche la promozione del bio negli ambienti scolastici: da percorsi di educazione alimentare, alla presenza di mense biologiche in tutte le scuole, alla realizzazione di orti e giardini nelle strutture educative. Oltre naturalmente all’istituzione di percorsi di istruzione secondaria di secondo grado per tecnici e professionali agrari, almeno due corsi di laurea in Italia dedicati all’agricoltura biologica e biodinamica.
Per quanto riguarda i corsi di laurea già esistenti in Agraria, durante il convegno, è emersa la necessità di introdurre almeno una cattedra in bioagricoltura, integrando gli insegnamenti con corsi mirati all’innovazione del settore. Almeno due cattedre nel Paese dovrebbero essere dedicate all’agricoltura biodinamica. Infine è stata evidenziata anche la necessità di istituire dottorati di ricerca, borse post dottorato, assegni di ricerca e programmi di ricerca per favorire le attività in bioagricoltura nelle università italiane.
Fonti:
http://www.milanopost.info/2015/09/30/expo-crescono-coltivazioni-e-consumi-bio-un-settore-che-chiede-piu-spazio-a-scuola/
http://www.adnkronos.com/sostenibilita/professioni/2015/09/29/formazione-scolastica-professionale-piano-nazionale-punta-bio_DGiN566BHYOneIRRYYiTXN.html?refresh_ce