Suolo e Salute

Anno: 2022

ETICHETTATURA, MEGLIO IL PLANET SCORE CHE IL NUTRISCORE

ETICHETTATURA, MEGLIO IL PLANET SCORE CHE IL NUTRISCORE

Al Congresso Ifoam Oganics Europe sono emersi tutti i limiti del sistema di etichettatura Nutriscore, sostenuto da Bruxelles con il Green Deal e i punti di forza, invece, del Planet Score introdotto in Francia

No al Nutriscore, si al Planet Score. Ifoam Organics Europe ha preso posizione nel corso della 16a edizione dell’European Organic Congress di Bordeaux riguardo al nuovo sistema di etichettatura degli alimenti sostenuto da Bruxelles attraverso il Green Deal. Un sistema che non considera, secondo l’associazione di riferimento dei movimenti del bio europei, l’“impronta ambientale del prodotto”. Sull’argomento, la linea proposta dalla Commissione europea di fatto favorisce secondo Ifoam l’agricoltura intensiva, perché non considera adeguatamente le esternalità positive prodotte dal biologico e non considera l’effettivo impatto degli agrofarmaci sulla biodiversità e sull’agroecosistema.

L’alternativa sostenibile

Come valida alternativa Ifoam sostiene il Planet Score, che rappresenta «l’etichetta più completa a sostegno della transizione verso sistemi alimentari più sostenibili, misurando il punteggio di un prodotto in termini di impatto degli agrofarmaci, biodiversità, impatto sul clima e benessere degli animali».

Si tratta infatti di un sistema di etichettatura che si basa sulla metodologia LCA ma tiene conto anche di questi ultimi aspetti per tenere conto dell’accresciuta sensibilità dei consumatori rispetto all’impatto ambientale dei prodotti alimentari che acquistano. Planet-Score è stato proposto dall’Institut de l’agriculture et de l’alimentation biologiques (ITAB), un ente di ricerca applicata che mira a generare e condividere conoscenze per migliorare la produzione e la lavorazione biologica; Sayari, studio di progettazione che sviluppa metriche ambientali nel campo del Food; Very Good Future, che si occupa di analisi di impatto, con particolare attenzione agli studi sui consumatori e alle scienze comportamentali al fine di massimizzare gli effetti prodotti sui cambiamenti comportamentali.

Un nuovo strumento che è stato messo a punto grazie ai 18 mesi di sperimentazione fissati dal Ministero dell’ecologia francese nel 2021 per individuare la migliore etichettatura ambientale per i prodotti alimentari.

L’analisi dell’impatto

Planet-Score, come detto, si basa sul Life Cycle Assessment (LCA), strumento utilizzato per analizzare l’impatto ambientale di un prodotto, di un’attività o di un processo lungo tutte le fasi del ciclo di vita, a partire dall’acquisizione delle materie prime sino alla gestione al termine della vita utile, includendo le fasi di fabbricazione, distribuzione e utilizzo. In aggiunta a questo, sono stati integrati una serie di indicatori aggiuntivi relativi ad elementi che secondo i creatori di questo nuovo sistema non sono sufficientemente presi in considerazione nel metodo LCA (agrofarmaci, clima, biodiversità e benessere animale).

L’effetto su clima e biodiversità

Nella creazione del Planet-Score sono quindi stati incorporati i recenti progressi scientifici sull’impatto degli input chimici sulla salute e sull’ambiente, sulla presenza di residui nei prodotti alimentari. Sono stati inoltre inclusi gli impatti di differenti pratiche agricole sul clima e sulla biodiversità (compreso lo stoccaggio del carbonio nel suolo), e i diversi metodi di allevamento, che hanno, secondo gli ideatori della proposta, un impatto sull’ambiente differenziato.

Quatto indicatori e un punteggio

Le informazioni sono fornite ai consumatori in un formato composito, con la visualizzazione di quattro indicatori oltre ad un punteggio aggregato.

Gli studi qualitativi effettuati nei negozi, nei marchi biologici e convenzionali, e lo studio quantitativo effettuato su un campione di 1000 persone rappresentative della popolazione francese hanno dimostrato che questo formato soddisfa le aspettative di trasparenza e informazione su criteri chiave per consumatori e che di conseguenza ha attivato leve potenti in termini di cambiamenti comportamentali, di gran lunga superiori a quelle di un singolo punteggio ambientale.

