Suolo e Salute

Anno: 2022

L’OTTIMISMO DELL’AMBIENTALISMO

L’OTTIMISMO DELL’AMBIENTALISMO

Produrre in maniera sostenibile sprecando meno risorse: una semplice formula resa possibile dall’affermarsi di movimenti come quello dell’agricoltura biologic ache stanno rendendo molto più leggero l’ impatto sul nostro Pianeta. Alcune cifre

Fiato alle trombe. La concomitanza della crisi sanitaria da Covid, della crisi geopolitica Ucraina e della crisi energetica per le sanzioni contro la Russia ha dato l’occasione a molti detrattori di mettere in discussione l’efficacia delle azioni intraprese dai movimenti ambientalisti in difesa dell’ambiente e di un’agricoltura pulita. La celebrazione della Giornata della Terra offre l’occasione per un’approfondita analisi. E il risultato fornisce solide basi per confutare il pessimismo dei detrattori.

Più con meno

Negli Stati Uniti, nel suo libro “More From Less” Andrew McAffee del MIT di Boston ammette che grazie alla maggiore attenzione all’ambiente abbiamo imparatoa camminare più alla leggera sul pianeta.

Negli anni ’70 previsioni come quelle di Pete Gunter, un professore universitario del Texas, stimavano che entro l’anno 2000 «il mondo intero, ad eccezione dell’Europa occidentale, del Nord America e dell’Australia, sarà in carestia». A quel tempo, infatti, il 34% dei Paesi in via di sviluppo era denutrito. Ora la percentuale è scesa al 13%,  nonostante la popolazione mondiale sia raddoppiata. Cosa è successo? Secondo McAffee, invece di abbandonare la crescita economica abbiamo fatto qualcosa di più profondo: la crescita economica disaccoppiata dall’uso delle risorse grazie all’attenzione al produrre meglio, ma con meno.

Quattro progressi nel Regno Unito

Un’analisi che non vale solo agli States, ma può essere applicata anche all’Europa. Mary Wakefiels, editorialista del settimanale inglese The Spectator ci ha provato con la realtà economica del suo Paese (con considerazioni applicabili anche all’Italia), scoprendo che le cose dal punto di vista ambientale vanno bene o per lo meno stanno decisamente migliorando:

  1. Crollo dell’inquinamento atmosferico nel Regno Unito. L’aria è più pulita oggi che mai dall’era preindustriale. Il peggior inquinante, il biossido di zolfo, è diminuito del 98% dalla Giornata della Terra del 1970. I PM (particolato inquinante, ovvero NO2, PM2,5 e PM10) sono in calo dell’80%. Un effetto legato alla Maggiore attenzione ambientale (ma anche alla Maggiore delocalizzazione in Cina);
  2. Agricoltura più sostenibile. L’utilizzo di mezzi tecnici è stato notevolmente contenuto. Fertilizzanti come il nitrato ammonico, ad esempio, costituivano un grosso problema, potendo inquinare I fiumi attraverso le percolazioni. Il suo utilizzo ha raggiunto il picco negli anni ’80 e da allora la quantità totale di azoto immesso nei campi è diminuita del 39% e quella di fosfato addirittura del 66%. Nel complesso la produttività agricola inglese è rimasta più o meno costante e anzi la produzione agricola complessiva è in realtà aumentata del 5%;
  3. Minori consumi energetici. Il consumo annuo di energia nel Regno Unito è diminuito del 31% dal 2001 e l’economia del Regno Unito è cresciuta del 33% nello stesso periodo di tempo. Questo è un classico esempio di disaccoppiamento: si fa di più ma con molta meno energia tanto che il consumo interno totale di energia primaria è sceso dall’equivalente di 236 milioni di tonnellate di petrolio equivalente nel 2001 a 191 milioni di tonnellate nel 2018 (meno 19%);
  4. Minore impronta di carbonio. In Inghilterra e negli altri paesi europei si viaggia meno: il ​​numero di miglia percorse in questo Paese ha raggiunto il picco nel 2002 e da allora è diminuito del 9% con un ulteriore calo post Covid per effetto di innovazioni come il lavoro digitale e nel frattempo le automobili sono diventate più efficienti, macinando più chilometri con meno carburante;

Grazie a questi risutati le emissioni di carbonio procapite , dopo avere raggiunto il picco nel 1973, sono progressivamente scese tanto che oggi in Inghilterra sono al di sotto del livello del 1860.

