Suolo e Salute

Mese: Novembre 2022

LA FRANCIA E I TERRITORI BIOLOGICI “IMPEGNATI”

LA FRANCIA E I TERRITORI BIOLOGICI “IMPEGNATI”

Il recente riconoscimento ottenuto dal distretto di Gers, a ovest di Tolosa, consente di entrare nel merito di una certificazione ambita che nel Paese transalpino vale da 8 anni come quella italiana di biodistretto

Più efficaci e più riconoscibili dei biodistretti italiani. E questo ormai da più di otto anni. La Francia, per favorire la coesione territoriale del biologico, ha adottato un marchio certificato: “Territoire Bio Engagé”, ovvero “territorio biologico impegnato”.

L’iniziativa dell’Occitania

Un’iniziativa che l’interprofessione regionale del biologico Interbio dell’Occitania ha adottato sin dal 2014 e che può essere richiesta dagli enti locali che hanno raggiunto gli obiettivi del Piano francese “Ambizione Bio”. Un percorso recentemente attivato dal dipartimento del Gers, a ovest di Tolosa. Un territorio noto per il suo approccio virtuoso in termini di agricoltura biologica. Ma in concreto cosa significa e come si ottiene?

I requisiti

Per poter vantare l’insegna di “territorio bio” occorre che almeno il 15% della superficie agricola sia coltivato con metodo biologico. È inoltre necessario che il 20% dell’offerta di servizi di ristorazione (in valore) provenga da produzione biologica. Se entrambi gli obiettivi vengono raggiunti, la comunità interessata può richiedere la certificazione.

Un riconoscimento per il lavoro degli agricoltori

«Al di là di un semplice distintivo apposto all’ingresso del Paese – spiega Christine Huppert, sindaco di Saint-Blancard, un comune del dipartimento del Gers – è una sorta di omaggio agli uomini e alle donne che ne favoriscono la sostenibilità ambientale e la coesione sociale».

«Chi fa vivere i villaggi del Gers sono gli agricoltori – continua- e la denominazione ottenuta consente di mettere in risalto il ruolo determinante di questa professione».

IN AUSTRIA I PIONIERI DEL BIO INVESTONO IN ARACHIDI

IN AUSTRIA I PIONIERI DEL BIO INVESTONO IN ARACHIDI

Una scommessa quella dei fratelli Stefan e Roman Romstorfer, titolari di una storica azienda bio a Nord-est di Vienna, vinta anche a causa degli effetti del climate change

I cambiamenti climatici fanno migrare verso Nord le colture macroterme. Così dalla vite si producono ormai ottimi vini anche in Inghilterra e Scandinavia, mango e papaya attecchiscono in Sicilia e specie tipiche del Sud America o Nord Africa come l’arachide vengono coltivate con successo anche in Austria.

Il coraggio dei pionieri

Anche se la coltivazione di questa specie leguminosa con un elevato fabbisogno di alte temperature e irraggiamento è stata per molto tempo considerata impossibile in questo Paese, ci hanno pensato infatti i fratelli Stefan e Roman Romstorfer a dimostrare il contrario nella propria azienda agricola biologica di Raggendorf, a nord-est di Vienna. Quello di quest’anno è stato il settimo raccolto consecutivo. Uno spirito pionieristico che i due fratelli hanno ereditato dal padre Franz, che a metà degli anni ’90 è stato uno dei primi agricoltori biologici della Bassa Austria.

Un vantaggio per le rotazioni

Nel tempo i fratelli Romstorfer hanno messo a punto la migliore tecnica agronomica fino a raccogliere circa 20-30 quintali ad ettaro di “noccioline”, ma l’inizio non è stato facile. «Ci è voluta un po’ di follia – ammettono – perché essendo i primi coltivatori di arachidi in Austria, non c’era alcun riferimento tecnico a cui eventualmente appellarsi».

La sostenibilità del km zero

Oggi la produzione di arachide è entrata nelle rotazioni aziendali investendo circa 20 ettari all’anno e assicurando un prezioso contributo in termini di aumento della fertilità dei suoli grazie alle proprietà azotofissatrici di questa leguminosa. La produzione viene tostata e imbustata direttamente in azienda e venduta nel circuito locale, abbassando la carbon footprint e dando un prezioso contributo in termini di sostenibilità.

