Suolo e Salute

Anno: 2023

IN BRASILE IL BIO FA RINASCERE I TERRENI IMPOVERITI DALLA MONOCOLTURA

IN BRASILE IL BIO FA RINASCERE I TERRENI IMPOVERITI DALLA MONOCOLTURA

Nelle terre impoverite dall’agricoltura intensiva, l’agronomo svizzero Ernst Götsch punta su tecniche rigenerative bio per ripristinare la biodiversità e la fertilità dei suoli. Un esempio oggi seguito da altri 4mila produttori

«Diciamo addio a una mentalità basata sullo sfruttamento e sulla competizione». «Dimentichiamo i modelli di coltivazione che puntano solo sull’iperproduzione e che hanno portato all’impoverimento del suolo e al peggioramento del clima». È quanto predica da 30 anni in Brasile l’agronomo svizzero Ernst Götsch, pioniere del biologico e dell’impegno in difesa della biodiversità.

Emigrazione al contrario

Nato nel 1948, figlio di un agricoltore del cantone di Thurgau, nel Nord-Est del paese alpino, dopo la trafila scolastica che lo ha portato ad essere ricercatore di scienze agrarie presso l’Istituto federale di tecnologia ETH di Zurigo, Götsch è emigrato in Sud America nel 1982. In Brasile ha rilevato la fazenda Olhos D’Agua a Bahia, dedita alla coltivazione di cacao, ma abbandonata dopo che malattie e sfruttamento eccessivo del suolo avevano reso improduttivi i 120 ettari aziendali. La sua storia è stata recentemente raccontata da Swissinfo.ch.

Introducendo tecniche di agricoltura biologica rigenerativa è riuscito, in cinque anni, ad aumentare la biodiversità e la produttività aziendale, guadagnandosi l’attenzione della comunità rurale.

L’impatto di un modello sbagliato

In Brasile il modello di agricoltura intensiva basato su deforestazione e monocoltura sta infatti portando ad un rapido degrado del paesaggio. Dove un tempo c’era la foresta pluviale ora ci sono savane polverose riarse dal sole, caratterizzate da intensi fenomeni di erosione del suolo e sempre meno produttive. Rotazioni, trasemine, consociazioni colturali erano considerate antieconomiche in una realtà agricola come quella brasiliana, caratterizzata da vasti latifondi da migliaia di ettari gestiti attraverso un’intensa meccanizzazione e ricorso a input chimici.

25 anni di corsi e conferenze

L’esempio di Götsch ha però convinto molti agricoltori a cambiare modello produttivo. Nei 25 anni tra il 1993 e il 2018, i suoi corsi, workshop e conferenze hanno motivato più di 4.000 agricoltori, spingendoli ad adottare il suo metodo non solo in Brasile ma anche in Portogallo, Spagna, Hawaii e Suriname.

La transizione ecologica è possibile

«Ogni essere vivente – dice – svolge una funzione importantissima nella sua nicchia ecologica, innescando relazioni interspecifiche e intraspecifiche che si basano sulla cooperazione». «Funghi, batteri, piante, animali si aiutano a vicenda, hanno bisogno l’uno dell’altro e traggono beneficio dalla loro coesistenza mentre gli agricoltori li osservano e li assistono».

La messa in pratica di questi obiettivi è la più valida risposta all’impatto dei cambiamenti climatici e dimostra che la transizione ecologica non solo è possibile, ma è l’unica via per continuare a rendere vivibile il pianeta.

PUGLIA, IL BIO CRESCE DEL 12% IN UN ANNO

PUGLIA, IL BIO CRESCE DEL 12% IN UN ANNO

La regione così arriva al secondo posto in Italia per estensione con 320.829 ettari in agricoltura biologica

Balzo del biologico in Puglia. In un solo anno il settore raggiunge l’obiettivo fissato dalla Farm to Fork o quasi. L’agricoltura biologica pugliese è infatti cresciuta a doppia cifra nel 2022, con un aumento del 12% in un anno, portando la regione al settimo posto della classifica nazionale come incidenza (24,9%) ma al secondo posto per estensione complessiva, con quasi 321mila ettari coltivati a bio. È quanto emerge dai dati Sinab 2023 recentemente diffusi da Agea nel seminario tenuto a L’Aquila.

Un successo a cui anche Suolo e Salute ha dato il suo contributo, visto che è tra i più importanti organismi di certificazione della regione, con oltre 1850 aziende bio certificate e  60.000 ettari al controllo.

