Suolo e Salute

Mese: Ottobre 2024

SUOLO E SALUTE SARA’ PRESENTE ALLA FIERA LUV, A BARI

SUOLO E SALUTE SARA’ PRESENTE ALLA FIERA LUV, A BARI

È ormai tutto pronto per l’apertura di Luv – Fiera dell’uva da tavola 2024 che, dal 22 al 24 ottobre, riunirà a Bari i protagonisti della filiera dell’uva da tavola italiana ed internazionale

Suolo e Salute parteciperà come espositore con un proprio stand ma prenderà anche parte a un convegno organizzato il 22 ottobre mattina, previsto nella sala bianca.

La cornice dell’evento è la Nuova Fiera del Levante, dove la viticoltura da tavola si incontrerà in tre giornate piene di eventi, dibattiti e nuove tecnologie. L’Ingresso è gratuito previa registrazione sul sito dell’evento. Attesa per la Table grape conference, che si protrarrà per le tre giornate, dove saranno coinvolti oltre 100 relatori, tra esperti, accademici, referenti della grande distribuzione e amministratori pubblici, tra cui Michele Staiano della direzione generale di Suolo e Salute che parlerà dell’importanza della certificazione come strumento di valorizzazione dell’uva da tavola sui mercati nazionali ed internazionali.

Suolo e Salute vi aspetta allo stand n°66.

OLIO DI CALABRIA IGP CONTRO LA CONTRAFFAZIONE CON IL CONTRASSEGNO E IL QR CODE

OLIO DI CALABRIA IGP CONTRO LA CONTRAFFAZIONE CON IL CONTRASSEGNO E IL QR CODE

È stato ufficialmente presentato a Roma, nel bellissimo e storico Museo della Zecca, l’accordo per la tracciabilità dell’olio di Calabria Igp, prodotto controllato e certificato da Suolo e Salute, tra l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e il Consorzio rappresentato dal presidente Massimino Magliocchi e dal direttore Giuseppe Perri. Un passaggio storico per la tutela e la valorizzazione dell’olio di Calabria Igp per garantire qualità e sicurezza per il consumatore, oltre che protezione all’intero settore

L’Olio di Calabria IGP, riconosciuto a livello europeo, rappresenta uno dei marchi più prestigiosi della Regione e il nuovo accordo punta a rafforzare le misure di controllo e certificazione. Proteggere i consumatori dalla contraffazione garantendo la qualità è l’obiettivo dell’accordo che verrà perseguito attraverso la cooperazione tra il Poligrafico dello Stato, il Consorzio e ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari.

Il consorzio dell’Olio di Calabria IGP è tra i primi Consorzi in Italia ad avvalersi del contrassegno dell’Istituto poligrafico e zecca dello stato. Il contrassegno è realizzato dal Poligrafico con una grafica specifica e con elementi di stampa di sicurezza assimilabili a quelli in uso per la realizzazione di banconote ed è personalizzato con i colori e il logo del Consorzio Olio di Calabria Igp. È numerato univocamente ed è dotato di un Qr code attraverso il quale, direttamente dal proprio smartphone è possibile accedere alla piattaforma che promuove la diffusione di informazioni e la sensibilizzazione sui temi di qualità certificata, tracciabilità e lotta alla contraffazione.

Per maggiori informazioni

STATI UNITI, UN MILIONE DI DOLLARI PER UN DISERBO BIOLOGICO

STATI UNITI, UN MILIONE DI DOLLARI PER UN DISERBO BIOLOGICO

Le infestanti costituiscono un fattore importante di riduzione delle rese e di aumento dei costi nelle aziende biologiche

Conscio della problematica, il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha assegnato una sovvenzione da 1 milione di dollari a un team guidato da Francesco Di Gioia, professore associato di produzioni vegetali al college di agraria della Penn State University per studiare la disinfestazione anaerobica del suolo, un processo guidato da microrganismi per gestire le infestanti, che nel suo intento potrebbe sostenere la conversione dai sistemi di produzione convenzionali a quelli biologici.

