Suolo e Salute

Anno: 2022

L’ESPERIENZA DELL’AZIENDA VITIVINICOLA LE BAITE, TRA LE PRIME CERTIFICATE DA SUOLO E SALUTE

L’ESPERIENZA DELL’AZIENDA VITIVINICOLA LE BAITE, TRA LE PRIME CERTIFICATE DA SUOLO E SALUTE

Stefano Baldessin, enologo/viticoltore pioniere del metodo biologico ha creato con la sua azienda Le Baite di Basalghelle di Mansuè (Tv) un’isola verde nel mare del Prosecco

Stefano Baldessin è un motivato pioniere del metodo biologico fin dalle origini e l’azienda Le Baite di Basalghelle di Mansuè (Tv), ancor prima di essere vitivinicola, è da sempre un esempio di ricerca esasperata del massimo grado di ecosostenibilità, un modello ante litteram di economia circolare. La versione digitale del mensile VVQ di Edagricole ha pubblicato un ampio reportage su questa realtà da sempre vicina a Suolo e Salute.

L’insegnamento del professor Garofalo

In questa realtà di 13 ettari situata vicino alle rive del fiume Livenza, al confine tra Veneto e Friuli, la vite è sempre stata coltivata, ma il padre Rino Baldessin aveva puntato dapprima sull’allevamento da latte per realizzare un ciclo chiuso in anticipo sui tempi. Fin dagli anni ’80 dello scorso secolo i Baldessin avevano infatti aderito con entusiasmo all’agricoltura organico-minerale, un modello antesignano del bio teorizzato dal professor Francesco Garofalo, fondatore nel marzo 1969 dell’Associazione Suolo e Salute. I formaggi freschi e naturali trasformati da Rino direttamente in azienda con soluzioni tecnologiche originali e venduti con il marchio Le Baite hanno saputo imporre un nuovo stile alimentare attento alla natura e alla salute poi imitato anche da altri brand decisamente più attrezzati, prima che la globalizzazione e le scelte politiche sulle quote produttive mettessero in crisi il settore del latte.

Stefano ha guidato la svolta con la coraggiosa scelta di convertire la stalla e il caseificio in cantina, trasferendo anche nel vino lo stesso modello di ciclo chiuso per realizzare tutta la produzione (coltivazione, vinificazione, presa di spuma) in azienda, nel massimo rispetto dei dettami dell’agricoltura biologica. Le Baite, infatti, è stata una delle prime aziende agricole a credere in questo modello di certificazione, come testimonia lo stesso numero dell’attestato: 00091, uno dei primi rilasciati dall’ente “Suolo e Salute”.

Un’isola verde nel mare del Prosecco

L’azienda vitivinicola Le Baite prende il nome da un vicino convento benedettino e ha i fianchi coperti da  due sorprendenti aree naturali:

  • il bosco di Baselghelle, un sito con un grande valore naturalistico perchè rappresenta l’ultimo “relitto” delle grandi foreste planiziali che occupavano questa regione prima dell’intervento umano;
  • i Prà dei Gai, un ampio bacino di espansione di 400 ettari, realizzato dalla Serenissima per assorbire le piene del Livenza, tutt’ora coperto da prati e incolti, tra l’ameno borgo medievale di Portobuffolè, uno dei più belli d’Italia, e l’abitato di Mansuè.

Un’isola verde risparmiata dagli eccessi dell’antropizzazione. Baselghelle è il baricentro di una delle più estese doc italiane, quella del Prosecco Doc. Una denominazione di successo in cui però, nonostante l’esempio di realtà come l’azienda Le Baite, il biologico non ha mai preso veramente piede. Colpa di “San” Prosecco, una benedizione calata dall’alto di cui ha giovato tutto l’esteso territorio che va da Trieste fino alle porte di Padova, che ha spinto tanti fortunati produttori a concentrarsi più sul vitigno che sul territorio o sul metodo di produzione.

