Suolo e Salute

Mese: Marzo 2022

EMERGENZA IDRICA, IL BIOLOGICO È LA RISPOSTA

EMERGENZA IDRICA, IL BIOLOGICO È LA RISPOSTA

 Lo ribadisce Aiab che chiede di utilizzare i fondi Pnrr per cambiare i modelli di produzione e consumo per evitare gli sprechi delle risorse idriche nei campi

Dopo il prolungato periodo di siccità invernale molte zone d’Italia sono già alle prese con un’inedita emergenza idrica. Eppure il modo per contenere l’impronta idrica dell’agricoltura c’è e passa attraverso il biologico. Lo ribadisce Aiab, affermando che «Il nostro pensiero e la nostra vicinanza vanno ai produttori biologici italiani che, inascoltati e poco sostenuti dalla politica, mettono in campo da anni buone pratiche di resilienza, di riduzione dello spreco idrico nella gestione delle colture, degli allevamenti e delle filiere connesse».

Reagire al climate change

«Il periodo di lunga e prolungata siccità – spiega Giuseppe Romano, presidente di Aiab- ci obbliga a una riflessione sull’emergenza in atto, del cambiamento climatico e della insostenibilità, a livello globale, del nostro sistema di produzione». L’unica risposta, secondo l’Associazione, è cambiare modello di produzione e consumo e puntare sul biologico in modo più convinto, anche nei momenti difficili. E non certo l’aumento dell’uso della risorsa idrica accompagnato dall’uso crescente di concimi e pesticidi di sintesi, perché i suoli sono ormai desertificati.

Utilizzare al meglio i fondi Pnrr

«Sul fronte del risparmio dell’acqua e della sua tutela – spiega il presidente – l’Italia ha importanti strumenti strategici da utilizzare per orientare la transizione dei sistemi agricoli senza perdere occasioni preziose come è successo per gli ecoschemi della Pac». Anche sul Pnrr il potenziamento delle infrastrutture irrigue non può essere l’unica risposta, dobbiamo premiare chi agisce verso la riduzione dell’impronta idrica delle colture e dei sistemi produttivi». Non basta produrre, si deve dire come produrre e per Aiab l’agricoltura biologica è la risposta più convincente.

«Per tutelare l’acqua e le risorse naturali – conclude Romano – auspichiamo che lo Stato, con le misure agroclimatico ambientali e con il sostegno al bio, recuperi nel secondo pilastro quello che fino ad ora è stato disatteso».

VINO, UN SETTORE AD ALTA SOSTENIBILITÀ

VINO, UN SETTORE AD ALTA SOSTENIBILITÀ

A Sana Slow Wine Fair di Bologna Confagricoltura e Reale Mutua presentano il rapporto 2022 “Agricoltura 100”. Dalla radiografia di 2.196 aziende su quattro parametri di gestione d’impresa emerge l’attenzione alla qualità e alla valorizzazione del capitale umano del settore vitivinicolo bio

«Le imprese agricole italiane sono a un livello alto di sostenibilità, ma quelle vitivinicole sono a un livello ancora più alto, e ciò è dovuto a motivi culturali e di relazione con il territorio». Ad affermarlo è Enea Dallaglio, partner di Innovation Team e curatore del rapporto 2022 “Agricoltura 100” di Confagricoltura e Reale Mutua, presentato alla Sana Slow Wine Fair, la prima fiera internazionale del “vino buono, pulito e giusto” organizzata da Bologna Fiere con la direzione artistica di Slow Food.

234 variabili di quattro indicatori

L’indagine ha coinvolto 2.162 aziende agricole italiane di cui 492 imprese vitivinicole. Come spiega Dallaglio, sono stati individuate 234 variabili, suddivise in quattro microaree (sostenibilità ambientale e sociale, gestione dei rischi e delle relazioni e qualità dello sviluppo).

«Il bello del vino bio è la sua diffusione del territorio – conclude Dallaglio – l’Italia è una terra di eccellenza e c’è consapevolezza che l’attenzione alla qualità e alla sostenibilità possa rappresentare un elemento di business».

L’attenzione al capitale umano

Secondo il report, l’attenzione alla qualità delle produzioni è un tratto distintivo del settore, con il 66,1% delle aziende intervistate che dichiara di aver ridotto l’uso dei fertilizzanti. Il 70,4%, inoltre, ha organizzato attività per la valorizzazione del capitale umano e il 63,3% ha migliorato la sicurezza nei luoghi di lavoro.

«L’obiettivo del rapporto – dice Virginia Antonini, direttrice comunicazione e sostenibilità di Reale Group – è quello di diffondere un’adesione sempre più alta ai criteri di sostenibilità come fattore strategico per le imprese».

