Suolo e Salute

Mese: Dicembre 2017

Autorizzazione del glifosato: le ONG portano in tribunale EFSA e Bfr

Autorizzazione del glifosato: le ONG portano in tribunale EFSA e Bfr

Le ONG ambientaliste fanno causa alle agenzie che hanno dichiarato il diserbante glifosato non cancerogeno.

Ricordiamo che l’autorizzazione da parte dei Paesi Europei all’utilizzo del diserbante glifosate arriva dopo una lunga trattativa e malgrado i no decisi di Francia e Italia.

A pochi giorni dalla rinnovo dell’Ue all’autorizzazione all’uso del prodotto per altri cinque anni, due organizzazioni, Global 2000 e Pesticide Action Network (PAN), avviano un’azione legale per frode commerciale nei confronti di EFSA e BfR.

Le accuse delle ONG

È di questi giorni la notizia che le organizzazioni Global 2000 e PAN avrebbero intentato causa contro le due agenzie direttamente coinvolte nella valutazione del diserbante glifosato come non cancerogeno.

Stiamo parlando dell’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, e del BfR, l’Istituto tedesco per la valutazione dei rischi. L’accusa, che dovrà essere discussa nei tribunali di Vienna e Berlino, è quella di frode commerciale. Si prospettano comunque anche cause in Francia e in Italia. L’accusa? Aver falsificato i dati sulla pericolosità del prodotto nelle proprie valutazioni. Anche utilizzando nei propri rapporti, stralci di documenti scritti dalla stessa Monsanto, produttrice del RoundUp, erbicida più usato al mondo che contiene glifosato.

Il testo delle agenzie, in particolare, analizzava gli studi condotti sui legami tra il glifosato e la genotossicità, la cancerogenicità e i possibili danni al sistema riproduttivo. L’obiettivo era di smontare le conclusioni degli enti di ricerca che accusavano il prodotto di essere potenzialmente rischioso per l’uomo.

La dichiarazione dell’EFSA, ricordiamo, è stata emessa nel 2015, in piena contraddizione con il parere della IARC, che aveva invece inserito il diserbante tra le sostanze potenzialmente cancerogene per l’uomo.

“Il diserbante glifosato non è cancerogeno”: le reazioni delle agenzie coinvolte

L’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare ha smentito le accuse delle due organizzazioni no profit. Non è chiaro come andranno a finire le cause. Rimangono comunque oltre cento pagine della relazione dell’EFSA copiate e incollate da studi redatti dalla Monsanto.

Nel frattempo, Global 2000 ha affermato che il caso non può essere portato direttamente alla Corte di giustizia europea. Le accuse saranno discusse infatti presso le corti nazionali. Saranno quest’ultime a rivolgersi alla Corte di giustizia europea. Corte che avrebbe già affermato l’impossibilità di portare un’agenzia comunitaria, l’EFSA, davanti a un tribunale nazionale.

FONTI:

http://www.rinnovabili.it/ambiente/tribunale-agenzie-glifosato-333/

http://www.suoloesalute.it/diserbante-glifosato-arriva-no-definitivo-del-governo-italiano/

Per annullare l’effetto del glifosato bastano due settimane di dieta bio

Per annullare l’effetto del glifosato bastano due settimane di dieta bio

Il consumo esclusivo di alimenti biologici può aiutarci a ostacolare il bioaccumulo di sostanze tossiche nell’organismo come ad esempio il glifosato, scoperto tutto ciò grazie ad uno studio.

In Europa viene rinnovata l’autorizzazione per l’impiego del glifosato.  Altri 5 anni in cui sui campi di mezza Europa (Italia e Francia hanno già parzialmente ridotto l’impiego) verrà utilizzato l’erbicida considerato “probabilmente cancerogeno” dallo Iarc. Come difendersi? Una nuova “arma” arriva dal consumo di alimenti biologici.

Uno studio su una famiglia italiana ha infatti dimostrato come il consumo di prodotti agroalimentari provenienti da coltivazioni bio sia in grado di ridurre i livelli di contaminazione nell’organismo. Annullandone gli effetti quasi del tutto.