Biodiversità varietale

Non è così per Baldessin: nella sua azienda la Glera non ha cannibalizzato le altre varietà e costituisce solo una parte minoritaria della superficie aziendale, arrivando al 50% dei vigneti solo se si sommano gli altri vitigni a bacca bianca Chardonnay e Verduzzo. Il restante 50% è a bacca rossa: Merlot di cloni diversi, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Carmenère e l’autoctono Raboso Piave. Il tutto dà origine a 13 etichette certificate biologiche e vegane, senza solfiti aggiunti, nelle diverse tipologie:

  • Bollicine (dove il Prosecco nelle tre versioni Brut, ExtraDry e frizzante è affiancato da Idem, uno spumante Brut rosè ottenuto da Raboso);
  • i Monovitigno di Verduzzo, Chardonnay, Merlot e Cabernet;
  • le Selezioni.

Queste ultime sono le produzioni limitate in cui Baldessin esprime tutta la sua propensione a sperimentare tecniche di vinificazione poco impattanti sull’ambiente e sulla salute dei consumatori. Barbaro è un taglio bordolese con aggiunta di Raboso, fermentato con lieviti autoctoni, sottoposto a follature manuali, e affinato in piccole botti di Rovere. Genium è un Raboso ottenuto da macerazione prolungata e invecchiato in tonneaux per 2/3 anni per arrotondare il tipico spunto “ruvido” dei tannini di questa varietà. Arcaico è un blend di Chardonnay e Verduzzo, un bianco parzialmente vinificato come un rosso, con una lenta fermentazione e un prolungato affinamento “sur lies” in piccole anfore di ceramica, dove Baldessin ha l’accortezza di evitare ossidazioni spinte («cerco più complessità e struttura, ma non voglio produrre orange wine che nascondono l’impronta del vitigno e del territorio»).

I pregi delle lunghe macerazioni

Una ricerca di equilibrio che caratterizza anche il 137Carmenère, ottenuto da uve di vecchie vigne sottoposte a lunga macerazione, metà in piccole vasche d’acciaio e metà nelle anfore di ceramica. «I polifenoli – spiega Stefano Baldessin – estratti durante la lunga macerazione, garantiscono longevità al vino, e la tenuta del colore anche invecchiamento».

 

 

IL NUOVO SVILUPPO RURALE INVESTE SUL BIOLOGICO (MA I CONTI IN MOLTE REGIONI GIÀ NON TORNANO)

IL NUOVO SVILUPPO RURALE INVESTE SUL BIOLOGICO (MA I CONTI IN MOLTE REGIONI GIÀ NON TORNANO)

Intervento di Angelo Frascarelli che su Terra e Vita spiega come si realizzerà il trasferimento di 360 milioni dal primo al secondo pilastro per sostenere l’agricoltura bio. Ma in nove Regioni la dotazione risulta già tagliata

Le strategie dell’Unione europea, Green Deal e “Farm to Fork”, spingono per una crescita dell’agricoltura biologica nei prossimi anni. Alla luce di questa scelta, l’agricoltura biologica sarà particolarmente sostenuta nella futura Pac, con dotazioni aggiuntive nel periodo 2023-2027. È quanto ricorda Angelo Frascarelli, presidente di Ismea, in un articolo pubblicato sul settimanale Terra e Vita.

Entro il prossimo 30 settembre il nostro Paese deve consegnare a Bruxelles il piano strategico nazionale emendato delle osservazioni apportate dalla Commissione alla prima versione. Una delle più importanti riguarda proprio il bio (con quali azioni concrete puntate ad anticipare al 2027 l’obiettivo del 25% della Sau nazionale?).

Il nostro Paese ha scelto di sostenere il bio solo attraverso lo Sviluppo Rurale (nessun ecoschema dedicato) ma ha previsto il trasferimento di 360 milioni di euro dal 1° al 2° pilastro (90 ogni anno), destinati a sostenere la conversione e il mantenimento del metodo di produzione biologico.

«Il maggior sostegno – commenta il professore – potrebbe essere salutato come un successo per l’agricoltura biologica, ma le risorse pubbliche non bastano, anzi possono creare pericolose illusioni, se non sono accompagnate da una crescita del mercato».

