Suolo e Salute

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Scontro Italia-Europa sulle modalità di etichettatura: Il Ministro Martina difende le sue scelte

Scontro Italia-Europa sulle modalità di etichettatura: Il Ministro Martina difende le sue scelte

Il ministro Maurizio Martina ha commentato la notizia del reclamo ufficiale presentato dall’organizzazione dell’industria alimentare europea FoodDrinkEurope alla Commissione Ue contro l’Italia per l’adozione dei decreti sull’indicazione obbligatoria di origine per il grano, riso e pomodoro.
L’organizzazione dell’industria alimentare europea FoodDrinkEurope aveva presentato un reclamo ufficiale alla Commissione dell’Unione Europea contro l’Italia, per l’adozione dei decreti sull’indicazione obbligatoria di origine per il grano duro nella pasta, riso e pomodoro nei prodotti a base di pomodoro, nonché per la sede dello stabilimento.
Adozione che per De Castro dovrà trovare uniformità a livello europeo e che il Ministro alle Politiche Agricole Martina difende con forza sia in sede nazionale che comunitaria, per tutelare il valore delle produzioni agricole e il diritto alla trasparenza. Ferma anche la reazione di Coldiretti: il reclamo dell’organizzazione europea andrebbe contro l’interesse del 96% dei consumatori che chiedono venga scritta sull’etichetta in modo chiaro e leggibile l’origine degli alimenti.
Nella nota diffusa da FoodDrinkEurope, il Governo italiano avrebbe “adottato tali misure senza notifica preventiva all’Unione Europea e visto che la loro conformità al diritto dell’Unione è messa in discussione, FoodDrinkEurope considera la propria denuncia come l’unica via da seguire per garantire il rispetto delle norme del mercato unico dell’Unione Europea”. Di fronte al fatto che sono ormai 8 gli Stati Membri, tra cui l’Italia, ad aver introdotto norme nazionali sull’etichettatura di origine, Paolo De Castro, vice presidente della Commissione Agricoltura dell’Europarlamento, ha incontrato il Commissario Europeo alla Salute Vytenis Andriukaitis.
Secondo De Castro, Andriukaitis avrebbe “promesso di aprire quanto prima una discussione a livello europeo che possa portare, anche alla luce degli esiti delle sperimentazioni nazionali, alla definizione di una nuova regolamentazione chiara e cogente in tutti gli Stati membri. Ha anche confermato che nelle prossime settimane saranno pubblicati gli atti di implementazione previsti dall’attuale Regolamento sulle informazioni ai consumatori che, all’interno del quadro normativo vigente, chiariscono le modalità di indicazione dell’origine in etichetta”.

“Noi abbiamo fatto una scelta chiara di trasparenza sull’indicazione d’origine in etichetta – ha commentato invece il Ministro Martina – e siamo pronti a difenderla in ogni sede nazionale e comunitaria. In attesa che ci sia una piena attuazione del regolamento europeo in materia, l’Italia garantisce ai consumatori il diritto a conoscere l’origine delle materie prime di latte, pasta, riso e derivati del pomodoro. I decreti sono pienamente operativi, come confermato anche di recente dalla decisione del Tar del Lazio che ha rigettato il ricorso per la sospensiva. Andiamo avanti per valorizzare le nostre filiere e tutelare il lavoro dei nostri agricoltori”.
Anche Coldiretti punta il dito sulle ricadute che questo richiamo può avere in termini di accesso di informazioni importanti a cui i consumatori hanno diritto : come sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosate (proibito in preraccolta sul grano italiano) o se il concentrato di pomodoro proviene dalla Cina, ai vertici mondiali per l’insicurezza alimentare.
Di fronte all’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea, l’Italia, che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie per garantire trasparenza dell’informazione e scelte di acquisto libere e consapevoli per i consumatori.
fonte: http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3616
Filiera ortofrutticola biologica, a Firenze un progetto di innovazione

Filiera ortofrutticola biologica, a Firenze un progetto di innovazione

L’agricoltura biologica è in una fase di rapido sviluppo. In Toscana, secondo i dati del Sinab (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica), tra il 2015 e il 2016 si è registrato un incremento del numero degli operatori, sia produttori che importatori, di quasi il 5%.

