Grande successo per la terza edizione della manifestazione enologica organizzata da Slow Food e BolognaFiere. Il vino dei piccoli produttori diventa così un esempio positivo: «Produrre in maniera più rispettosa dell’ambiente si può: occorre investire in progetti di ricerca indipendenti»
«Un modello alternativo è possibile, ma serve investire in una ricerca scientifica indipendente per aiutare chi vuole fare un’agricoltura sostenibile».
È l’appello lanciato dai produttori vinicoli di Slow Wine Fair, la manifestazione organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food, conclusa il 27 febbraio presso i padiglioni di piazza Costituzione, dopo tre giorni di approfondimenti e assaggi di oltre 5.000 etichette in degustazione.
L’attenzione al suolo
L’obiettivo principale della fiera bolognese, che per la terza edizione ha riunito più di 1.000 produttori, è cambiare l’approccio all’agricoltura, partendo da un fronte cruciale – la viticoltura – e mettendo al centro la fertilità del suolo.
«L’industrializzazione dell’agricoltura – spiegano gli organizzatori – ha compromesso la salute dei suoli attraverso un uso eccessivo di sostanze chimiche di sintesi e lavorazioni profonde». A questo si aggiunge la cementificazione, che procede senza tregua.
«Ogni cinque secondi si perde una porzione di suolo fertile, equivalente a un campo di calcio. Continuando a questo ritmo si calcola che il 90% dei suoli del mondo sarà a rischio entro il 2050. Ma senza terreno fertile non c’è agricoltura e senza agricoltura non c’è cibo».
La terra è anche fondamentale per mitigare la crisi climatica: «costituisce il più grande serbatoio naturale di carbonio del pianeta e la sua capacità di stoccaggio è direttamente proporzionale alla sua fertilità».
L’esempio del vino
«Il vino, grazie al suo radicamento territoriale, la sua storia e presenza in molte nazioni, può essere un testimonial importante di questa nuova agricoltura, e i dati di crescita degli ettari vitati a biologico lo dimostrano”. In Italia, il biologico certificato ha raggiunto il 19% della superficie destinata alla viticoltura, e negli ultimi 10 anni le superfici di vite coltivate a bio sono aumentate di oltre il 145%.