Farm to fork

Bruxelles ha innescato un deciso cambiamento di prospettive per il biologico, diventato in poco tempo da movimento alternativo a strumento politico per realizzare la strategia Farm to Fork (25% di sau bio).

Al 2020, le superfici biologiche occupano il 9,1% della Sau europea, con notevoli differenze tra gli Stati membri. Mentre alcuni presentano percentuali molto vicine all’obiettivo target del 25% (l’Austria ad esempio lo ha già superato), altri registrano valori molto bassi, in particolare quelli dell’Est Europa. L’Italia si trova tra i Paesi più “virtuosi”, con una percentuale del 17,4% di biologico sulla Sau totale (Sinab 2021).

Il piano europeo per il bio

L’attuale trend di crescita delle superfici biologiche a livello di Ue non è sufficiente per raggiungere l’obiettivo della strategia Farm to Fork. Per incentivare ulteriormente lo sviluppo del biologico Frascarelli ricorda che Commissione Ue ha pubblicato, nel marzo 2021, un piano di sviluppo per l’agricoltura biologica che si basa su tre assi (e 18 azioni):

  • alimenti e prodotti biologici per tutti: stimolare la domanda e garantire la fiducia dei consumatori;
  • stimolare la conversione e rafforzare l’intera catena del valore;
  • migliorare il contributo dell’agricoltura biologica alla sostenibilità.

Il concetto è quello che la semplice conversione di nuovi terreni al metodo di produzione biologico non sia sufficiente per la crescita del settore, ma dovrà essere accompagnata da un aumento dei consumi e della domanda di prodotti biologici.

Un trasferimento di 360 milioni

Bruxelles nel regolamento attuativo della nuov Pac Il Reg. Ue 2021/2115 (art. 103) prevede la possibilità per uno Stato membro di trasferire al Feasr (Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale) fino al 25% della dotazione dei pagamenti diretti (Feaga – Fondo europeo agricolo di garanzia).

L’Italia ha deciso un trasferimento di risorse dal Feaga (1° pilastro) al Feasr (2° pilastro) per 505.141.168 di euro, corrispondenti a 126.285.292 di euro annui. I trasferimenti sono destinati ai seguenti interventi (tab. 1):

– giovani agricoltori per 36,2 milioni di euro annui dal 2024 al 2027, per un totale di 145,14 milioni;

– interventi sull’agricoltura biologica per 90 milioni di euro annui dal 2024 al 2027, per un totale di 360 milioni.

Risorse sottratte dalle Regioni

La dotazione aggiuntiva di 90 milioni per l’agricoltura bio è stata ripartita tra le Regioni.

Il 2° pilastro della Pac, finanziato dal Feasr, prevede l’obbligo di un cofinanziamento nazionale di circa il 50%; di conseguenza, il trasferimento di 360 milioni di euro dal 1° pilastro genera una dotazione di circa 720 milioni nel 2° pilastro a disposizione degli interventi per l’agricoltura biologica. Tale cifra si aggiunge alle risorse che le Regioni hanno impegnato per la Misura 11 dei Psr a sostegno dell’agricoltura biologica nella programmazione 2014-2022. Oltre ai sostegni diretti, l’agricoltura biologica potrà beneficiare di altri importanti Interventi della nuova politica di sviluppo rurale, tra cui lo scambio di conoscenza e informazioni, nel nuovo sistema dell’Akis (Agricultural Knowledge Innovation Systems), che dovrà accrescere le conoscenze sulle pratiche agricole biologiche per aumentare produttività e sostenibilità.

Una recente lettera inviata a tutte le Regioni italiane dalle associazioni del biologico denuncia che dall’analisi della ripartizione delle risorse per la prossima programmazione dello Sviluppo rurale, ben nove amministrazioni regionali hanno deciso di corrispondere al bio meno risorse rispetto a quanto concordato con il Governo.

La nuova misura 11 si chiamerà SRA29

Nella programmazione dello sviluppo rurale 2023-2027 non si parla più di misure e quindi di Misura 11 “Agricoltura biologica”, ma di tipologie di Intervento.