 

Come s’intuisce dal nome, Di Gioia è italiano (si è laureato a Bari nel 2006, prima dell’incarico all’università statale della Pennsylvania ha svolto attività di ricerca prima in Italia, poi all’università della Florida): “La disinfestazione anaerobica sta emergendo come un trattamento biologico del suolo ad ampio spettro per la gestione di parassiti e patogeni, infestanti comprese e si presenta come un’alternativa ecologica alla fumigazione chimica. Il metodo consiste nell’incorporare nel suolo ammendanti organici facilmente decomponibili, seguiti da irrigazione a saturazione e copertura del suolo con plastica impermeabile”.

 

La saturazione sopprime la respirazione dei semi e aumenta la temperatura del suolo, i livelli di pH e la decomposizione della materia organica; tutto ciò, assieme all’accumulo di acidi volatili favorito dalle condizioni anaerobiche risulta tossico per le infestanti.

 

Il progetto comprenderà attività di ricerca coordinate, prove dimostrative in azienda agricola di Florida e Pennsylvania (rappresentativi delle regioni nord-orientali e sud-orientali degli Stati Uniti), lo studio della dinamica dei nutrienti suolo-pianta e l’impatto del trattamento sul microbioma del suolo, l’analisi economica.

 

Per saperne di più https://www.psu.edu/news/research/story/1m-usda-grant-perfect-weed-killing-method-organic-crop-production

NUOVA BUROCRAZIA PER ESPORTARE VINO BIO NEGLI USA

NUOVA BUROCRAZIA PER ESPORTARE VINO BIO NEGLI USA

L’export di vino biologico verso gli Stati Uniti incontrerà un nuovo ostacolo a causa di una nuova regolamentazione introdotta a settembre dal Dipartimento dell’agricoltura

La normativa sin qui applicata richiedeva la certificazione sia dei vigneti che delle cantine, la novità è che ora anche gli importatori devono ottenere la certificazione.

Il provvedimento, entrato in vigore alla fine di settembre, stabilisce che qualsiasi vino etichettato come biologico negli Stati Uniti deve provenire da un importatore certificato, non è più sufficiente che il vino sia già stato prodotto e imbottigliato con certificazione biologica nel Paese di origine. La novità ha creato complicazioni: molti importatori non sono riusciti a ottenere la certificazione a causa di ritardi nell’elaborazione delle domande da parte dell’USDA.

Un vino certificato biologico importato da un’azienda non certificata, non può essere venduto come biologico, sotto pena di sanzioni severe, inclusi blocchi delle merci, multe e addirittura cessazione dell’attività. Alla nuova norma si aggiunge una serie di scioperi dei lavoratori portuali annunciati per ottobre, che potrebbe aggiungere problemi logistici.

I critici sostengono che la misura sia ridondante e costosa, soprattutto per i piccoli importatori; il deputato repubblicano Nick Langworthy, lamentando che la misura è un onere burocratico inutile, ha richiesto una proroga di 120 giorni per gli importatori. Dal canto suo l’USDA difende la misura, sostenendo che sia utile per prevenire frodi.

La Wine & Spirits Wholesalers of America (WSWA) ha espresso preoccupazione, facendo presente che ritardi nella certificazione potrebbero influenzare la disponibilità di vini biologici e alterare il commercio internazionale.

Per saperne di più, potete leggere l’articolo in inglese https://www.wine-searcher.com/m/2024/09/organic-wine-faces-punishing-new-rule

IL REGOLAMENTO UE SULLA DEFORESTAZIONE

IL REGOLAMENTO UE SULLA DEFORESTAZIONE

In base al regolamento (UE) 2023/1115 del 31 maggio 2023, relativo alla messa a disposizione sul mercato dell’Unione e all’esportazione dall’Unione di determinate materie prime e determinati prodotti associati alla deforestazione e al degrado forestale, dal 30 dicembre 2024 chi importa, trasforma o esporta determinati prodotti (soia, carne e pellame, olio di palma, legno, gomma, cacao, etc.) dovrà dimostrare che il rischio di deforestazione correlato alle merci è trascurabile

In realtà, dopo aver sentiti i partner internazionali sul loro grado di preparazione, la Commissione europea proporrà al parlamento e al Consiglio lo slittamento di un anno: la normativa comincerebbe ad applicarsi il 30 dicembre 2025 per le grandi imprese e il 30 giugno 2026 per quelle piccole e micro.