Alimenti biologici e contaminanti nelle urine: lo studio FederBio

Aveva destato giusta preoccupazione una ricerca pubblicata a ottobre su JAMA in cui alcuni ricercatori dell’Università della California dimostravano come le concentrazioni di glifosato nell’urina della popolazione siano più che raddoppiate nel corso di 23 anni. Da una media di 0,2 microgrammi per litro nel ’93 si è passati a una di 0,44 microgrammi per litro nel 2016.

La buona notizia di oggi è che bastano due settimane di dieta a base di alimenti biologici per azzerarne i livelli nell’organismo. Lo studio è stato condotto in Italia e promosso da FederBio (Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica), Isde-Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) e Wwf. Le sigle hanno lanciato la campagna #ipesticididentrodinoi per analizzare i livelli di contaminanti chimici presenti nel nostro organismo e per proporre soluzioni alternative.

I ricercatori si sono concentrati sugli inquinanti contenuti nelle urine di una famiglia italiana. Papà, mamma e due bambini di 7 e 9 anni si sono sottoposti a un esame specifico per stimare il contenuto di pesticidi nella pipì. L’analisi è stata effettuata prima e dopo una dieta 100% biologica.

I risultati sono stati estremamente interessanti. Dopo i 15 giorni di dieta sana, si è registrata una quasi completa decontaminazione dagli insetticidi più impiegati in agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e dal glifosato.

I ricercatori hanno effettuato 16 analisi su altrettanti campioni di urine. Quattro per ciascun membro della famiglia ‘analizzata’. In 13 dei 16 campioni sono stati riscontrati risultati estremamente positivi, con un abbattimento quasi totale dei livelli di contaminanti dopo la dieta bio. Solo in due casi non sono stati registrati miglioramenti. L’80% delle analisi, dunque, ha dimostrato gli effetti benefici della dieta a base di alimenti biologici.

I benefici degli alimenti biologici in dettaglio

Le analisi sono state elaborate dal Medizinisches Labor Bremen – MLHB, laboratorio accreditato di Brema. I risultati più interessanti sono stati individuati su due sostanze.

In primis, l’insetticida clorpirifos. Nel bambino più piccolo, il contaminante era presente nelle urine con un valore di oltre 5 microgrammi per grammo di creatinina. Si tratta di un valore più di tre volte maggiore rispetto alla media di riferimento, che si ferma a 1,5 mg/g. Dopo i 15 giorni di dieta a base di alimenti biologici il valore è sceso a 1,8 microgrammi. Anche nel papà la sostanza era presente in concentrazioni molto elevate: tre volte di più rispetto alla media di riferimento per gli adulti. Dopo la dieta, il valore non è stato più rilevabile.

Anche sul glifosato i risultati sono estremamente interessanti. Dopo la dieta bio, infatti, i valori di tutti i 4 membri della famiglia sono risultati al di sotto della soglia di rilevabilità. Un risultato straordinario, se consideriamo che le concentrazioni erano molto elevate. Nel papà, per esempio, i livelli erano più del doppio rispetto alla media della popolazione di riferimento (+116%). Dopo la dieta, le tracce di erbicida sono scomparse. Nei bambini i livelli iniziali erano più bassi, ma comunque importanti: 0,16 per la bambina di 9 anni, 0,19 per il più piccolo. A fronte di un valore di riferimento di 0,12 microgrammi/litro. Dopo la dieta, i residui di glifosato non sono più stati individuati.

Gli ambientalisti: “Incredibile l’assenza di monitoraggi su ampia scala”

La buona notizia, l’abbiamo visto, è che gli alimenti biologici possono aiutarci a ridurre efficacemente questi contaminanti chimici nel corpo. Il che ci ricorda quanto dobbiamo stare attenti ai prodotti che acquistiamo e consumiamo.

Se le analisi, infatti, da un lato ci rincuorano, dall’altra ci fanno temere per il cosiddetto ‘bioaccumulo’, l’accumulo di sostanze tossiche persistenti nell’organismo, risultato più che mai evidente dalle analisi. Lo scrivono i promotori della ricerca in una nota:

«Un’indicazione importante del fatto che la chimica contenuta negli alimenti da agricoltura convenzionale, anche in presenza di cibi che rispettano le soglie stabilite di fitofarmaci, come capita nella maggior parte dei prodotti consumati in Italia, rimane e si accumula nel nostro corpo, con conseguenze che ancora non sono state totalmente studiate e comprese».