Il sostegno all’agricoltura biologica rientra all’interno del Piano Strategico Pac (Psp) nella tipologia di Intervento A) pagamenti per Impegni ambientali, climatici e altri impegni in materia di gestione, con un apposito Intervento SRA29 “Pagamento al fine di adottare e mantenere pratiche e metodi di produzione biologica”.

SRA29 sarà quindi il codice identificativo del sostegno all’agricoltura biologica nello sviluppo rurale 2023-2027.

L’intervento si applica a tutte le tipologie colturali e ai prati permanenti, prati pascoli e pascoli, esclusi i terreni a riposo, e si articola in due azioni:

– Azione 1 Conversione all’agricoltura biologica;
– Azione 2 Mantenimento dell’agricoltura biologica.

 

CRESCONO SUPERFICI E OPERATORI, FRENA IL CONSUMO

CRESCONO SUPERFICI E OPERATORI, FRENA IL CONSUMO

I dati Sinab relativi al 2021 presentati al Sana mostrano un aumento del 4,4% delle superfici e del 5,4 degli operatori. La crisi inflattiva innesca però la frenata dei consumi soprattutto nei negozi specializzati. In crescita mercatini e hard discount

Escono i dati ufficiali del bio aggiornati al 31 dicembre 2021 elaborati dal Sinab. Li ha presentati Pietro Gasparri, dirigente Mipaaf dell’Ufficio per l’Agricoltura biologica e sistemi di qualità alimentare nazionale e affari generali, in occasione della 34a edizione del Sana di Bologna.

Arrivano così a 86mila gli operatori e a 2.186.570 gli ettari del biologico italiano (17,4% della Sau italiana). Pari a una crescita annuale del +4,4% (+96,3% in 11 anni) per le superfici e +5,4% (+80,7) per gli operatori.

Il confronto europeo

Un ritmo che non tiene però il passo della crescita registrata in Germania e Francia dove le superfici crescono rispettivamente del 9 e 5,9%. Riguardo al numero di operatori fa meglio solo la Francia (+9,7). I dati strutturali premiano il biologico, visto che la superficie media di un’azienda biologica italiana è di 28,8 ha (poco più di 11 ha nel convenzionale). Ancora più estese le realtà bio europee: (Spagna 54,8 ha; Germania 49,6; Francia 47,5).

Le regioni più biologiche sono Sicilia, Puglia, Toscana, Calabria ed Emilia-Romagna che nel loro insieme contano per il 55,3% delle superfici bio nazionali.

Mandrie bio

Riguardo alla zootecnia bio l’aggiornamento Sinab registra una crescita del 20,6% del settore avicolo; +13% per l’apicoltura, +3% per i bovini; mentre gli ovicaprini scendono del 6% circa. L’incidenza degli animali bio sul totale della zootecnia vede in testa i caprini (9,4%) seguiti da ovini (8,6%), bovini (7%), pollame (4,8%) e suini (0,7%).

Produzione ed import

Il valore alla produzione complessivo del biologico nazionale è di 3,96 miliardi di euro, in crescita dell’11% rispetto al 2020 e del, 7,3% rispetto al 2019. Vite e seminativi biologici crescono in maniera continuativa da oltre un triennio. Le colture permanenti perdono invece valore nonostante l’aumento delle superfici in conseguenza delle basse rese produttive del 2020 e 2021. A fronte di questi dati le importazioni di biologico in Italia si sono concentrate su cereali (54.113 tonnellate), frutta fresca e secca (40.940) e colture industriali (35.518).

Consumi in frenata

Le note più negative, e si sapeva, vengono dal mercato interno. La crisi inflattiva colpisce infatti anche la domanda agroalimentare e i prodotti più colpiti sono quelli di alta qualità. Per questo il consumo di biologico  si attesta nel 2021 di 3,38 miliardi di euro, in flessione del 4,6% rispetto al 2020 (ma la crescita è del 4,5% se facciamo il confronto col 2019, anno prepandemico). Purtroppo nel periodo gennaio-maggio di quest’anno si è assistito a un ulteriore calo dei consumi dell’1,9% mentre da giugno si registra una ripresa.