La settimana scorsa la Commissione ha pubblicato ulteriori documenti di orientamento e un quadro di cooperazione internazionale rafforzato per sostenere gli operatori a livello mondiale, gli Stati membri e i paesi terzi nei preparativi per l’attuazione del regolamento.

Anche se la proroga è praticamente certa, le aziende che importano non lascino passare l’anno senza prendere in attento esame la normativa: al più tardi a giugno 2026, infatti, tutti gli operatori saranno tenuti a esercitare la due diligence raccogliendo le informazioni, i dati e i documenti necessari per adempiere all’obbligo di dichiarare che le materie prime e i prodotti non sono immessi sul mercato se non sono a deforestazione zero e non sono stati prodotti nel rispetto della legislazione pertinente del paese di produzione.

Bisogna quindi acquisire dichiarazioni e certificazioni dei fornitori ed elaborare misure di valutazione e di attenuazione del rischio (che deve risultare nullo o trascurabile) per provare che i prodotti commercializzati sono conformi: l’operatore si assume la responsabilità della conformità del prodotto interessato.

Trovate qui il regolamento: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:32023R1115

SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA SULL’ETICHETTATURA DEI PRODOTTI BIOLOGICI

SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA SULL’ETICHETTATURA DEI PRODOTTI BIOLOGICI

Il Tribunale amministrativo federale della Germania ha chiesto alla Corte di Giustizia Europea l’interpretazione autentica di più articoli del regolamento UE n.848/2018

La vicenda è nata da una controversia con l’azienda Herbaria Kräuterparadies GmbH e il Land della Baviera, in relazione alla possibilità di utilizzare riferimenti al metodo di produzione biologico nell’etichettatura, nella pubblicità e nella commercializzazione di una miscela di succhi di frutta ed estratti di erbe addizionata di vitamine e gluconato ferroso, presentata come integratore alimentare.

Il regolamento stabilisce che vitamine, sali minerali, aminoacidi e oligoelementi possono essere utilizzati in un prodotto biologico solo se il loro impiego è obbligatorio in base a norme europee o nazionali e negli alimenti per l’infanzia, per i quali la legge prescrive determinate quantità di questi nutrienti.

Herbaria Kräuterparadies sosteneva che, dato che il regolamento consente l’uso del logo biologico europeo anche a prodotti importati da Paesi extra UE in cui i metodi di produzione non sono del tutto conformi alla normativa UE, ma sono ritenuti “equivalenti”, potevano concretizzarsi casi di concorrenza sleale.

Per esempio, un prodotto degli Stati Uniti che, in conformità alla normativa statunitense (che su questo aspetto differisce dalla normativa UE) avesse avuto tra gli ingredienti il gluconato ferroso e le stesse vitamine utilizzate da Herbaria Kräuterparadies, sulla base dell’accordo di riconoscimento di equivalenza sottoscritto da UE e USA, avrebbe potuto fregiarsi del logo biologico europeo, con evidente disparità di trattamento.

La Corte ha sentenziato:

  • che il logo di produzione biologica dell’Unione europea e, in linea di principio, termini che facciano riferimento alla produzione biologica possono essere utilizzati solo per un alimento trasformato importato da un Paese terzo che sia conforme (e non solo equivalente) alla normativa europea;
  • che comunque questo prodotto importato possa liberamente utilizzare il logo di produzione biologica DEL Paese terzo, e ciò anche se il logo contiene termini che si riferiscono alla produzione biologica.

La sentenza della Corte di Giustizia UE può essere letta per intero in italiano a pagina

https://curia.europa.eu/juris/liste.jsf?num=C-240/23