Parole cui fa eco Maria Grazia Mammuccini, portavoce della coalizione #StopGlifosato, che si è mobilitata negli ultimi anni per ostacolare l’approvazione di una nuova autorizzazione europea per l’erbicida:

«L’iniziativa che abbiamo condotto ci spinge a una seria riflessione sul fatto che se cerchiamo ‘i pesticidi dentro di noi’ è molto probabile che li troviamo. Ma su questo non ci sono monitoraggi su ampia scala: è incredibile che ancora oggi ci si ponga in maniera molto vaga il tema dell’effetto dei pesticidi all’interno del nostro organismo. Misurare i livelli di inquinamento da fitofarmaci sui prodotti alimentari è il primo passo. Ma serve approfondire la conoscenza degli effetti che diverse e numerose sostanze hanno sulla nostra salute».

Aumento della coltivazione di canapa in Italia

Aumento della coltivazione di canapa in Italia

È boom di coltivazione di canapa (cannabis sativa) in Italia.

Questo quanto emerso durante la presentazione, al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio, del primo studio sulle potenzialità economiche e occupazionali della coltivazione,  trasformazione e distribuzione della cannabis indica ad uso terapeutico in Italia.

La canapa, sottolinea anche Coldiretti, sta prepotentemente tornando nelle campagne: nel 2014 è stato registrato un aumento del 150% dei terreni coltivati a scopo tessile, edile, cosmetico ecc.

Durante quest’anno, sono raddoppiate le aziende agricole coinvolte nella semina di canapa e gli ettari coltivati in Italia sono passati da circa 400 del 2013, a 1000 del 2014. Le regioni interessate sono diverse: dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, fino a toccare Friuli, Sicilia e Sardegna.

Secondo Coldiretti, è un vero e proprio boom “spinto dalle molteplici opportunità di mercato che offre questa coltivazione particolarmente versatile e dalla quale si ottengono dai tessuti ai materiali edili, ma anche olio, vernici, saponi, cere, cosmetici, detersivi, carta o imballaggi”.

Si tratta di un ritorno a un tipo di coltivazione che fino agli anni ’40 era più che diffusa in Italia, se si considera che il nostro Paese era il secondo maggior produttore di canapa al mondo, al primo posto, però, per ciò che riguardava la qualità.

Il declino si è avuto con l’imposizione sul mercato delle fibre sintetiche e con la campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha demonizzato l’utilizzo e la coltivazione di questa pianta.

Oggi, invece, le istituzioni sono consapevoli dell’esigenza di creare un quadro legislativo meno rigido, che possa valorizzare le caratteristiche distintive della canapa italiana: in Parlamento sono state presentate ben tre proposte di legge.

Canapa quindi come nuove opportunità di sviluppo agricolo, volto a risollevare il settore.

Nel nostro Paese, in questi termini, sono diversi i progetti avviati e che sfruttano le diverse proprietà della canapa.

Una, tra le più importanti, è la capacità di assorbire gli agenti inquinanti e i metalli pesanti presenti nel terreno. In tal senso, infatti, la coltivazione di questa pianta potrebbe essere utilizzata per la riqualificazione, economica e del tutto naturale, di zone altamente inquinate, così come già avviene nella provincia di Taranto.

Non solo. Questa pianta, infatti, può essere trasformata in materia prima da adoperare in diversi settori che vanno dalla cosmesi naturale e biologica, al settore tessile, fino ad arrivare alla bioedilizia.

Nuove opportunità di lavoro quindi, per raggiungere reddito e occupazione nel rispetto dell’ambiente, permettendo di rimanere e lavorare nella propria terra.

