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VINITALY 2018 – VINO & GDO: 2018 PREVISTO IN CRESCITA NONOSTANTE L’AUMENTO DEI PREZZI

VINITALY 2018 – VINO & GDO: 2018 PREVISTO IN CRESCITA NONOSTANTE L’AUMENTO DEI PREZZI

Dopo un 2017 positivo per il vino nella grande distribuzione, che ha mosso 648 milioni di litri per un valore di 1,8 miliardi di euro, anche il 2018, nonostante un avvio prudente nei consumi, registrerà ancora una crescita, soprattutto grazie ai vini a denominazione d’origine e alle bollicine. E questo nonostante il probabile rialzo dei prezzi, imputabili alla scarsa vendemmia 2017, che colpirà soprattutto i vini da tavola.

E se nell’anno appena chiuso, secondo una ricerca di Iri per Vinitaly 2018, i vini più gettonati, come tipologia, sono stati i bianchi fermi, quelli Dop e gli spumanti, e le denominazioni più vendute sono state però le “rossiste” Lambrusco e Chianti (entrambe con oltre 13 milioni di litri venduti) e Montepulciano d’Abruzzo (8,4 milioni di litri), tra le tendenze che emergeranno nel 2018 ci sarà ancora la crescita dei vini biologici, ma anche quella dei vini a marca del distributore.

In un quadro in cui emerge che da qualche anno le catene distributive stanno operando un doveroso recupero di valore dei vini venduti, con un prezzo medio che aumenta anno dopo anno. La ricerca Iri per Vinitaly evidenzia che le bottiglie da 0,75 si sono vendute nel 2017 con un prezzo medio di 4,32 euro al litro (quindi vicino ai 5 euro nella bottiglia da 0,75cl) con un aumento del 2,3% sul 2016. Un processo di stabilizzazione del prezzo quasi fisiologico che però potrebbe essere disturbato da aumenti di prezzo sensibili dovuti alla cattiva vendemmia del 2017.

“L’aumento dei prezzi di vendita potrebbe portare ad una riduzione degli acquisti” dichiara Francesco Scarcelli (Coop Italia).

Aumenti che dovrebbero colpire più i vini da tavola, di uso quotidiano, che i vini a denominazione d’origine, secondo l’analisi di Valerio Frascaroli (Conad).

La questione della definizione del prezzo più appropriato è ovviamente semplificata nei vini offerti col marchio dell’insegna distributrice, un settore che nel 2017 ha pesato per il 13,7% sulle vendite del vino e del 6% sulle bottiglie da 0,75cl (dati Iri, supermercati, iper, libero servizio piccolo) e sul quale diverse insegne puntano per il futuro.

“La nostra linea di vini a denominazione di origine a marchio Grandi Vigne – dice Marco Peduzzi (Iper, la Grande I) – presenta una fascia di prezzo molto ampia, tra i 4 e i 40 euro. Nel 2017 abbiamo venduto 1 milione di bottiglie, in un’offerta completa che comprende anche vino biologico, senza solfiti ed anche mezze bottiglie”.
Anche il Gruppo Selex (insegne Famila, A&O ed altre insegne regionali) ha investito sul marchio “Le Vie dell’Uva”, come spiega Dario Triarico:“sugli scaffali presentiamo 59 etichette con quel marchio con una fascia di prezzo per i vini più comuni che va dai 3 ai 5 euro e quella per le eccellenze enologiche regionali che va dai 6 euro in su. Nel 2017 abbiamo avuto una crescita delle vendite del 12% a volume”.

Nel 2018 potrebbero aumentare anche le vendite di vino e spumante biologico nella grande distribuzione, oggi limitate a poco più di 4 milioni di litri per un valore di 24 milioni di euro, come testimoniato anche dal successo di un’insegna specializzata nel biologico come EcorNaturaSi: “nel 2017 abbiamo registrato un incremento a volume del 9%, meglio i rossi dei bianchi, con gli spumanti oltre il 15% – spiega Michele Bonato – ma questo è un settore ancora “giovane” che crescerà in tutta la grande distribuzione”.

