Suolo e Salute

Autore: admin

Malta in prima linea per bandire il glifosato

maltaMalta ha avviato il processo per mettere al bando il glifosato, l’ingrediente principale dell’erbicida Roundup di Monsanto. Lo scorso anno lo IARC ha inserito il glifosato nella lista delle sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo.

Proprio Malta ha rappresentato l’unico Paese UE ad aver votato attivamente contro la proposta di estensione dell’autorizzazione all’uso del glifosato lo scorso giugno. Se tutto andrà a buon fine sarà il primo Stato europeo a mettere al bando il glifosato sul proprio territorio.

Nel frattempo anche la Francia sta prendendo in considerazione la messa al bando di questa sostanza. La posizione di Malta rimane contro l’impiego del glifosato, coerentemente al voto espresso in precedenza.Le preoccupazioni sull’uso del glifosato riguardano sia l’ambiente che la salute dei cittadini. I diversi studi sul glifosato pubblicati di recente hanno utilizzato diversi criteri di valutazione e al momento in Europa non esiste ancora una posizione univoca. Ma Malta preferisce seguire il principio di precauzione e si sta muovendo verso il divieto.

In Europa l’impiego del glifosato è stato prolungato per 18 mesi dallo scorso 30 giugno per permettere ulteriori valutazioni dell’impatto di questa sostanza sull’ambiente e sulla salute. Ma nulla vieta ai singoli Stati di decidere autonomamente per la messa al bando sul proprio territorio e Malta si sta già muovendo in questo senso.La decisione di Malta mostra coraggio da parte del Governo che ha deciso di dare ascolto alle preoccupazioni degli esperti e dei cittadini che vogliono proteggersi da una sostanza potenzialmente pericolosa.

L’associazione Friends of the Earth Malta ha accolto positivamente la notizia e spera che altri Paesi europei seguano l’esempio di Malta e colgano al più presto la possibilità di mettere da subito al bando il glifosato. In Italia prosegue la campagna del Comitato Stop Glifosato (a cui GreenMe aderisce). Lo scorso 11 luglio gli esperti dei 28 Stati UE hanno votato a favore della restrizione delle condizioni d’uso dell’erbicida sul territorio dell’Unione Europea con  l’obbligo di minimizzarne l’uso in parchi pubblici e parchi giochie con il rafforzamento dell’esame minuzioso del suo uso pre-raccolto. Inoltre i Paesi UE sono a favore della messa al bando del coformulante Poe-tallowamine (una sostanza che ‘attiva’ il glifosato).

Queste restrizioni si applicheranno alla proroga di 18 mesi sull’autorizzazione all’impiego del glifosato. Nel frattempo l’Agenzia europea per le sostanze chimiche Echa si occuperà di esprimere il proprio parere sulla sua tossicità.

fonte: www.greenme.it

 

 

 

PAC: misure realmente a sostegno dell’agricoltura biologica? Il parere di IFOAM

La riforma della PAC (Politica Agricola Comune) per il periodo 2014-2020 non fornisce strumenti chiari e sufficienti per promuovere una vera transizione verso l’agricoltura sostenibile.

È questa la conclusione a cui arriva un nuovo studio, promosso da IFOAM EU e condotto dall’Istituto per l’agricoltura biologica (FiBL).

I risultati sono stati diffusi prima della riunione dei ministri dell’agricoltura dell’UE, tenutasi il 18 luglio scorso per discutere l’ulteriore semplificazione della PAC.

Secondo quanto affermato in un comunicato stampa diffuso dalla stessa IFOAM, la maggior parte degli strumenti messi a disposizione dalla PAC sarebbero limitati a sostenere le singole pratiche agricole e non a promuovere una transizione completa verso la sostenibilità.

Anche se sono previste delle misure “verdi” che rappresentano un passo e un incoraggiamento verso la giusta direzione, queste non sono sufficienti.

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Il supporto diretto per lo sviluppo di sistemi agricoli biologici rappresenta solo l’1,5% del bilancio agricolo totale dell’UE.

L’autore principale dello studio, Matthias Stolze, responsabile di Scienze Socio-economiche all’Istituto di ricerca di agricoltura biologica (FiBL), dichiara: “Nonostante alcuni miglioramenti nell’ultima riforma, come la componente ecologica, la maggior parte del bilancio della PAC è ancora dedicata a obiettivi politici non legati alla sostenibilità e così non riesce a dare all’UE concrete opportunità per una transizione verso sistemi agro-alimentari più sostenibili e per sostenere gli agricoltori che vorrebbero prendervi parte“.

Per questo, conclude, sono necessari maggiori sforzi per rendere i beni pubblici una parte integrante e integrata della strategia PAC e non semplicemente un'”aggiunta”.