ADOTTA IN RETE UN ALBERO DA FRUTTO BIO

ADOTTA IN RETE UN ALBERO DA FRUTTO BIO

L’iniziativa avviata in partnership tra Credit Agricole Italia e la società benefit Biorfarm che utilizza la sua piattaforma digitale per mettere in rete le piccole aziende biologiche per assicurare eque remunerazioni del loro lavoro

Sostenere i piccoli agricoltori biologici italiani promuovendo l’attenzione per l’ambiente e i valori di sostenibilità. È l’obiettivo di “Ready to green”, progetto realizzato da Credit Agricole Italia, in sinergia con Agos, Credit Agricole assicurazioni e Biorfarm, la prima “azienda agricola digitale” italiana.

Un’azienda agricola diffusa grazie al digitale

Biorfarm è una società benefit certificata da Suolo e Salute che punta a realizzare una grande azienda agricola diffusa e condivisa, dove chi produce il cibo e chi lo consuma siano connessi attraverso strumenti digitali che consentono di abbattere i tempi di distribuzione assicurando un equo compenso per i piccoli produttori che ne fanno parte.

Si tratta cioè della prima comunità agricola virtuale nata per rivoluzionare la relazione tra le persone ed il cibo che si porta in tavola. L’obiettivo è quello di far riscoprire il contatto con la natura, valorizzando la qualità e le tradizioni di piccoli agricoltori biologici garantendo allo stesso tempo la creazione di un sistema più sostenibile, dal punto di vista ambientale e sociale.

Un semplice quiz

L’iniziativa messa in piedi assieme a Credit Agricole Italia prevede la partecipazione a un semplice quiz online su www.readytogreen.it/it nel quale gli utenti ricevono informazioni inerenti all’agricoltura biologica. Compilando un form, tutti potranno concorrere all’estrazione di 80 adozioni di un albero bio per un anno e 5kg di frutta fresca direttamente a casa.

PIANO D’AZIONE PER IL BIO ENTRO TRE MESI

PIANO D’AZIONE PER IL BIO ENTRO TRE MESI

Prima riunione del tavolo di filiera dopo l’approvazione della legge. Il Sottosegretario Francesco Battistoni garantisce l’osservanza della tabella di marcia. In dirittura di arrivo anche il nuovo sistema di controlli all’import

Si riunisce al ministero delle Politiche agricole il tavolo di filiera ed è la prima volta dopo l’approvazione della legge quadro sul biologico. La riunione si è tenuta il 30 marzo sotto l’egida del sottosegretario Francesco Battistoni.

L’entrata in vigore della legge, approvata definitivamente il 2 marzo, è infatti fissato per il 7 aprile e occorre accelerare per realizzare tutti gli obiettivi previsti.

Tra le novità più importanti della legge c’è infatti il piano d’azione nazionale per la produzione biologica che, entro 90 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento, previa intesa con la conferenza stato regioni, dovra’ essere adottato dal Mipaaf.

A tappe forzate verso la realizzazione degli obiettivi

«Considerati i tempi stretti –commenta Battistoni -, il tavolo compartecipato avrà un ruolo fondamentale, perchè abbiamo l’ambizione di scrivere insieme un piano efficace e ambizioso che traccerà il percorso dei prossimi anni, coerente con gli interventi previsti per l’agricoltura biologica nel piano strategico nazionale e in linea col piano d’azione europeo per lo sviluppo della produzione biologica».

Controlli alle frontiere

All’ordine del giorno, nella convocazione del tavolo, anche la situazione dei controlli alle frontiere.

«In questi mesi – spiega il sottosegretario -, nelle more della predisposizione di un nuovo sistema nazionale di controlli all’importazione, conforme alle ultime disposizioni della normativa comunitaria, grazie alla collaborazione dell’agenzia delle accise, dogane e monopoli, abbiamo sempre garantito i dovuti controlli e il prosieguo regolare delle attività di importazione dei prodotti biologici da Paesi terzi, preservando l’attuale standard di presidio a tutela sia del made in italy che dei consumatori».

«La definizione del nuovo sistema nazionale di controlli all’importazione è in dirittura d’arrivo e si avvarrà del supporto dell’agenzia delle dogane, con la quale stiamo per stipulare una convenzione».

PARTE VINITALY FINALMENTE IN PRESENZA

PARTE VINITALY FINALMENTE IN PRESENZA

Dal 10 aprile torna la grande kermesse del vino italiano con 4400 aziende e l’organic hall dedicata alle aziende vitivinicole biologiche

Un quartiere espositivo al completo, crocevia internazionale delle tendenze e del business per 4.400 aziende da 19 Paesi, con 17mila etichette di vino in degustazione.

Torna in presenza, dopo due anni di stop forzato, l’edizione più attesa di Vinitaly, a Veronafiere dal 10 al 13 aprile. E lo fa, per la rassegna numero 54, incrementando ulteriormente il proprio posizionamento sui principali mercati della domanda di vino italiano.

