Suolo e Salute

Anno: 2021

AL WORLD AGRI-TECH SUMMIT SI PARLA DI RINASCIMENTO AGRICOLO E SOSTENIBILITÀ

AL WORLD AGRI-TECH SUMMIT SI PARLA DI RINASCIMENTO AGRICOLO E SOSTENIBILITÀ

Si è tenuta il 9 e 10 marzo 2021 l’edizione digitale statunitense del World Agri-tech Summit, una delle più grandi manifestazioni in campo green, che riunisce aziende, ricercatori, investitori, policy maker sul tema dell’Innovazione agricola.

Tra i molti temi attraversati dalla manifestazione: il ruolo delle aziende come guida alla sostenibilità, il Carbon Farming, la Tracciabilità, la Carbon neutrality, le Tea – Tecnologie di evoluzione assistita.

Nel susseguirsi di eventi e conferenze organizzate, un termine è ricorso con frequenza: Rinascimento. Inteso probabilmente come una nuova età di cambiamento, legato alla sostenibilità; un nuovo modo di concepire la produzione alimentare, sano e vantaggioso, sul fronte ambientale come su quello di chi consuma e produce.

Non molti giorni prima in Germania, ha avuto luogo il Biofach, manifestazione di riferimento per il biologico mondiale, all’interno del quale sono stati annunciati numeri record per il settore bio, senza precedente alcuno.

Forse per la prima volta nella storia, diverse parti del mondo si stanno proiettando verso una rivoluzione green e aspirano a lasciarsi “travolgere”. Il governo americano infatti, con la nuova amministrazione Biden, ha confermato tra i principali obiettivi, il perseguimento di una politica con questa impronta per gli Stati Uniti d’America, già al primo posto per mercato nel mondo. Negli stessi giorni, Ursula Von Der Layen, Presidentessa della Commissione Europea, si è espressa rispetto alle linee da seguire per l’Unione Europea.

Se parliamo di dati, Fibl e Ifoam rende noto che la superficie coltivata a biologico nel mondo, ha raggiunto i 72,3 milioni di ettari di estensione in ben 187 nazioni. Per un incremento dell’1,6% rispetto allo scorso anno, ovvero di 1,1 milioni di ettari in più. Soltanto in Europa risultano in coltivazione a metodo biologico, 16,5 milioni di ettari, con una vendita relativa ai prodotti che ammonta a 106 miliardi.

Al primo posto, come preannunciato, gli Stati Uniti, con 44,7 miliardi di euro, seguiti dalla Germania con 12 miliardi e in coda la Francia, che ha visto negli ultimi anni una vera e propria esplosione con la vendita complessiva di 11,3 miliardi di euro annui.

L’Italia non viaggia troppo distante da queste cifre, con 4,3 miliardi di prodotti biologici venduti l’anno, più del 4% della spesa totale legata agli alimenti. Un vero record, che identifica il settore come strategico anche per il Bel Paese, in testa alle classifiche per Sau impiegata (il 16% contro l’8% della media europea). Una Rivoluzione o meglio, Rinascimento, su cui è importante non rimanere indietro.

 

Fonte: Agronotizie

LA CENTRALITA’ DEL CIBO COME STRUMENTO PER LA DIFESA DEL TERRITORIO

LA CENTRALITA’ DEL CIBO COME STRUMENTO PER LA DIFESA DEL TERRITORIO

Il cibo come strumento, per accendere i riflettori su tematiche collaterali. È uno dei perni della visione di Slow Food, storica associazione che già ai tempi del modello Fast di approccio all’alimentazione, perseguiva uno stile lento; un procedere scandito di minuti investiti nella scelta delle materie prime, per uno sguardo che pone l’ambiente e la sua tutela, al primo posto. Un vero e proprio modo alternativo rispetto alle tendenze di alcuni anni fa.

Francesco Sottile, membro dell’esecutivo nazionale Slow Food Italia, sottolinea questo elemento di centralità del cibo, come prodotto e pretesto per difendere il patrimonio di saperi legati al territorio. Perché ogni forma di tutela della biodiversità, se decontestualizzata dal territorio di provenienza, perde la sua reale azione di salvaguardia.

