Suolo e Salute

Anno: 2022

TRE ORI PER I VINI DI MARIA GRAZIA MAMMUCCINI

TRE ORI PER I VINI DI MARIA GRAZIA MAMMUCCINI

En plein all’organic wine award international per le etichette dell’azienda Mannucci Droandi, produttrice di vino e olio bio nel chianti aretino e classico e certificata da Suolo e Salute

Tre vini, tre ori. È finita nel migliore dei modi la spedizione della cantina Mannucci Droandi a Frasdorf, in Baviera per l’ Organic Wine Award International di WINE-System AG,. «I nostri vini – annuncia Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio e titolare dell’azienda toscana – sono andati benissimo in quello che è il più importante concorso internazionale per i vini biologici».

Le etichette premiate

Nel dettaglio i riconoscimenti raccolti da questa cantina, riferimento per il biologico nella zona del Chianti Colli Aretini e del Chianti Classico e certificata da Suolo e Salute sono:

  • Medaglia d’oro con 93 punti per il Pugnitello 2018,
  • Medaglia d’oro con 95 punti per il Chianti Colli Aretini 2020
  • Grande Oro con 96 punti, massimo riconoscimento attribuito dal concorso, per il Campolucci 2017.

L’azienda Mannucci Droandi trae origine dalle tradizioni agricole e vinicole di due famiglie: Mannucci, piccoli proprietari terrieri in Valdarno già dai primi del XIX Secolo e Droandi, dal XVIII agricoltori in Carmignano e poi a San Giustino Valdarno. Oggi è gestita dalla Società Agricola Nuova Agricoltura, con amministratore unico Maria Grazia Mammuccini, a sua volta proveniente da un’antica famiglia di agricoltori.

Una realtà rappresentativa del Chianti

È una delle realtà più rappresentative dell’articolato sistema delle Doc Chianti, essendo costituita da due corpi principali. Il primo, podere Campolucci (dal latino “campo del bosco sacro”), 17 ettari nella sottozona del Chianti Colli Aretini, Comune di Montevarchi, è costituito da una grande casa colonica già presente nei Catasti Granducali, è tuttora il centro aziendale ed ospita la cantina, da vigneti e oliveti specializzati. Il secondo, podere Ceppeto, 11 ettari nel comprensorio del Chianti Classico, Comune di Gaiole in Chianti, è costituito da vigneti e oliveti disposti attorno ad una grande casa colonica di pietra squadrata, edificata nel XVIII secolo sui resti di un antico romitorio.

Biologico e tipico insieme

La scelta di affidarsi al metodo dell’agricoltura biologica, con la certificazione di Suolo e Salute, risale al 2000. «Tale scelta – spiega Mammuccini – insieme alla valorizzazione dei vitigni autoctoni, costituisce la base fondamentale del nostro lavoro».

«L’obiettivo è contribuire alla difesa dell’ambiente, alla mitigazione del cambiamento climatico e al tempo stesso offrire prodotti capaci di rappresentare l’identità del nostro territorio, coniugando la tradizione locale con l’innovazione, nell’intento di continuare nel migliore dei modi quanto le generazioni precedenti hanno saputo costruire».

I riscontri ottenuti in Germania (Mannucci Droandi ha già riscosso alcune medaglie d’oro e d’argento nelle precedenti edizioni del concorso, ma mai un en plein come quest’anno) sono frutto dell’attenta cura nella gestione del vigneto da parte di Roberto Giulio Droandi e della perizia nella fase di trasformazione in cantina da parte dell’enologo Gianfrancesco Paoletti, allievo di Giacomo Tachis.

Campolucci e la sfida di mitigare gli effetti del climate change

Campolucci è infatti un blend costituito da Cabernet 40%, Merlot 40% e Syrah 20%. Un uvaggio che alle nostre latitudini può essere messo a dura prova dagli effetti del climate change, soprattutto in un’annata calda e siccitosa come quella del 2017. A mitigare questo stress ha contribuito l’elevazione del cru di 6,5 ettari da cui si ottiene questo vino, a 250 m slm sulla sommità di una collina esposta a sud che guarda l’antico borgo fortificato di Caposelvi. Ma soprattutto l’attenta gestione della potatura, posticipata a fine marzo sugli impianti a cordone speronato per indurre un ritardo del ciclo vegetativo della vite che ha consentito, anche in questa annata calda, di vendemmiare circa 10-15 giorni dopo rispetto alle altre aziende della zona, beneficiando delle precipitazioni di inizio settembre.

