Suolo e Salute

Autore: admin

Giornata mondiale dell’Ambiente, FederBio: “Tuteliamo la natura con il bio”

Giornata mondiale dell’Ambiente, FederBio: “Tuteliamo la natura con il bio”

Nel 1972, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Un appuntamento, che cade ogni anno il 5 giugno, per sensibilizzare governi, aziende e cittadini sulle tematiche ambientali. In particolar modo, il focus è incentrato sull’inquinamento, sul problema della sovrappopolazione e sul riscaldamento globale.

Lo slogan di quest’anno è stato “I’m With Nature” e, attraverso i social media e i canali online, le persone di tutto il mondo sono state invitate a condividere foto e video dei propri luoghi preferiti immersi nella natura, utilizzando gli hashtag #WithNature e #WorldEnvironmentDay.

In occasione dell’edizione 2017, FederBio – la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica – ha lanciato un appello per fare del biologico l’agricoltura del futuro. Si tratta, infatti, della sola tecnica agricola che consente tutela del suolo, della biodiversità e del benessere umano.

Bio “alleato dell’ambiente”

FederBio mette in luce la necessità di un’agricoltura attenta alla preservazione dell’ambiente e propone l’agricoltura biologica come valido alleato per la tutela dell’ambiente e della sicurezza alimentare degli italiani”.

Da questo presupposto parte l’appello di FederBio. La federazione sottolinea quali sono i benefici del modello di produzione agricola senza agenti chimici:

  • Qualità dell’ambiente
  • Incremento della produttività a medio e lungo termine
  • Riduzione dell’irrigazione necessaria e quindi del consumo d’acqua
  • Diminuzione dell’inquinamento nelle acque
  • Riduzione potenziale di gas serra pari a 5.1-6.1 GT (miliardi di tonnellate)

Una conversione globale ai metodi di gestione biologica trasformerebbe l’agricoltura da principale fattore di cambiamento climatico ad attività a impatto climatico zero”.

I limiti del modello industriale

Accanto ai benefici del modello bio, la nota elenca i rischi correlati ai metodi di coltivazione tradizionali, o industriali.

224 sono i pesticidi ritrovati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale in oltre il 60% delle acque superficiali e in oltre il 30% di quelle profonde”, leggiamo. “Dalle rilevazioni condotte nel 2015 da ARPA, ASL e Istituti Zooprofilattici, è emersa la presenza di pesticidi nel 66.1% della frutta e nel 30,9% degli ortaggi”.

Al centro del dibattito, anche il tanto temuto glifosato, potente erbicida “sulla cui cancerogenicità le autorità competenti hanno espresso pareri discordi, che è stato riscontrato nelle urine del 100% delle 14 donne incinte”.

L’agricoltura industriale sarebbe inoltre la prima responsabile dell’inquinamento atmosferico del pianeta.

Carnemolla: “Il bio come unica alternativa in difesa dell’ambiente”

Oltre i benefici ambientali, la nota sottolinea anche i benefici per la salute dei consumatori. Un report scientifico del Parlamento europeo, pubblicato lo scorso anno, ha evidenziato che il consumo di prodotti bio è correlato alla riduzione del rischio di malattie allergiche e obesità, nonché a una diminuzione degli effetti negativi degli insetticidi sullo sviluppo cognitivo e neurologico dei bambini. Gli alimenti biologici presentano inoltre un quantitativo inferiore di cadmio rispetto a quelli convenzionali e una maggiore quantità di acidi grassi omega3, benefici per l’organismo. Il ricorso alle tecniche bio permetterebbe infine la riduzione del grave problema della somministrazione di antibiotici agli animali, causa dell’antibiotico-resistenza, vera e propria emergenza per la salute.

Vogliamo cogliere l’occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente per evidenziare come l’agricoltura biologica rappresenti la vera alternativa all’agricoltura industriale e per sottolineare come il nostro Paese sia sempre più cosciente delle potenzialità e dei benefici associati al metodo bio. L’Italia è il sesto Paese al mondo per superficie sottratta all’uso dissennato della chimica in agricoltura, il nono per incidenza dell’agricoltura biologica rispetto a quella complessiva e per tasso d’incremento delle superfici biologiche. Una consapevolezza e un’attenzione che passa anche attraverso le scelte dei consumatori, nell’ultimo anno l’83% delle famiglie italiane ha acquistato almeno un prodotto bio (AssoBio/Nielsen)”, conclude Paolo Carnemolla, presidente FederBio.