Un canale fondamentale, quello della gdo, per il vino italiano, che sarà approfondito anche nel convegno, di scena il 16 aprile, a Vinitaly 2018, su tema “Mercato del vino nella grande distribuzione in Italia e le opportunità di export nelle catene distributive degli Stati Uniti”, firmato da Vinitaly e Iri, con Luigi Rubinelli (direttore di RetailWatch.it), Virgilio Romano (Iri), Marc Hirten (presidente di Frederick Wildman), Roberta Corrà (Giv e Federvini), Enrico Zanoni (Cavit e Unione Italiana Vini), Alessandra Corsi (Conad), Alessandro Masetti (Coop Italia) e Gianmaria Polti (Carrefour Italia).

Fonte: http://www.winenews.it/news/47627/vinitaly-2018-vino-gdo-2018-previsto-in-crescita-grazie-a-vini-dop-spumanti-bio-e-vini-a-marchio-del-distributore-e-nonostante-laumento-dei-prezzi-dovuto-alla-scarsa-vendemmia-2017-che-peser-soprattutto-sui-vini-ditalia

Tutto quello che c’è da sapere sul boom del biologico

Tutto quello che c’è da sapere sul boom del biologico

Nel 2017 grande crescita del settore: +16,6%, un giro d’affari di 1 miliardo e 451 milioni. Il 78% delle famiglie li ha comprati. Fotografia di un mondo in espansione.

Il biologico non è ritornare al passato, ma guardare al futuro. Ne è convinto Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, l’Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici e naturali, forte di cifre che parlano chiaro: solo dal 2013 al 2016 il numero di aziende agricole biologiche è aumentato del 40%, mentre nell’agricoltura tradizionale in 20 anni l’Istat ha registrato un crollo del 46%. 

ITALIA IN TESTA IN EUROPA. Nel 2016 l’Italia è risultata essere il Paese europeo con la maggiore crescita nel bio. E nel 2017 si è verificato un boom della vendita dei prodotti bio nella grande distribuzione: +16,6%, giro d’affari di 1 miliardo e 451 milioni. Il 78% del totale delle famiglie ha comprato almeno un prodotto bio durante l’anno (un milione in più rispetto al 2016). E di queste il 25% circa ha comprato bio almeno una volta alla settimana.

VENDITA DOMESTICA A 3,5 MILIARDI. Nomisma riferisce che nel 2017 le vendite di biologico in Italia hanno toccato i 3,5 miliardi nel mercato domestico (+15% rispetto al 2016). E anche l’export del bio nostrano è andato bene: quasi 2 miliardi.

Spiega Zanoni a Lettera43.it: «Il successo dipende in gran parte dalla crescente sensibilità e consapevolezza che le scelte individuali incidono sulle condizioni ambientali. La crescita della domanda bio rappresenta anche un residuo positivo della crisi economica che ha indotto a un “ritorno alla sostanza”, a riflettere sull’effettiva necessità dell’acquisto e sulla ricerca di prodotti senza fronzoli, che garantiscono il miglior rapporto qualità/prezzo. Pochi prodotti offrono il complesso delle qualità messe in campo da quelli biologici». 

CRESCENTE ATTENZIONE AI PICCOLI. A partire dal segmento del baby food. «Oggi si fanno molti meno bambini di un tempo», ricorda Zanoni, «ma ci si concentra di più su di loro, c’è una maggiore attenzione nei confronti della loro alimentazione, non si lesina sul cibo sano». E poi non manca un’avanguardia di pediatri «che purtroppo non rappresenta ancora la maggioranza, ma che raccomanda ai genitori un’alimentazione biologica per i propri figli». 

ESCLUSIONE DI OGM E PESTICIDI. Fa pendere l’ago della bilancia verso il bio anche l’esclusione degli organismi geneticamente modificato (Ogm) e dei pesticidi dall’intero ciclo produttivo, la drastica riduzione degli additivi, l’impegno dei produttori per esaltare i sapori autentici e un sistema di controllo che certifica la conformità a norme europee.

E i risultati si vedono anche all’estero. L’Italia esporta in tutta Europa e la Germania rappresenta il maggior cliente: pesa per quasi il 40% del nostro export. Ma spazio stanno assumendo anche Usa e Cina. «In quest’ultimo Paese in particolare», sottolinea Zanoni, «il crescente ceto medio è alla ricerca di prodotti sicuri; numerosi scandali alimentari, solo su alcuni dei quali è arrivata notizia in Occidente, hanno dimostrato che la produzione nazionale non è sempre il massimo in termini di sicurezza. Meglio quindi rivolgersi a prodotti doppiamente garantiti, come quelli biologici occidentali». 