OK ALLA RIPARTIZIONE DEL FONDO DA 5 MILIONI PER LE MENSE SCOLASTICHE BIO

OK ALLA RIPARTIZIONE DEL FONDO DA 5 MILIONI PER LE MENSE SCOLASTICHE BIO

Lo schema di decreto predisposto dal Mipaaf ottiene il via libera nel corso della Conferenza unificata

Mense bio, avanti con i sostegni. È stata raggiunta l’intesa in Conferenza Unificata sullo schema di decreto del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, di concerto con il Ministro dell’istruzione, per il riparto del Fondo da 5 milioni di euro per le mense scolastiche biologiche per l’anno 2022.

L’impegno ad abbassare i costi per gli utenti

Lo annuncia il Mipaaf in una nota nel precisare che l’86% delle risorse, pari a 4,3 milioni di euro, è assegnato a Regioni e Province autonome con l’obiettivo fondamentale di ridurre i costi a carico dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica.

Informazione e promozione

La restante quota del 14%, pari a 700mila euro, è assegnata in base alla popolazione scolastica dei relativi territori per realizzare iniziative di informazione e di educazione alimentare sull’agricoltura biologica, ad eccezione della Regione Emilia Romagna per la quale il livello di informazione e promozione risulta già soddisfatto.

USI SOSTENIBILI, GIRO DI VITE SUGLI AGROFARMACI

USI SOSTENIBILI, GIRO DI VITE SUGLI AGROFARMACI

Difesa delle colture, in arrivo vincoli più stringenti. La Commissione Ue presenta infatti la nuova proposta di Regolamento sugli usi sostenibili degli agrofarmaci. Precedenza ai mezzi di biocontrollo, la chimica slitta in secondo piano. La novità è inserita nel Pacchetto Natura, che mira a dimezzare l’impiego di agrofarmaci entro il 2030

Ridurre del 50% l’uso degli agrofarmaci entro il 2030. È l’obiettivo dichiarato dal Green Deal e il mezzo per raggiungerlo è il “Pacchetto Natura” che la Commissione europea si appresta a varare. Oltre alla stretta sulla chimica in agricoltura dovrebbe contenere altri obiettivi vincolanti per frenare la perdita di biodiversità. Il dimezzamento nell’uso e nel rischio degli agrofarmaci a livello Ue è uno degli obiettivi dichiarati della Strategia Farm to Fork, sui sistemi alimentari sostenibili.

Niente Pan

La formula scelta dall’esecutivo Ue è quella di un Regolamento, immediatamente applicativo, che affretterà i tempi di adozione rimpiazzando l’attuale direttiva 2009/128 sull’uso sostenibile degli agrofarmaci senza biaogno di recepimento nazionale ed elaborazione del relativo Piano d’azione nazionale (Pan). «Manterremo gli ambiziosi impegni assunti nell’ambito della strategia – afferma Stella Kyriakides, Commissaria Ue alla Salute– e nel farlo manterremo anche la nostra promessa di non lasciare indietro nessuno, né consumatori, né produttori. La nostra ambizione sarà accompagnata da un livello di sostegno altrettanto ambizioso».

Precedenza al biocontrollo

Il quadro normativo renderà più stringente il principio che la chimica è una soluzione da adottare solo quando le altre sono insufficienti. Solo dopo, cioè, aver applicato pratiche agricole sostenibili, misure di prevenzione, metodi di lotta biologica ai parassiti o varietà resistenti. Un principio già riconosciuto dalle leggi Ue ma, secondo le numerose valutazioni sulla direttiva pesticidi fatte dalla Commissione europea, poco praticato a livello di Stati membri. Il pacchetto dovrebbe contenere anche gli obiettivi per riservare una certa percentuale di aree agricole ad aree ad alta diversità.

Timori per la perdita di produttività

Tutte misure che nei mesi scorsi hanno fatto discutere per i rischi potenziali in termini di capacità produttiva in una fase in cui la guerra in Ucraina rimette in discussione la sicurezza alimentare mondiale. I rischi «per la sicurezza alimentare in Africa e Medio Oriente – sostiene Frans Timmermans , vicepresidente della Commissione europea– sono enormi. Ma usare questi problemi come alibi per non realizzare la Farm to Fork significherebbe uccidere la salute e la sopravvivenza a lungo termine della nostra agricoltura».