Sono questi i pensieri e i principi che guidano l’ingresso di Slow Food all’interno del Comitato dei Garanti di Cambia La Terra.

La coalizione è tesa a raggruppare realtà che hanno a cuore la salvaguardia del pianeta: rappresentanti delle associazioni ambientaliste e dei cittadini, ricercatori e scienziati, nella condivisione di un percorso culturale legato alla sostenibilità, che trova coinvolto anche FederBio.

Slow Food è notevolmente cresciuta negli ultimi trent’anni, aggiunge Sottile, rivelandone la presenza in tutti e cinque i continenti, per un totale complessivo di 150 realtà sparse in giro per il mondo, grazie a una rete costruita e proposta nei vari territori secondo la stessa visione politica, ma calata e contestualizzata in questi secondo le condizioni sociali e culturali del luogo di riferimento.

Conservazione della biodiversità ambientale, tutela della biodiversità culturale, attenzione al legame con il territorio e con le comunità e i produttori locali: sono i principi fondamentali che guidano Slow Food. Valori difficili da salvaguardare, afferma Francesco Sottile, perché oggi la produzione di cibo è davvero uno strumento di economia globale, che condiziona fortemente i rapporti tra i paesi.

Gravi sono gli effetti sugli agricoltori per esempio, che perdono il controllo di scelta sui loro territori. Un fenomeno di questo tipo è il Land Grabbing, l’accaparramento di terre da parte di Paesi stranieri, che con queste non hanno in genere niente a che spartire. I governi locali, sono spesso complici dello sfruttamento, poiché svendono il proprio suolo a forze economiche esterne che maltrattano il terreno applicando modelli agricoli che lo lasciano impoverito e desertificato dalla chimica di sintesi.

All’interno di questo approccio, i piccoli agricoltori rimangono impotenti, per questo il ruolo del consumatore diventa strategico: con la scelta quotidiana di ciò che porta in tavola, può davvero fare la differenza. Ritorna quindi il cibo, come elemento centrale per portare l’attenzione su alcune tematiche collaterali.

Oggi difatti, conclude Sottile, anche a causa della Pandemia, il consumatore è estremamente più accurato e consapevole, interessato a ciò che succede dietro la produzione di un determinato cibo.

Iniziative come “Buono, Pulito e Giusto”, immaginate da Slow Food, si pongono  l’obiettivo di far comprendere che dietro una bottiglia di passata di pomodoro c’è un’intera storia fatta di persone e lavoratori presenti nei campi e che un giusto prezzo di prodotto, corrisponde a un adeguato riconoscimento del lavoro e rapporti nelle relazioni sociali non basati sullo sfruttamento.

Fonte: Cambia la terra

LE ASSOCIAZIONI PROTESTANO: NESSUNA MENZIONE AL BIOLOGICO ALL’INTERNO DEL PNRR

LE ASSOCIAZIONI PROTESTANO: NESSUNA MENZIONE AL BIOLOGICO ALL’INTERNO DEL PNRR

Profonda è la delusione manifestata da parte delle Associazioni di settore AssoBio, AIAB, Associazione Biodinamica e FederBio, per l’inconsistenza della parte dedicata all’agricoltura biologica e agli investimenti in merito, all’interno del capitolo relativo all’agricoltura sostenibile del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; presentato dall’Italia alla vigilia dell’approvazione del Piano d’Azione europeo per il settore biologico.

A parere delle Associazioni, non sarebbero state citate neppure le note strategie “Farm To Fork” e “Biodiversità 2030” approvate dalla Commissione Europea nell’ambito dell’European Green Deal.

Al settore Bio sembra essere stata dedicata solo una marginale citazione, nella parte relativa al recupero delle terre incolte, raccontano le Associazioni.