Lo studio mostra che la maggior parte della PAC favorisce ancora in modo sproporzionato la produzione a prescindere dalla sostenibilità globale dell’azienda. Per esempio, l’agricoltura biologica si è dimostrata un scelta adatta a soddisfare la domanda dei consumatori e un beneficio per l’ambiente, eppure i mezzi per aumentarne la produzione in Europa sono piuttosto deboli. Dati previsionali sulle conversioni future indicano che nella maggior parte dei paesi le opportunità per aumentare in modo significativo la superficie biologica entro il 2020 sono veramente limitate.

Jan Plagge, di IFOAM EU, spiega: “La PAC rappresenta il 40% dell’apporto dei contribuenti al bilancio dell’UE e dovrebbe essere usato per aiutare gli agricoltori a migliorare la loro sostenibilità a lungo termine, raggiungere gli obiettivi ambientali e climatici dell’UE, e soddisfare le aspettative dei consumatori che sono sempre più alla ricerca di cibo di qualità come dimostra la continua crescita delle vendite di alimenti biologici “.

Per questo, spiega IFOAM, è necessario che la Commissione europea e i ministri dell’Agricoltura pensino seriamente a come la politica possa incoraggiare gli agricoltori che vogliono intraprendere una strada più sostenibile, riconoscendogli pienamente la fornitura di beni pubblici come l’acqua pulita e suoli sani.

Fonti:

http://www.feder.bio/comunicati-stampa.php?nid=1048

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2016/07/15/press-release-cap-not-delivering-public-goods-promised

http://www.ifoam-eu.org/sites/default/files/ifoameu_study_organic_farming_cap_2014_2020_final.pdf

IFOAM: agricoltura ruolo chiave nel taglio delle emissioni

L’Unione europea ha reso note le sue proposte, Stato per Stato, per ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030, in funzione dei diversi pil. Questi tagli dovranno rendere possibile all’Ue di mantenere l’impegno preso al vertice sul clima di Parigi per una riduzione globale delle emissioni del 40%, rispetto ai livelli registrati nel 2005.

La riduzione delle emissioni riguarda i settori non coperti dal mercato europeo dell’anidride carbonica: l’edilizia, l’agricoltura, i rifiuti e i trasporti, che rappresentavano nel 2014 il 60% del totale della produzione di gas serra nel continente.

IFOAM ha accolto con favore la proposta della Commissione, ribadendo il ruolo centrale svolto dal settore agricolo.

Jan Plagge, vicepresidente di IFOAM UE afferma: “Il settore agricolo soffrirà più di ogni altro gli impatti dei cambiamenti climatici. Allo stesso tempo, ci sono diverse pratiche agricole che possono ridurre le emissioni, molte delle quali offrono ulteriori benefici ambientali e un reddito supplementare per gli agricoltori“.

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Il vecchio modello di produzione, continua Plagge, si è rivelato un vicolo cieco. Una cosa resa ancora più evidente dall’attuale crisi nel settore del latte e della carne. Per far fronte a questa situazione, incalza il vicepresidente della Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica, le Istituzioni dovrebbero promuovere servizi ambientali e sostegni a un sistema produttivo agricolo orientato alla qualità e alla sostenibilità.

E in questo, un ruolo centrale è occupato dalla prossima PAC, come afferma Eric Gall, policy manager di IFOAM: “La prossima riforma della PAC dovrebbe tener conto dell’impatto totale di sistemi agricoli e di allevamento, guardando al potenziale di mitigazione dei gas serra delle pratiche agricole, insieme con il loro impatto sulla biodiversità, la salute del suolo, l’inquinamento delle acque, il benessere degli animali e il loro potenziale per aiutare le aziende agricole ad adattarsi ai cambiamenti climatici“.

A livello globale, il settore agricolo è responsabile del 10% delle emissioni di gas a effetto serra, ma considerando anche il consumo del suolo indiretto, come ad esempio la deforestazione legata alla produzione di mangimi e le importazioni, questa percentuale aumenta in modo significativo, fino al 25%.

Fonti:

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2016/07/20/press-release-effort-sharing-decision-agriculture-should-play-its-part-emissions

http://www.askanews.it/esteri/bruxelles-presenta-quote-taglio-emissioni-fino-al-40-entro-2030_711862679.htm

IFOAM sui brevetti: gli animali non sono invenzione dei produttori di mangimi

L’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) intende concedere un brevetto su salmoni alimentati con piante specifiche (EP1965658).

Stando a quanto affermato da No Patents on Seed, l’organizzazione no profit che si occupa principalmente di brevetti su piante, semi e animali, l’EPO avrebbe informato il richiedente australiano che il brevetto è pronto per essere rilasciato entro i prossimi mesi.

