Suolo e Salute

Anno: 2016

Trasformazione in agricoltura biologica: IV Conferenza internazionale a Siviglia

Il 24 e il 25 novembre prossimi a Siviglia, in Spagna, si terrà la IV conferenza sulla trasformazione in agricoltura biologica, organizzata da IFOAM UE. Si tratta di un evento dedicato all’innovazione e allo sviluppo nel settore.

Obiettivo dell’incontro è diffondere le migliori prassi operative e tecnologiche nello sviluppo delle filiere di distribuzione degli alimenti bio, un’occasione per interagire con diversi esperti del comparto, che condivideranno le proprie conoscenze. La conferenza sarà inoltre incentrata sulle nuove tendenze del mercato, sull’innovazione realizzata da aziende e associazioni e sulle politiche europee in materia.

Ecco il programma completo:

24 Novembre

0re 11 Benvenuto e registrazione

Ore 12:30 Seduta plenaria. Tema: “Migliorare le performance ambientali: politiche e driver di mercato nel settore alimentare”. Interverranno Martín Luis Plaza della Commissione Europea, dipartimento di Agricoltura e Politiche rurali, Álvaro Barrera, presidente di Ecovalia, associazione no profit impegnata nella tutela ambientale, Alexander Beck di IFOAM UE e Laurence Beck di Wessanen, azienda leader nel settore dell’agricoltura biologica.

Ore 15:30 Due sessioni parallele previste dopo pranzo. La prima sullo “Sviluppo della catena di distribuzione: Migliorare l’integrità e aumentare la responsabilità”. La seconda sui “Trend di mercato: incontrare la domanda dei consumatori per alimenti eco-friendly”.

Ore 17:00 Altre due sessioni parallele. Stavolta su “Approcci innovativi: alla ricerca di nuove soluzioni tecnologiche e organizzative” e sulle “Politiche europee per la crescita del mercato: analisi costi/benefici”.

25 Novembre

Ore 09:30 Si ricomincia con una nuova seduta plenaria dal tema “Nuova regolamentazione del settore biologico e requisiti delle performance ambientali”, a cui interverranno Clara Eugenia Aguilera García, membro dell’Europarlamento e vice presidente della Commissione Agricoltura, Luis Martín Plaza, Matej Hudec a capo dell’Unità per l’Agricoltura e la Pesca nell’Unione Europea per la Repubblica Slovacca, e Bavo van den Isderti di IFOAM EU.

Ore 11:00 Terza e ultima seduta plenaria su “Best practices: Migliorare l’integrità della catena distributiva e mitigare il climate change”. A quest’ultimo appuntamento parteciperanno Roberto Pinton, segretario generale di Assobio, Rafael Alonso Aguilera di Oro del Desierto, azienda produttrice di olio bio, e Jean-Marc Lévêque, Manager della Responsabilità Sociale di Triballat, azienda bio francese.

paesaggio toscano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Concluderanno i lavori Eduardo Cuoco direttore di IFOAM UE e Susana Díaz Pacheco, presidente della regione Andalusia.

Per partecipare alla conferenza è necessario compilare il form di registrazione online, che trovate sul sito di IFOAM EU: http://my.ifoam-eu.org/civicrm/event/register?reset=1&id=91&cid=0

FONTI:

http://www.ifoam-eu.org/en/events/4th-organic-processing-conference

http://www.ifoam-eu.org/en/node/3789

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1085

La FAO: il settore agricolo fondamentale per contrastare fame e climate change

Il CFS, il Committee on World Food Security (Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale), si è riunito dal 17 al 21 Ottobre a Roma, nel Quartier Generale della FAO. Durante il primo giorno del meeting internazionale, la FAO (Food and Agriculture Organization), organizzazione delle Nazioni Unite, ha annunciato la pubblicazione del report “The State of Food and Agriculture 2016”. Il report, quest’anno è stato incentrato sul climate change, i cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro pianeta.

Secondo il rapporto, se l’umanità vuole sradicare fame e povertà deve mettere immediatamente in campo una trasformazione rapida dell’agricoltura, degli allevamenti e dei sistemi di produzione e distribuzione degli alimenti. Non c’è dubbio, ritengono gli esperti FAO, che il climate change avrà effetti anche sull’alimentazione.

Se il sistema produttivo dovesse continuare “business as usual”, cioè come ha sempre fatto, milioni di persone sarebbero a rischio fame, soprattutto nell’Africa sub-sahariana e nel Sud-Est Asiatico.