“Accettazione e valore dei fertilizzanti riciclati nell’agricoltura biologica”: incontro a Bruxelles

“Accettazione e valore dei fertilizzanti riciclati nell’agricoltura biologica”: incontro a Bruxelles

Il 12 dicembre 2017 l’IFOAM UE, insieme alla piattaforma europea per il fosforo sostenibile (ESPP), terrà una riunione a Bruxelles rivolta a tutti gli interessati del settore il cui argomento è “Accettazione e valore dei fertilizzanti riciclati nell’agricoltura biologica”.

Diversi gli argomenti che saranno affrontati durante il workshop: la necessità di input di fosforo in agricoltura biologica, la coerenza ecologica dell’utilizzo di sostanze nutritive di riciclaggio nell’agricoltura biologica e l’accettabilità, per il movimento dell’agricoltura biologica, distributori di alimenti biologici e consumatori,  di diversi materiali secondari e prodotti riciclati.

Proposte di relatori, invitati o contributi sono benvenuti, così come poster, i cui titoli devono essere indicati al momento della  registrazione.

I dettagli del programma e della sede verranno inviati in seguito, in prossimità della data dell’evento, direttamente da ESPP.

Per partecipare, è possibile registrarsi QUI

Se si desidera presentare un contributo o un poster, si prega di contattare info@phosphorusplatform.eu

Fonte 

Biofach 2018 : la Fiera mondiale per alimenti biologici

Biofach 2018 : la Fiera mondiale per alimenti biologici

Il commercio biologico si riunisce a Norimberga dal 14 al 17 febbraio 2018 presso la fiera leader mondiale per alimenti biologici,  il Biofach.

Il biologico è più di un’etichetta o di una certificazione: il biologico è sinonimo di qualità e convinzione – per l’uso responsabile delle risorse naturali. BIOFACH nel Centro Esposizioni Norimberga è il luogo in cui le persone condividono il loro interesse appassionato per il cibo biologico, conoscersi e scambiarsi opinioni, e questo dal 1990.

A BIOFACH 2018 sono attesi 2.950 espositori e oltre 50.000 visitatori (inclusa VIVANESS ) del settore biologico nazionale e internazionale. L’occasione perfetta per visitare professionisti per incontrare produttori biologici del mercato biologico e lasciarsi ispirare dalle ultime tendenze del settore. gico e lasciarsi ispirare dalle ultime tendenze del settore.

Nuova PAC: la nuova Comunicazione di Bruxelles non piace al mondo bio

Nuova PAC: la nuova Comunicazione di Bruxelles non piace al mondo bio

La Commissione Europea ha pubblicato una Comunicazione sulla nuova PAC 2020, sottolineando alcune delle priorità emerse durante la consultazione pubblica di 3 mesi. Una consultazione che ha visto la partecipazione di circa 320mila soggetti, singoli e associati, desiderosi di dire la propria sulla riforma.

Il dibattito entrerà nel vivo a partire dalla metà del 2018, quando gli obiettivi enunciati nella Comunicazione troveranno forma in proposte legislative. Ma la lettura del documento è importante per comprendere la direzione indicata da Bruxelles.

Una direzione che alcune associazioni di settore sembrano giudicare, per ora, troppo timida. Sul dibattito, inoltre, si abbatte la tegola Brexit che potrebbe vedere ridurre sensibilmente il budget impiegato per la nuova PAC, con ripercussioni importanti anche per l’Italia.

Facciamo il punto della situazione.

Nuova PAC, la Comunicazione della Commissione

Regole più semplici e un approccio più flessibile”, così la Commissione Europea in un comunicato diffuso due giorni fa descrive la nuova PAC, che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2020.

La Comunicazione prende il nome di “Il Futuro del Cibo e dell’Agricoltura: per una Politica Agricola Comune flessibile, giusta e sostenibile”. Nel documento vengono delineate le idee cardine intorno a cui ruota la nuova PAC comunitaria, tenendo conto delle risposte pervenute durante la consultazione pubblica lanciata a febbraio.

La struttura della PAC dovrebbe rimanere invariata, imperniata com’è sui due pilastri dei Pagamenti diretti e dello Sviluppo rurale. La novità introdotta riguarda invece l’approccio con cui saranno definite le azioni concrete per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti a livello UE.

