I sondaggi del Vinitaly parlano chiaro: vino bio e sostenibili sempre più di tendenza

Presentati sondaggi e indagini in Fiera a Verona, i principali gruppi vitivinicoli italiani confermano la crescita della domanda “green”. E nel mercato interno buone le vendite attraverso la grande distribuzione.

Il successo commerciale del vino nei prossimi 5 anni sarà determinato in buona parte dai prodotti bio o sostenibili. A dirlo è un sondaggio di Vinitaly e Nomisma Wine Monitor svolto tra i manager di 12 tra i principali gruppi vitivinicoli italiani; sondaggio presentato in Fiera a Verona.

Nei primi due mesi del 2018, le vendite di vino biologico hanno raggiunto 21,6 milioni di euro (26,6 milioni di dollari USA) in termini di valore solo nella grande catena di vendite al dettaglio del paese, secondo la ricerca. La cifra ha segnato un aumento dell’88% rispetto allo stesso periodo del 2017 (mentre le vendite di vino non organiche sono cresciute complessivamente del 3% in valore).  Inoltre, i dati hanno mostrato “un balzo in avanti nella quota di mercato del vino biologico, che oggi rappresenta l’1,2% contro lo 0,7% dello scorso anno”.  L’indagine – svolta da Nomisma Wine Monitor sui dati raccolti dalla società di ricerche di mercato Nielsen – ha coinvolto 1.200 italiani di età compresa tra i 18 ei 65 anni.  Circa il 41% di loro ha dichiarato di aver bevuto vino biologico almeno una volta negli ultimi due mesi, a casa o fuori casa.

Solo cinque anni fa, nel 2013, la percentuale di italiani che bevevano vini biologici era stata stimata al 2%. “Il crescente interesse degli italiani per il benessere, la sostenibilità ambientale e l’autenticità è un fattore chiave alla base di tale crescita”, ha detto a Xinhua Silvia Zucconi, a capo del Nomisma Market Intelligence che ha supervisionato il sondaggio.

Secondo i capitani d’impresa intervistati, saranno soprattutto i prodotti biologici e quelli premium gli artefici del successo del vino mondiale. Con la tendenza “green” predominante nei mercati storici (Germania, Usa, Regno Unito e Giappone), e la fascia premium (oltre i 20 dollari a bottiglia) che contagerà ulteriormente gli Usa e gli emergenti Russia e Cina. Buoni presentimenti anche sugli autoctoni, indicati trend del futuro specialmente in Giappone e in seconda battuta in Russia e Stati Uniti, mentre a sorpresa è previsto un ritorno di fiamma per i rossi fermi, la seconda tipologia più promettente, dietro agli immancabili frizzanti.

Un’attenzione particolare è riservata ai prodotti di origine locale: in un vigneto sempre più globale questi saranno tra i primi ad approfittare un po’ ovunque della febbre da vino, prendendo sempre più piede specie tra i consumatori tedeschi e statunitensi.

Un Vinitaly che guarda molto alle esportazioni, ma che non manca di analizzare anche il mercato interno. È stata infatti presentata unaricerca sul mercato del vino nella grande distribuzione, dove i consumatori utilizzano come principali criteri di scelta per i loro acquisti il formato, il colore e la denominazione di origine del vino. Gli acquisti di vino nella grande distribuzione sono stati rilevanti nel 2017. Si stima che siano stati comprati 8 milioni di ettolitri nelle grandi strutture di vendita, per un fatturato di 2,5 miliardi di euro. I più acquistati sono i vini a denominazione d’origine e i vini tipici regionali, mentre avanzano i vini biologici. Il formato preferito dai consumatori è la bottiglia da 0,75 litri mentre il brik è in flessione e sono sempre più graditi nuovi formati come la mezza bottiglia e il bag in box.

Fonte: http://www.veronasera.it/economia/terzo-giorno-vinitaly-17-aprile-2018.html
http://www.xinhuanet.com/english/2018-04/18/c_137118435.htm

Leave a comment