FONTE:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1179

http://www.ilpost.it/2017/06/05/giornata-mondiale-dell-ambiente/

Soldi alle amministrazioni che usano il biologico nelle mense scolastiche

Il governo vara un fondo per le amministrazioni locali che certifichino la provenienza biologica dei prodotti utilizzati all’interno delle mense scolastiche.

L’emendamento segue altre disposizioni in materia ambientale che negli ultimi anni hanno favorito l’uso del biologico. Come la legge n. 221/2015 che stabiliva che il 15% e il 40% dei prodotti utilizzati nella ristorazione collettiva dovessero essere biologici.

Roberto Zannoni (AssoBio): «Il biologico di interesse nazionale»

La misura è stata salutata con entusiasmo da Zannoni, presidente di AssoBio, una delle associazioni di riferimento per le imprese operanti nel biologico:

«Lo stesso testo unico sull’agricoltura biologica attualmente in discussione nel nostro parlamento riconosce la produzione biologica come attività di interesse nazionale con funzione sociale e sancisce che lo Stato debba favorire e promuovere ogni iniziativa volta al suo sviluppo. È l’unico settore produttivo che può vantare tali riconoscimenti, cui ora, finalmente, si affiancano misure di promozione che ne rafforzeranno lo sviluppo».

Positivo anche il giudizio di Paolo Carnemolla di Federbio, altra associazione di riferimento del biologico in Italia.

«L’emendamento incentiva i comuni a incrementare la presenza di prodotti biologici nelle mense, che dovranno essere certificate proprio come sono certificate e sottoposte al sistema di controllo europeo le 53mila aziende agricole biologiche italiane che coltivano nel rispetto dell’ambiente senza utilizzare nemmeno un grammo di concimi, erbicidi, insetticidi e anticrittogamici chimici di sintesi e le 7mila imprese che trasformano i loro prodotti di qualità senza coloranti, conservanti e altri inutili additivi», spiega il presidente.

Biologico:  emendamento necessario

L’emendamento è necessario in una situazione in cui le condizioni ambientali sono sempre più compromesse. Feder.bio riprende i dati dell’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale. Viene fuori un quadro preoccupante in cui in oltre il 60% delle acque superficiali e in oltre il 30% di quelle profonde si trovano 224 pesticidi diversi, in prevalenza diserbanti. E il 37% degli alimenti consumati in Italia contiene residui di pesticidi.

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1175

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2017/05/24/a-scuola-arrivano-le-mense-biologiche-certificate_26aa0254-ab55-4223-90b1-9fe483d76aa8.html

http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2017/05/25/scuola-arrivano-mense-biologiche_o22NeapY05EPaHa2bWfExL.html

 

 

Grano duro italiano: la formula del rilancio al DurumDays di Foggia

Le semine del grano duro italiano in calo (-8,3%). Il valore della produzione attesa è di 4,5 milioni di tonnellate per una superficie di 1,27 milioni di ettari coltivati.

A Foggia, al DurumDays, sono state divulgate le previsioni della campagna 2017/2018 sulla semina e produzione di frumento duro in Italia, elaborati dalla società di ricerca Areté.

Grano duro: export a +6,7%

Durante l’incontro, che ha unito per la prima volta tutti gli attori della filiera di grano duro e pasta italiani, sono stati presentati anche altri dati più incoraggianti. Le stime Areté infatti preannunciano anche un aumento dell’export (+6,7%), che dovrebbe raggiungere i 4,8 milioni di tonnellate.  A livello internazionale, insieme al calo stimato in Nord America (al -29% del Canada si aggiunge il -19% degli Usa) e a un calo del -1,04% per la produzione dell’UE a 28, spicca in controtendenza solo il dato del Nord Africa, dove la produzione è prevista crescere del 49%.

Alleanza delle Cooperative Agroalimentari: «Manca l’aggregazione dell’offerta»

L’incontro è stata anche l’occasione per riflettere sui problemi del comparto del grano duro e cercare soluzioni. Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari ha spiegato che “il sistema del grano duro è ancora poco aggregato (lo è appena il 50% del comparto”. Secondo Mercuri è proprio la mancanza di una vera e propria aggregazione dell’offerta a mettere a rischio la produzione del grano duro italiano.