«Per portare in cantina uve di elevatissima qualità – spiega Mammuccini –  curiamo una conduzione del terreno conservativa, parte con lavorazioni minime con decompattatore e parte con inerbimento permanente, diserbo meccanico, allevamento a cordone speronato corto, gestione della chioma in estate, diradamento dei grappoli, sfogliatura e vendemmia in vari passaggi: nessuna forzatura e massima attenzione ai cicli della natura». Una delicatezza che prosegue in cantina dove le uve scelte sono diraspate e pigiate delicatamente e poi vinificate in tini di media capacità (30 ettolitri), con macerazione prolungata (20 giorni) e gestita tramite rimontaggi intervallati a déléstages. Dopo la svinatura e la pressatura soffice delle vinacce, la tempestiva effettuazione della fermentazione malolattica costituisce la necessaria premessa per la successiva maturazione (24 mesi) in barriques di rovere francese (50% nuove).

Morbidezza e note fruttate nel Chianti

Il Chianti Colli Aretini 2020 premiato con la medaglia d’oro è un classico uvaggio di Sangiovese 90%, Canaiolo 5%, vitigni tradizionali a bacca rossa 5% ottenuto sempre a Campolucci da vigneti di 20-30 anni d’età gestiti in modo da esaltare le note morbide e fruttate, espressione di questo territorio. Anche in cantina l’affinamento viene effettuato in barrique ma con l’esclusione di legno nuovo per salvaguardarne la personalità.

Pugnitello, la riscoperta della biodiversità

Il Pugnitello 2018 costituisce invece l’essenza dell’opera di conservazione delle antiche tradizioni operato da Mammuccini.

«L’impegno di salvaguardare la biodiversità – spiega – ci ha spinto da tempo a collaborare con l’Unità di Ricerca per la Viticoltura di Arezzo con la realizzazione di un vigneto sperimentale nel quale sono stati piantati vecchi vitigni un tempo diffusi nella zona ed ora a rischio di estinzione». Con le uve di quelle vecchie varietà sono state effettuate delle microvinificazioni che hanno offerto indicazioni promettenti. I  vitigni più interessanti come Foglia Tonda, Barsaglina, o Pugnitello sono stati riprodotti e piantati in quantità nei vigneti Mannucci Droandi per arricchire e caratterizzare gli uvaggi oppure, vinificati in purezza come nel caso del Pugnitello, per riscoprire l’essenza dell’espressione territoriale. Oggi questo vitigno occupa non più di mezzo ettaro dei vigneti di Campolucci, da cui si ricava un vino di colore rosso rubino molto intenso con tonalità violacee. Al naso si presenta leggermente erbaceo mentre al palato rivela un gusto pieno, elevata gradazione alcolica, buona acidità ed tannini di elevata finezza. Con un complesso insieme di aromi fruttati e sapidi come ciliegia e mora insieme a cuoio e terra.

Le resistenze del Comitato Vini a una doc tutta bio

Oggi etichettato come Toscana Igp, il Pugnitello, nelle intenzioni di Maria Grazia Mammuccini dovrebbe diventare l’occasione per la valorizzazione della doc Valdarno di Sopra con un disciplinare che, d’accordo con le altre aziende produttrici della zona, prevederebbe, primo caso nel nostro Paese, l’’obbligo dell’adozione del metodo dell’agricoltura biologica certificata. Un vincolo che sta trovando alcune difficoltà nella fase di approvazione presso il Comitato vini doc del Ministero delle Politiche agricole. «Viene contestata l’obbligatorietà di questo metodo, ma i disciplinari servono proprio a questo: a dare più forza ai territori attraverso la condivisione di regole comuni».

IL SOSTEGNO DI SUOLO E SALUTE AL CONGRESSO DI IFOAM ORGANICS EUROPE

IL SOSTEGNO DI SUOLO E SALUTE AL CONGRESSO DI IFOAM ORGANICS EUROPE

L’edizione 2022 del Congresso si svolgerà dal 16 al 17 giugno 2022 nella città di Bordeaux. Ifoam ringrazia Suolo e Salute per il sostegno in un post rilanciato dai canali social del movimento

Ringraziamo di cuore Suolo e Salute per il concreto supporto nell’organizzazione del Congresso sul biologico europeo. Così si è espressa Ifoam Organics Europe in un post rilanciato sui canali social dell’organizzazione di riferimento dei movimenti europei del bio.