E in tutta Italia il settore dell’agricoltura biologica ha visto aumentare, nel 2016, sia le superfici che gli operatori coinvolti: le aree coltivate con metodo biologico hanno raggiunto quota 1.796.363 ettari, con una crescita del 20,4% rispetto all’anno precedente.

La Toscana, con i suoi 131.003 ettari, è al sesto posto fra le regioni: le principali estensioni per il biologico nella nostra regione sono quelle di colture foraggere (37.894 ettari), cereali (26.275), olivo (15.374) e vite (12.832). Uno sviluppo, quello dell’agricoltura biologica, che richiede però innovazioni, assistenza tecnica, organizzazione e sviluppo di nuove relazioni nell’ambito della filiera.

Ed è in quest’ottica che Vivitoscano e Apofruit Italia, in sinergia con la cooperativa toscana Terre dell’Etruria e C.S. dell’Etruria, stanno dando operatività al progetto integrato di filiera della Regione Toscana “Valorizzazione della produzione ortofrutticola biologica della Toscana”.

Tema centrale del progetto, che vede Vivitoscano come capofila, è proprio il rafforzamento della filiera ortofrutticola biologica toscana in un’ottica di consolidamento dell’aggregazione fra le aziende agricole biologiche del territorio e di miglioramento delle relazioni di mercato per cogliere tutte le opportunità che questo settore produttivo può offrire.

La prospettiva di fornire prodotti di qualità, la capacità di proporsi con più servizi, più contenuti tecnologici, più informazione al consumatore, più garanzia sanitaria da far valere come strumento di competitività sui mercati, rappresentano i punti su cui il progetto di filiera sta concentrando le proprie risorse.

Del progetto di filiera fa parte il progetto “Ortofrutta Toscana Bio – Tecnoinnovazioni per la valorizzazione sostenibile del Bio Toscano”, che è entrato nel suo secondo anno di vita. 

Il progetto di innovazione nel settore ortofrutticolo biologico e i primi risultati ottenuti sono stati presentati nel corso del convegno “Il progetto Ortofrutta Toscana Bio”, che si è svolto  giovedì 14 dicembre, nella Sala del Giglio – Educatorio del Fuligno in via Faenza 48 a Firenze. Tra i diversi temi che sono stati affrontati, è stato presentato il prototipo di sistema informatizzato per il monitoraggio agrofenologico, che fa uso di sensori in campo per rilevare e tenere aggiornati gli agricoltori in tempo reale sui principali parametri fisico-ambientali dei loro appezzamenti: temperature e umidità dell’aria e del terreno, quantità di pioggia, bagnatura fogliare, umidità del terreno, direzione e intensità dei venti, ecc.

È stato presentato anche quanto emerso da prove di gestione della concimazione organica su colture biologiche di melone e cavolfiore e di irrigazione del melone e cavolo mediante il supporto dei sensori di umidità in campo, e sono state evidenziate le problematiche di controllo dell’afide lanigero sul melo e le prove in programma per il contenimento del parassita in coltivazione biologica. Nel corso dell’incontro è stata portata anche l’esperienza diretta di alcune aziende agricole coinvolte nel progetto di innovazione.

fonte: http://www.gonews.it/2017/12/14/filiera-ortofrutticola-biologica-presentato-un-progetto-innovazione/

Autorizzazione del glifosato: le ONG portano in tribunale EFSA e Bfr

Autorizzazione del glifosato: le ONG portano in tribunale EFSA e Bfr

Le ONG ambientaliste fanno causa alle agenzie che hanno dichiarato il diserbante glifosato non cancerogeno.

Ricordiamo che l’autorizzazione da parte dei Paesi Europei all’utilizzo del diserbante glifosate arriva dopo una lunga trattativa e malgrado i no decisi di Francia e Italia.

A pochi giorni dalla rinnovo dell’Ue all’autorizzazione all’uso del prodotto per altri cinque anni, due organizzazioni, Global 2000 e Pesticide Action Network (PAN), avviano un’azione legale per frode commerciale nei confronti di EFSA e BfR.