UN TOUR NELL’AGROBIODIVERSITÀ EUROPEA

UN TOUR NELL’AGROBIODIVERSITÀ EUROPEA

Uno studio del Fibl descrive tutte le iniziative indipendenti di miglioramento genetico biologico di piante e animali portate avanti da produttori e ricercatori nei diversi Paesi del Vecchio Continente

Aumentare la biodiversità dell’agricoltura francese favorendo una maggiore diffusione di colture come cartamo, sorgo o tarassaco. Selezionare una razza suina alternativa o vacche da latte con un migliore adattamento alla variabilità delle condizioni climatiche per l’allevamento biologico svizzero. Identificare razze avicole a crescita lenta per il biologico italiano. Diffondere iniziative di miglioramento genetico partecipativo dei cereali bio. Sono solo alcune delle attività censite da Fibl.

L’iniziativa “Engagement Biobreeding”

L’Istituto svizzero dedicato all’agricoltura biologica (Forschungsinstitut für biologischen Landbau) si è infatti lanciato alla scoperta dell’agrobiodiversità del Vecchio Continente. Un viaggio avvincente tra le attività indipendenti portate avanti da istituti di ricerca pubblici e privati e tra le collezioni tutelate dall’impegno della rete degli agricoltori custodi descritto in una nuova pubblicazione che è frutto dell’iniziativa “Engagement Biobreeding” (www.biobreeding.org) coordinato dalla ricercatrice italiana, phD in  Agrobiodiversity Mariateresa Lazzaro.

La pubblicazione è scaricabile da questo sito

Un breeding adatto al bio

La coltivazione e la produzione di alimenti biologici dipendono infatti dall’uso di varietà e pratiche colturali adeguate. Lo sviluppo di un miglioramento genetico mirato agli obiettivi specifici di selezione per l’agricoltura biologica è quindi una condizione importante per l’efficienza e la stabilità di produzione in bio. Inoltre, il miglioramento genetico biologico contribuisce in modo significativo alla conservazione e alla promozione dell’agrobiodiversità. Rafforza la resilienza non solo ecologica ma anche sociale della produzione alimentare. Creare cultivar vegetali e razze animali adatte al biologico nelle diverse  condizioni pedo-climatiche assicura una maggiore resilienza ad un’agricoltura europea che deve affrontare l’impatto . dei cambiamenti climatici.

Un proficuo scambio di conoscenze

Tutti motivi che rendono estremamente preziosa un’iniziativa come Engagement Biobreeding che promuove lo scambio di conoscenze tra bio-breeder, agricoltori, trasformatori e gli operatori della distribuzione, coordina la promozione del miglioramento genetico biologico a livello di filiera e si impegna a favore di un miglioramento genetico biologico indipendente.

SI COMPLETA LA SQUADRA DI GOVERNO

SI COMPLETA LA SQUADRA DI GOVERNO

A ministri, viceministri e sottosegretari del 68° Governo della Repubblica Italiana gli auguri di proficuo lavoro di Suolo e Salute

Si completa la fisionomia del 68° Governo della Repubblica Italiana, il primo con un Presidente del Consiglio donna: Giorgia Meloni.

La novità della Sovranità alimentare

Mercoledì 2 novembre è stato infatti il giorno del giuramento per i 31 sottosegretari nominati nel Consiglio dei Ministri dello scorso 31 ottobre. Patrizio Giacomo La Pietra (Fratelli d’Italia) e Luigi D’Eramo (Lega) sono i due nuovi sottosegretari del ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e forestale (Masaf, nuovo acronimo che sostituisce il precedente Mipaaf) che affiancheranno il ministro Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia) in Via XX Settembre.

Ambiente e Sicurezza energetica

Cambio di nome anche per l’ex Ministero per la Transizione ecologica che diventa Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Qui ad affiancare il neoministro Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia) sono la viceministro Vannia Gava (Lega) e il sottosegretario Claudio Barbaro (Fratelli d’Italia). Per conoscere le rispettive deleghe, compresa quella per l’agricoltura biologica, bisognerà aspettare il 4 novembre.

Il ruolo centrale del biologico e della certificazione

Suolo e Salute esprime i più fervidi auguri di proficuo lavoro ai membri del nuovo Governo affinchè possano dare il loro importante contributo a sostegno dell’Agricoltura e dell’Ambiente. «L’auspicio è che il nuovo Esecutivo ribadisca l’importanza dell’agricoltura biologica e della certificazione per la sostenibilità ambientale, economica, sociale e per la sicurezza alimentare del nostro Paese in un momento di estrema complessità a causa delle crisi internazionali».