Un merito da attribuire alla maggiore attenzione dei consumatori che oggi possono scegliere cosa mangiare e cosa fare produrre grazie all’affermazione di movimenti come quello dell’agricoltura biologica.

IL PAESAGGIO DI BALI RINASCE GRAZIE ALL’AGRICOLTURA BIOLOGICA

IL PAESAGGIO DI BALI RINASCE GRAZIE ALL’AGRICOLTURA BIOLOGICA

In trent’anni il Progetto di piccoli prestiti e sovvenzioni delle Nazioni Unite in favore dei piccoli agricoltori ha portato allo sviluppo di un’economia resiliente, in grado mitigare l’effetto del climate change, con un forte radicamento nelle comunità locali. L’esempio dei centri di istruzione agraria e delle reti di piccolo agricoltori biologici sviluppata a Bali e a Nusa Penida in Indonesia

L’isola di Bali è una delle mete più ambite dal turismo internazionale. Anzi è proprio in questa piccolo isola indonesiana che è nato a fine ‘800 il primo esempio di turismo di massa.

Un fenomeno che ha portato benessere ad una fascia ristretta della popolazione ma che ha alterato profondamente la sua economia basata sull’agricoltura e sulla pesca e su un equilibrio millenario tra uomo e ambiente ora decisamente spezzato. L’isola presenta infatti molte zone in cui le barriere coralline sono state distrutte e I terrazzamenti a risaie abbandonati, lasciando spazio al rischio di erosione e spopolamento delle aree interne. Un fenomeno che si sta ripetendo nelle isole vicine come Lombok, nuove mete del turismo.

Stop al degrade ambientale

Un degrado a cui si vuole mettere la parola fine attraverso progetti come quello di piccoli prestiti e sovvenzioni agli agricoltori (Sgp) attuato da Gef (Global Environment Facility) e sostenuto dalle Nazioni Unite.

Carlos Manuel Rodriguez, amministratore delegato e presidente del Gef, ha verificato personalmente in una recente visita lo stato di avanzamento di questi progetti. Nell’isola di Nusa Penida, a metà strada tra Bali e Lombok, Rodriguez ha potuto apprezzare come le iniziative di cooperazione abbiano potuto dare vita a iniziative come quelle del Centro di istruzione di Rumah Belajar Batu Keker e la fattoria biologica SukaDanta Organic Farm.

Qui le comunità locali stanno lavorando con Gef per ripristinare i paesaggi, creare orti biologici e promuovere il compostaggio e la gestione dei rifiuti attraverso il riciclaggio e lo sviluppo di impianti di biogas. Il Centro d’istruzione è alimentato dall’energia solare ed è uno spazio per aumentare la consapevolezza sulle questioni ambientali, sviluppare capacità locali nelle pratiche agro-ecologiche e sostenere la conoscenza e la cultura tradizionali.

L’esempio della SukaDanta Organic Farm

SukaDanta Organic Farm è una piccola azienda con una superficie di poco inferiore a un ettaro ed è un esempio delle piccole realtà rurali interamente biologiche sostenute dal fondo multilaterale gestito da Gef.

«Un esempio – ha commentato Rodriguez – di un cambio radicale nella geastione delle risorse in chiave anti climate change che può essere replicato in tutte le isole dell’arcipelago indonesiano e oltre rafforzando il radicamento delle comunità rurali locali».

Catharina Dwihastarini, coordinatrice nazionale del fondo per le piccolo realtà in Indonesia, ha aggiunto che queste attività a sostegno della produzione sostenibile e del miglioramento dei mezzi di sussistenza non potrebbero essere raggiunte senza la collaborazione delle autorità e dei partner a livello locale.