Il clima sta cambiando e quindi deve cambiare anche l’agricoltura”, ha dichiarato Rob Voss, direttore della divisione Agricultural Development Economics della FAO. “Affermiamo questo perché l’agricoltura sta già subendo l’impatto del climate change, in particolare nelle aree tropicali. L’agricoltura sta inoltre contribuendo, per circa un quinto del totale, alle emissioni globali di anidride carbonica e altri gas serra”.

Occorre quindi cambiare passo, per affrontare le sfide climatiche e sostenere le necessità alimentari globali.

Secondo Voss, sono 4 i principali cambiamenti che devono essere messi in campo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Innanzitutto, bisogna convertire i campi a pratiche agricole più sostenibili, anche dal punto di vista economico, scegliendo varietà di raccolti che siano più tolleranti alle elevate temperature e alla siccità.

In secondo luogo, “dobbiamo lavorare per incrementare la capacità del suolo e delle foreste di sequestrare il carbone. La deforestazione per creare nuovi terreni agricoli è una delle principali fonti fonti di emissioni nel settore agricolo”, spiega Voss.

La terza parte del piano FAO riguarda lo spreco alimentare: circa un terzo di tutto il cibo prodotto dall’agricoltura viene perso durante il processo di lavorazione o buttato via dai consumatori.

La quarta azione, che è anche la più impegnativa, è quella di cambiare la dieta delle persone. Stiamo assistendo a un chiaro cambiamento nella domanda alimentare: sempre più spesso osserviamo un aumento nella richiesta di prodotti che interferiscono con le risorse naturali”. La sfida in questo caso è di spingere le persone a selezione alternative alimentari vegetali, piuttosto che animali: questo darebbe un forte contributo a un settore alimentare più sostenibile. E in più, “avrebbe benefici anche sulla salute umana”, conclude Voss.

Durante il meeting del Comitato, sono stati presentati altri documenti che hanno messo al centro del dibattito il ruolo dell’agricoltura biologica come modalità di coltivazione sostenibile. In una dichiarazione, inoltre, la FAO ha detto di “promuovere il biologico, il commercio equo e lo slow food come strade concrete per creare un’agricoltura sostenibile”.

FONTI:

https://www.ifoam.bio/en/news/2016/10/24/committee-world-food-security

http://www.fao.org/3/a-i6030e.pdf

http://www.bbc.com/news/science-environment-37671825

BIOConosco: nasce lo sportello per informare i consumatori del bio

L’Adoc, Associazione Difesa Orientamento Consumatori, insieme a FederBio, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, lanciano BIOConosco, il primo sportello online dedicato a consumatori e appassionati di prodotti biologici. Il portale fornirà informazioni utili e approfondite sulla produzione, sull’etichettatura, sulla corretta terminologia e sui controlli effettuati nel settore dell’agricoltura biologica.

Attraverso BIOConosco i visitatori potranno contribuire in prima persona alla lotta contro frodi e contraffazioni: i consumatori, infatti, potranno inviare una segnalazione su etichette non conformi alla normativa, ma anche indicare possibili prodotti a marchio bio che in realtà non sono tali.

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Gli strumenti informativi sono necessari per garantire la massima trasparenza in un comparto sempre più premiato dal mercato. Il settore dell’alimentare biologico cresce, anche nel 2016: +20% sul 2015, +11% nel corso degli ultimi 5 anni (dati: Osservatorio Ismea-Nielsen). Un incremento sia in termini di diffusione (+5% di famiglie che acquistano almeno un prodotto), che in termini di spesa (3,1% del totale della spesa alimentare) (dati: Osservatorio SANA-ICE 2016). Per favorire questo forte trend di crescita, è necessario tutelare i consumatori e attuare tutte le strategie necessarie per far emergere i veri produttori di agroalimentare bio, emarginando comportamenti scorretti, anche se decisamente rari.

Roberto Tascini – Presidente Adoc

“I consumatori sono sempre più orientati ad acquistare prodotti, come quelli biologici, che garantiscono qualità, sostenibilità e benessere. Ma senza una corretta informazione ed educazione alimentare si corre il rischio di acquistare prodotti che rispondono solo apparentemente a tali requisiti”, spiega Roberto Tascini, presidente dell’Adoc.Lo sportello “BIOConosco” nasce proprio con la volontà di ampliare la conoscenza dei consumatori del settore del biologico, sia di coloro che si avvicinano per la prima volta a questo mondo, sia di coloro che regolarmente acquistano prodotti biologici. Puntiamo l’attenzione in particolare sulla corretta etichettatura degli alimenti biologici, il primo e più utile strumento per conoscere l’origine delle materie prime utilizzate e per verificare i controlli effettuati sul prodotto. Grazie allo sportello, inoltre, avviamo un percorso congiunto con FederBio nel contrasto alle frodi alimentari del settore, dando la possibilità ai consumatori stessi di segnalarci eventuali prodotti che non rispettano le norme in vigore”.

