Dall’ Unione Europea, di recente, è arrivata la proposta di ridurre i limiti consentiti per l’utilizzo del Rame (da 6 Kg a 4 Kg per ettaro all’anno), con l’obiettivo di una progressiva messa al bando nell’agricoltura biologica.
Perché si parla del rame come di un problema legato solo al biologico, se la maggior parte dei consumi avviene proprio in agricoltura convenzionale?
Si è aperto così un dibattito sull’utilizzo del rame come fitofarmaco in viticoltura, e sul vino biologico:
– Da una parte abbiamo i viticoltori biologici che studiano e ricercano la maniera di limitare o sostituire l’uso di questo metallo, ponendosi il problema della concentrazione di rame che si può accumulare nel terreno.
– Dall’altra parte abbiamo i viticoltori convenzionali, fiancheggiati spesso da giornalisti e da persone con poca conoscenza del settore, che puntano il dito contro gli esperti del settore biologico accusandoli di inquinare il suolo con il rame.
Da alcune indagini è emerso che le aziende biologiche, soggette a controlli periodici per la quantità di rame utilizzata, non superano mai i limiti consentiti e che l’utilizzo di rame era maggiore quando seguivano un’agricoltura tradizionale, raggiungendo facilmente i 6-7 Kg per anno.