MENO INQUINAMENTO. In più è aumentata anche la consapevolezza di come l’agricoltura tradizionale incida sul tasso di inquinamento dell’ambiente. I dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’Istituto di ricerca del ministero per l’Ambiente, per esempio, non perdonano: il 63,9% delle acque superficiali e il 31,7% di quelle sotterranee sono contaminate da pesticidi. E Il 21,3% delle acque superficiali e il 6,9% di quelle profonde hanno concentrazioni superiori al limite di qualità ambientale. 

FORMAZIONE È LA PAROLA D’ORDINE. Formazione resta infatti una parola d’ordine per molti operatori del settore. Che partono comunque già bene: è in possesso di diploma di qualifica o di diploma di scuola media superiore il 39,7% dei responsabili delle aziende biologiche italiane (quasi il doppio della media dell’agricoltura nazionale nel suo complesso), e ha una laurea o un diploma universitario il 13,6% (più del doppio della media nazionale). 

ALTRO CHE AGRICOLTORE POCO ISTRUITO. «Siamo lontani dallo stereotipo dell’agricoltore di scarsa istruzione», rimarca Zanoni, «i nostri giovani titolari d’impresa sono della generazione Erasmus, hanno girato il mondo coi voli low cost, sono venuti a contatto con culture e sensibilità diverse, hanno toccato le tendenze». Tant’è che molti superano il ruolo del produttore agricolo impegnandosi a valorizzare la produzione con la trasformazione dei prodotti, con l’agriturismo, con le fattorie didattiche, con le vendite on line e i siti internet. Altro che piccolo mondo antico, insomma.

Fonte: http://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2018/03/31/prodotti-biologici-naturali-agricoltura-settore-numeri-alimentare/218675/

Convegno – Vini Bio, questione di etichetta. Quali garanzie per un’informazione chiara e trasparente al consumatore.

Convegno – Vini Bio, questione di etichetta. Quali garanzie per un’informazione chiara e trasparente al consumatore.

Vini Bio, questione di etichetta – Quali garanzie per un’informazione chiara e trasparente al consumatore è il titolo di un convegno promosso il 16 aprile da FederBio al 52° Vinitaly di Verona.

Cresce la richiesta di sostenibilità dei winelover italiani e internazionali e cresce, con la riforma della normativa europea sull’etichettatura, anche l’attenzione al ruolo di ingredienti come i solfiti e alla naturalità del metodo di produzione in vigneto e in cantina. Tra marchi privati e nomi di fantasia il vino biologico ribadisce il suo ruolo come unico metodo di produzione attento all’ambiente regolamentato e certificato a livello Ue.


Lunedì 16 aprile 2018 

Verona, 52° Vinitaly – Salone internazionale dei vini e dei distillati

Sala Puccini – Centrocongressi Arena – h. 15.00 16.30

  

PROGRAMMA 

 

14.45 – Registrazione dei partecipanti

15.00 – Saluti e introduzione i lavori

          Referente Verona Fiere

          Maria Grazia Mammuccini – FederBio

 15.10 – Vini sostenibili, cresce la domanda mondiale e serve chiarezza

           Silvia Zucconi – Nomisma Wine Monitor

15.20 – La sostenibilità non è una gara

          Ruenza Santandrea – Alleanza Cooperative

 15.30 – Presentazione dell’indagine sul tenore in solfiti usato dalle aziende partecipanti a Vinitalybio

          Lorenzo Tosi – giornalista VVQ Edagricol

15.40 – Solfiti, la dose giusta

          Fulvio Mattivi – Università Di Trento

 15.50 – Nuove pratiche ammesse, nuovi approcci nei controlli (e la risorsa autocontrollo)

          Stefano Sequino – ICQRF

 16.00 – La risorsa certificazione

          Cristina Baia – Responsabile Schema di Certificazione – ICEA

 16.10 – ViniVeri, le indicazioni in etichetta

          Gianpiero Bea – ViniVeri

 16.20 – Vini bio, questione d’etichetta. Le proposte FederBio

          Roberto Pinton – consigliere delegato – FederBio

 

Discussione col pubblico

 

Moderatore: Lorenzo Tosi – giornalista VVQ Edagricole

 

Fonte: http://feder.bio/convegno-vini-bio-questione-etichetta-quali-garanzie-uninformazione-chiara-trasparente-al-consumatore-verona-lunedi-16-aprile-2018/

 

 

Vinitaly 2018: l’interesse per il bio cresce ancora

Vinitaly 2018: l’interesse per il bio cresce ancora

La 52/ma edizione di Vinitaly è in programma dal 15 al 18 aprile 2018 a Verona.
Diverse le aziende certificate Suolo e Salute al padiglione 8.