Un risultato non soltanto deludente, poiché sembra non considerare lavoratori e imprese del settore, ma almeno all’apparenza disconnesso rispetto ai dati di forte sviluppo che l’agricoltura biologica e la vendita dei suoi prodotti ha registrato, in un tempo non ordinario come quello pandemico.

Nella linea d’Azione del documento, all’interno del capitolo relativo all’agricoltura sostenibile, le Commissioni di Camera e Senato, hanno dato rilevanza a temi come: lo sviluppo del biometano agricolo, il rinnovo del parco mezzi circolanti e dei macchinari, l’agricoltura di precisione, la promozione dell’impiego della biomassa forestale italiana per la produzione di energia.

Le Associazioni avevano invece posto l’attenzione su questioni quali: gli investimenti nella ricerca e innovazione del settore bio, un ausilio verso la sua digitalizzazione e un’azione sulla fiscalità finalizzata ad agevolare le attività, i prodotti e i servizi, per un impatto complessivo positivo.

Manifestano così incredulità e incomprensione, verso un agire che sembra disincentivare la conversione all’agricoltura biologica e con questa, alle aree dei biodistretti, di grande efficacia per la lotta al cambiamento climatico, per il rilancio economico dei tanti territori rurali dimenticati, così come un’opportunità di lavoro concreta per donne e giovani.

 

Fonte: Help consumatori

IL PIANO D’AZIONE UE 2021/27 E IL CONTRIBUTO DELL’ITALIA NEL PROCESSO DI ESPANSIONE AL BIOLOGICO

IL PIANO D’AZIONE UE 2021/27 E IL CONTRIBUTO DELL’ITALIA NEL PROCESSO DI ESPANSIONE AL BIOLOGICO

Consiste di ventitré azioni il Piano della Commissione europea, presentato il 25 marzo e finalizzato al sostegno e all’espansione del settore biologico.

Tra gli obiettivi principali vi è il: triplicare la superficie agricola coltivata a metodo bio, dimezzare l’uso di pesticidi e antibiotici all’interno dei suoli e incrementare la produzione e la domanda di prodotti alimentari di tipo biologico.

Nell’intento di espandere la superficie delle aree coltivate, il dato di partenza totale dell’Europa al momento, è dell’8,5 %, quello a cui si tende del 25%, da realizzare entro il 2030 – secondo i termini del Green Deal europeo – agendo in modo calibrato a seconda della superficie di partenza di ogni paese.

Ricordiamo infatti che Austria, Svezia, Estonia, Repubblica Ceca e Italia hanno un’area coltivata a metodo bio tra il 15 e il 25%; Olanda, Polonia, Bulgaria e Romania sono invece sotto il 4%, la situazione appare quindi fortemente eterogenea e solo attraverso una collaborazione a livello europeo, nazionale e infine locale si può immaginare di tendere a un obiettivo ambizioso come il 25% totale.

Tra le azioni del Piano della Commissione Europea, si prevede quella di riservare circa il 30% dei fondi per le produzioni biologiche per i programmi di promozione Ue e per i finanziamenti per la ricerca agricola.

Avviare campagne di promozione e appalti green per le mense, al fine di stimolare la domanda; attivare ecoincentivi Pac per aumentare superfici, ricerca e innovazione per sostenere la diversità genetica; incrementare le rese e identificare alternative al rame e alla plastica.

L’esecutivo propone inoltre di integrare i prodotti biologici all’interno dei criteri minimi obbligatori per gli appalti pubblici e sostenibili e suggerisce ai paesi membri di utilizzare la leva fiscale, come la riduzione dell’Iva sull’ortofrutta, al fine di incentivarne lo sviluppo.

Anabio Cia – Associazione Nazionale Agricoltura Biologica, a posteriori della presentazione del Piano, richiede invece al Governo italiano, di aggiornare al più presto la strategia nazionale relativa al settore biologico. Questo non solo per essere all’altezza con gli obiettivi del Green Deal Ue, ma anche a tutela della leadership del Made in Italy nel mondo. Per una conversione al biologico su così larga scala, non possono essere conservati i vecchi schemi d’azione, sottolinea l’Associazione.