Sostenibilità anche economica

«Con l’aumento dei costi degli input produttivi – commenta Coldiretti Puglia in una nota – l’agricoltura biologica aumenta anche la sua sostenibilità economica, consentendo di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l’utilizzo di tecniche meno intensive, le filiere corte e la rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l’uso di gas».

Agrobiodiversità

La Puglia si distingue anche per la biodiversità. In questa regione, una delle più agricole d’Italia, la pratica biologica interessa infatti tutti i comparti agricoli, dall’olivo con 89mila ettari ai cereali con oltre 63mila ettari, dalla vite con più di 19mila ettari agli ortaggi con quasi 13mila ettari, oltre a tre impianti di acquacoltura biologica.

Quanto alla fiducia dei consumatori, «un cittadino su cinque – secondo Coldiretti Puglia – consuma regolarmente prodotti bio ed è disposto a pagare anche di più per acquistare un prodotto certificato bio, mentre il 13% dei consumatori è certo che, nel prossimo futuro, aumenterà la spesa per portare in tavola prodotti biologici».

MARCHE, DOPO LA PERONOSPORA I VITICOLTORI BIO CHIEDONO SOSTEGNI STRAORDINARI

MARCHE, DOPO LA PERONOSPORA I VITICOLTORI BIO CHIEDONO SOSTEGNI STRAORDINARI

Richiesta congiunta di Imt, consorzio vini piceni e Confagricoltura Marche all’assessore regionale all’agricoltura  Alberto Maria Antonini

Aumentare, anche solo per quest’anno, la dotazione finanziaria per le coltivazioni viticole biologiche. È la richiesta congiunta di Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Consorzio Vini Piceni e Confagricoltura Marche inviata all’assessore regionale all’agricoltura, Alberto Maria Antonini.

L’impatto delle malattie fungine

«I viticoltori biologici – testimoniano i tre enti- sono quelli che sono stati maggiormente danneggiati dalle avversità atmosferiche e dall’insorgere della peronospora».

Dai presidenti dei due Consorzi, rispettivamente Michele Bernetti e Giorgio Savini, e dal presidente dell’associazione agricola regionale Federico Castellucci vengono riconosciute le azioni già intraprese da Antonini a sostegno del settore vitivinicolo: dalla concessione aggiuntiva di carburante agricolo per trattamenti fitosanitari per le uve da vino e da tavola, al farsi capofila tra tutti gli assessori all’agricoltura regionali per la questione della peronospora.

Un investimento sul futuro

«In un momento così pesante –sottolineano i tre – e difficile i viticoltori bioi vedono, senza loro colpa, compromesso gravemente il risultato del lavoro di tutta una annata».

«Il supporto dell’assessorato sarebbe un segnale di conforto e un incentivo alla collaborazione tra imprese e pubblica amministrazione».

La richiesta punta quindi ad aumentare per le coltivazioni viticole biologiche, anche se solo per questa climaticamente disastrosa annualità, l’ammontare dei contributi previsti sui Bandi Misura 11, sottomisura 11.1 e 11.2 del Psr giunto a fine programmazione per quanti adottano o mantengono pratiche e metodi di produzione biologica».

La Regione Marche, ricordano Bernetti, Savini e Castellucci porta come fiore all’occhiello il fatto di essere leader sulle coltivazioni bio, specie nel settore vitivinicolo, ragione per la quale uno sforzo in tale settore appare pienamente giustificato: «Non è una spesa – viene ribadito – è un investimento sul futuro».

SUOLO E SALUTE SEMPRE PIÙ FORTE: QUASI VENTITREMILA GLI OPERATORI BIOLOGICI CERTIFICATI

SUOLO E SALUTE SEMPRE PIÙ FORTE: QUASI VENTITREMILA GLI OPERATORI BIOLOGICI CERTIFICATI

I dati 2022 e primo semestre 2023 del primo Ente di Certificazione del biologico in Italia: Balzo del numero degli operatori controllati nel 2022, di poco sotto quota ventitremila. Alessandro D’Elia (direttore generale di Suolo e Salute): «E’ l’effetto della nostra forza sul territorio, dell’esperienza e della riconosciuta affidabilità del servizio offerto».