502 progetti attivati in Indonesia

Il fondo per le piccole realtà aziendali Sgp è atttivo in Indonesia dal 1992, fornendo supporto finanziario e tecnico alla società civile e alle iniziative guidate dalla comunità che affrontano le questioni ambientali globali migliorando al contempo i mezzi di sussistenza locali in Indonesia. Negli ultimi tre decenni, SGP Indonesia ha sostenuto 502 progetti e ha collaborato con 200 organizzazioni della società civile e gruppi di comunità locali. La sesta fase operativa del PSC in Indonesia (2017-2022) ha applicato l’approccio paesaggistico basato sulla comunità per migliorare e mantenere la resilienza socio-ecologica dei paesaggi e dei paesaggi marini prioritari in Indonesia.

Azione locale = impatto globale

Questo lavoro si basa sulle strategie approntate da GEF e sull’offerta di servizi di azione locale delle Nazioni Unite che supportano gli attori locali su tre percorsi basati su: responsabilizzazione, resilienza e investimento. Ad oggi, in questa fase sono stati completati 95 progetti pari a 130.698 ettari in produzione sostenibile e 71.827 ettari di paesaggi marini costieri gestiti come aree di conservazione secondo la logica azione locale = impatto globale.

Quest’anno ricorre il 30° anniversario di SGP, un programma aziendale del Global Environment Facility, implementato dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo dal 1992, alla vigilia del vertice per la Terra di Rio de Janeiro. Attualmente attivo in 128 paesi, SGP ha sostenuto oltre 26.000 progetti guidati dalla società civile locale e da organizzazioni comunitarie , comprese le donne, i popoli indigeni, i giovani e le persone con disabilità, per progettare e condurre azioni che affrontino le questioni ambientali globali.

DE GUSTI ARTE, DOVE IL CIBO SOSTENIBILE INCONTRA LA CULTURA

DE GUSTI ARTE, DOVE IL CIBO SOSTENIBILE INCONTRA LA CULTURA

Largo alle produzioni sostenibili e alle tipicità siciliane nell’evento patrocinato da Suolo e Salute in programma alla Villa Filippina di Palermo dal 13 al 16 maggio prossimi

Il mondo del food & wine incontra quello dell’arte nella splendida cornice del parco della settecentesca Villa Filippina a Palermo. “DeGusti Arte” è infatti l’evento patrocinato da Suolo e Salute che si terrà in questa suggestiva location dal 13 al 16 maggio prossimi, con la presenza di 40 espositori e produttori tra cantine vinicole, caseifici, distillerie, aziende agricole, aziende agroalimentari, artisti chiamati a testimoniare l’impegno e la creatività di chi produce in modo sostenibile.

Arte, show cooking e workshop

Dopo il successo della prima edizione “messa in scena” dal 3 – al 5 dicembre 2021 al Real Teatro Bellini di Palermo gli organizzatori della società Inkilo hanno predisposto un upgrade della manifestazione, sperimentando una progettazione adattata agli spazi di Villa Filippina che consentono di ampliare l’offerta artistica, I percorsi di degustazione e le aree tematiche per gli show cooking ed i workshop.

Uno scrigno di tesori architettonici

Costruita nel 1755 per volere di Don Angelo Serio, sacerdote amante dell’arte appartenente alla Congregazione di S. Filippo Neri, Villa Filippina è situata nel pieno centro di Palermo ed è caratterizzata da un vasto spazio quadrangolare, recintato per tre lati da portici lunghi 140 metri, su cui corre una terrazza praticabile. L’edificio, scelto per la sua rilevanza storica e l’indiscussa bellezza architettonica, cela al suo interno un autentico scrigno di tesori: affreschi, colonnati, statue, fontane ed i suoi 10.000 mq di giardino.