Occorre capire, gli effetti che avrebbe un aumento della produzione bio sull’agricoltura totale: in modo che una maggiore offerta con conseguente diminuzione dei prezzi, positiva per il consumatore, non si ripercuota però sul reddito dell’agricoltore, fino ad ora tutelato dal mercato.

Si tratta, secondo Anabio Cia, di rivedere gli indicatori quantitativi, rendere i target più ambiziosi e le scadenze chiare. Poiché la Commissione spinge a un’accessibilità maggiore dei prodotti bio, che stimoli la domanda, e a un riposizionamento del settore biologico nella transizione green, spetta tra gli stati, anche all’Italia, capire come contribuire a questo processo, immaginando per esempio, di fissare un valore nazionale per la quota di superficie bio nel 2030.

Fonte: La Repubblica e Ansa

I DETTAGLI DEL PIANO D’AZIONE EUROPEO PER LO SVILUPPO DELLA PRODUZIONE BIOLOGICA

I DETTAGLI DEL PIANO D’AZIONE EUROPEO PER LO SVILUPPO DELLA PRODUZIONE BIOLOGICA

Il 25 marzo 2021, la Commissione europea ha presentato un piano d’azione per lo sviluppo della produzione biologica, l’obiettivo generale è quello di aumentare la produzione e il consumo di prodotti bio, al fine di raggiungere entro il 2030 il 25% totale dei terreni agricoli coltivati con questo metodo, nonché aumentare in modo significativo l’acquacoltura biologica.

Come mai questa scelta? La risposta della Commissione mette in risalto i notevoli vantaggi di questo tipo di agricoltura: i campi biologici conservano in media il 30% di biodiversità in più. Gli animali allevati secondo questo metodo, godono di un grado di benessere più elevato e assumono un numero minore di antibiotici. Inoltre gli agricoltori biologici realizzano redditi più elevati di quelli tradizionali e sono più resilienti e al contempo i consumatori conoscono esattamente ciò che stanno acquistando, grazie al logo biologico dell’Unione Europea.

Il Piano presentato, in linea con il Green Deal europeo e le linee strategiche “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, propone 23 azioni, strutturate intorno a 3 assi principali: stimolare i consumi; aumentare la produzione e migliorare la sostenibilità del settore, al fine di garantirne una crescita equilibrata.

Per quanto riguarda le politiche nazionali, la Commissione incoraggia gli Stati membri a sviluppare piani d’azione interni per questo specifico settore, al fine di aumentare ciascuno la propria quota nazionale di agricoltura biologica.

È da notare che esistono rilevanti differenze tra le quote coltivate ad agricoltura biologica di ogni stato membro, che vanno dallo 0,5 a oltre il 25%. I piani d’azione nazionali, integreranno i piani strategici nazionali della PAC, definendo misure che andranno oltre l’agricoltura e in ciò che verrà offerto nell’ambito della PAC.

Il crescente consumo sarà cruciale per incoraggiare gli agricoltori tradizionali alla conversione all’agricoltura biologica, nell’accrescimento alla reddittività. Con questo scopo, il Piano d’azione propone azioni concrete differenti, volte a stimolare la domanda, conservare la fiducia dei consumatori e rendere il cibo biologico più accessibile ai cittadini.

Alcune tra queste azioni riguarderanno: l’informazione e la comunicazione della produzione biologica, la promozione del consumo di prodotti biologici, lo stimolo a un maggiore utilizzo di alimenti bio nelle mense pubbliche, attraverso gli appalti pubblici e un aumento della distribuzione di prodotti biologici nell’ambito del programma scolastico dell’Unione Europea. Le azioni sono inoltre mirate alla prevenzione di frodi, ad un aumento della fiducia del consumatore, e ad un miglioramento della tracciabilità dei prodotti biologici.

Anche il settore privato può giocare un ruolo significativo: premiando per esempio i dipendenti con Buoni Bio, che incentivino l’acquisto di prodotti nel settore.