Ciascuno stato membro dovrà, infatti, sviluppare il proprio piano strategico, specificando in che modo intende raggiungere gli obiettivi richiesti. Un Piano che sarà successivamente approvato dalla Commissione. Piuttosto che sul raggiungimento di determinati risultati, spiegano ancora da Bruxelles, “l’attenzione sarà maggiormente focalizzata sul monitoraggio dei progressi compiuti, assicurandosi che i finanziamenti siano focalizzati sui risultati concreti”.

Si dovrebbe passare quindi a un approccio tagliato sulle specifiche esigenze delle nazioni, abbandonando soluzioni generaliste, spesso lontane dalle implicazioni concrete per i diversi comparti nazionali.

Per Phil Hogan, Commissario all’Agricoltura, la Comunicazione assicura che la nuova PAC raggiungerà una serie di “obiettivi nuovi e contingenti”:

«Promuoverà la creazione di un settore agricolo smart e resiliente, rafforzerà la tutela ambientale, così come le azioni climatiche e il tessuto socio-economico delle aree rurali».

Nuova PAC: associazioni contrarie

Non sono ottimiste come Hogan le associazioni del settore agroalimentare. Su tutte si esprime IFOAM Ue, federazione che raccoglie produttori e associazioni del mondo bio. In una nota, IFOAM spiega che la nuova PAC è “un’enorme opportunità per promuovere la piena transizione verso un’agricoltura più sostenibile in Europa”. Ma, sebbene la Comunicazione della Commissione offra “possibilità di miglioramento”, manca di “un approccio chiaro e condiviso in tutta l’UE per adottare modelli di crescita più sostenibili”.

Non è prevista, spiegano dalla federazione, un’assegnazione di priorità a sistemi agricoli più sostenibili, come la coltivazione bio. I requisiti di sostenibilità per accedere al sostegno al reddito previsto dal primo Pilastro PAC sono inoltre basici. Lasciando agli agricoltori la possibilità (e quindi senza alcun obbligo) di aderire a standard più elevati su questo versante. Se questo schema dovesse rimanere tale, spiegano da Ifoam, “la prossima riforma rischia di mantenere intatto lo status quo, senza dare il necessario impulso alla sostenibilità”.

Critiche simili arrivano da Slow Food, che in una nota spiega come la Comunicazione citi “molte delle questioni sollevate dalla società civile, ma non proponga misure pratiche in grado di favorire una transizione verso sistemi alimentari realmente sostenibili”. La riforma della PAC sembra dunque parziale, dal momento che “la Commissione sostiene in tutto e per tutto l’attuale sistema di pagamenti diretti, basato su diritti e pagamenti basati sugli ettari”.

In sostanza, ci si aspettava una riforma più coraggiosa:

«Per farla breve – concludono da Slow Food – le proposte formulate nella comunicazione non appoggiano una transizione verso sistemi alimentari sostenibili e non giustificano la spesa di quasi il 40% del bilancio UE sulla PAC».

Il nodo: l’Italia rischia di perdere 10 miliardi

Nel dibattito sulla nuova PAC entrano pesantemente anche gli scenari post Brexit. La Direzione generale agricoltura della Commissione Europea ha infatti realizzato un documento in cui vengono simulati i principali scenari sul futuro bilancio Ue, su cui inciderà l’uscita della Gran Bretagna.

Secondo le stime diffuse dall’ANSA, potrebbe verificarsi un taglio sul bilancio PAC tra il 15 e il 20%. In termini assoluti, per l’Italia significherebbe dai 3,4 ai 9,7 miliardi di euro in meno, in 7 anni, a partire dal 2020.

FONTI:

http://europa.eu/rapid/press-release_IP-17-4841_en.htm

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2017/11/29/press-release-cap-communication-eu-agriculture-needs-clearer-direction-long-term

https://www.slowfood.com/sloweurope/it/slow-food-commenta-la-proposta-europea-futuro-del-cibo-dellagricoltura-la-direzione-della-nuova-pac/

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2017/11/29/fondi-ue-rischio-tagli-pac-fino-97-miliardi-in-meno-a-italia_77970056-0c6c-4ae3-85ab-8724111d6ad4.html