Un sodalizio salutato con favore anche da Paolo Carnemolla, presidente FederBio: “Lo sportello BIOconosco è lo strumento che tutti i consumatori possono utilizzare per avere le corrette informazioni e per sciogliere dubbi sul mondo del bio. Si tratta di un servizio per avere un maggiore contatto diretto con il consumatore finale, che vogliamo potenziare per far crescere il settore in modo sano e trasparente”.

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1079

http://www.adocnazionale.it/sportello-bio-conosco/

India: l’agricoltura bio ‘conquista’ le zone aride e contrasta il global warming

L’India punta sull’agricoltura biologica. Alcuni dei progetti avviati nel subcontinente sono modelli d’ispirazione per tutto il settore. Come il Sikkim, regione nel nord-est del Paese che ha raggiunto il 100% di agricoltura bio, nel corso di 12 anni. O come il villaggio di Kedia, dove gli agricoltori locali stanno mescolando sapientemente tecniche agricole tradizionali, insieme alle nuove strategie di coltivazione bio.

Oggi scopriamo il villaggio di Dantiwara, nella regione del Rajasthan, dove alcune aree desertiche prendono vita grazie all’agricoltura senza pesticidi e fertilizzanti chimici.

Il progetto è stato condotto dai produttori locali, insieme al CAZRI (Central Arid Zone Research Centre), un centro di ricerca specializzato nella riqualificazione delle zone aride nell’India centrale. Il World Food Security Day, tenutosi il 16 ottobre, è stata l’occasione per presentare l’iniziativa.

Durante gli ultimi 8 anni di intensa ricerca”, spiega lo scienziato Arum Kumar Sharma del CAZRI, “siamo arrivati all’inequivocabile conclusione che l’agricoltura biologica sia la panacea di tutti i mali causati dall’uso di fertilizzanti e pesticidi biologici”. Non solo. Questo tipo di coltivazione aiuta anche ad “incrementare la salute del suolo, così come la resistenza del raccolto”.

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Sharma ha aggiunto che le vaste distese desertiche presenti nella regione, offrono le condizioni ideali per la promozione dell’agricoltura biologica. L’idea è che queste terre sono completamente ‘vergini’, sono state cioè protette dall’impatto degli agenti chimici. È possibile inoltre adattarle rapidamente alle nuove pratiche di coltivazione naturali. Ad oggi, a Dantiwara i terreni che hanno effettuato una conversione completa al bio sono pari a 400 bigha (unità di misura locale: ogni bigha è pari a circa 1.600 mq). L’obiettivo è di arrivare al 100% il prima possibile, rendendo il villaggio un modello per tutta la regione e per l’India intera.

All’appuntamento è intervenuto anche Tulcha Ram, responsabile regionale per il bio di Bharatuya Kisan Sangh, organizzazione non governativa che raccoglie agricoltori e allevatori locali. Ram ha raccontato la crescita dell’interesse delle aziende agricole locali verso le nuove tecniche di agricoltura biologica, anche nelle zone aride, che rappresentano oggi il 60% del territorio. E ha ricordato che “l’uso prolungato di agenti chimici sotto forma di fertilizzanti e pesticidi non ha solo ridotto il potenziale del suolo in maniera considerevole. Ha avuto anche dei costi elevati in termini sanitari ed economici” per gli agricoltori locali.

FONTI:

http://timesofindia.indiatimes.com/city/jodhpur/Organic-farming-to-curb-global-warning/articleshow/54876002.cms

http://www.cazri.res.in/

http://www.bharatiyakisansangh.org/

http://www.suoloesalute.it/dai-pesticidi-fertilizzanti-chimici-allagricoltura-biologica-miracolo-indiano-kedia/

http://www.suoloesalute.it/indiano-primo-paese-100-biologico/

Psr 2014-2020: nuove opportunità in agricoltura per duemila giovani italiani

Il Psr come veicolo per invogliare le giovani a generazioni a investire tempo e talento nel settore agricolo. È questo quanto emerge da un’analisi di Enrica Ruggeri (Ismea) sull’applicazione del Programma di sviluppo 2014-2020 da parte delle regioni italiane.

