Suolo e Salute

Anno: 2021

UN PIANO STRATEGICO NAZIONALE POCO BIO?

UN PIANO STRATEGICO NAZIONALE POCO BIO?

Il documento che deve indirizzare la politica agricola nazionale è poco bio, un’accusa che viene da più parti, ma il sottosegretario Battistoni rassicura: «La crescita del settore sarà uno degli obiettivi della prossima Pac». 

«Questo governo sta puntando molto sul sostegno al settore agricolo».

«Abbiamo oltre sette miliardi di euro di fondi del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza da investire, ma anche 2 miliardi dalla legge di bilancio, con il risultato di un miliardo in più rispetto al 2021 ed un miliardo e mezzo in più rispetto al 2020». Lo ha riferito il Sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni, nel suo intervento al convegno “Ripresa economica, la sfida è adesso” organizzato da Confagricoltura Siena.

Eppure da più parti si levano critiche per il ruolo marginale riservato al biologico nella predisposizione del piano strategico nazionale, lo strumento di indirizzo della prossima Pac 2023-27.

«Crediamo fortemente nel biologico – replica il sottosegretario -, la sua crescita sarà uno degli obiettivi della prossima Pac e sono contento che anche la Toscana ci stia investendo».

La crescita boom in Toscana

La Regione oggi rappresenta infatti quasi il 9% del totale nazionale, con un incremento del 25% nel 2020 rispetto all’anno precedente. «Considerando che in Italia, nello stesso anno, la crescita è stata del 5,1% e nel Centro Italia del 14,4%, il dato regionale è molto significativo».

UNA RIFORMA DELLA PAC POCO AMBIZIOSA SUL FRONTE AMBIENTALE?

UNA RIFORMA DELLA PAC POCO AMBIZIOSA SUL FRONTE AMBIENTALE?

Il Parlamento Europeo in seduta plenaria vota in favore dei tre regolamenti costitutivi della Pac 2023-2027. Secondo il gruppo dei verdi europei la mancanza di vincoli rispetto a pratiche agricole più sostenibili dal punto di vista climatico vanifica l’obiettivo di una Pac più legata agli obiettivi di transizione ecologica del Green deal.

Via libera alla nuova Politica Agricola Comune (Pac). Il Parlamento Europeo in seduta plenaria si è infatti espresso favorevolmente con il voto finale ai tre regolamenti che danno corpo alla riforma che entrerà in vigore nel 2023. Nei sei anni della programmazione che terminerà nel 2027 all’agricoltura europea saranno destinati circa 387 miliardi di euro, il 33% del bilancio complessivo dell’Unione.

Dal confronto parlamentare sono emersi, come mette in evidenza una nota prodotta dall’ufficio stampa dell’EuroParlamento, alcuni punti salienti:

  • la nuova politica rafforza la biodiversità nel rispetto degli impegni ambientali e climatici del Green deal attraverso gli ecoschemi, a cui è destinato almeno il 25% dei pagamenti diretti;
  • il 10% dei pagamenti diretti è ridistribuito in favore delle piccole e medie aziende agricole;
  • viene fissata una riserva di crisi permanente da 450 milioni di euro da usare in caso di crisi dei prezzi o mercati instabili;
  • aumenta il monitoraggio sul rispetto delle norme sul lavoro agricolo e vengono stabilite sanzioni per chi le viola.

 

Una Pac allineata con il Green Deal 

Durante i negoziati sulla riforma i deputati hanno ribadito l’importanza del rafforzamento della biodiversità e degli impegni ambientali e climatici dell’Ue nell’attuazione della nuova Pac.

La Commissione ha già iniziato a valutare se i piani strategici nazionali sono in linea con questi impegni, raccomandando agli agricoltori di conformarsi a pratiche rispettose del clima e dell’ambiente. I Paesi membri dovranno infatti garantire che almeno il 35% del bilancio per lo sviluppo rurale e almeno il 25% dei pagamenti diretti siano destinati a misure ambientali e climatiche.

La conta dei voti

Il “regolamento sui piani strategici della PAC” è stato approvato con 452 voti favorevoli, 178 contrari e 57 astensioni, il “regolamento orizzontale” con 485 voti favorevoli, 142 contrari e 61 astensioni e il “regolamento sull’organizzazione comune dei mercati” con 487 voti favorevoli, 130 contrari e 71 astensioni.