Il carrello della spesa

La composizione del carrello della spesa è rimasta inalterata rispetto al 2020. L’ortofrutta bio si attesta sul 9,3% del totale. Nel carrello la spesa dell’ortofrutta è quella merceologicamente più rappresentata  (46,1% nel bio contro il 20% del convenzionale). Crescono i vini (+5,7%) e le carni (+13%) che però hanno una bassa incidenza rispetto alle corrispettive categorie dell’agroalimentare convenzionale.

La crescita dell’hard discount

Per quanto riguarda i canali di vendita la grande distribuzione, anche se in leggera flessione, si conferma il canale più importante di vendita per il bio, mentre i negozi specializzati subiscono un importante rallentamento pur mantenendo un peso fondamentale per il settore. Una frenata equilibrata dalle performance positive dei mercatini e dell’hard discount che rappresentano l’unico canale di vendita che cresce a doppia cifra anche nel 2021. Mancano le rilevazioni della vendita diretta e del canale Horeca.

«LA TRANSIZIONE ECOLOGIA SIA ACCOMPAGNATA DA UNA TRANSIZIONE ENERGETICA SOSTENIBILE»

«LA TRANSIZIONE ECOLOGIA SIA ACCOMPAGNATA DA UNA TRANSIZIONE ENERGETICA SOSTENIBILE»

Copagri-Anaprobio chiede misure fiscali ad hoc per il biologico. E il coordinatore Ignazio Cirronis al Sana chiede di rimuovere i nodi burocratici che non consentono all’agricoltura di contribuire alla transizione green dell’energia

«Al governo chiediamo di impegnarsi affinché il Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica individui interventi strutturali che vadano a rafforzare le filiere e favoriscano l’abbattimento dei costi di produzione».

«Anche attraverso una manovra in campo fiscale e con l’adozione di impianti di energia rinnovabile». È quanto ha chiesto Ignazio Cirronis, presidente di Anaprobio Italia, l’associazione dei produttori biologici della Copagri, nell’ambito degli Stati Generali del comparto al Sana di Bologna.

Pronti a dare il nostro contributo

«Le aziende agricole biologiche sono pronte a contribuire attivamente alla transizione ecologica del Paese – ha spiegato il presidente – ma chiedono di essere messe nelle condizioni di poter programmare il loro futuro a rischio dagli incrementi record dei costi di produzione e dell’energia». Un comparto che, secondo Cirronis, «ha le carte in regola per contribuire anche alla transizione energetica e decarbonizzazione, essendo uno degli strumenti chiave per dare impulso all’economia locale e mantenere o migliorare la qualità del territorio, in alcuni casi minacciato dall’abbandono delle campagne o sotto la pressione di un’agricoltura intensiva».

Cresce l’attesa per il piano

Da qui la necessità di incrementare gli sforzi per raggiungere l’obiettivo comunitario del 25% dei terreni bio entro il 2030, facendo crescere l’offerta e i consumi. Per questo, secondo il presidente «si dovrà arrivare dalla definizione, nell’ambito del Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica di azioni efficaci in grado di sostenere il ruolo del biologico».

BIOLOGICO, IL PIANO IN 5 PUNTI DI ALLEANZA COOPERATIVE

BIOLOGICO, IL PIANO IN 5 PUNTI DI ALLEANZA COOPERATIVE

La ricetta della cooperazione presentata dal coordinatore Francesco Torriani al Sana di Bologna

«Solo la filiera è in grado di tenere insieme la produzione con la trasformazione e la commercializzazione, erogando al contempo tutti i servizi necessari alle aziende agricole che si convertono al biologico, dalla consulenza alla digitalizzazione».