Le accuse delle ONG

È di questi giorni la notizia che le organizzazioni Global 2000 e PAN avrebbero intentato causa contro le due agenzie direttamente coinvolte nella valutazione del diserbante glifosato come non cancerogeno.

Stiamo parlando dell’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, e del BfR, l’Istituto tedesco per la valutazione dei rischi. L’accusa, che dovrà essere discussa nei tribunali di Vienna e Berlino, è quella di frode commerciale. Si prospettano comunque anche cause in Francia e in Italia. L’accusa? Aver falsificato i dati sulla pericolosità del prodotto nelle proprie valutazioni. Anche utilizzando nei propri rapporti, stralci di documenti scritti dalla stessa Monsanto, produttrice del RoundUp, erbicida più usato al mondo che contiene glifosato.

Il testo delle agenzie, in particolare, analizzava gli studi condotti sui legami tra il glifosato e la genotossicità, la cancerogenicità e i possibili danni al sistema riproduttivo. L’obiettivo era di smontare le conclusioni degli enti di ricerca che accusavano il prodotto di essere potenzialmente rischioso per l’uomo.

La dichiarazione dell’EFSA, ricordiamo, è stata emessa nel 2015, in piena contraddizione con il parere della IARC, che aveva invece inserito il diserbante tra le sostanze potenzialmente cancerogene per l’uomo.

“Il diserbante glifosato non è cancerogeno”: le reazioni delle agenzie coinvolte

L’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare ha smentito le accuse delle due organizzazioni no profit. Non è chiaro come andranno a finire le cause. Rimangono comunque oltre cento pagine della relazione dell’EFSA copiate e incollate da studi redatti dalla Monsanto.

Nel frattempo, Global 2000 ha affermato che il caso non può essere portato direttamente alla Corte di giustizia europea. Le accuse saranno discusse infatti presso le corti nazionali. Saranno quest’ultime a rivolgersi alla Corte di giustizia europea. Corte che avrebbe già affermato l’impossibilità di portare un’agenzia comunitaria, l’EFSA, davanti a un tribunale nazionale.

FONTI:

http://www.rinnovabili.it/ambiente/tribunale-agenzie-glifosato-333/

http://www.suoloesalute.it/diserbante-glifosato-arriva-no-definitivo-del-governo-italiano/

Per annullare l’effetto del glifosato bastano due settimane di dieta bio

Per annullare l’effetto del glifosato bastano due settimane di dieta bio

Il consumo esclusivo di alimenti biologici può aiutarci a ostacolare il bioaccumulo di sostanze tossiche nell’organismo come ad esempio il glifosato, scoperto tutto ciò grazie ad uno studio.

In Europa viene rinnovata l’autorizzazione per l’impiego del glifosato.  Altri 5 anni in cui sui campi di mezza Europa (Italia e Francia hanno già parzialmente ridotto l’impiego) verrà utilizzato l’erbicida considerato “probabilmente cancerogeno” dallo Iarc. Come difendersi? Una nuova “arma” arriva dal consumo di alimenti biologici.

Uno studio su una famiglia italiana ha infatti dimostrato come il consumo di prodotti agroalimentari provenienti da coltivazioni bio sia in grado di ridurre i livelli di contaminazione nell’organismo. Annullandone gli effetti quasi del tutto.

Alimenti biologici e contaminanti nelle urine: lo studio FederBio

Aveva destato giusta preoccupazione una ricerca pubblicata a ottobre su JAMA in cui alcuni ricercatori dell’Università della California dimostravano come le concentrazioni di glifosato nell’urina della popolazione siano più che raddoppiate nel corso di 23 anni. Da una media di 0,2 microgrammi per litro nel ’93 si è passati a una di 0,44 microgrammi per litro nel 2016.

La buona notizia di oggi è che bastano due settimane di dieta a base di alimenti biologici per azzerarne i livelli nell’organismo. Lo studio è stato condotto in Italia e promosso da FederBio (Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica), Isde-Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) e Wwf. Le sigle hanno lanciato la campagna #ipesticididentrodinoi per analizzare i livelli di contaminanti chimici presenti nel nostro organismo e per proporre soluzioni alternative.