Verdi schierati contro

Il risultato raggiunto evidenzia un’ampia maggioranza a favore del compromesso, malgrado il gruppo dei Verdi europei si sia schierato contro, dichiarandosi insoddisfatto per l’obiettivo climatico ed ambientale poco ambizioso, per la riproduzione di schemi già visti e per uno scarso sostegno a favore delle piccole aziende. «La mancanza di obblighi precisi – è stato affermato a Strasburgo – riguardo all’adozione di pratiche in grado di ridurre le emissioni di gas serra vanifica l’obiettivo di un cambiamento radicale nell’agricoltura europea».

I prossimi passi

In seguito all’approvazione formale del Consiglio dell’Ue attesa nei primi giorni di dicembre, le nuove regole saranno applicabili dal primo gennaio 2023. Ad entrare in gioco questa volta saranno gli Stati membri, che dovranno elaborare i propri Piani Strategici di Sviluppo Rurale e determinarne l’attuazione.

METTERE A SISTEMA GLI STRUMENTI PAC PER FARE CRESCERE IL BIO

METTERE A SISTEMA GLI STRUMENTI PAC PER FARE CRESCERE IL BIO

“L’agricoltura biologica negli interventi non agroambientali del piano strategico nazionale”: la proposta di Ismea e di Rete Rurale Nazionale per raggiungere gli obiettivi del 25% di superficie agraria bio imposti dalla strategia Farm to Fork

La Pac post 2023 è chiamata a fare crescere il bio. Nel dibattito in corso tra Governo e Regioni per la stesura del Piano strategico nazionale occorre infatti tenere conto che il modello dell’agricoltura biologica dovrà essere protagonista nella Pac 2023-2027. Un impegno che deriva dagli obiettivi della strategia Farm to Fork che impongono l’ampliamento delle superfici certificate fino al 25% della Sau entro il 2030, l’aumento della produzione di agroalimentare bio e l’accesso ai prodotti biologici per tutti i consumatori pur garantendo la sostenibilità economica delle aziende agricole.

Sinergie tra primo e secondo pilastro

Una sfida che si vince solo mettendo a sistema i diversi strumenti previsti sia dal primo che dal secondo Pilastro della nuova Pac.  A tal fine Ismea ha messo a punto un documento per la Rete Rurale Nazionale che presenta delle proposte per il sostegno all’agricoltura biologica.

Interventi che dovranno operare in sinergia con quelli previsti sia negli ecoschemi dei pagamenti diretti che nell’intervento dello Sviluppo rurale per gli impegni ambientali e climatici.

Le esternalità del bio

Nel documento Ismea afferma che «le esternalità positive del modello biologico non si esauriscono in termini di sostenibilità ambientale ma interessano trasversalmente la redditività d’impresa, la diversificazione produttiva e l’innovazione tecnologica».

Secondo l’istituto economico del Mipaaf «Lo sviluppo dell’agricoltura biologica nell’ambito del PSN non va dunque limitato al pagamento a superficie ma deve prevedere precise azioni di supporto».

Azioni che devono andare in una duplice direzione:

  1. a) priorità d’accesso ai fondi;
  2. b) premialità intese come maggiorazioni delle aliquote di sostegno agli interventi.

L’articolazione dei sostegni

Nel report (disponibile al link: https://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/23174 ) Ismea elenca una serie di interventi che vanno inseriti nel Piano Strategico Nazionale all’interno dei capitoli relativi a:

– OCM/Politiche settoriali;

– Misure a investimenti;

– Insediamento giovani;

– Cooperazione;

– Gestione del rischio;

– Akis (sistema per lo Scambio di conoscenze e la diffusione di informazioni).

La lista di azioni a cui vanno aggiunti gli interventi indiretti in favore del bio contenuti anche in altri tipi di intervento (per es. benessere animale e Leader) o pacchetti di misure nell’ambito delle filiere e Accordi di Area che stimolano l’aggregazione di imprese.

NUOVO REGOLAMENTO UE 848/2018: ANCORA MOLTI NODI DA SCIOGLIERE

NUOVO REGOLAMENTO UE 848/2018: ANCORA MOLTI NODI DA SCIOGLIERE

A gennaio scatterà l’applicazione del nuovo Reg. 848/2018. Una normativa complessa che richiede norme esecutive e di recepimento che ancora non hanno visto la luce. Un incontro tecnico organizzato da Suolo e Salute a Bagheria (Pa) ha fatto il punto sulle novità e sulle opportunità che potrebbero derivare dall’applicazione della nuova normativa. «Ma servono decisivi interventi chiarificatori nazionali su diversi punti».

Scatta la riforma del biologico europeo. Dal prossimo primo gennaio 2022 entra infatti in vigore il Reg. (Ue) 2018/848 del 30 maggio 2018 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il precedente Reg. 834/2007. Sarà un esordio non facile per il nuovo impianto normativo perché «nonostante lo slittamento di un anno causata dalla pandemia, sulla sua applicazione rimangono alcune incognite legate alla mancata pubblicazione degli ultimi regolamenti applicativi europei e alla mancata formulazione della normativa nazionale di attuazione».

