Allarme Coronavirus e le ripercussioni sul settore agroalimentare
Da oltre una settimana l’Italia sta facendo i conti con il Covid-19, conosciuto anche come Coronavirus. La grande preoccupazione non è solo per la salute pubblica ma anche per l’economia, e in special modo per il made in Italy e quindi anche per l’export dell’agroalimentare.
Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, alla Conferenza Stato-Regioni, per far fronte al problema “Coronavirus”, ha promulgato il decreto ministeriale con cui si autorizzano le imprese agricole a ricevere un’anticipazione sulle somme dovute nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla Pac per l’anno 2020.
“Le aziende agricole continuano a lavorare e ad assicurare la produzione di beni alimentari”. Ma “le difficoltà non mancano e occorre risolvere i problemi che limitano l’attività delle strutture produttive nella cosiddetta zona rossa. Venendo alla situazione dei territori soggetti a restrizioni e blocchi, segnaliamo che i problemi maggiori riguardano il lavoro, per le difficoltà di accesso e di uscita, la logistica e i trasporti”.
Cia agricoltori italiani ha dichiarato che nella zona rossa fra Lombardia e Veneto la situazione è sotto controllo, le 500 aziende agricole presenti in quella zona continuano la loro attività, ovviamente preoccupa questo allarmismo ingiustificato che rischia di danneggiare pesantemente le imprese e le vendite.
L’emergenza coronavirus ha frenato anche il mercato estero, registrando nel mese di gennaio -11,9% delle esportazioni made in Italy. Ma quello che inquieta maggiormente, spiega Coldiretti, sono le speculazioni in atto sui prodotti agroalimentati made in Italy in alcuni paesi dove sono richieste certificazioni sanitarie su merci come la frutta e la verdura provenienti dall’Italia.
Per questo motivo, il ministro Bellanova ha sollecitato un intervento della Commissione Europea, sottolineando l’impegno “a tutti i livelli per scongiurare il blocco delle esportazioni di prodotti italiani. Una forma di pratica sleale che va condannata e che deve essere immediatamente fermata. Per questo, d’intesa con gli assessori regionali all’Agricoltura, chiediamo al presidente Conte e al ministro Speranza di sensibilizzare specificamente la Commissione europea alla Salute sollecitando un intervento per affermare che non sono legittime e tollerabili richieste di certificazione aggiuntive per i prodotti italiani, poiché non sussistono rischi di trasmissione del virus attraverso gli alimenti e gli imballaggi”.
“So bene – ha continuato – quanto questo sia un momento delicatissimo che necessita del massimo della condivisione e dello scambio di informazioni per essere affrontato adeguatamente. Abbiamo da affrontare criticità specifiche, salvaguardando imprese e reddito dei lavoratori, e difficoltà che arrivano da alcuni paesi europei. La minaccia di blocco alle frontiere sta ad esempio spingendo la manodopera stagionale estera a rientrare nei paesi di origine, con evidente penalizzazione per il nostro settore e le nostre aziende. E così alcune catene della grande distribuzione europea che, strumentalmente, chiedono garanzie sulla sicurezza degli alimenti provenienti dall’Italia per cui, a partire dall’emergenza, molti prodotti made in Italy agroalimentare sono bloccati mentre si registrano nel contempo anche speculazioni sui prezzi dei generi alimentari e delle materie prime. Per questo è necessario che le informazioni giungano corrette e tempestive: a noi per intervenire adeguatamente, ai cittadini e ai consumatori per garantire trasparenza, correttezza, sicurezza”.
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