I ricercatori si sono concentrati sugli inquinanti contenuti nelle urine di una famiglia italiana. Papà, mamma e due bambini di 7 e 9 anni si sono sottoposti a un esame specifico per stimare il contenuto di pesticidi nella pipì. L’analisi è stata effettuata prima e dopo una dieta 100% biologica.

I risultati sono stati estremamente interessanti. Dopo i 15 giorni di dieta sana, si è registrata una quasi completa decontaminazione dagli insetticidi più impiegati in agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e dal glifosato.

I ricercatori hanno effettuato 16 analisi su altrettanti campioni di urine. Quattro per ciascun membro della famiglia ‘analizzata’. In 13 dei 16 campioni sono stati riscontrati risultati estremamente positivi, con un abbattimento quasi totale dei livelli di contaminanti dopo la dieta bio. Solo in due casi non sono stati registrati miglioramenti. L’80% delle analisi, dunque, ha dimostrato gli effetti benefici della dieta a base di alimenti biologici.

I benefici degli alimenti biologici in dettaglio

Le analisi sono state elaborate dal Medizinisches Labor Bremen – MLHB, laboratorio accreditato di Brema. I risultati più interessanti sono stati individuati su due sostanze.

In primis, l’insetticida clorpirifos. Nel bambino più piccolo, il contaminante era presente nelle urine con un valore di oltre 5 microgrammi per grammo di creatinina. Si tratta di un valore più di tre volte maggiore rispetto alla media di riferimento, che si ferma a 1,5 mg/g. Dopo i 15 giorni di dieta a base di alimenti biologici il valore è sceso a 1,8 microgrammi. Anche nel papà la sostanza era presente in concentrazioni molto elevate: tre volte di più rispetto alla media di riferimento per gli adulti. Dopo la dieta, il valore non è stato più rilevabile.

Anche sul glifosato i risultati sono estremamente interessanti. Dopo la dieta bio, infatti, i valori di tutti i 4 membri della famiglia sono risultati al di sotto della soglia di rilevabilità. Un risultato straordinario, se consideriamo che le concentrazioni erano molto elevate. Nel papà, per esempio, i livelli erano più del doppio rispetto alla media della popolazione di riferimento (+116%). Dopo la dieta, le tracce di erbicida sono scomparse. Nei bambini i livelli iniziali erano più bassi, ma comunque importanti: 0,16 per la bambina di 9 anni, 0,19 per il più piccolo. A fronte di un valore di riferimento di 0,12 microgrammi/litro. Dopo la dieta, i residui di glifosato non sono più stati individuati.

Gli ambientalisti: “Incredibile l’assenza di monitoraggi su ampia scala”

La buona notizia, l’abbiamo visto, è che gli alimenti biologici possono aiutarci a ridurre efficacemente questi contaminanti chimici nel corpo. Il che ci ricorda quanto dobbiamo stare attenti ai prodotti che acquistiamo e consumiamo.

Se le analisi, infatti, da un lato ci rincuorano, dall’altra ci fanno temere per il cosiddetto ‘bioaccumulo’, l’accumulo di sostanze tossiche persistenti nell’organismo, risultato più che mai evidente dalle analisi. Lo scrivono i promotori della ricerca in una nota:

«Un’indicazione importante del fatto che la chimica contenuta negli alimenti da agricoltura convenzionale, anche in presenza di cibi che rispettano le soglie stabilite di fitofarmaci, come capita nella maggior parte dei prodotti consumati in Italia, rimane e si accumula nel nostro corpo, con conseguenze che ancora non sono state totalmente studiate e comprese».

Parole cui fa eco Maria Grazia Mammuccini, portavoce della coalizione #StopGlifosato, che si è mobilitata negli ultimi anni per ostacolare l’approvazione di una nuova autorizzazione europea per l’erbicida:

«L’iniziativa che abbiamo condotto ci spinge a una seria riflessione sul fatto che se cerchiamo ‘i pesticidi dentro di noi’ è molto probabile che li troviamo. Ma su questo non ci sono monitoraggi su ampia scala: è incredibile che ancora oggi ci si ponga in maniera molto vaga il tema dell’effetto dei pesticidi all’interno del nostro organismo. Misurare i livelli di inquinamento da fitofarmaci sui prodotti alimentari è il primo passo. Ma serve approfondire la conoscenza degli effetti che diverse e numerose sostanze hanno sulla nostra salute».