Tutte le iniziative pubbliche a favore dei giovani agricoltori (misura 6.1) previste dai Psr hanno una dotazione complessiva di 1,86 mld, buona parte dei quali ancora da erogare da qui al 2020. Si tratta del 10% del totale della spesa totale prevista e del 36% degli stanziamenti per la redditività e la competitività del settore agroalimentare. Ad oggi, sono 24 i bandi pubblici per l’allocazione delle risorse. Dieci di essi sono tuttora aperti. Misure che hanno interessato la quasi totalità delle regioni italiane.

Alcune amministrazioni hanno già erogato una parte dei fondi; altre invece hanno tuttora degli avvisi aperti per il finanziamento di attività agricole giovanili. La Sardegna, per esempio, ha impiegato l’80% della dotazione complessiva, pubblicando due diversi bandi, entrambi in scadenza a gennaio 2017. Si colloca così al primo posto tra le regioni italiane per percentuale di risorse da stanziare. Al secondo posto troviamo la Calabria, che ha liberato risorse pari al 76% del totale, con un bando in scadenza il 14 novembre prossimo. A seguire la Lombardia con il 70% di aiuti: la regione ha finanziato iniziative in scadenza nel dicembre 2017.

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Per quanto riguarda, invece, le risorse già erogate la Toscana è prima in Italia: la giunta ha infatti trasferito ai giovani agricoltori il 63% del totale della dotazione finanziaria. Hanno chiuso le prime graduatorie anche Emilia Romagna, Veneto, Molise, Umbria, Lombardia e le province autonome di Trento e Bolzano. In totale sono quasi 2mila (1.997) i giovani beneficiari, con un finanziamento complessivo di circa 80 milioni di euro, sui 390 stanziati dalle Regioni in questa prima fase del Psr.

Sul fronte degli investimenti per il ricambio generazionale nelle imprese agricole, Sicilia, Campania e Puglia sono le tre regioni ad aver stanziato di più in termini assoluti. In termini relativi, “vincono” invece Veneto, Puglia e Campania.

Non si tratta unicamente di investimenti in nuove aziende. Nel Psr, in particolare nel “Pacchetto giovani” sono state messe in campo anche iniziative di formazione e sviluppo: accompagnamento dei giovani nel percorso di avviamento aziendale, acquisizione di nuove competenze, stanziamento di risorse per la competitività e l’innovazione.

FONTI:

http://www.pianetapsr.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1642

La voce fuori dal coro di Michele Serra a difesa del biologico

michele-serra-reportLa recente puntata di “Report” di Rai3 ha fatto sì luce su delle gravi inefficienze nella filiera del biologico italiano, ma ha avuto anche l’effetto opposto di gettare nello sconforto le migliaia di operatori onesti che da decenni svolgono il loro lavoro in modo ineccepibile; quella stessa filiera che è la migliore al mondo per esportazione dei prodotti agro-alimentari. Vogliamo riportare oggi l’opinione di Michele Serra così come è apparsa sulle pagine de ” La Repubblica” il 13 ottobre.

“Un vecchio amico pioniere del biologico ) aveva vent’anni quando prese la via della terra) mi telefona affranto dopo la puntata di “report” nella quale si smascheravano un paio di truffe ( vere, e gravi ( commesse nel nome,usurpato, del bio.” Non una parola sulla passione, la fatica, l’affetto per i campi di molte migliaia di coltivatori e allevatori, soprattutto ragazze e ragazzi, piccole e medie aziende virtuose che ormai costituiscono massa critica, numeri importanti.Sembrava che “bio” fosse sinonimo di furbata o di crimine”. Mi ha colpito l’uso del termine ” affetto”, non tutti i lavoratori sono affettuosi, non tutte le attività economiche hanno come obiettivo la cura di qualcosa, in questo caso la terra e il cibo. Mi ha colpito anche, il tuo tono ferito.

Così funziona in giornalismo, gli ho detto, punta lo sguardo sulle cose che non vanno e sui conti che non quadrano, azzanna l’errore, o almeno ci prova. Capita poi che nell’inseguire la preda urti anche vite e sensibilità di persone, per così dire, estranee ai fatti; o peggio vittime anch’esse, come è il caso dei coltivatori bio lesi dal danno di immagine prodotto da pochi imbroglioni. Per rasserenarlo ho anche aggiunto ( non me ne voglia la corporazione della quale faccio parte ) che le cattive notizie fanno molto rumore ma passano veloci come lampi. L’agricoltura ha tempi lunghi e la pazienza nel suo Dna, e il fatto che i media ne parlino poco forse, a conti fatti, non è un male ”

 

fonti:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/10/13/-lamaca30.html?ref=search

https://www.facebook.com/AmacaMicheleSerraRepubblica/