Filiere forti

«Anche nel bio bisogna quindi costruire filiere forti ed efficienti, basate sulla capacità di progettazione e innovazione in modo da essere più resilienti dinanzi alle distorsioni del mercato, specie in una situazione di crisi come quella attuale». È ciò che ha affermato Francesco Torriani, coordinatore Biologico di Alleanza Cooperative Agroalimentari il 9 settembre a Bologna al convegno Rivoluzione bio – crisi climatica, conflitti in Europa, transizione ecologica: il ruolo dell’agricoltura biologica.

Promozione compartecipata

Uno dei convegni di apertura del Sana, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale. Fra le proposte avanzate dalla cooperazione c’è quella di sostenere la domanda attraverso «campagne promozionali d’impatto, con la compartecipazione del pubblico e del privato».

Comunità energetiche

Per contenere l’impatto dei costi energetici sulle aziende biologiche l’Alleanza cooperative punta sulle comunità energetiche. «La crisi in atto rende necessario – ha spiegato Torriani – lo sviluppo di una visione olistica: nel nostro approccio di filiera la produzione di energia necessaria all’impresa per produrre cibo non può più essere considerata un input esterno. Le comunità energetiche rappresentano un modello innovativo per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili».

Sostegni fiscali e impegno nel biobreeding

Inoltre, l’introduzione di un credito di imposta a copertura delle spese di certificazione per i prodotti biologici potrebbe, secondo Torriani, «essere utile per alleggerire i costi a carico delle imprese e rendere i prodotti bio più competitivi”. Infine, dal momento che tra le maggiori sfide dell’agricoltura europea c’è anche quella di aumentare la produzione per essere meno dipendenti dall’estero, anche l’agricoltura biologica secondo l’Alleanza cooperative deve farsi carico di questa sfida. Come? «Puntando – secondo Torriani  -sull’innovazione, a partire dal biobreeding, ovvero la selezione di nuove varietà, che permettano di coniugare la qualità alla quantità nel rispetto dei principi dell’agroecologia».

SUOLO E SALUTE AL SANA 2022

SUOLO E SALUTE AL SANA 2022

Al via a Bologna da domani all’11 settembre la 34° edizione della fiera di riferimento per il biologico italiano. Suolo e Salute vi aspetta presso i suoi spazi espositivi al padiglione 29

Tutto pronto per la partecipazione di Suolo e Salute al Sana 2022. Il nostro organismo di controllo e certificazione conferma infatti la sua tradizionale presenza al 34° salone del biologico e del naturale, a BolognaFiere da giovedì 8 a domenica 11 settembre, presso i propri spazi espositivi al padiglione 29 spazio D53.

Un palcoscenico di sostenibilità

Un’edizione che, nelle intenzioni degli organizzatori, dovrà essere un’occasione di rilancio per il biologico, un segnale di ottimismo, un palcoscenico sempre più internazionale per disegnare un futuro di sostenibilità con riflessi positivi su tutta l’economia e l’intera società.

Dopo due anni di difficoltà, il Sana torna infatti alle dimensioni precedenti alla pandemia e si estenderà su 6 padiglioni con tre macroaree di riferimento:

– Food, con una panoramica completa sull’agroalimentare bio e naturale, comprensiva di nuovi trend, innovazioni e ricerche a favore di un’alimentazione biologica, sana e giusta;

– Care & Beauty dove saranno presenti le aziende produttrici e distributrici di cosmetici, prodotti per la cura del corpo naturale e bio, integratori ed erbe officinali;

– Green Lifestyle, con una proposta di prodotti e soluzioni pensati per il consumatore che vuole uno stile di vita ecologico, sostenibile e socialmente responsabile.

Al Sana è confermata la presenza di buyer da più di 40 Paesi del mondo, con una nutrita rappresentanza di operatori di catene di supermercati, distributori e leader del mercato bio da Austria, Danimarca, Francia, Germania, Regno Unito, Romania, Serbia, Slovenia, Spagna e Svezia per l’Europa; da Stati Uniti e Canada per il Nord America; da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti per il Medio Oriente e, da Corea e Indonesia per l’Asia.