Le reazioni

«Per ridurre la chimica – commenta l’europarlamentare Paolo De Castro – occorre garantire delle valide alternative per gli agricoltori». Secondo l’ex ministro « la proposta della Commissione non tiene conto dell’attuale contesto geo politico e delle conseguenze che la riduzione dell’uso della chimica può avere sulla produzione agricola».

Sulla stessa linea Confagricoltura e Agrofarma: «Manca la valutazione d’impatto – lamenta Riccardo Vanelli, Presidente di Agrofarma-»

IL PANE BIO E SOSTENIBILE NON PUÒ SCENDERE SOTTO I 7 EURO AL CHILO

IL PANE BIO E SOSTENIBILE NON PUÒ SCENDERE SOTTO I 7 EURO AL CHILO

OK il prezzo è giusto: Gambero Rosso lancia a Roma la 4a edizione delle guida “Pane e Panettieri d’Italia” e mette in guardia contro la caccia ai ribassi in un periodo di costi produttivi alle stelle per gli agricoltori

«Un pane buono, etico e sostenibile oggi non può costare meno di 7 euro al chilo».

È questa l’indicazione di consumo della quarta edizione di Pane & Panettieri d’Italia di Gambero Rosso presentata il 23 giugno a Roma presso Palazzo Brancaccio.

54 panifici premiati

La pubblicazione enogastronomica presenta oltre 60 novità e 54 panifici premiati con il massimo punteggio del simbolo dei Tre Pani con 3 nuovi ingressi. La Lombardia è al vertice con 8 panifici premiati seguono il Piemonte con 7, il Veneto, l’Emilia-Romagna e il Lazio con 6, la Sicilia e la Puglia con 4; la Campania con 3; la Toscana e le Marche con 2; Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo, Basilicata e Sardegna con 1.

Il premio “Pane e Territorio” va a Cuore di Pane Bio (Cabella Ligure-Alessandria) mentre quello di Bakery dell’anno va a Cerere – L’Atelier del Pane (Triuggio-Monza e Brianza). Il premio Panettiere Emergente va a Chiere (Piacenza).

«Il pane – afferma Paolo Cuccia, presidente di Gambero Rosso – è un prodotto tradizionale in continua evoluzione grazie alla maestria della nuova generazione di panettieri».

«Farine, impasti e lieviti sono – aggiunge – fondamentali per un pane di qualità». «I consumatori – osserva l’ad Luigi Salerno – sono sempre più attenti ad un’alimentazione che punta alla salute e alla tutela dell’ambiente».

PLAGGE (IFOAM): «IL BIOLOGICO È LA ROTTA DA SEGUIRE PER REALIZZARE IL GREEN DEAL»

PLAGGE (IFOAM): «IL BIOLOGICO È LA ROTTA DA SEGUIRE PER REALIZZARE IL GREEN DEAL»

Tutti i temi toccati a Bordeaux nel corso della 16° European Organic Congress che ha visto la partecipazione di 260 delegati da tutto il mondo.  D’Elia (Suolo e Salute): «Il bio è la soluzione per le sfide decisive che abbiamo davanti»

«Il biologico è la strada principale per riuscire a raggiungere gli obiettivi del Green Deal. Gli Stati Membri devono avere più coraggio nel sostenere il bio». Si è conclusa da qualche giorno, a Bordeaux, la 16a edizione dell’European Organic Congress e ancora non si spegne l’eco del convinto ammonimento di Jan Plagge, presidente di Ifoam Organics Europe.

Sulle sponde della Garonna

L’associazione di riferimento dei movimenti del biologico europeo ha organizzato questo evento in collaborazione con Interbio Nouvelle Aquitaine, l’associazione interprofessionale del biologico di questo distretto francese. L’evento, il primo in presenza dopo due anni di pandemia, si è tenuto nei giorni 16 e 17 giugno sulle sponde della Garonna, nella splendida cornice della Cité du Vin di Bordeaux.

Per Suolo e Salute, sponsor del congresso nonché da anni membro di Ifoam Organic Europe, ha partecipato Alessandro D’Elia, direttore generale dell’organismo di controllo e certificazione che sul ruolo del biologico come leva importante per le sfide future, tema al centro del dibattito del Congresso, commenta: «Il bio è l’unico metodo di produzione che, grazie al suo approccio sistematico, è parte integrante delle soluzioni per affrontare questioni molto complesse, condizionanti il futuro, come: la mitigazione della crisi climatica, il contrasto alla riduzione di biodiversità, la produzione di alimenti sani e di qualità nel rispetto delle risorse ambientali».