Attualmente circa l’8,5% della superficie agricola dell’UE è coltivata a metodo biologico; le tendenze mostrano che con l’attuale tasso di crescita, l’UE raggiungerà il 15-18% entro il 2030. Questo piano d’azione intende fornire la cassetta degli attrezzi con gli strumenti per dare la spinta ulteriore, per raggiungere il 25%.

Sebbene il piano d’azione si concentri molto “sull’effetto di richiamo” della parte inerente la domanda, la PAC – Politica agricola comune, rimarrà uno strumento chiave per sostenere la conversione. In questo momento, circa l’1,8% della Pac viene utilizzato per sostenere l’agricoltura biologica, il corrispondente di 7,5 miliardi di euro.

La Pac del futuro includerà programmi ecologici che saranno sostenuti da un bilancio di 38-58 miliardi di euro, per il periodo 2023/27, a seconda dell’esito dei negoziati sulla Pac e potranno essere usati per promuovere l’agricoltura biologica.

Oltre alla Pac, gli strumenti principali includono l’organizzazione di eventi informativi e di diffusione; il networking per la condivisione di buone pratiche; la certificazioni per agricoltori singoli o in gruppo; la ricerca e l’innovazione; l’uso della blockchain e di altre tecnologie per migliorare la tracciabilità e aumentare la trasparenza del mercato, rafforzando la trasformazione in scala, a sostegno dell’organizzazione della catena alimentare e al miglioramento della nutrizione animale.

Per aumentare la consapevolezza riguardo la produzione biologica, la Commissione proclamerà una Giornata del Biologico, all’interno dell’Unione europea e premi nella catena alimentare biologica, per riconoscere l’eccellenza in tutte le fasi di questa. La Commissione incoraggerà lo sviluppo di reti di turismo biologico, attraverso i bio- distretti.

L’intenzione è anche quella di migliorare le prestazioni di sostenibilità dell’agricoltura biologica: attraverso il miglioramento del benessere degli animali, garantendo la disponibilità di sementi biologiche, riducendo l’impronta di carbonio del settore e al minimo l’uso della plastica, acqua ed energia.

La Commissione intende inoltre dedicare almeno il 30% del bilancio per azioni di ricerca e innovazione nel campo dell’agricoltura, della silvicoltura e delle zone rurali a temi specifici o rilevanti per il settore biologico.

I risultati verranno monitorati attraverso un controllo annuale con i rappresentanti del Parlamento europeo, degli stati membri e delle parti interessate. Attraverso relazioni semestrali sui progressi compiuti e una revisione intermedia.

Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, ha dichiarato che abbiamo urgente bisogno di ristabilire l’equilibrio nel nostro rapporto con la natura e questo non è qualcosa che gli agricoltori possono affrontare da soli, perché coinvolge l’intera catena alimentare. Con questo piano d’azione, si mira quindi a stimolare la domanda di agricoltura biologica, aiutare i consumatori a fare scelte informate e sostenere gli agricoltori europei nella loro transizione. Perché più terra dedichiamo all’agricoltura biologica, migliore è la protezione della biodiversità in quella terra e nelle aree circostanti.

Nelle raccomandazioni agli Stati membri sui loro piani strategici della PAC pubblicate nel dicembre 2020, la Commissione ha incluso l’obiettivo di un’area biologica del 25% nell’UE entro il 2030. Gli Stati membri sono quindi invitati dalla CE a fissare valori nazionali per questo obiettivo nel loro piano PAC. Sulla base delle loro condizioni e necessità locali, spiegheranno come intendono raggiungere questo obiettivo utilizzando gli strumenti di questa.

La Commissione ha presentato le sue proposte per la riforma della PAC nel 2018, introducendo un approccio più flessibile, basato sui risultati e sui risultati che tiene conto delle condizioni e delle esigenze locali, aumentando al contempo le ambizioni a livello dell’UE in termini di sostenibilità. La nuova PAC si basa su nove obiettivi, che sono anche la base su cui i paesi dell’UE dovranno progettare i loro piani strategici nazionali.

 

Fonte: Ec Europa