Anno 2022

  • 22.636 gli operatori controllati (+7,6% su base annua);
  • 663mila gli ettari (+9,4%);
  • 5.213 le aziende di produzione e preparazione e solo preparazione (+3%);
  • 3012 le nuove notifiche (+17,3%);
  • + 10.808 l’incremento degli operatori in dieci anni (+91,4%, + 27,5% rispetto all’incremento nazionale che è stato del 64%);
  • + 343.000 ettari in bio e conversione negli ultimi dieci anni (+107%).

Suolo e Salute arriva così a certificare:

  • il 26% degli operatori biologici italiani,
  • il 30% della superficie agricola biologica nazionale.

 

Suolo e Salute conferma il suo ruolo di locomotiva della certificazione del biologico italiano.  Dall’analisi dei dati presentati all’Assemblea dei soci che si è tenuta a Fano (PU) lo scorso 20 aprile per l’approvazione del bilancio 2022, emerge infatti la forte crescita rispetto al 2021 sia del numero totale degli operatori controllati e certificati (+ 7,6%) che di quelli che hanno notificato per la prima volta la loro attività all’ente di certificazione (con un balzo pari a +17,3%).

Siamo quasi a quota ventitremila

Ad oggi il numero delle aziende certificate da Suolo e Salute è quasi a 23.000 unità, arrivando per l’esattezza a 22.827 operatori tra produttori, preparatori ed importatori. La superficie agricola totale controllata nel 2022 è stata di 663.000 ettari (+9,4% su base annua).

Numeri che confermano la leadership di Suolo e Salute nel settore del controllo e della certificazione delle produzioni biologiche con circa il 26% delle aziende bio in Italia e il 30% della superficie coltivata in biologico.

I risultati sono stati caratterizzati da un trend molto positivo sia da un punto di vista operativo che economico: oltre ad un aumento del numero delle aziende certificate si è registrato anche un aumento del fatturato e degli investimenti per l’ottimizzazione dell’operatività e dell’efficienza aziendale.

Costa: «Il bio è chiamato ad una prova di maturità»

«La riforma della Pac– ricorda Angelo Costa, presidente di Suolo e Salute – la politica agricola comune, entrata in vigore all’inizio dell’anno ha messo al centro l’agricoltura biologica per realizzare gli importanti obiettivi di transizione ecologica definiti dal Green Deal e dalle strategie Farm to Fork e Biodiversity». «Per il nostro settore – continua il presidente – si tratta dell’ennesima sfida per trainare un nuovo modo più sostenibile di produrre cibo e per cambiare i modelli di consumo del comparto agroalimentare». «Una prova di maturità in cui Suolo e Salute può dare un grosso contributo».

Secondo Costa i record che emergono dal Bilancio 2022 mettono infatti in evidenza la vitalità di quello che è il più “antico” ente di certificazione italiano. Nato dall’eredità dell’Associazione Suolo e Salute, fondata a Torino nel 1969, pioniera nello sviluppo e nella promozione del metodo dell’agricoltura biologica.

D’Elia: «L’affidabilità e la presenza sul territorio sono la nostra forza»

«Si tratta di una crescita considerevole – commenta Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – che conferma il nostro capitale di credibilità e affidabilità e che lancia un messaggio di fiducia per tutto il sistema del biologico italiano». «Suolo e Salute – ribadisce D’Elia –, assumendosi la responsabilità connessa al ruolo di primo ente di certificazione del bio in Italia e facendo tesoro di un’esperienza che dura da più di mezzo secolo, può testimoniare la correttezza di chi sceglie questo modello produttivo, il più efficace nel creare esternalità positive con effetti tangibili a livello ambientale, sociale ed economico».

 

«Negli ultimi dieci anni abbiamo avuto una crescita dell’87% del numero delle aziende certificate e del 103% della superficie agricola utilizzata. Un risultato veramente importante – continua D’Elia – che va letto con il cuore. Nonostante le difficoltà abbiamo saputo affermare la nostra credibilità ed affidabilità, meritando la continua fiducia del mercato. Chiaramente i numeri e lo status di primo organismo di certificazione richiamano Suolo e Salute a un continuo senso di responsabilità nei confronti dei propri operatori e del sistema nel suo insieme».

I numeri

Dall’analisi dei dati definitivi del 2022 di Suolo e Salute emerge il saldo positivo di 1.591 nuovi operatori controllati e certificati (+7,6%) che hanno portato il totale a 22.636.