Un documento che permetterebbe all’azienda di rivendicare il salmone e l’olio da esso ricavato.

IFOAM si è espressa sulla cosa precisando che l’idea alla base del brevetto, cioè che i prodotti alimentari derivati da questi salmoni abbiano un maggior contenuto di acidi grassi Omega 3, non è nuova. Ad esempio, è noto che le mucche che pascolano sui prati hanno una maggiore concentrazione di questi acidi grassi nel latte.

Non è la prima volta che l’EPO concede brevetti su animali provenienti da allevamenti convenzionali per la produzione alimentare.

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Nel 2008, un brevetto depositato da Monsanto sosteneva che i maiali avevano migliorato la qualità della carne (EP1651777). Sempre nel 2008, è stato concesso un brevetto a un allevamento convenzionale di mucche e maiali (EP1506316). E nello stesso anno anche a una selezione di vacche da latte (EP1330552). Quasi tutti questi brevetti sono stati successivamente revocati.

Ruth Tippe di No Patents on Life afferma: “Se gli animali diventano invenzioni brevettate, perché alimentati con mangimi specifici, anche mucche e maiali allevati nei pascoli potrebbero essere brevettati“.

Da anni, le organizzazioni chiedono ai politici di bloccare la concessione di brevetti su piante e animali.

Recentemente, aggiunge IFOAM nel suo comunicato, diversi governi europei hanno preso provvedimenti contro i brevetti su piante e animali derivati da allevamento convenzionale. Inoltre, la Commissione europea sta lavorando per fornire delle chiarificazioni in merito, in modo da rafforzare i divieti esistenti in campo di diritto di brevetto europeo.

Fonti:

http://www.ifoam-eu.org/en/news/2016/07/20/no-patents-seeds-press-release-animals-are-not-invention-feed-industry

http://no-patents-on-seeds.org/en/recent-activities/letter-european-patent-office

 

Dicamba: il nuovo diserbante di Monsanto e DuPont più potente del glifosato

Nei giorni scorsi, Monsanto e DuPont hanno firmato un accordo pluriennale per la fornitura di un nuovo diserbante dal nome Dicamba.

Il prodotto sarà commercializzato negli Stati Uniti e in Canada e avrà il compito di eliminare le piante infestanti a foglia larga nei campi di soia Ogm Roundup Ready 2 Xtend della Monsanto, una particolare varietà di soia, resistente al glifosato e a questo nuovo prodotto.

Sembra che la Monsanto nutra grandi speranze nei confronti del Dicamba, tanto che la multinazionale avrebbe previsto un investimento da un miliardo di dollari per la costruzione di un impianto di produzione dell’erbicida in Louisiana.

Fa riflettere come, mentre è ancora aperto il dibattito sulla cancerogenicità o meno del glifosato, l’azienda punti tutto su un altro prodotto che, secondo alcuni, non risolverà comunque il problema. Questa sostanza, infatti, sarebbe già presente in altri diserbanti e piante infestanti resistenti al Dicamba sarebbero già state individuate in Kansas e Nebraska.

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Secondo Nathan Donley, scienziato presso il Center for Biological Diversity, un’organizzazione senza scopo di lucro con sede negli Stati Uniti, le colture di nuova generazione sono state geneticamente modificate per resistere al dicamba perché l’uso massiccio di ogm resistenti al glifosato ha portato allo sviluppo di superinfestanti tolleranti alla sostanza. Superinfestanti che stanno mettendo a rischio quasi 100 milioni di acri di terreno agricolo negli Stati Uniti.

Secondo Donley non è questa dunque la soluzione al problema: “Le piante superinfestanti resistenti ai pesticidi sono una seria minaccia per i nostri agricoltori e accumulare più pesticidi provocherà solo la nascita di superinfestanti resistenti a un numero maggiore di sostanze. Non possiamo combattere l’evoluzione, è una strategia fallimentare“.

Nel frattempo, i semi di soia resistenti al Dicamba sono stati piantati su circa 1 milione di acri negli Stati Uniti quest’anno. Monsanto calcola che durante la prossima stagione il numero di acri coltivati arriverà a 15 milioni, 55 milioni entro il 2019.

Fonti:

http://www.reuters.com/article/us-monsanto-du-pont-herbicide-idUSKCN0ZN25J

http://www.ecowatch.com/monsanto-dupont-weed-killer-gmo-crops-1910876805.html

https://www.biologicaldiversity.org/news/press_releases/2016/dicamba-04-01-2016.html

Cresce il settore biologico, trend positivo anche per SANA 2016

Confermato il protocollo d’intesa biennale tra BolognaFiere e Federbio.