«Più di trent’anni fa, nel 1988 – afferma Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere – abbiamo avuto l’intuizione di affrontare per primi nel nostro settore i temi del biologico, del naturale, della sostenibilità: oggi quella scelta si dimostra un’avanguardia alla quale nessuno può sottrarsi, perché è su quei temi che si gioca il futuro del nostro pianeta».

«Il biologico italiano – afferma Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute -, punta di diamante dell’agroalimentare di qualità del nostro Paese, deve molto a SANA e ai tanti attori che, nel tempo, hanno fortemente creduto in questo paradigma di sviluppo agricolo».

Tra questi, in primo piano, vi è proprio Suolo e Salute che trae origini dall’Associazione, fondata a Torino nel 1969, pioniera nella promozione del metodo dell’agricoltura biologica. «Oggi il nostro organismo di controllo e certificazione – commenta D’Elia -, con la passione di sempre e i suoi oltre cinquant’anni di storia, certificando il 26% delle aziende bio italiane, continua a dare il suo fattivo contributo per aumentare la credibilità del settore che di fatto rappresenta la via maestra per mantenere la fiducia dei consumatori e ampliare ancora di più i margini di crescita».

I focus di Sana 2022

Tornano gli Stati generali del biologico con Rivoluzione Bio, giunta alla quarta edizione, con due giorni di dibattito, l’8 e il 9 settembre, tra istituzioni, esperti e player della filiera, con un confronto sulla nuova legge sul biologico e sui più recenti dati di mercato.  All’interno ospiteranno la presentazione dell’Osservatorio Sana realizzato con il sostegno di Ice.

Nuovo volto per la Via delle Erbe, iniziativa da quest’anno co-organizzata con Tecniche Nuove e la rivista l’Erborista, che si concentrerà sulle erbe blu, le piante che aiutano l’umore e il cui utilizzo attenua gli effetti del blue mood, lo stato d’animo caratterizzato da umore basso e tristezza.

Dopo il debutto nel 2021, torna a BolognaFiere Sanatech, il Salone professionale dedicato alla filiera della produzione agroalimentare, zootecnica e del benessere, biologica ed ecosostenibile.. Al centro della seconda edizione ci sarà la filiera produttiva dell’agricoltura biologica, insieme alle tecnologie innovative del bio-controllo, alla zootecnia, all’agricoltura 4.0 e al packaging sostenibile.

A Sana 2022 non mancherà come sempre la corposa serie di convegni e incontri di approfondimento, rivolti soprattutto agli operatori e ai professionisti. Le iniziative in calendario consentiranno alla community di operatori e buyer del settore di confrontarsi sui temi di maggiore attualità e sulle nuove tendenze per il settore.

Rivoluzione Bio 2022

Rivoluzione Bio 2022 sarà protagonista a Sana con due giornate, 8 e 9 settembre, e 4 sessioni dedicate ai temi strategici per il settore, con policy maker, esperti e professionisti. L’8 settembre si parlerà di politiche e strategie per il settore (ore 11) e di aggiornamenti dai mercati (ore 14.30) con i numeri chiave dell’Osservatorio Sana. Il 9 settembre toccherà a Terra e Vita moderare l’approfondimento delle 10.30 sul ruolo dell’agricoltura biologica nella transizione ecologica e nel contrasto alla crisi climatica mentre alle 14.30 il punto sarà sulla ristorazione collettiva.

Un quadruplo confronto tra istituzioni, business leader ed esperti del settore per facilitare la riflessione sul futuro del bio attraverso:

– la definizione delle azioni più efficaci per sostenere il ruolo del settore biologico, sempre più centrale per la transizione ecologica verso sistemi alimentari sostenibili;

– il dibattito e la promozione del Piano di Azione nazionale in grado di rispondere alle complesse sfide ambientali, sociali e climatiche del prossimo futuro;

– l’individuazione degli strumenti necessari per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di crescita del biologico in termini di offerta e consumi e parallelamente favorire l’aumento della consapevolezza rispetto agli standard e ai benefici dell’agricoltura biologica.

Per rimanere aggiornati sulla manifestazione: www.sana.it