ORTOFRUTTA BIO, CONSUMI IN FORTE CRESCITA NEL CENTRO E NORD EUROPA

ORTOFRUTTA BIO, CONSUMI IN FORTE CRESCITA NEL CENTRO E NORD EUROPA

Danimarca, Germania e Francia sul podio. In Italia sono state consumate 339 mila tonnellate nel 2021 soprattutto di carote e patate con crescita top per le zucchine (+70%)

Sono 339 mila le tonnellate di frutta e verdura biologica consumate in Italia nel 2021. È quanto emerge dall’ incontro “Opportunità e criticità sul mercato del biologico: i punti di vista dei principali attori” promosso da Cso Italy (Centro Servizi Ortofrutticoli) e Made in Nature, progetto sul biologico europeo finanziato dall’Unione europea.

Le referenze più gettonate

«Sul podio italiano dell’ortofrutta bio – si legge nel rapporto – svettano carote e patate ma si registra anche una crescita esponenziale delle zucchine con un +70% e delle fragole con un +34% nel mercato bio». Nel 2021 – secondo CSO- rimane stabile al primo posto dei consumi di frutta e verdura biologica la Danimarca, dove la quota di ortofrutta bio è pari al 13% (e rappresenta circa il 37% del mercato biologico danese totale secondo Statistics Demark, i tedeschi hanno consumato circa 811mila tonnellate, il mercato francese cresce come quello convenzionale registrando un +4,9%  rispetto al 2019 in volume (France Agrimer).

Il consumo tiene

Ottimo il risultato anche in Germania dove i consumi di ortofrutta biologica sono saliti del 46% dal 2017 al 2021 (Cso Italy). «Nonostante –  dichiara Paolo Bruni, presidente Cso Italy – una leggera flessione rispetto al convenzionale, il comparto bio in Italia e nel resto d’Europa tiene bene e il progetto Made in Nature intende promuovere i valori del biologico nel Vecchio Continente».

«Queste tendenze- afferma Paolo De Castro, membro della Commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale presso il Parlamento europeo- ricalcano il consumo e mostrano un Nord Europa più solido e strutturato rispetto all’Europa orientale e meridionale. Uno scostamento che trova ragione nelle differenze retributive delle diverse nazioni».

«FATTO IL GOVERNO, SI ATTUI IL PIANO D’AZIONE SUL BIO»

«FATTO IL GOVERNO, SI ATTUI IL PIANO D’AZIONE SUL BIO»

Aiab chiede a ministro e sottosegretari di non indugiare sulla realizzazione delle attività di promozione sui mercati e di aiutare le aziende bio snellendo la burocrazia e favorendo l’accesso al credito

«Il biologico, settore in cui l’Italia è leader, è uno strumento fondamentale per uscire dalle diverse crisi, quella ambientale, quella economica e sociale». «È anche la strada da intraprendere per sostenere le crisi internazionali, come quella che stiamo fronteggiando con il conflitto in Ucraina, puntando su sistemi di produzione più indipendenti da input esterni e più resilienti e allo stesso tempo in grado di prendere con decisione la strada della transizione ecologica».

È quanto dichiara Giuseppe Romano, presidente dell’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab), evidenziando alcune proposte al neo-ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, e ai nuovi sottosegretari che hanno giurato il 2 novembre, «con l’intenzione di collaborare allo sviluppo del settore biologico».

L’impatto della crescita dei costi energetici

«Nonostante questo – aggiunge il presidente Aiab – le aziende bio sono in difficoltà, a causa dei costi energetici e dei costi di produzione che devono sostenere. Chiediamo perciò al nuovo ministro l’immediata attuazione del Piano d’azione nazionale sul bio, in particolare del marchio biologico italiano Made in Italy Bio, che può favorire la realizzazione di filiere di biologiche 100% nazionali e al giusto prezzo, per valorizzare la qualità italiana e affermarla verso l’export».

Sostenere le aziende

«Chiediamo inoltre di favorire il sistema di assistenza tecnica. innovazione, ricerca, formazione degli agricoltori, per aumentare in quantità e qualità le produzioni e favorire la conversione al biologico, snellendo la burocrazia e favorendo l’accesso al credito per gli investimenti».

«Rimane strategica inoltre- conclude Romano- l’attività di comunicazione e informazione ai cittadini sui valori ambientali dei prodotti bio, un altro modo per promuovere le eccellenze alimentari italiane e garantire la qualità del prodotto e l’etica nella filiera di produzione».