La crescita del biologico non accenna a fermarsi: secondo l’ultima rilevazione Nielsen presentata all’assemblea di Assobio di fine giugno 2016, i dati di vendita continuano a salire. Se il canale specializzato ha chiuso il 2015 con un ottimo + 13,5, è la GDO che sembra aver svoltato. Dal 2010 al 2014 il livello medio di crescita è stato dell’11%, mentre il 2015 si è assestato su un + 18,5% e i primi mesi del 2016 hanno addirittura toccato quota +21% .Sono 4 milioni e mezzo le famiglie italiane che acquistano abitualmente almeno un prodotto biologico a settimana (generano il 74% delle vendite), ma il totale degli acquirenti, occasionali compresi, ammonta a 19,8 milioni, l’80% del totale.

Si inserisce in questo contesto più che positivo il rinnovo biennale (2016-2017) della collaborazione tra BolognaFiere/SANA e Federbio, con l’obiettivo di favorire, da un lato, lo sviluppo, la promozione e la conoscenza del biologico in Italia e, dall’altro, attestare la centralità di SANA 2016 come arena di discussione delle politiche di sviluppo del biologico e occasione fondamentale di presentazione alla business community nazionale e internazionale delle tematiche di maggiore attualità per il settore. Oltre a promuovere l’incoming di operatori esteri qualificati,  le due realtà metteranno a fattor comune il proprio know-how e le proprie relazioni in ambito nazionale e internazionale, per sviluppare iniziative e convegni che vedano il coinvolgimento di attori di primo piano nel panorama istituzionale di riferimento.

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A rendere irrinunciabile l’appuntamento con la 28a edizione di SANA,  in programma in Fiera a Bologna da venerdì 9 a lunedì 12 settembre sarà, infatti, anche il nutrito palinsesto di appuntamenti e incontri di aggiornamento e formazione per gli operatori, a cominciare da SANA ACADEMY e dal tradizionale convegno IFOAM. Nella nuova area espositiva troveranno spazio i tre settori cardine della manifestazione: Alimentazione biologica, Cura del corpo naturale e bio e Green lifestyle.Esporranno nel primo settore produttori e distributori di alimenti biologici, aziende di servizi e realtà che propongono attrezzature, packaging e tecnologie per l’apicoltura e l’agricoltura biologiche, ma anche istituzioni ed enti di certificazione.

Nella seconda area troveranno la propria migliore collocazione trattamenti naturali, piante officinali e derivati, prodotti dietetici, integratori e alimenti speciali a base naturale, prodotti, servizi, accessori e attrezzature per la cura della persona.Rientreranno nella sezione Green Lifestyle, articoli a ridotto impatto ambientale per la cura, l’arredamento e la bellezza della casa, oltre che per l’abbigliamento, il tempo libero e il “vivere verde” in generale.Riflettori puntati anche su SANA NOVITÀ, vetrina dedicata ai prodotti con caratteristiche innovative segnalati dagli espositori; SANA SHOP, dove i visitatori potranno testare e comprare prodotti, e SANA CITY, il “fuori salone” di eventi culturali, gastronomici, di intrattenimento e commerciali organizzati per il pubblico della manifestazione e per la città.

Confermato l’appuntamento con il VeganFest, quest’anno in un’edizione speciale: durante SANA 2016 si registreranno le puntate del nuovo format televisivoVeganFest Live”, con mostre, animazioni, proiezioni video, incontri, conferenze e vegan show cooking. Altra novità sarà l’Area Gelato VeganOK, con esibizioni di maestri gelatieri e pasticceri, degustazioni gratuite, dimostrazioni e conferenze formative.  Organizzata da BolognaFiere, SANA è la manifestazione di riferimento in Italia per i settori del biologico e del naturale con oltre 700 espositori e più di 45.000 visitatori.In programma dal 9 al 12 settembre 2016 nel Quartiere fieristico di Bologna, SANA è marketplace e occasione di networking per i professionisti, gli operatori e le persone interessate al comparto,  oltre che importante momento  formativo e culturale, grazie al qualificato programma di convegni e workshop a cura di BolognaFiere, delle aziende  e delle istituzioni e associazioni di categoria.A completare l’offerta sono SANA NOVITÀ, lo spazio che la Fiera dedica all’innovazione, SANA SHOP, l’area riservata alla prova e all’acquisto di prodotti e servizi e SANA CITY, il calendario di appuntamenti “off” che ogni anno anima strade e negozi del capoluogo felsineo.

 

Per informazioni SANA 2016

 

Ufficio Stampa Sana

 

 

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