II Congresso torna in presenza

L’edizione 2022 del Congresso si svolgerà dal 16 al 17 giugno 2022 nella città di Bordeaux, organizzata da Ifoam Organics Europe insieme a InterBio Nouvelle-Aquitaine e costituisce un’occasione unica per fornire un contributo concreto alla sfida, rilanciata dal Green Deal, di raggiungere il 25% di superficie certificata bio nell’Unione europea entro il 2030. Per Suolo e Salute parteciperà Alessandro D’Elia, direttore generale dell’ente di certificazione.

Una collaborazione strategica per Suolo e Salute

«Uniti si vince – afferma Alessandro D’Elia: per il nostro ente di certificazione, primo in Italia per superfici e numero di realtà certificate e secondo in Europa, la collaborazione con Ifoam Organics Europe è strategica per dare concretezza alle esigenze del settore bio in un momento decisivo per la programmazione delle politiche agricole del prossimo quinquennio».

Il programma dell’evento

Realizzato dopo molto tempo senza eventi fisici, la sedicesima edizione del Congresso si intitolerà “Un futuro più biologico: sulla strada per il raggiungimento del Green Deal dell’UE”, e sarà articolata in varie sessioni per discutere i temi caldi del settore biologico secondo il seguente programma:

  • Sessione plenaria sul contributo della PAC al Piano d’azione sul biologico;
  • Workshop sulla rete pilota delle aziende biologiche favorevoli al clima;
  • Analisi dell’effetto dei primi 6 mesi del Regolamento biologico UE 2018/848;
  • Sessioni parallele su mercato biologico e filiera e settore biologico e digitalizzazione.
SICUREZZA ALIMENTARE, LE PERFORMANCE DELL’ITALIA

SICUREZZA ALIMENTARE, LE PERFORMANCE DELL’ITALIA

In occasione della giornata mondiale della sicurezza alimentare Coldiretti mette in evidenza come l’attenzione al cibo bio e di qualità abbia portato in 10 anni a ridurre l’uso degli agrofarmaci del 20%, record in Ue

Grazie ai primati nel biologico e nei prodotti tipici di qualità l’Italia è il Paese europeo più virtuoso riguardo alla sicurezza alimentare. La nostra agricoltura è risultata infatti nell’ultimo decennio la più green d’Europa con il taglio record del 20% sull’uso degli agrofarmaci, che al contrario aumentano in Francia, Germania e Austria.

I dati Eurostat penalizzano la Francia

Lo rende noto la Coldiretti, in occasione della Giornata mondiale della sicurezza alimentare sulla base dell’ultimo report Eurostat che registra un aumento del 6% in Francia che si contende con l’Italia il primato agricolo nell’Unione Europea. Il risultato per i consumatori, precisa la Coldiretti: «è che cibi e bevande stranieri hanno una probabilità sei volte superiore di contenere residui rispetto al Made in Italy con il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari che è stato pari al 5,6% rispetto alla media Ue dell’1,3% e ad appena lo 0,9% dell’Italia, secondo i dati Efsa».

La guerra non faccia calare l’attenzione sulla sicurezza

«A preoccupare, fa sapere la Coldiretti, è il tentativo di strumentalizzare gli effetti della guerra per ridurre le garanzie qualitative e di sicurezza degli alimenti, ma anche la trasparenza dell’informazione ai consumatori, con la richiesta di deroghe alla legislazione vigente. Si va dall’innalzamento dei limiti massimi ai residui chimici presenti negli alimenti introdotta in Spagna per alcuni principi attivi, alla richiesta di utilizzo degli ogm non autorizzati, fino alla possibilità di utilizzare olio di palma in sostituzione di quello di girasole senza indicarlo in etichetta. «L’Italia – commenta il presidente Ettore Prandini – non può accettare passi indietro sulla sicurezza alimentare che mettono a rischio la salute dei consumatori ma anche la competitività del Made in Italy».

«I primati del made in Italy a tavola realizzati grazie a 730 mila imprese sono un riconoscimento del ruolo del settore agricolo per la crescita sostenibile del Paese».