 

Al Padiglione 8, Vinitaly presenta Vinitalybio: il salone dedicato al vino biologico certificato prodotto in Italia e all’estero, organizzato in collaborazione con FEDERBIO – Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica.

 

L’interesse dei consumatori nei confronti dei vini biologici è in continuo aumento e Vinitalybio rappresenta una valida opportunità per i produttori che vogliono farsi conoscere e promuovere il proprio prodotto.

All’interno dell’area Vinitalybio le aziende hanno l’opportunità di presentarsi attraverso incontri con gli operatori presso lo stand e sessioni di degustazione guidate. A disposizione degli espositori uno spazio attrezzato dove i produttori possono raccontare il proprio vino a buyer specializzati italiani ed esteri.

Oltre agli stand è allestita un’enoteca “bio” per dare visibilità anche alle aziende, già presenti in altri padiglioni, che oltre ai vini prodotti con metodi convenzionali, propongono una linea biologica certificata.

 

L’evento si svolge nell’ambito di una crescita della richiesta di sostenibilità dei winelover italiani e internazionali, e di una maggiore attenzione con la riforma della normativa europea sull’etichettatura, al ruolo di ingredienti come i solfiti e alla naturalità del metodo di produzione in vigneto e in cantina. Tra marchi privati e nomi di fantasia il vino biologico ribadisce il suo ruolo come unico metodo di produzione attento all’ambiente regolamentato e certificato a livello Ue.

 

Fonte:
http://www.sinab.it/bionovita/un-convegno-al-vinitaly-sulle-etichette-del-vino-bio
https://www.vinitaly.com/it/area-espositori/vinitalybio/

 

 

Antica Quercia Verde, azienda certificata da Suolo e Salute tra i miglioir marchio biologici dell’anno.

Antica Quercia Verde, azienda certificata da Suolo e Salute tra i miglioir marchio biologici dell’anno.

Antica Quercia Verde, agriturismo con azienda agricola certificata da Suolo e Salute, ha ottenuto due premi d’oro consecutivi al NYIOOC con un olio extravergine di oliva biologico prodotto sulle colline della Toscana, contribuendo ad accreditare la leadership italiana nel settore.

“Il terreno del frutteto è sempre stato privo di sostanze chimiche”, ha detto Josiane Ferlan, che gestisce la fattoria con suo marito, Pietro Zecchini e i loro figli Giosuè e Jeremy. “Gestiamo 500 piante secolari di Frantoio, Moraiolo e Leccino e un piccolo gruppo di varietà rare e non classificate”, ha detto del loro boschetto che si estende su 3,5 ettari di terrazze esposte a sud, verso la bellissima città di Cortona anche se la posizione non è la più comoda a causa del terreno ripido e di una vegetazione rigogliosa che deve essere tenuta costantemente sotto controllo.

La difficile gestione delle piante è mitigata da un’atmosfera molto speciale. L’uliveto si trova proprio sotto l’eremo di Le Celle, fondato nel 1211 da San Francesco d’Assisi e considerate le produzioni di oli e vino della vallata sembra davvero essere un area benedetta.  La scorsa stagione è stata particolarmente impegnativa, a settembre i frutti non erano assolutamente pronti per essere raccolti. Le prime preoccupazioni per il freddo di aprile e maggio, poi un’estate calda e secca fermò la crescita vegetativa. Ma all’inizio della caduta i frutti si svilupparono rapidamente. “Alla fine, i test del prodotto hanno dimostrato che i polifenoli erano molto più di quelli dell’anno scorso e l’acidità era minima”, ha rivelato. “L’analisi sensoriale ha confermato che il nostro olio extra vergine di oliva è eccellente.”

