Suolo e Salute

Autore: Serena Leonetti

Noce: il biologico può essere la chiave di svolta

Noce: il biologico può essere la chiave di svolta

Oggi coltivare noci con il metodo biologico può considerarsi una valida opportunità di reddito.

Negli ultimi anni, secondo alcuni dati raccolti, il consumo di noci, e di frutta secca in genere, è aumentato e per questo motivo ha spinto gli agricoltori a ricercare alternativi credibili per la coltivazione in modo da garantirne un sostanzioso reddito.

Alcuni frutticoltori hanno, così, deciso di smarcarsi dalla filiera del noce convenzionale adottando il metodo biologico per una scelta etica e per differenziarsi dal punto di vista commerciale.

“Il noce biologico è una vera opportunità per l’imprenditore agricolo” spiega Gianluca Vertuani, presidente del Consorzio Noce del Delta del Po – “Produrre noci biologiche ci permette di poter spuntare prezzi interessanti, maggiori rispetto ad un prodotto convenzionale: all’incirca 2-2,5 euro in più al chilo.
Il tutto va inserito in un contesto di filiera biologica, utile per sfruttare al meglio l’opportunità. Oggi Noci del Delta è costituito da 5 aziende della provincia di Ferrara, per una superficie complessiva di 154 ettari. Circa 80 ettari sono oggi al 4° anno, che quest’anno quindi hanno dato origine ad una prima produzione. Nei prossimi 2-3 anni tutti i restanti ettari arriveranno al 4° anno e quindi ad una prima produzione. A pieno regime pensiamo di poter arrivare ai circa 5 quintali ad ettaro. Il raccolto del 2019 comunque non è stato dei migliori, a causa delle problematiche ambientali riscontrate a maggio che hanno limitato l’impollinazione delle piante e che di fatto hanno portato alla cascola di molti frutti
“.

Fonte: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/vivaismo-e-sementi/2019/12/13/noce-coltivare-in-biologico-opportunita-concreta/65225

Ancora incertezze sulla questione “rotazioni bio”

Ancora incertezze sulla questione “rotazioni bio”

La questione della rotazione nella coltivazione di riso biologico continua ad essere incerta, poiché lo scorso 4 dicembre, la Commissione Agricoltura alla Camera, ha approvato lo Schema di Decreto che intende modificare il Decreto Ministeriale del 18 Luglio 2018.

«Confagricoltura, in relazione a numerose segnalazioni ricevute dai propri associati, in particolare dal centro sud, ha ribadito al Mipaaf, che la regolamentazione europea autorizza l’uso di “colture fertilizzanti”, ovvero “manure crops” (tra cui il sovescio e le colture intercalari), senza specificarne il tipo e l’eventuale durata di coltivazione. Lo scopo della norma europea è quello di permettere all’azienda agricola di aumentare la fertilizzazione del suolo in modo naturale. In tal senso deve essere interpretata la norma uniformemente a quanto avviene nel resto della UE, considerando solo la capacità di raggiungere la fertilizzazione indipendentemente dal tipo di coltura e la loro durata di coltivazione. Solo recentemente il Mipaaf, in una nota diramata a seguito dell’ultima riunione del Tavolo nazionale dell’agricoltura biologica, ha posto l’accento e l’avvio di un iter di modifica del DM 18 luglio 2018, con la quale saranno specificate le caratteristiche di ammissibilità dei sovesci rispetto al requisito della rotazione colturale. DM che dovrà avere il parere della Conferenza Stato Regioni. Tale impostazione è sicuramente un passo in avanti per venire incontro alle esigenze del settore, ora andrà verificata la reale applicabilità del nuovo DM alle diverse colture, sempre nel rispetto dei principi di agricoltura biologica applicati in Europa», così spiegò il Direttore Area Ambiente ed Energia di Confagricoltura, Donato Rotundo, un mese fa circa.