FIRMATO IL DECRETO ATTUATIVO DEL NUOVO REGOLAMENTO SUI PROCESSI PRODUTTIVI BIO ED ETICHETTATURA

FIRMATO IL DECRETO ATTUATIVO DEL NUOVO REGOLAMENTO SUI PROCESSI PRODUTTIVI BIO ED ETICHETTATURA

Battistoni (sottosegretario Mipaaf): «Il provvedimento abroga le disposizioni precedenti disciplinando in modo organico e univoco le procedure relative alla produzione biologica vegetale, animale, delle alghe e degli animali di acquacoltura, degli alimenti trasformati e del vino»

Semplificazione e armonizzazione delle norme sulle produzioni biologiche ai sensi del regolamento europeo Ue 2018/848. Sono le motivazioni che hanno spinto il Ministero delle Politiche agricole alla promulgazione dell’atteso decreto attuativo dello scorso 20 maggio inerente i processi produttivi bio e l’etichettatura.

Disciplina univoca

«Il decreto – spiega Francesco Battistoni -, sottosegretario Mipaaf, abroga le disposizioni normative precedenti disciplinando così, in modo organico e univoco, le procedure relative alla produzione biologica vegetale, animale, delle alghe e degli animali di acquacoltura, degli alimenti trasformati, oltrechè del vino».

Deroghe per gli allevamenti di molluschi

«Tra le disposizioni transitorie e finali – aggiunge – è stata inoltre introdotta la norma che consente agli allevamenti di molluschi biologici di rimanere nel sistema di controllo precedente».

«Ciò consentirà agli allevatori di proseguire nella loro produzione biologica che, altrimenti, sarebbe stata penalizzata. Un risultato, questo, che non si sarebbe potuto raggiungere senza la fattiva collaborazione degli uffici del Mipaaf, delle regioni e gli operatori del settore ai quali va il mio ringraziamento».

IL MINISTRO PATUANELLI: «L’OMOLOGAZIONE DELL’AGRICOLTURA DISTRUGGE LA BIODIVERSITÀ»

IL MINISTRO PATUANELLI: «L’OMOLOGAZIONE DELL’AGRICOLTURA DISTRUGGE LA BIODIVERSITÀ»

Forte intervento del Ministro nel corso della Giornata mondiale della Biodiversità. «Sono produzioni di eccellenza come il biologico e le Dop a costituire un forte antidoto per lo sviluppo armonico dei territori»

La prima biodiversità da tutelare è quella dell’agricoltura. Ne è convinto il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli e lo ha ribadito proprio lo scorso 22 maggio, data proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite “Giornata della Biodiversità”.

Contro una visione produttivistica e semplicistica

«Il primo rischio per l’agricoltura – ha detto – è l’omologazione, che porta alla distruzione della biodiversità». Una minaccia che secondo il Ministro deriverebbe da una visione semplicistica che vede la produzione alimentare solo in termini di massimizzazione delle rese e l’alimentazione solo in termini salutistici che indirizzano verso una dieta universale tutelata da controversi sistemi di etichettatura.

«Il grande rischio, non complottistico ma reale, è che il cibo sia sostituito da una pillola e da un prodotto di laboratorio». «Dobbiamo scongiurarlo facendo sistema, facendo formazione e informazione e soprattutto facendo capire che si può produrre cibo di qualità tutelando contemporaneamente l’ambiente, la biodiversità, la natura e il mondo in cui viviamo».

Una forte presa di produzione rilasciata dal ministro nel corso del Convegno Internazionale “Nature in Mind” organizzato a Roma dal Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri in collaborazione con Coldiretti.

Il cibo è democrazia

«Il cibo ha un legame strettissimo con la democrazia», ha aggiunto il Ministro, che ha sottolineato: «La difesa del patrimonio di biodiversità attraverso produzioni di eccellenza come il biologico e le Dop – comparti dove il nostro Paese eccelle – costituisce un forte antidoto per lo sviluppo armonico dei territori, la fertilità dei suoli, la salubrità dell’aria, l’uso razionale dell’acqua e, più in generale, per lo sviluppo della produttività del sistema agricolo nazionale e della sicurezza del comparto alimentare italiano sotto il profilo qualitativo e salutistico».

L’impegno degli agricoltori italiani

In un comunicato stampa Confagricoltura ha messo in evidenza il forte impegno degli agricoltori nella tutela della biodiversità nazionale.