Un risultato significativo non solo a livello numerico ma anche qualitativo, sia per le realtà della produzione primaria che di trasformazione. Rispetto al 2021 c’è stato un incremento di 1432 aziende di produzione primaria e 201 di produzione primaria/preparazione e sola preparazione. Le aziende certificate che effettuano la preparazione di prodotti biologici sono arrivate così in totale a 5.213 (+2,2%). Rispetto al 2021 non si è riscontrato solo un aumento numerico delle aziende ma, più in generale, e sicuramente più significativo, è l’aumento qualitativo delle nuove aziende controllate; infatti, tra i nuovi ingressi del 2022, sono numerose le aziende di preparazione con marchi importanti del panorama dell’agroalimentare italiano di qualità che hanno scelto Suolo e Salute per la certificazione del biologico.

Le aziende zootecniche biologiche controllate sono 3111, aumentate di 328 unità (+11,8%) rispetto al 2021.

L’incremento della superficie certificata è risultata più che proporzionale (57mila ettari di aumento pari +9,4%), portando ad una superficie agraria utile aziendale di 31,2 ettari, molto rilevante se confrontata con la S.A.U. media italiana di circa 11 ettari.

Effetto fidelizzazione

Risultati ancora più significativi alla luce della concorrenza di nuovi organismi di controllo e certificazione recentemente autorizzati che hanno portato il numero complessivo a 19. Nonostante questo, il numero delle aziende che hanno abbandonato il metodo di produzione o sono passate ad altri enti sono notevolmente diminuite rispetto al passato. «Un’evidenza – commenta D’Elia – che rivela un indice di qualità molto positivo, a dimostrazione del fatto che il servizio offerto da Suolo e Salute sia funzionale, generando una risposta ottimale in termini di fidelizzazione degli operatori controllati».

«Dietro ai risultati positivi raccolti anche quest’anno – spiega D’Elia-  c’è l’effetto della nostra forza sul territorio, grazie al prezioso contributo dei nostri tecnici ispettori e dei nostri colleghi delle 19 sedi periferiche e dell’affidabilità del servizio fornito».

IL PIANO D’AZIONE NAZIONALE SUL BIO E IL CONFRONTO SULL’INTERPROFESSIONE

IL PIANO D’AZIONE NAZIONALE SUL BIO E IL CONFRONTO SULL’INTERPROFESSIONE

Secondo il sottosegretario Luigi D’Eramo il nuovo Pan rappresenterà lo strumento più efficace per raggiungere l’obiettivo del 25% di Sau entro il 2027. La prossima edizione del Sana potrebbe rappresentare la cornice ideale per la presentazione di un provvedimento chiamato a definire l’operatività dell’annunciato brand del biologico 100% made in Italy, spingendo su ricerca, mense bio e assistenza tecnica alle aziende. L’unica incognita che potrebbe rallentare la tabella di marcia riguarda la definizione dell’interprofessione…

Ciak, azione! L’Italia ha anticipato di tre anni l’obiettivo del Green deal europeo e della strategia Farm to Fork del 25% di superficie bio e, se vuole rimanere ai vertici del biologico nell’Ue, non può permettersi di dormire sugli allori. Il Piano d’azione nazionale (Pan) è, secondo quanto ha affermato il sottosegretario di Stato con delega per il biologico Luigi D’Eramo, lo strumento deputato a realizzare questo obiettivo.

Un aggiornamento atteso

L’ultima edizione di questo documento strategico risale infatti al 2015. Il suo aggiornamento è espressamente previsto dalla legge nazionale sul bio (L.23 del 2022). La bozza del nuovo Pan è stata affinata nel corso degli incontri del Tavolo di confronto istituzionale sul biologico istituito presso il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare (Masaf). Il provvedimento disciplinerà il nuovo brand del bio 100% made in Italy, una partita che sta molto a cuore al Sottosegretario, spingerà su ricerca, mense bio e assistenza tecnica alle aziende e la sua presentazione istituzionale sarà con ogni probabilità la ciliegina della torta della prossima edizione del Sana, la fiera di settore in programma alla Fiera di Bologna dal 7 al 10 settembre prossimi.

L’impegno sottoscritto da D’Eramo

A L’Aquila, nel corso del recente evento organizzato da Ismea per la presentazione dei dati sulle dimensioni raggiunte dal bio nel 2022 (19% di Sau, clicca per leggere) D’Eramo ha affermato che quella del marchio del biologico nazionale è una partita delicata, che il Masaf intende comunque portare a termine con determinazione. «Riteniamo che il nuovo marchio nazionale possa rivelarsi efficace sia per il rilancio del mercato interno che delll’export». «Stiamo mettendo a punto tutti i dettagli – ha riferito – in particolare riguardo alle procedure di certificazione e alla banca dati delle transazioni».