 

«Gli Stati Membri non tradiscano il bio»

Il titolo dell’edizione 2022 era «Un futuro più biologico: sulla strada per il raggiungimento del Green Deal dell’Ue», un tema subito ribadito con l’aperto richiamo agli Stati Membri di sostenere il comparto in una fase particolarmente delicata. «L’agricoltura biologica – ha dichiarato con forza Plagge – può dare un grosso contributo al raggiungimento degli obiettivi della nuova Pac perchè è la strada per aumentare la fertilità, la salubrità del suolo e dell’acqua, migliorare il benessere degli animali, diminuire l’impatto degli agrofarmaci e contribuire all’economia delle aree rurali, soprattutto quelle svantaggiate». «Gli Stati membri – ha continuato il presidente di Ifoam Organics Europe – dovrebbero avere più coraggio e rispondere alle osservazioni della Commissione sui piani strategici nazionali per dare, nel rispetto degli impegni, più garanzie di crescita al biologico durante la prossima programmazione della Pac 2023-2027».

Numerosi Stati membri, tra cui Italia, Francia e Spagna, sono stati infatti invitati dalla Commissione a rivedere i propri Piani Strategici Nazionali, soprattutto riguardo alle risorse destinate al biologico, anche in relazione all’obiettivo del 25% di superficie in biologico entro il 2030 previsto dal Green Deal.

«La politica agricola comune – hanno ribadito alcuni relatori – dovrà incentivare con denaro pubblico la produzioni di esternalità positive, con ricadute tangibili sulla società, garantita da questo metodo di produzione».

Sei mesi di nuovo regolamento

Dopo la sessione plenaria, incentrata sul contributo della Pac e sul Piano d’azione sul biologico, il programma dell’evento francese ha previsto un approfondito workshop sulla rete pilota delle aziende biologiche favorevoli al clima. A cui è seguita l’analisi dei primi 6 mesi del Reg. UE 2018/848 sul biologico, la cui applicazione è in vigore dal 1° gennaio 2022. La Commissione europea ha annunciato che sono in cantiere approfondimenti normativi per la precisa definizione del sale e degli insetti biologici, in linea con il recente aggiornamento sui “novel food”.

Mercato, filiere, digitalizzazione

In seguito l’evento è stato articolato in tre sessioni parallele su: mercato biologico, filiere e digitalizzazione. Le filiere del biologico si sono infatti caratterizzate negli ultimi 30 anni per le peculiarità ineguagliabili di resilienza, una dote da preservare anche alla luce delle recenti crisi. L’agricoltura 4.0 impone però la necessità di un rinnovamento anche nel biologico, che deve diventare protagonista nella ricerca di nuove soluzioni che riflettano le esigenze delle pratiche agroecologiche alla luce della digitalizzazione dell’agricoltura. Il tema più assillante (anche alla luce del clima torrido che ha accolto le delegazioni di visitatori a Bordeaux) è quello della lotta ai cambiamenti climatici. Una sfida in cui il biologico avrebbe molte carte da giocare. La carbon farming però segna decisamente il passo nel Vecchio Continente, visto che siamo ancora in attesa della precisa definizione delle pratiche da premiare per garantire un contributo alla mitigazione del clima, all’adattamento e alla protezione della biodiversità.

Dall’analisi della situazione di mercato è emerso l’andamento altalenante degli ultimi due anni. Al di là di ogni più rosea aspettativa, la pandemia di Covid-19 ha portato infatti nel 2020 a vendite mai viste prima di prodotti biologici (ne abbiamo già parlato qui: https://www.suoloesalute.it/record-di-crescita-mondiale/). Una crescita internazionale che è continuata anche nel 2021, ma a ritmi meno impressionanti. Il mercato globale del biologico è comunque in costante crescita. Nella sessione di mercato ha trovato spazio anche un’approfondita analisi dell’impatto dell’etichettatura Nutriscore prevista dalla strategia Farm to fork, di cui parliamo nel prossimo articolo.