700 buyer

I top buyer da 50 Paesi già accreditati a Vinitaly (ma non dalla Russia) sfiorano quota 700, con in testa la delegazione dal Nord America. Una mappa, quella prevista dell’ingente piano di incoming realizzato dalla SpA veronese e da Ice Agenzia, che copre le aree più strategiche dall’Atlantico al Pacifico fino all’Europa e, da quest’anno, anche all’Africa.

Per il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese: «Dopo due anni di assenza, Vinitaly ritorna alla sua collocazione originale, con un quadro espositivo che lo riporta idealmente alle edizioni pre-pandemia».

«Un risultato non scontato che, nel confermare la centralità della manifestazione, premia il piano di sviluppo di Vinitaly che punta su potenziamento del business in fiera, selezione degli operatori e incremento della quota estera».

L’outlook del futuro

Priorità, queste, confermate anche da Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere: «In questi due anni, con le aziende, abbiamo definito l’outlook del Vinitaly del futuro. In particolare, registriamo un’alleanza ancora più stringente con le aziende di Vinitaly, che già da quest’anno hanno aderito all’iniziativa di incoming di buyer tailor made, ossia selezionati direttamente dai produttori e invitati dalla fiera».

Le novità, di tutti i colori

Tra le start up- novità nei 17 padiglioni, fissi e temporanei, specificamente dedicati alla 54/a edizione di Vinitaly, oltre all’area del ‘quarto colore del vino’ sugli Orange wine, quelle di “MicroMegaWines – Micro Size, Mega Quality”, la nuova sezione riservata alle produzioni di nicchia a tiratura limitata e di altissima qualità, di Organic Hall che implementa l’offerta di Vinitaly Bio e della Mixology, che dopo il numero zero di ottobre 2021, debutta ufficialmente con un proprio format.

VINO, BOOM DEL BIOLOGICO IN TOSCANA

VINO, BOOM DEL BIOLOGICO IN TOSCANA

Un terzo de vigneti è coltivato secondo il metodo dell’agricoltura biologica, arrivando a costituire un sesto del volume bio nazionale. E i produttori in 15 anni sono decuplicati arrivando a 5mila unità

Cresce l’export, aumenta il valore, esplode il biologico: nonostante un’annata che non ha garantito un’elevata produzione in termini di quantità, il bilancio del 2021 per il vino Made in Tuscany è in positivo.

I dati Ismea a PrimAnteprima 2022

È quanto emerge dalla ricerca di Ismea presentata a Firenze il 19 marzo a PrimAnteprima 2022, giornata inaugurale della Settimana delle Anteprime di Toscana promossa dalla Regione insieme a Camera di Commercio di Firenze e organizzata da PromoFirenze e da Fondazione Sistema Toscana.

Chianti in testa

Secondo i dati Artea sulla vendemmia 2021 la Toscana ha prodotto 2,04 milioni di ettolitri di vino, -7% rispetto al 2020, risultato tra i più bassi degli ultimi 5 anni causa in primo luogo le gelate primaverili e la scarsa pioggia d’estate.

Il Chianti da solo rappresenta circa la metà del totale del volume imbottigliato, seguito da Chianti Classico con il 20%. Tra le particolarità della produzione toscana – che si conferma terra di vini rossi (87%) e di Dop (raggiunto il 70% della produzione totale, la media nazionale è 45), con il dominio del Sangiovese (oltre il 60% delle superfici coltivate, 36mila ettari) – vi è il sempre più marcato fenomeno bio: un terzo della superficie di vigneti è coltivato secondo il metodo dell’agricoltura biologica (il 17% di quella nazionale), per circa 350mila ettolitri (15% dei 2,2 milioni a livello nazionale).

La carica dei cinquemilla

E se nel 2007 erano presenti 500 aziende biologiche, oggi sono oltre 5.000.

Particolarmente positivo il dato dell’export. Per le etichette Dop incrementi superiori a quelli del settore vino nel complesso: in volume superati gli 800mila ettolitri (+7,4%), mentre i 625 milioni di euro (di cui 604 nel segmento dei rossi) hanno messo a segno un +15% su base annua raggiungendo il più alto livello di sempre. Tra i maggiori importatori resistono in vetta gli Usa poi Germania, Canada, Svizzera e Gb. Più in basso Francia, Paesi Bassi e Giappone, balzo notevole della Corea del Sud. Infine i prezzi sul mercato: il 2021 ha segnato una ripresa con i vini al vertice della piramide di qualità che crescono del 3%. Vanno meglio i bianchi (+3,5%) dei rossi (+2,5%). Un trend che si conferma anche nei primi mesi del 2022.