Grano duro: il conto deposito non è una soluzione adeguata

Nel suo intervento Mercuri ha sollevato anche il “nodo” del conto deposito che a suo parere è una formula contrattuale ormai vecchia. Serve per il presidente “una soluzione più adeguata ai tempi, un approccio più moderno e imprenditoriale al mercato:

«La cooperazione sta lavorando per un sistema aggregato innovativo, in grado di muovere dal concetto di cooperazione a un sistema di organizzazione di prodotto dove la materia prima non solo non viene più conferita in conto deposito, ma entra a far parte di un sistema di produzione di filiera attraverso programmi di coltivazione e commercializzazione»,  ha concluso Mercuri.

FONTI:

http://www.informatoreagrario.it/ita/News/scheda.asp?ID=3344

http://www.agenparl.com/cereali-mercuri-alleanza-coop-prioritario-piano-nazionale-settore/

https://www.durumdays.com/

 

Coalizione #StopGlifosato denuncia: “Siamo tutti contaminati”

Non si placano le polemiche sul glifosato, l’erbicida inserito nella lista delle sostanze cancerogene.

La coalizione #StopGlifosato, che racchiude 45 associazioni, ha realizzato un test su 14 donne incinte: il 100% di loro presenta tracce di glifosato nelle urine.

Il test dimostra che la presenza dell’erbicida va da una quantità  di 0,43 nanogrammi per millilitro fino a 3,48 nanogrammi. Una presenza pericolosa anche tenendo conto che il glifosato è stato inserito dallo IARC (Istituto sulla Ricerca del Cancro) nella lista di sostanze probabilmente cancerogene. Un parere che si scontra contro quelli negativi dell’EFSA (l’Agenzia Europea per la Sicurezza dei Cibi) e dell’ECHA (l’Organismo per il Controllo delle Sostanze chimiche) che ritengono l’erbicida non cancerogeno.

Mammuccini #StopGlisofato: «Studi non imparziali»

Secondo Maria Grazia Mammuccini, la portavoce di #StopGlifosato, gli studi dei due organismi (ECHA e EFSA) non sono imparziali perché prendono in considerazione anche studi  sul  glifosatopresentati da aziende, non indipendenti e pubblici. Inoltre, continua la portavoce:

«Tutti e due gli organismi, nel loro tentativo di essere tranquillizzanti sulla cancerogenicità (che peraltro lo IARC conferma), hanno però ammesso che i danni ci sono: genotossicità, danni alla vista, effetti duraturi sugli organismi acquatici. Ma soprattutto l’ECHA ha fatto una grave ammissione: il suo parere ‘non tiene conto della possibilità di esposizione alla sostanza e quindi non tratta dei rischi di esposizione’. In altre parole, non si sa quali potrebbe essere gli effetti a un’esposizione prolungata, come quella degli agricoltori».

Sono i cittadini europei che devono dire basta al glifosato

Per la Mammuccini, in una situazione in cui gli organismi di controllo hanno nei loro board i rappresentanti di grandi multinazionali, non resta che ai cittadini di “prendersi la responsabilità della propria salute”. Per questo la colazione ha pensato di lanciare una petizione che ha giù raggiunto 800mila firme (ne servono 1 milione). Le informazioni e gli aggiornamenti sugli esiti si possono trovare sul sito l www.stopglifosato.it.

 

FONTI:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1174

www.stopglifosato.it

http://asud.net/glifosato-siamo-tutti-esposti-le-analisi-choc-14-donne-incinte-positive-allerbicida/

 

Il Made in Italy sbarca in Cina grazie a FederBio

Il Made in Italy arriva in Cina grazie a FederBio.

La Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica si è fatta promotrice di due importanti appuntamenti. Il primo, già concluso, la partecipazione al Sial China, il salone di riferimento nel settore dell’agroalimentare nel Paese. Il secondo, un appuntamento dedicato alla promozione dei prodotti biologici nazionali.

Made in Italy in Cina per tutelare e favorire l’internazionalizzazione dei prodotti bio

Il piano strategico volto a favorire l’internazionalizzazione del comparto biologico è stato siglato da FederBio con il Ministero dello Sviluppo Economico nel 2009.

Da allora, la Federazione ha avviato una serie di programmi in sinergia con l’ICE (Agenzia per la promozione).

La partecipazione di FederBio al Sial China 2017 rientra all’interno delle iniziative del progetto OFOM (OrganicfoodOrganic mood), il programma triennale, finanziato da UE e Italia e finalizzato ad accrescere e rafforzare il ruolo del bio in Paesi extraeuropei, come Cina, Giappone e USA.

