Bioreport CREA: il biologico è innovazione e aiuta a placare il problema climatico
Bioreport 2017-2018 firmato Crea fa il punto sullo sviluppo dell’agricoltura a basso impatto ambientale.
Il report, oltre a parlare dei dati relativi alla crescita del biologico a livello di operatori e superfici coltivate, mette in luce il rapporto che ha il bio con l’innovazione. “Già nel 2009, McIntyre affermava che l’agricoltura biologica, con le sue rigide regole sugli input esterni, è necessariamente più innovativa, in quanto implica la continua ricerca di soluzioni alternative e innovative che le consentano di produrre nel rispetto degli standard biologici”, scrive il Bioreport. “Spesso nell’agricoltura biologica l’innovazione è fondata sul know-how delle aziende, sulla ricombinazione e riapplicazione di ciò che in letteratura viene definita “conoscenza esistente”, cioè tacita, derivante dall’esperienza pratica, che è propria degli agricoltori. In questo senso, si evidenzia come, in tale settore, siano più frequenti i processi innovativi di tipo incrementale, che lavorano proprio sulla conoscenza esistente (know-how, know-what) per produrre cambiamenti di tipo organizzativo, di prodotto e di processo”.
Continua poi sottolineando l’importanza che ricopre il biologico sull’impatto ambientale: l’agricoltura bio ha un elevato potenziale di mitigazione per le emissioni di N2O, per il minor numero di azoto ai suoli grazie alle più moderate fertilizzazioni. Non solo l’agricoltura, ma anche l’allevamento biologico ha un minor impatto a livello ambientale.
“Le produzioni biologiche, non utilizzando i fertilizzanti chimici, annullano le emissioni a monte connesse alla loro produzione, che derivano da processi industriali ad alto input energetico. Un contributo molto rilevante alla mitigazione delle emissioni viene infine dal sequestro di carbonio organico nei suoli che è un’importante strategia non solo di mitigazione, ma anche di adattamento ai cambiamenti climatici, soprattutto nei paesi mediterranei. L’agricoltura biologica, secondo molti studi, aumenterebbe considerevolmente lo stock di carbonio nei suoli, rispetto alla convenzionale. Ad esempio, secondo risultati sperimentali, nei suoli gestiti con applicazione di fertilizzanti organici si riscontra un contenuto di carbonio organico fino al 15% più elevato rispetto ai suoli in cui venivano usati sia fertilizzanti chimici che organici”.