Il ruolo di Suo e Salute

Per Suolo e Salute si tratta di una location ideale per valorizzare l’incontro tra arte e produzioni biologiche, ben rappresentate dall’equilibrio tra uno spazio naturale ben gestito e aperto al pubblico e il valore artistico dell’edificio storico. Nel corso della manifestazione sono previsti focus di approfondimento dedicati alle produzioni tipiche siciliane. Una novità sarà il tema della frutta autoctona siciliana, della frutta esotica e delle nuove coltivazioni sorte recentemente sul territorio isolano. Alcuni chef siciliani selezionati dall’organizzazione presenteranno i loro migliori progetti enogastronomici per accostare al vino carni, pesce e cucina vegetariana. Uno spazio sarà dedicato ai dolci tipici da assaporare con un buon distillato siciliano.

ORTOFRUTTA BIO, SPINGERE DI PIÙ SULLA PROMOZIONE

ORTOFRUTTA BIO, SPINGERE DI PIÙ SULLA PROMOZIONE

È l’auspicio di Francesco Torriani di Alleanza Cooperative. La quota dell’ortofrutta bio è infatti pari al 4% ma il potenziale è alto. All’ultima edizione di FruitLogistica, la fiera europea di riferimento del settore, un quarto degli espositori era infatti bio

L’incidenza del biologico sul comparto generale dell’ortofrutta è del 4%, con oltre 30 milioni di consumatori. Lo rileva l’Osservatorio Frutta e Verdura Bio di Nomisma nei dati presentati nell’ambito di Marca 2022, il Salone internazionale sui prodotti a marca del distributore che si è tenuta a Bologna.

La ricerca presentata a Marca

«È un dato – sostiene Francesco Torriani, Coordinatore Settore Biologico di Alleanza Cooperative Agroalimentari – che evidenzia le potenzialità di mercato che può ancora svilupparsi, creando grandi opportunità sia per la produzione che per la distribuzione».

La forte presenza anche a Berlino

Una potenzialità che emerge anche dalla forte partecipazione di espositori del mondo del biologico a Fruit Logistica, una delle maggiori fiere di riferimento di questo settore che si è tenuta a Berlino dal 5 all’8 aprile scorsi. E che quest’anno ha visto la partecipazione di 489 aziende tra produttori bio, biodinamico e con assortimento misto bio e convenzionale su un totale di 2022 espositori, praticamente un quarto del totale, stimolati dalla crescente domanda da parte delle catene della gdo di mezza Europa

L’equilibrio tra domanda e offerta

«L’Italia deve quindi – commenta Torriani – spingere di più su azioni promozionali che abbiano anche finalità commerciali e che sostengano i prodotti biologici, sia nei consumi domestici sia in quelli collettivi».

Secondo il coordinatore del bio di Alleanza delle Cooperative, In un quadro generale di politiche comunitarie e nazionali favorevoli al biologico, occorre mettere in atto delle azioni per fare in modo che la domanda dei prodotti biologici sia allineata all’offerta. «tutta la politica agricola europea è svincolata dagli aspetti legati al mercato: fin quando il biologico era una nicchia questo poteva andar bene, ora non più».

IL SETTORE DELLA CARNE BIO VA ALLA GRANDE NEGLI STATES

IL SETTORE DELLA CARNE BIO VA ALLA GRANDE NEGLI STATES

Crescita del 37% in due anni nelle vendite della grande distribuzione Usa. I consumatori hanno imparato durante la pandemia a rivolgere maggiore attenzione alla salubrità di quello che acquistano ed è una tendenza che prosegue anche oggi. I commenti degli operatori della carne bio americani

La carne biologica va a gonfie vele negli States. Lo riporta il sito di informazioni commerciali Supermarket Perimeter mettendo in evidenza che, nell’ultimo anno, le vendite di carne biologica sono cresciute del 37% rispetto a due anni fa. Una performance quasi doppia rispetto alla crescita del reparto carne in generale, che è cresciuto del 20%. Nonostante questa crescita, il bio rappresenta però solo il 5% del totale di dollari spesi ogni anno per il cibo in questo mercato.

Jenny Burns, direttrice senior di Applegate, realtà attiva nel settore della carne bovina nello Stato del New Jersey, osserva che il settore si sta sviluppando anche sulla spinta sviluppo di versioni biologiche degli articoli convenzionali più venduti da parte di marchi di carne convenzionale.