Il ruolo centrale della certificazione

«È la conferma– commenta Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – che la certificazione è uno dei punti chiave del bio, un elemento prezioso da tutelare e valorizzare». «Il Piano d’azione sul bio contiene misure fondamentali per lo sviluppo futuro del biologico nazionale – aggiunge – e sul fronte dei controlli, sono ormai cinque anni che attendiamo l’istituzione della banca dati per il controllo delle transazioni».

Quell’interprofessione che fa gola

C’è però un tema dibattuto che potrebbe rallentare la tabella di marcia del Pan. Uno dei suoi capitoli più attesi è infatti quello relativo all’obiettivo di potenziare l’organizzazione delle imprese attraverso le reti, le associazioni di produttori e l’interprofessione, un elemento centrale per lo sviluppo del settore. La recente legge italiana sul biologico ha infatti attribuito all’organizzazione interprofessionale che rappresenti almeno un terzo del settore una serie di poteri straordinari, vincolanti anche per i non iscritti.

Un superpotere che, come è facile intuire, attira le mire di molte entità del bio e non solo.

SEMENTI BIO, L’ITALIA HA UNA NUOVA STRATEGIA

SEMENTI BIO, L’ITALIA HA UNA NUOVA STRATEGIA

Piano nazionale sementi bio, il decreto attuativo è pronto per la pubblicazione. L’obiettivo di aumentare la disponibilità di sementi bio, evitando il ricorso alle deroghe, e incentivare la produzione di varietà adatte a questo metodo di produzione

A un mese e mezzo dall’accordo raggiunto in Conferenza Stato Regioni, il sottosegretario all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo, annuncia in una nota l’avvenuta firma del decreto attuativo per il nuovo Piano nazionale sementi bio.

Gli obiettivi

Il Piano è previsto all’articolo 8 della legge 9 marzo 2022, n.23 per perseguire le seguenti finalità:

  • aumentare la disponibilità delle sementi biologiche per una riduzione progressiva e significativa del numero di deroghe per l’uso di sementi non biologiche in luogo di quelle bio;
  • favorire l’individuazione e la produzione di una più ampia gamma di varietà bio delle specie di piante agricole adatte alla produzione biologica, migliorandone sia l’aspetto qualitativo che quello quantitativo;
  • promuovere il miglioramento genetico partecipativo, con la collaborazione di agricoltori, tecnici e ricercatori, per selezionare piante che rispondano ai bisogni degli agricoltori, adattandosi ai diversi contesti ambientali e climatici e ai diversi sistemi colturali.

Cadenza triennale

Il piano nazionale sarà aggiornato con cadenza triennale con il supporto scientifico del Crea (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria).

«Si tratta di un ulteriore tassello per l’attuazione della legge 9 marzo 2022, n.23 – afferma il sottosegretario – e di un provvedimento che era atteso dal settore».

«Migliorare quantità e qualità delle sementi bio – conclude D’Eramo – è la base perché possa proseguire il trend di crescita del comparto che vede l’Italia leader in Europa per numero di aziende agricole bio certificate e per estensione della Sau biologica, che rappresenta già oggi quasi il 19% del totale».

Cereali vernini: non c’è più la deroga automatica

Ricordiamo che dopo l’erba medica e il trifoglio alessandrino, dal primo gennaio di quest’anno, sono entrati in “lista rossa” anche frumento duro e tenero, orzo, avena e farro (circolare applicativa n. 135555 del 23 marzo 2022, in applicazione del Decreto ministeriale n. 15130 del 24 febbraio 2017).

Per queste specie non è quindi più possibile fare ricorso al sistema di autorizzazioni in deroga e impiegare sementi convenzionali anche nell’agricoltura bio, come previsto dalle norme Ue. Gli operatori biologici devono invece  effettuare la manifestazione di interesse per le sementi biologiche, tramite lo specifico servizio “Ordine” sul Sistema Informativo Biologico (SIB/SIAN) e aspettare la risposta dell’azienda sementiera. L’operazione va quindi compiuta con largo anticipo rispetto alla prossima campagna di semina.