“Confrontando il decreto e la modifica dovrebbe essere consentito di comprendere anche il sovescio nel conteggio delle colture principali, non considerandolo più coltura intercalare, rendendo la rotazione utilizzata in risicoltura biologica adatta al decreto e cancellando la possibilità di un obbligo di attesa pari a due anni tra una semina di riso e l’altra. La successione biennale composta da riso e soia (o altra coltivazione), con un sovescio dopo il raccolto della soia e prima del riso, è dunque sicuramente permessa in ogni annata, prevedendo due “colture principali” tra riso e riso”. Per aver la certezza di quale sia l’interpretazione corretta e ufficiale si dovrà attendere la firma del Ministro, che ancora non c’è.

“Le istituzioni non hanno fatto ciò che era stato richiesto, cioè di sostituire la dicitura “coltura principale”, che rischia di essere intesa come quella che occupa il terreno per più tempo in campo, con “ciclo colturale”, questi erano gli accordi che erano stati presi a giugno, in seguito all’ultima riunione. Oltre a mantenere la dicitura, i legislatori hanno inserito la specifica su maggese e sovescio, rendendo queste due pratiche conteggiabili, al contrario, ad esempio, delle coltivazioni in secondo raccolto, qualcosa di assurdo! Dal nostro punto di vista non deve contare il tempo di permanenza di una pianta sul terreno ma il suo ruolo a livello ecologico e agronomico nella rotazione. Crediamo questo sia un passo in avanti parziale, relativo solo ai sovesci, poiché non vengono comprese nella norma un sacco di coltivazioni intercalari o di seconda semina erroneamente, effettuando decisioni agronomiche che devono competere unicamente l’agricoltore e non le istituzioni. È un concetto di rotazione lontanissimo da quello proposto dalle Istituzioni Europee, per le quali l’avvicendamento colturale deve permettere la fertilizzazione e il contenimento naturale delle infestanti, in questo modo ci stanno chiedendo un’altra cosa, assai più vincolate. In ogni caso è un fatto importante, per cui FederBio chiede di approvare ora questa modifica e, successivamente, riaprire subito il tavolo tecnico per poter consentire anche i secondi raccolti”, spiega Paolo Carnemolla, Sottosegretario Generale di FederBio.

Fonte: https://www.risoitaliano.eu/rotazioni-bio-ancora-incerte/

La strategia del Green new deal europeo? Il biologico.

La strategia del Green new deal europeo? Il biologico.

Lo scorso 11 dicembre, la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen ha presentato i contenuti del Green new deal, il patto verde europeo che ha lo scopo di trasformare l’Europa nel primo continente a emissioni zero in termini di CO2 entro il 2050.

Pianificare una serie di strategie per contrastare il cambiamento climatico, e se opportuno proporre una vera e propria legge per trasformare questo impegno politico in un obbligo giuridico, stimolando gli investimenti in tutti i settori dell’economia e valorizzare in particolar modo il metodo biologico.

Lifegate ha intervistato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, la quale ha commentato la questione del Green new deal: “missione ambiziosa, ma necessaria”.

“Il piano dice che anche l’agricoltura e l’alimentazione dovranno fare la loro parte nel cambiamento. Con la strategia “dal produttore al consumatore”, che sarà presentata entro la primavera 2020, si dichiara di voler garantire ai cittadini europei una catena alimentare sostenibile, con alimenti sani, nutrienti e di qualità prodotti nel rispetto dell’ambiente e a costi contenuti; si propone di potenziare l’agricoltura biologica e di ridurre la dipendenza da pesticidi, concimi e antibiotici con una chiara indicazione affinché i piani strategici nazionali della Politica agricola comunitaria (Pac) riflettano pienamente l’ambizione del Green new deal e premino gli agricoltori virtuosi. Il piano prevede anche una strategia dedicata alla protezione della biodiversità annunciata anch’essa per marzo 2020. Il Green new deal poi contiene alcuni principi importanti come l’allineamento degli accordi commerciali e dell’imposizione fiscale con gli obiettivi per il clima in modo da favorire i prodotti più sostenibili. Il primo passo per sostenere il biologico è la necessità di strutturare un sistema, una filiera equa che eviti il rischio della rincorsa al prezzo più basso. Occorre dare spazio a tutte le diversità del biologico, dalla grande azienda al piccolo produttore.”

