Venerdì 24 maggio torna il “Global Strike for Future”, la protesta contro i cambiamenti climatici.
Dai dati emessi dall’IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, il gruppo di scienziati e climatologi coordinato dall’ONU, è emerso che l’agricoltura ad alto impatto ambientale e l’uso attuale di foreste e suolo sono responsabili del 24% delle emissioni totali di gas serra.
La riconversione all’agroecologia, secondo l’organizzazione, può essere la soluzione migliore per combattere l’impatto ambientale. L’agricoltura bio può invertire il processo poiché, secondo alcune indagini, utilizza il 45% in meno di energia, producendo il 40% in meno di gas serra rispetto all’agricoltura convenzionale.
“L’agroecologia può fare la differenza: è lo strumento attraverso il quale difendere le risorse naturali e biologiche. Ci aspettano due importanti appuntamenti, la Pac e il Pan che disegneranno le scelte dei prossimi sette o otto anni: è evidente che anche per combattere i mutamenti climatici, abbiamo bisogno di rimodulare le priorità e il biologico è il modello produttivo che più di altri è capace di dare garanzie per la salute dei cittadini e dell’ambiente” dichiara Maria Grazie Mammuccini.
“La meccanizzazione, le monoculture intensive, l’uso massiccio dell’irrigazione e di input artificiali esterni come i fertilizzanti di sintesi e i pesticidi hanno fatto perdere ai terreni i microrganismi utilizzati dalle piante per estrarre nutrienti complessi e per difendersi dalle avversità. Il suolo in molti casi è diventato un sistema idroponico: un semplice substrato fisico privo di interazione naturali”, spiega Lorenzo Ciccarese, il responsabile dell’Area per la conservazione delle specie e degli habitat e per la gestione sostenibile delle aree agricole e forestali presso l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
“500 milioni di ettari di terre agricole abbandonate hanno perso la loro funzione produttiva ed ecologica. Ripristinando la salute di questi terreni potremmo aumentare non solo la produzione di cibo ma anche il potenziale sequestro di carbonio (…). Le Nazioni Unite hanno stimato che il costo complessivo annuale dei fenomeni di degrado dei terreni raggiunge la cifra di 490 miliardi di dollari, decisamente superiore a quella dei costi della prevenzione. In Europa il costo annuale del degrado dei terreni è pari a 52 miliardi di dollari, 38 miliardi di euro” commenta Stefano Bocchi, docente di Agronomia all’Università degli studi di Milano.
Fonte: https://www.cambialaterra.it/2019/05/24-maggio-lagricoltura-biologica-per-combattere-i-cambiamenti-climatici/