L’incontro a Palazzo Butera

Lo ha ricordato Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute lo scorso 26 novembre a Bagheria (Palermo) nel corso dell’incontro tecnico “Nuovo regolamento Ue 2018/848, cosa c’è da sapere. Novità e opportunità per il biologico europeo” organizzato da Suolo e Salute.

L’incontro si è svolto nella suggestiva cornice di Palazzo Butera a Bagheria in provincia di Palermo davanti a un’attenta platea composta da numerosi tecnici, consulenti, liberi professionisti, per lo più appartenenti ai vari Ordini degli Agronomi e Forestali delle province siciliane.

Il nuovo regolamento è stato presentato nelle sue parti salienti da D’Elia assieme a Pancrazio Valastro, consulente Ufficio Qualità/Direzione generale di Suolo e Salute, Pietro Gemellaro, direttore regionale della sede siciliana dell’ente di controllo e certificazione e Roberto Trifiletti, responsabile controllo e certificazione bio.

Una leva per la crescita del bio

I relatori hanno ricordato che la normativa è stata concepita come uno strumento utile per la crescita del biologico europeo, rafforzandone il ruolo di volano per la sostenibilità ambientale, economica ma anche sociale dei territori, promuovendo le filiere corte e la produzione locale. L’articolato normativo è molto complesso, infatti, è costituito da molti regolamenti delegati ed esecutivi che certamente non ne facilitano la lettura rispetto al precedente regolamento molto più semplice. «Rispetto ai precedenti interventi normativi- è stato spiegato a Bagheria -, l’applicazione della nuova riforma del bio non è però immediata. Il Reg. 848/2018 costituisce infatti una legislazione di base che può essere aggiornata con atti delegati, che possono modificare o integrare il disposto comunitario anche attraverso atti esecutivi». Alcuni importanti interventi riguardano l’ambito del controllo e della certificazione, infatti, novità assoluta è l’innesto pieno nelle attività dei controlli ufficiali sanciti dal regolamento ue 625/2017.  L’obiettivo del legislatore è stato anche quello di introdurre maggiore trasparenza nei sistemi di etichettatura dei mezzi tecnici e delle sementi ammesse nel bio e di allargare l’orizzonte dei prodotti certificabili bio, come ad esempio il sale e i tappi di sughero. Nessuna novità riguardo alla certificazione della ristorazione collettiva.

Non siamo a “bocce ferme”

«Non siamo ancora a “bocce ferme” – ha concluso D’Elia-. Alla luce del ruolo attribuito al biologico per la realizzazione degli obiettivi di transizione ecologica e di neutralità climatica fissati dal New Green Deal è auspicabile un intervento chiarificatore da parte delle autorità nazionali per sciogliere alcuni nodi del regolamento e renderlo un’efficace leva di crescita delle produzioni biologiche italiane».

IL BIOLOGICO GALOPPA IN EMILIA-ROMAGNA

IL BIOLOGICO GALOPPA IN EMILIA-ROMAGNA

Operatori oltre le 7mila unità, superficie oltre il 17% della Sau. I risultati raggiunti grazie alla programmazione del Psr 2014-20. Mammi (Assessore all’agricoltura: «Il biologico è un settore decisivo per la salute dell’ambiente e delle persone, ma anche per il valore sociale che rappresenta soprattutto nei territori più fragili»

In Emilia-Romagna il biologico è in forte crescita. Nei dati relativi al 2020 recentemente diffusi dalla Regione

il numero delle aziende agricole ha superato le 7mila unità (+85% dal 2014), la superficie agricola è oltre 200mila ettari che rappresenta il 17% della Sau regionale (+102% sempre dal 2014). Diventa così sempre più a portata di mano il traguardo del 25% entro il 2030 previsto dall’Unione europea.

L’impatto del Piano di Sviluppo rurale

Anche la dimensione media dell’azienda agricola biologica emiliano-romagnola è in costante aumento: nel 2020 è arrivata a 32 ha (media regionale 18 ha). La produzione bio è rappresentata prevalentemente da cereali e altre colture da granella per consumo umano ed animale (81%) e le foraggere.

«Tutto ciò – sottolinea l’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi – è stato possibile grazie alle cospicue risorse impiegate dalla Regione tramite il Piano di sviluppo rurale sia come contributi diretti sia come meccanismi premiali ma anche grazie ai tanti agricoltori che hanno accettato di cogliere la sfida del bio».