Solidarietà verso il popolo ucraino

A Bordeaux, tra i relatori del Congresso, si è registrata la presenza di personalità di alto livello istituzionale, ricercatori, esperti, agricoltori e imprenditori provenienti, oltre che da Bruxelles, da diversi Paesi per condividere le loro esperienze ed approfondimenti sui nuovi temi al momento in discussione. Sono stati infatti circa i 260 partecipanti provenienti da tutto il mondo (con l’arrivo per la prima volta di delegazioni da Giappone, Stati Uniti e Sri Lanka). Uno spazio particolare è stato però riservato alla delegazione ucraina.

L’apertura dell’evento di Ifoam è stata infatti dedicata a questo Paese devastato dalla guerra, con una commovente conferenza stampa dove sono state rappresentate le difficoltà della filiera produttiva e delle aziende biologiche. I partecipanti hanno espresso grande solidarietà e sostegno al popolo ucraino, con ripetuti applausi e una lunga standing ovation.

Per info: www.europeanorganiccongress.bio oppure seguire @OrganicsEurope su Twitter, LinkedIn, Instagram e Facebook. IFOAM Organics Europe pubblicherà aggiornamenti sul Congresso con #EUOrganic2030 e #EOC2022.

 

 

ALLARME DI IFOAM SUGLI SCARSI SOSTEGNI AL BIO IN EUROPA

ALLARME DI IFOAM SUGLI SCARSI SOSTEGNI AL BIO IN EUROPA

In Paesi come Francia e Spagna i finanziamenti per le conversioni fissati dai piani strategici nazionali post 2022 sono notevolmente inferiori rispetto alla precedente programmazione

IFOAM Organics Europe, l’organizzazione ombrello per l’alimentazione e l’agricoltura biologica, chiede a Bruxelles di investire maggiormente nel settore per raggiungere il 25% di terreni agricoli biologici entro il 2030. Al momento- fanno sapere da Ifoam- , la maggior parte dei paesi è fuori bersaglio e senza investimenti, c’è una reale minaccia di perdere parte dell’attuale terreno agricolo biologico.

Budget nazionali insufficienti

Senza incentivi adeguati, il futuro dell’agricoltura biologica nell’UE appare cupo poiché IFOAM indica budget insufficienti per diversi paesi tra cui Repubblica Ceca, Finlandia, Portogallo, Svezia, Francia, Paesi Bassi e Spagna.

L’organizzazione ha inviato lettere di avvertimento ai Ministeri nazionali dell’Agricoltura dei 27 paesi dell’UE e alla Commissione europea.

Interventi senza ambizioni

«Alcuni paesi – afferma Jan Plagge, presidente di IFOAM Organics Europe- non hanno l’ambizione di contribuire a livello nazionale all’obiettivo dell’UE del 25% di terreni agricoli biologici entro il 2030, sia in termini di obiettivi, sia in termini di interventi che rimangono deboli e con budget bassi in favore dell’agricoltura biologica»

Gli Stati membri secondo Plagge dovrebbero integrare nel piano strategico nazionale le osservazioni della Commissione per garantire almeno la continua crescita della produzione biologica durante il prossimo periodo della PAC 2023-2027 e avere una maggiore ambizione climatica e ambientale.

Giovani consumatori bio crescono

Secondo Innova Market Insights il settore bio continua a intercettare la domanda di chi chiede stili di vita più etici e sostenibili. L’Europa guida il movimento biologico con il 15,2% dei lanci di prodotti biologici, seguita dal 13,4% del Nord America. La tendenza del biologico è in gran parte trainata dai Millenials, poiché un consumatore su tre che afferma di seguire una dieta biologica ha tra i 26 ei 35 anni.

IFOAM però nota che in alcuni casi i paesi si potrebbero fare passi indietro per quanto riguarda il mantenimento dello spazio dedicato all’agricoltura biologica, mettendo ad esempio la Francia e la Spagna.

Paesi in cui, secondo IFOAM non ci saranno crescite del bio perché il  nuovo piano strategico nazionle (2023-2027) è “inferiore” all’ultimo programma (2014-2022) in termini di incentivi agli agricoltori per la conversione all’agricoltura biologica.

Carbon farming al palo

L’organizzazione rivela inoltre che non vengono stanziati più soldi per quei progetti che riducono le emissioni climalteranti: «Per la Francia, ad esempio, la Commissione ha affermato che attualmente si prevede che il regime Eco per l’agricoltura biologica riceverà lo stesso livello di pagamento dell’Eco – regime per HVE (il cosiddetto “High Environmental Value”) nonostante fornisca minori benefici ambientali».