La questione della rotazione nella coltivazione di riso biologico continua ad essere incerta, poiché lo scorso 4 dicembre, la Commissione Agricoltura alla Camera, ha approvato lo Schema di Decreto che intende modificare il Decreto Ministeriale del 18 Luglio 2018.
«Confagricoltura, in relazione a numerose segnalazioni ricevute dai propri associati, in particolare dal centro sud, ha ribadito al Mipaaf, che la regolamentazione europea autorizza l’uso di “colture fertilizzanti”, ovvero “manure crops” (tra cui il sovescio e le colture intercalari), senza specificarne il tipo e l’eventuale durata di coltivazione. Lo scopo della norma europea è quello di permettere all’azienda agricola di aumentare la fertilizzazione del suolo in modo naturale. In tal senso deve essere interpretata la norma uniformemente a quanto avviene nel resto della UE, considerando solo la capacità di raggiungere la fertilizzazione indipendentemente dal tipo di coltura e la loro durata di coltivazione. Solo recentemente il Mipaaf, in una nota diramata a seguito dell’ultima riunione del Tavolo nazionale dell’agricoltura biologica, ha posto l’accento e l’avvio di un iter di modifica del DM 18 luglio 2018, con la quale saranno specificate le caratteristiche di ammissibilità dei sovesci rispetto al requisito della rotazione colturale. DM che dovrà avere il parere della Conferenza Stato Regioni. Tale impostazione è sicuramente un passo in avanti per venire incontro alle esigenze del settore, ora andrà verificata la reale applicabilità del nuovo DM alle diverse colture, sempre nel rispetto dei principi di agricoltura biologica applicati in Europa», così spiegò il Direttore Area Ambiente ed Energia di Confagricoltura, Donato Rotundo, un mese fa circa.
“Confrontando il decreto e la modifica dovrebbe essere consentito di comprendere anche il sovescio nel conteggio delle colture principali, non considerandolo più coltura intercalare, rendendo la rotazione utilizzata in risicoltura biologica adatta al decreto e cancellando la possibilità di un obbligo di attesa pari a due anni tra una semina di riso e l’altra. La successione biennale composta da riso e soia (o altra coltivazione), con un sovescio dopo il raccolto della soia e prima del riso, è dunque sicuramente permessa in ogni annata, prevedendo due “colture principali” tra riso e riso”. Per aver la certezza di quale sia l’interpretazione corretta e ufficiale si dovrà attendere la firma del Ministro, che ancora non c’è.
“Le istituzioni non hanno fatto ciò che era stato richiesto, cioè di sostituire la dicitura “coltura principale”, che rischia di essere intesa come quella che occupa il terreno per più tempo in campo, con “ciclo colturale”, questi erano gli accordi che erano stati presi a giugno, in seguito all’ultima riunione. Oltre a mantenere la dicitura, i legislatori hanno inserito la specifica su maggese e sovescio, rendendo queste due pratiche conteggiabili, al contrario, ad esempio, delle coltivazioni in secondo raccolto, qualcosa di assurdo! Dal nostro punto di vista non deve contare il tempo di permanenza di una pianta sul terreno ma il suo ruolo a livello ecologico e agronomico nella rotazione. Crediamo questo sia un passo in avanti parziale, relativo solo ai sovesci, poiché non vengono comprese nella norma un sacco di coltivazioni intercalari o di seconda semina erroneamente, effettuando decisioni agronomiche che devono competere unicamente l’agricoltore e non le istituzioni. È un concetto di rotazione lontanissimo da quello proposto dalle Istituzioni Europee, per le quali l’avvicendamento colturale deve permettere la fertilizzazione e il contenimento naturale delle infestanti, in questo modo ci stanno chiedendo un’altra cosa, assai più vincolate. In ogni caso è un fatto importante, per cui FederBio chiede di approvare ora questa modifica e, successivamente, riaprire subito il tavolo tecnico per poter consentire anche i secondi raccolti”, spiega Paolo Carnemolla, Sottosegretario Generale di FederBio.
Fonte: https://www.risoitaliano.eu/rotazioni-bio-ancora-incerte/