Aumento della coltivazione di canapa in Italia

Aumento della coltivazione di canapa in Italia

È boom di coltivazione di canapa (cannabis sativa) in Italia.

Questo quanto emerso durante la presentazione, al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio, del primo studio sulle potenzialità economiche e occupazionali della coltivazione,  trasformazione e distribuzione della cannabis indica ad uso terapeutico in Italia.

La canapa, sottolinea anche Coldiretti, sta prepotentemente tornando nelle campagne: nel 2014 è stato registrato un aumento del 150% dei terreni coltivati a scopo tessile, edile, cosmetico ecc.

Durante quest’anno, sono raddoppiate le aziende agricole coinvolte nella semina di canapa e gli ettari coltivati in Italia sono passati da circa 400 del 2013, a 1000 del 2014. Le regioni interessate sono diverse: dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, fino a toccare Friuli, Sicilia e Sardegna.

Secondo Coldiretti, è un vero e proprio boom “spinto dalle molteplici opportunità di mercato che offre questa coltivazione particolarmente versatile e dalla quale si ottengono dai tessuti ai materiali edili, ma anche olio, vernici, saponi, cere, cosmetici, detersivi, carta o imballaggi”.

Si tratta di un ritorno a un tipo di coltivazione che fino agli anni ’40 era più che diffusa in Italia, se si considera che il nostro Paese era il secondo maggior produttore di canapa al mondo, al primo posto, però, per ciò che riguardava la qualità.

Il declino si è avuto con l’imposizione sul mercato delle fibre sintetiche e con la campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha demonizzato l’utilizzo e la coltivazione di questa pianta.

Oggi, invece, le istituzioni sono consapevoli dell’esigenza di creare un quadro legislativo meno rigido, che possa valorizzare le caratteristiche distintive della canapa italiana: in Parlamento sono state presentate ben tre proposte di legge.

Canapa quindi come nuove opportunità di sviluppo agricolo, volto a risollevare il settore.

Nel nostro Paese, in questi termini, sono diversi i progetti avviati e che sfruttano le diverse proprietà della canapa.

Una, tra le più importanti, è la capacità di assorbire gli agenti inquinanti e i metalli pesanti presenti nel terreno. In tal senso, infatti, la coltivazione di questa pianta potrebbe essere utilizzata per la riqualificazione, economica e del tutto naturale, di zone altamente inquinate, così come già avviene nella provincia di Taranto.

Non solo. Questa pianta, infatti, può essere trasformata in materia prima da adoperare in diversi settori che vanno dalla cosmesi naturale e biologica, al settore tessile, fino ad arrivare alla bioedilizia.

Nuove opportunità di lavoro quindi, per raggiungere reddito e occupazione nel rispetto dell’ambiente, permettendo di rimanere e lavorare nella propria terra.

“Accettazione e valore dei fertilizzanti riciclati nell’agricoltura biologica”: incontro a Bruxelles

“Accettazione e valore dei fertilizzanti riciclati nell’agricoltura biologica”: incontro a Bruxelles

Il 12 dicembre 2017 l’IFOAM UE, insieme alla piattaforma europea per il fosforo sostenibile (ESPP), terrà una riunione a Bruxelles rivolta a tutti gli interessati del settore il cui argomento è “Accettazione e valore dei fertilizzanti riciclati nell’agricoltura biologica”.

Diversi gli argomenti che saranno affrontati durante il workshop: la necessità di input di fosforo in agricoltura biologica, la coerenza ecologica dell’utilizzo di sostanze nutritive di riciclaggio nell’agricoltura biologica e l’accettabilità, per il movimento dell’agricoltura biologica, distributori di alimenti biologici e consumatori,  di diversi materiali secondari e prodotti riciclati.

Proposte di relatori, invitati o contributi sono benvenuti, così come poster, i cui titoli devono essere indicati al momento della  registrazione.

I dettagli del programma e della sede verranno inviati in seguito, in prossimità della data dell’evento, direttamente da ESPP.

Per partecipare, è possibile registrarsi QUI

Se si desidera presentare un contributo o un poster, si prega di contattare info@phosphorusplatform.eu

Fonte