Fonte: https://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/biologico-al-centro-del-green-new-deal-europeo

COP 25: si continua a nascondere la testa sotto la sabbia

COP 25: si continua a nascondere la testa sotto la sabbia

Domenica 15 Dicembre, 200 Paesi si sono riuniti a Madrid per la conferenza mondiale dell’Onu sui cambiamenti climatici Cop25.

Durante la conferenza si è discusso sulla regolazione globale del mercato del carbonio, ovvero l’aumento da parte di ciascun paese degli impegni sottoscritti nel 2015 a Parigi per il taglio dei gas serra entro il 2030 e, infine, degli aiuti per le perdite economiche dai Paesi cosiddetti più “vulnerabili”.

Grandi economie a grande impatto sull’ambiente come la Cina e l’India hanno resistito a impegnarsi. Gli Stati Uniti ancora di più hanno annunciato la volontà di ritiro dall’accordo di Parigi. Solo l’Unione Europea ha fatto un passo avanti nel ridurre in maniera considerevole le emissioni di carbonio entro il 2050.

Quindi al momento ci sono due posizioni a diversa velocità. Chi chiede di andare più veloce e chi vuole continuare a nascondersi. Nonostante gli appelli per intensificare e accelerare gli sforzi, purtroppo, non è stato raggiunto nessun compromesso rinviando i negoziati all’incontro a Bonn nel 2020.

Fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/cop-25-niente-accordo-madrid-ecco-perche-trattativa-e-fallita-ACfUjc5?refresh_ce=1

Tutelare il suolo è la priorità

Tutelare il suolo è la priorità

Il 5 Dicembre è stata la Giornata Mondiale del Suolo.

Diverse associazione hanno voluto sottolineare l’importanza di tutelare la fertilità del terreno, una preziosa risorsa in quanto concentra gran parte della biodiversità del pianeta in termini di organismi viventi.

Secondo i dati rilasciati da FAO, oltre il 33% dei terreni al mondo risulta fortemente degradato: ogni mezz’ora vengono persi 500 ettari di suolo per erosione, inquinamento o cementificazione. Dati impressionanti, se pensiamo che per formare un centimetro di suolo fertile occorrono dai 100 ai 1000 anni.

“Un terreno degradato riduce la sua capacità di mantenere e immagazzinare carbonio, contribuendo a minacce globali come il cambiamento climatico. È quindi necessario e urgente un impegno finalizzato a prevenire il deterioramento irreversibile del suolo e ad accelerare l’attuazione delle misure di ripristino e per questo è fondamentale investire in termini strategici per la diffusione dell’agricoltura biologica e biodinamica basate proprio sull’aumento della fertilità del suolo. Anche la Fao indica come strategico l’approccio agroecologico di cui l’agricoltura biologica rappresenta il modello più avanzato ed efficiente, in grado di rispondere concretamente a obiettivi fondamentali come il contrasto al cambiamento climatico, la tutela della biodiversità e la fertilità dei terreni”. Lo dice Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.

Fonte: https://www.cambialaterra.it/2019/12/ogni-mezzora-perdiamo-500-ettari-di-terra-fertile/

OltreBIO – Filiera etica del Parmigiano Reggiano Biologico

OltreBIO – Filiera etica del Parmigiano Reggiano Biologico

“OltreBio – Filiera etica del Parmigiano Reggiano biologico” è il progetto che nasce dalla collaborazione tra la Casearia Sant’Anna Srl di Anzola dell’Emilia (BO) con il CRPA di Reggio Emilia e il Centro Interdipartimentale per il Packaging (CIPACK) dell’Università degli studi di Parma, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna.

La Casearia di Sant’Anna, capofila del progetto, compreso la filiera di produzione del latte bio, è controllata e certificata da Suolo e Salute.

Il progetto nasce per sviluppare un nuovo prodotto nel settore dei formaggi stagionati DOP, garantendo da una parte la salvaguardia del benessere animale durante l’allevamento, dall’altra la sostenibilità ambientale ed economica lungo l’intera filiera.

Comunicato stampa