L’assessore pone l’accento sull’importanza della coltivazione biologica non solo per la tutela dell’ambiente ma anche per il suo valore sociale.

Altri 70 milioni di euro nei prossimi due anni

«Il biologico – afferma – è un settore decisivo per la salute dell’ambiente e delle persone, ma anche per il valore sociale che rappresenta soprattutto nei territori più fragili della nostra regione, pensiamo all’Appennino o alle zone del basso ferrarese. Un’impresa biologica che si insedia in queste zone significa nuovi posti di lavoro, una comunità più coesa e anche sviluppo. Puntiamo a superare gli standard previsti dall’Unione europea e prevediamo un investimento di altri 70 milioni di euro nei prossimi due anni».

Per far conoscere tutti i numeri del settore biologico la Regione ha pubblicato in questi giorni un opuscolo informativo dal titolo “Il supporto alla produzione biologica in Emilia-Romagna: risultati Psr 2014-2020 e prospettive con la nuova Pac” (clicca per accedere), che illustra i principali indicatori di settore. Partendo da un confronto con la situazione europea ed italiana ne evidenzia l’andamento nel tempo e analizza anche quali possono essere i motivi di questo successo con l’obiettivo di sostenere e incentivare ulteriormente nuove adesioni a metodi produttivi sostenibili per l’agroalimentare regionale.

PIANO STRATEGICO NAZIONALE, CORSA CONTRO IL TEMPO

PIANO STRATEGICO NAZIONALE, CORSA CONTRO IL TEMPO

Il documento che definisce le linee nazionali per la prossima Pac 2023-2027 deve essere consegnato a Bruxelles entro la fine dell’anno. Angelo Frascarelli, presidente di Ismea, descrive su Terra e Vita le scelte strategiche da compiere per una politica agricola che dovrà tra l’altro portare l’agricoltura biologica italiana al 25% di superficie

Corsa contro il tempo per la definizione del Piano strategico nazionale (Psn). Il ministero delle Politiche agricole è infatti chiamato, in poche settimane, entro il 31 dicembre 2021, a redigere il documento di indirizzo della politica agricola dei prossimi 6 anni. Il neopresidente di Ismea Angelo Frascarelli, in un intervento sul settimanale Terra e Vita descrive la frenesia con cui le istituzioni nazionali, le Regioni, le rappresentanze agricole e agroalimentari e gli agricoltori sono chiamati a questo appuntamento fondamentale per definire le linee nazionali di una politica agricola, lo ricordiamo, che dovrà realizzare anche l’obiettivo del 25% di superficie agricola biologica a livello nazionale.

Nove obiettivi da raggiungere

Il Psn (piano strategico nazionale) dovrà specificare come raggiungere i 9 obiettivi chiave definiti da Bruxelles per la futura Pac, vale a dire:

  • garantire un reddito equo agli agricoltori;
  • aumentare la competitività;
  • riequilibrare la distribuzione del potere nella filiera alimentare;
  • agire per contrastare i cambiamenti climatici;
  • tutelare l’ambiente;
  • salvaguardare il paesaggio e la biodiversità;
  • sostenere il ricambio generazionale;
  • sviluppare aree rurali dinamiche;
  • proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute.

Dotazione e scelte da compiere

La dotazione a disposizione del nostro Paese è di circa 35,5 miliardi di euro dal 2023 al 2027 (7,1 mld di € annui).

Tra le scelte più importanti da compiere vi è quella di definire l’architettura del sostegno nei pagamenti diretti, che dovrà basarsi su: un sostegno di base che potrà assorbire dal 41 al 65% del budget (pari a 3,658 miliardi l’anno), un numero variabile di ecoschemi, tra cui quello per l’agricoltura biologica (che si spartiranno almeno il 25% delle risorse), il pagamento redistributivo con un minimo del 10% e almeno il 3% ai giovani agricoltori.

Decisioni importanti sono anche quelle relative al pagamento accoppiato, con una percentuale di sostegno che può arrivare al 13% (quasi sicura la  destinazione di una percentuale rilevante di queste risorse alla zootecnia bovina da latte e da carne). Il Psn dovrà definire anche le Ocm (organizzazioni comuni di mercato), dove sono previsti interventi settoriali sui consueti ortofrutta, vitivinicolo, olio di oliva e apicoltura e forse anche zootecnia.

La decisione più difficile è però quella che riguarda la modalità di corresponsione degli aiuti del primo pilastro: se rimane il sistema dei titoli, allora occorrerà applicare obbligatoriamente la finora rimandata convergenza interna che scontenterà tutti quei settori finora beneficiari della quota maggiore di contributi.