Stessi tagli, ma anche prodotti alternativi

«Questa è una strategia piuttosto diffusa in quanto offre ai consumatori una scelta più ampia e mantiene gli acquirenti di alto valore alla ricerca di standard elevati».

«Più recentemente, tuttavia – segnala Burns- abbiamo assistito a una tendenza d uno spostamento verso articoli più unici o innovativi lanciati esclusivamente come biologici. Questo è stimolante perché segnala che il biologico è un settore che gode della fiducia dei consumatori anche se non hanno familiarità con il prodotto che stanno acquistando».

Una tendenza che è stata incentivata dalla pandemia. «Le persone tendono a controllare le etichette dei prodotti alimentari dopo eventi importanti della vita come la nascita di un bambino o una battuta d’arresto per la salute. L’etichetta biologica funge da scorciatoia per lo spettro di benefici che hanno un impatto su di loro personalmente, ma anche sulla loro comunità e sul mondo che li circonda».

L’attenzione alle etichette

Un giudizio che vede concorde Kay Cornelius, direttore Panorama Organic Grass-Fed Meats, una realtà biologica del Colorado. «Anche ora che l’attenzione alla pandemia sta scemando – dice- i consumatori continuano ad avere maggiore attenzione a quello che acquistano al supermercato anche nel settore carni».

«Hanno provato a cucinare cose diverse durante la pandemia e vogliono mantenere questo stile di vita. L’aumento dell’offerta di diversi tipi di carne bio viene così offerta dai rivenditori perché lo chiedono i consumatori».

VINITALY: NELL’ULTIMO ANNO 51% ITALIANI HA CONSUMATO VINO BIO

VINITALY: NELL’ULTIMO ANNO 51% ITALIANI HA CONSUMATO VINO BIO

Un dato che potrebbe essere ancora maggiore perché il 30& degli intervistati ammette di non guardare con attenzione l’etichetta. È quanto emerge dalla ricerca di Nomisma-Wine Monitor presentata a VernaFiere. Il bio diventa così il punto di riferimento per i consumatori di vino in Italia

È del 51% la quota di italiani che nell’ultimo anno hanno avuto almeno un’occasione di consumo di vino biologico. Lo rileva un’indagine Nomisma Monitor presentata mercoledì 13 aprile al Vinitaly con l’evento “Vino Bio: Trend & Sfide”.

L’arrembaggio della fogliolina verde

L’analisi di mercato evidenzia che la percentuale è in continua crescita (nel 2015 era pari al 17%), grazie al forte apprezzamento da parte del consumatore, che riconosce al vino bio valori più elevati rispetto ai vini convenzionali. I canali preferiti per l’acquisto di vino bio rimangono iper e supermercati (46%), seguiti dalle enoteche (19%), dagli acquisti diretti dal produttore/in cantina (15%) e dai negozi alimentari specializzati in prodotti biologici (10%). La quota di consumatori che acquista vino bio soprattutto online raggiunge l’8%.

Prosecco, Nero d’Avola, Montepulciano

I risultati del report registrano che in Italia nel 2021 le vendite di vino biologico nel canale off-trade (Iper+Super+Lsp+Discount) hanno raggiunto i 46,5 milioni di euro mettendo a segno un +3,7% rispetto al 2020. A trainare le vendite di vino bio, secondo i dati NielsenIQ, sono i vini fermi&frizzanti, che, con 40,1 milioni di euro nel 2021, pesano per l’86% sul totale vino bio venduto nel canale retail: +4,5% rispetto al 2020. Positivo l’andamento degli acquisti online che continuano a crescere a doppia cifra, +13,4% rispetto al 2020. Il Prosecco è il vino bio più venduto in iper e super: oltre 5 milioni di euro di vendite nel 2021. Seguono due rossi fermi: Nero d’Avola (2,9 milioni di euro) e Montepulciano d’Abruzzo (2,6 milioni di euro) e poi Pecorino (1,9 milioni di euro) e Chianti (1,7 milioni di euro).