Alla Camera dei Deputati si è tenuta una conferenza stampa per chiedere misure di sicurezza per tutelare gli abitanti delle zone rurali dai pericoli legati all’uso di pesticidi. A promuovere tale richiesta è stata un’alleanza di ricercatori, cittadini, attivisti e politici.
“La petizione online lanciata dal gruppo NO PESTICIDI, firmata da migliaia e migliaia di persone, chiede che siano fissate distanze di sicurezza chiare ed inderogabili e che sia stabilito l’obbligo di avvisare i residenti prima di ogni trattamento – ha spiegato Renato Bottiglia, promotore della petizione – Tutto ciò affinché lo Stato si impegni a garantire, anche per chi vive in zone agricole, l’adempimento dell’articolo 32 della nostra Costituzione, volto a tutelare la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. I cittadini dunque rappresentano le principali vittime delle contaminazioni legate ai trattamenti effettuati nei campi adiacenti alle abitazioni – ha aggiunto Bottiglia – E per tale motivo, risultano, loro malgrado, esposte in maniera continuativa a cospicue dosi di prodotti fitosanitari per il cosiddetto “effetto deriva”. L’effetto deriva consiste nella dispersione, a distanza dal luogo di applicazione, delle molecole di principio attivo che, non raggiungendo la coltura da trattare o l’infestante da eliminare, si diffondono nell’ambiente circostante inquinando l’aria, l’acqua, il suolo e colpendo inevitabilmente chi vive nelle zone limitrofe”.
Non solo la petizione mira a tutelare i cittadini, ma anche gli agricoltori che fanno biologico afferma la portavoce delle campagne “Cambia la Terra” e “Stop Glifosato”, Maria Grazia Mammuccini.
“La fascia di rispetto è una tutela importantissima che deve essere a carico di chi usa prodotti chimici. La distanza di sicurezza deve infine essere garantita non solo dalle coltivazioni biologiche ma anche dai centri abitati e dai luoghi frequentati dalla popolazione. Insomma, non si può far finta di nulla e continuare a mettere a rischio le produzioni biologiche e la salute dei cittadini – spiega la Mammuccini – Il primo obiettivo deve essere quello di modificare le procedure di approvazione dei pesticidi – ha aggiunto – basando le autorizzazioni su valutazioni scientifiche di autorità indipendenti e non sugli studi delle multinazionali, interessate a ottenere le autorizzazioni”.
La dottoressa Fiorella Belpoggi dell’Istituto Ramazzini di Bologna ha aggiunto che “in 50 anni sono stati immessi sul mercato circa 10 milioni di formulati di pesticidi diversi. Ogni volta che si procedeva alla registrazione di un nuovo prodotto, gli altri, già sul mercato con le stesse caratteristiche e gli stessi utilizzi, non venivano ritirati, anzi, se erano più pericolosi del nuovo formulato, ci si è sempre limitati a esportarli nei paesi in via di sviluppo. Si capisce bene che, continuando così, nel 2050 si saranno accumulati sul mercato ulteriori milioni di formulati obsoleti e pericolosi. La composizione di certi formulati fa parte del segreto industriale dei produttori, quindi non è possibile sapere con precisione cosa contengono: non sappiamo, dunque, compiutamente a cosa siamo esposti e il nostro studio pilota sul glifosato, come altri, ha dimostrato che gli effetti avversi del formulato rispetto al principio attivo, alle stesse concentrazioni, sono più forti”.
“È scientificamente provato che l’esposizione ai pesticidi può essere associata allo sviluppo di diverse patologie – neurodegenerative, neonatali, ormonali – nonché a problematiche a carico del sistema immunitario e persino all’insorgenza di tumori” aggiunge la dottoressa Patrizia Gentilini, oncologa e membro dell’Ass. Isde Medici per l’Ambiente.
«È impensabile che i diritti dei cittadini siano meno importante dei diritti delle aziende – ha detto anche Silvia Benedetti, parlamentare del Gruppo Misto presente alla conferenza stampa – La mia azione politica si dirama in tre direzioni: dare alternative concrete agli agricoltori e permettere loro di intraprenderle; responsabilizzare i produttori e con questi intendo sia le aziende agricole che quelle dell’agrochimica, è tempo che ciascuno si prenda le responsabilità del proprio operato anche nei confronti dell’ambiente e della salute, ossia di quegli elementi non monetizzabili; ampliare le misure sicurezza come richiesto qui oggi ed aumentare la tassazione per chi decide di proseguire su una determinata strada».
“Dobbiamo indubbiamente agire da un punto di vista normativo, dando seguito a quei valori sanciti anche dalla nostra Costituzione, per cui la vita e la salute pubblica vengono prima del guadagno e degli interessi economici, ma al contempo dobbiamo agire a livello di coscienza civica. Sensibilizzare gli agricoltori e diffondere in ogni modo una cultura diversa, dimostrando che si può fare agricoltura, creare benessere e reddito rapportandoci alla terra in maniera diametralmente opposta a quella che oggi ci ha condotto qui. Recentemente abbiamo avuto ospite il Presidente del Sikkim che ci ha raccontato come il suo Paese sia riuscito a convertire al biologico tutta la sua produzione agricola in soli 13 anni. È possibile, ma la spinta e la volontà devono partire dal basso” conclude Sara Cunial del Movimento 5 Stelle.
Fonte: https://www.terranuova.it/News/Agricoltura/No-Pesticidi-25000-firme-per-la-petizione-Basta-avvelenare-le-campagne