Il Sial China 2017 è la maggiore esposizione asiatica specializzata nell’innovazione alimentare. Dal 17 al 19 maggio, ha ospitato oltre 3.200 espositori in 149.500 metri quadrati, accogliendo più di 80mila professionisti provenienti da tutto il mondo. Accanto alla Federazione anche ALINOR, PROBIOS e RIGONI D’ASIAGO, aziende simbolo dell’eccellenza del bio “made in Italy”.

La crescita del bio oltre i confini tradizionali

Assistiamo, in Italia e in Europa, a una forte crescita del comparto. Una crescita che, grazie al peso che il Made in Italy ha nel mondo, potrebbe estendersi oltre i confini nazionali. Paolo Carnemolla, presidente FederBio, ha così commentato le iniziative della Federazione in Estremo Oriente:

«In Europa assistiamo a un successo senza precedenti del settore biologico. Un fenomeno che si traduce in un tasso di crescita della superficie biologica dell’8,2%; in un incrementodel 13% del mercato che nel 2015 ha raggiunto quasi i 30 miliardi di euro; e in un giro d’affari che interessa oltre 413.000 tra produttori, trasformatori ed importatori di prodotti biologici. Vogliamo replicare questo successo oltre i confini europei e la Cina, grazie all’estensione territoriale e alle dimensioni del mercato, rappresenta una realtà molto promettente».

Fonte:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1168

 

Consumatori bio: il marchio è garanzia di qualità? L’evento a Reggio Emilia

Il mondo dei prodotti biologici, soprattutto agroalimentari, è in forte crescita in tutto il mondo. Anche l’Italia segue questo trend e sempre più consumatori scelgono cibo a marchio bio, perché considerato più sicuro e sostenibile dal punto di vista ambientale.

Questo fa sì che la filiera sana cresca, ma anche che si moltiplichino i tentativi di truffa e frode.

Per confrontarsi su questo tipo di tematiche, si terrà a Reggio Emilia un dibattito intitolato: “Mi fido del Bio? Quali garanzie per i consumatori?.

La salvaguardia dei consumatori

L’appuntamento è stato organizzato dell’Eurodeputato Marco Zullo, appartenente al gruppo EFDD (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta) e membro del Movimento 5 Stelle. L’evento si terrà a partire dalle 20:30, a Reggio Emilia, presso l’hotel Posta, in piazza del Monte a Reggio Emilia.

Oltre a Zullo, interverranno esperti e addetti del settore. Ci sarà Emanuela Bianchi, tecnologa alimentare e membro dell’associazione di consumatori Altroconsumo. Insieme a lei, Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, Federazione italiana per l’Agricoltura Biologica e Biodinamica. Modera Manuela Botteghi.

L’identikit di un consumatore sempre più diffuso

Quello dei prodotti biologici è un mercato che non conosce crisi. Uno dei pochi, ormai, soprattutto in Italia. Secondo dati Nomisma, il comparto ha fatto registrare il +44% negli anni 2015-2016. In termini assoluti, il mercato ha raggiunto i 3 miliardi di euro complessivi, con un forte aumento anche sul versante export: 1,6 miliardi. Sono quasi 8 su 10 le famiglie che oggi consumano almeno un prodotto bio nell’arco di 12 mesi.

A essere attirati dagli alimenti biologici, soprattutto gli over 30: nella fascia di popolazione fino a 44 anni, la quota di consumatori è arrivata al 65%, mentre scende – anche se di poco – tra gli over 55, dove la fetta di mercato arriva al 51%.

L’aspetto che però contraddistingue le famiglie che scelgono l’agroalimentare senza pesticidi chimici è la presenza di bambini: i nuclei familiari con bambini con età inferiore ai 12 anni sono più propensi ad acquistare bio. Questo ci dice molto sulla percezione di questo tipo di prodotti, considerati a ragione come migliori dal punto di vista della salute e delle qualità organolettiche, oltre che per la sostenibilità ambientale. Proprio per rafforzare questa fiducia, è fondamentale garantire ai consumatori certezza della filiera e salubrità.

FONTI:

http://www.feder.bio/agenda.php?nid=1167

http://www.suoloesalute.it/gdosalgono-147milioni-euro-le-vendite-dellortofrutta-bio/

http://www.vita.it/it/article/2017/02/09/alimentazione-il-biologico-conquista-gli-italiani-44-in-due-anni/142407/