L’olio extravergine di oliva biologico è molto apprezzato dai consumatori italiani. La crescita della produzione e del consumo di alimenti biologici in Italia è stata evidenziata in un rapporto recentemente lanciato dal SINAB (Sistema informativo nazionale sull’agricoltura biologica), basato su un progetto del MiPAAF (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali) condotto da l’ISMEA (Istituto dei servizi per il mercato agricolo e alimentare) e il CIHEAM (Centro internazionale di studi agronomici mediterranei avanzati).

Secondo il documento, le aree coltivate con metodi biologici in Italia hanno raggiunto 1.796.363 ettari (4.438.909 acri) nel 2017, il che significa un aumento del 20,4 percento rispetto all’anno precedente. Gli uliveti coprono il 12,6 per cento della superficie coltivata in agricoltura biologica, con 222.452 ha (549.690 acri), di cui 72.053 ha (178.046 acri) in conversione. L’olivo è quindi tra i principali tipi di allevamento praticati, con un aumento del 23,5 per cento, e un tasso di crescita simile alle viti (23,4 per cento), dopo i foraggi (342,653 ha – 846,714 acri), pascoli (321,011 ha – 793,235 acri ) e cereali (299.639 ha – 740.424 acri). Il settore è al centro delle politiche di sviluppo del paese ed è strettamente gestito dalle istituzioni europee e italiane attraverso un sistema di regole che vengono continuamente verificate e aggiornate. Grazie a queste garanzie, i consumatori sono fiduciosi negli alimenti biologici. Secondo Coldiretti, sulla base dei dati relativi ai grandi distributori in Italia, le vendite al dettaglio di alimenti biologici nel 2017 sono aumentate del 16%. L’ininterrotta crescita della domanda nell’ultimo decennio ha stimolato la produzione nel paese, che è attualmente il leader europeo per il numero di aziende biologiche.

Fonte: https://www.oliveoiltimes.com/olive-oil-business/europe/organic-farming-high-quality-often-hand-in-hand/62571

L’agricoltura bio riduce i cosumi di acqua e non inquina

L’agricoltura bio riduce i cosumi di acqua e non inquina

Partiamo con il dire che i terreni bio hanno un fabbisogno inferiore di acqua, grazie a pratiche come il sovescio e alla cura della sostanza organica presente nei suoli.

Per questo i suoli coltivati con i metodi biologico e biodinamico – secondo un’elaborazione dei dati dell’Istituto svizzero Fibl – sono in grado di trattenere fino al 55% in più di acqua rispetto a quelli coltivati con la chimica di sintesi e i fertilizzanti industriali, grazie alla qualità dell’humus presente.

‘L’humus si comporta come una vera e propria spugna naturale, capace di trattenere acqua fino a 20 volte il suo peso’ dichiara Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturaSì, una delle maggiori aziende del biologico in Italia.

Oltre che nel consumo di acque, l’agricoltura chimica ha una responsabilità come fonte di inquinamento ambientale. Il dilavamento di pesticidi e fertilizzanti di sintesi così come quello delle deiezioni dei grandi allevamenti industriali costituiscono una minaccia sempre maggiore alla qualità delle acque superficiali e di falda.

Secondo dati OCSE, ‘in alcuni dei Paesi in oltre il 60% dei siti monitorati risulta la presenza di uno o più pesticidi nelle acque di superficie e in quelle profonde. Nei soli Stati Uniti, l’agricoltura è responsabile del 60% dell’inquinamento dei fiumi, del 30% di quello dei laghi e del 15% dell’inquinamento degli estuari e delle coste’.

‘La transizione verso un modello di agricoltura più rispettoso dell’ambiente è uno dei cardini delle politiche di difesa dell’acqua’, afferma Brescacin. ‘Il nostro compito, come produttori, è di creare organismi agricoli che conservino l’integrità della terra, rispettandola. L’agricoltura biologica e la scelta del biologico da parte dei consumatori sono un tassello importante per costruire la sostenibilità globale’, conclude il presidente di EcorNaturaSì.

Tra gli obbiettivi dichiarati nel proprio regolamento, l’agricoltura biologica si impegna ad ‘ un impiego responsabile dell’energia e delle risorse naturali come l’acqua, il suolo, la materia organica e l’aria’ a differenza dell’agricoltura tradizionale che pesa per il 70% dei consumi idrici.

Fonte: http://www.greenplanet.net/l’agricoltura-bio-risparmia-acqua-e-non-la-inquina