In Italia oggi sono infatti protetti oltre 3 milioni di ettari, pari a circa il 10,5% della superficie nazionale e tale sistema si integra alla rete Natura 2000, istituita ai sensi delle direttive Uccelli 2009/147/ce e Habitat 92/43/cee, che interessa una superficie totale di circa 6 milioni di ettari, il 19,3% del territorio nazionale.

Circa il 21% della superficie agricola italiana è potenzialmente classificabile come area agricola ad alto valore naturalistico (Avn), in cui si mantiene un elevato numero di specie e di habitat naturali.

CRISTIANO FINI NUOVO PRESIDENTE NAZIONALE DI CIA-AGRICOLTORI ITALIANI

CRISTIANO FINI NUOVO PRESIDENTE NAZIONALE DI CIA-AGRICOLTORI ITALIANI

Votato a Roma dall’assemblea di 399 delegati. Succede a Dino Scanavino, al vertice della confederazione negli ultimi 8 anni. Imprenditore vitivinicolo biologico modenese, la sua nomina dovrebbe portare un po’ di serenità nei rapporti con la “costola”  biologica di Anabio

Cristiano Fini è il nuovo presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani. Imprenditore agricolo modenese, 50 anni, Fini è stato nominato dall’VIII assemblea elettiva, riunita a Roma al Teatro Eliseo e composta da 399 delegati in rappresentanza dei quasi 900 mila iscritti in tutt’Italia.

Il neo presidente guida un’azienda agricola e vitivinicola a Castelfranco Emilia (MO) con 13 ettari investiti a vigneto biologico. Fa parte del Consiglio di amministrazione di Cantine Riunite Civ ed è stato membro della giunta camerale di Modena. Guiderà la confederazione per i prossimi quattro anni, succedendo a Dino Scanavino, al vertice di Cia negli ultimi 8 anni.

Gli obiettivi del neopresidente

«Stiamo attraversando una fase davvero complicata – ha riconosciuto il neo-eletto -: la pandemia, la guerra, i rincari eccezionali delle materie prime, il rischio di una crisi energetica e alimentare, i cambiamenti climatici». «Eppure il nostro settore, con tutte le difficoltà resta uno dei cardini dell’economia nazionale. Il valore aggiunto dell’agricoltura italiana, pari a 33 miliardi circa, resta il più elevato dell’Ue. Il sistema agroalimentare nel suo insieme fa il 15% del Pil. Ecco perchè possiamo e dobbiamo lottare, rimettendo al centro le nostre priorità».

Secondo il nuovo Presidente di Cia servono azioni precise e puntuali su larga scala, come una politica energetica nazionale ed europea che cerchi di calmierare i costi e le speculazioni, oltre a misure a sostegno delle filiere produttive, messe in ginocchio dagli incredibili rincari produttivi e dall’instabilità dei mercati. «ma soprattutto c’e’ bisogno finalmente di una redistribuzione del valore lungo la filiera. dobbiamo gridare la necessita’ di un reddito equo per gli agricoltori, facendo squadra su questo obiettivo comune, come su investimenti importanti nella ricerca per dotare il settore primario di strumenti innovativi contro il climate change».

Anabio pronta a collaborare al nuovo corso

Dopo l’elezione Fini ha ringraziato per il lavoro fatto il presidente uscente Dino Scanavino ed il suo antagonista in campagna elettorale Luca Brunelli. Tra i primi messaggi di solidarietà giunti al neo-presidente, quello di Anabio-Cia, “costola” biologica dell’organizzazione nazionale.  «I produttori biologici – affermano da Anabio-Cia- sono pronti a collaborare al nuovo corso». «Il green deal – interviene il presidente di Anabio, Federico Marchini – la strategia Farm to fork, il piano di azione Ue per l’agricoltura biologica e la nuova legge nazionale sul bio hanno rilanciato con vigore il tema della sostenibilità, anche in riferimento all’obiettivo del 25% delle superfici europee convertite al bio entro il 2030 (2027 in Italia)». «Lavoreremo per rafforzare il ruolo dell’associazione e diventare sempre più punto di riferimento sia per le 11.000 aziende agricole già associate, sia per quelle che lo diventeranno, confidando per questo sul supporto di Cia».

La nomina di un imprenditore bio come Fini dovrebbe portare più serenità nei rapporti tra Anabio e Cia, caratterizzati negli ultimi mesi da alcune tensioni.