Suolo e Salute

Autore: admin

La continua perdita di suolo agricolo in Italia

11 ettari all’ora, ovvero circa 2.000 alla settimana, 8.000 al mese: questo il ritmo al quale l’Italia continua a perdere suolo agricolo. In poco meno di 20 anni abbiamo perduto qualcosa come due milioni di ettari coltivati, ovvero l’incredibile percentuale del 16% di tutte le campagne agricole. Questi i dati estremamente preoccupanti emersi nel corso del convegno “Suolo, paesaggio, cambiamenti climatici e agricoltura”, organizzato a Firenze, a Palazzo Vecchio, dalla CIA, alla presenza dei ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente Maurizio Martina e Gian Luca Galletti, e inserito nel ciclo di iniziative pre Expo “Il territorio come destino”. La CIA sottolinea la stretta correlazione tra estensione della superficie agricola e sicurezza alimentare. E il crescente consumo di suolo coltivato rischia di incidere pesantemente sul costo dell’approvvigionamento alimentare in Italia, dove, è bene ricordarlo, attualmente ècoperto solo il fabbisogno di cibo di tre cittadini su quattro, e si rendono pertanto necessarie le importazioni per coprire il restante deficit produttivo. Se da una parte cresce la domanda di cibo, dall’altra diminuiscono le terre coltivate. Una contraddizione che va fermata e affrontata – ha ribadito il presidente nazionale della CIA Dino Scanavino – Altrimenti si rischia di aumentare la nostra dipendenza dall’estero nel capitolo agroalimentare, in un contesto globale in cui le stime di Fao e Ocse parlano per i prossimi anni di un rallentamento della crescita produttiva mondiale, a cui si affianca però la costante crescita demografica che ci porterà nel 2050 a superare la soglia dei 9 miliardi di abitanti nel Pianeta”. Trascurando peraltro il fatto che la perdita di terreno agricolo incide in maniera importante anche sulla tutela del paesaggio italiano, un mercato di tutto rispetto per l’Italia che, mettendo insieme turismo rurale e indotto legato all’enogastronomia tipica, può contare su un mercato che vale 10 miliardi di euro l’anno.

Fonte: Greenplanet

Sicilia: a giugno gli “Stati Generali” del vino bio

Nel corso del mese di giugno la Sicilia ospiterà gli ‘Stati Generali del vino biologico’, organizzati in collaborazione con Unione Italiana Vini e coordinati dal Corriere Vinicolo, organo ufficiale di informazione di UIV, nel contesto della decima edizione di Enovitis in Campo. Un’iniziativa  che si rivolge alle professionalità del settore vitivinicolo e che prevede incontri, seminari, convegni, prove in campo di macchine e attrezzature dedicate al mondo del vino biologico. Una scelta che sottolinea il primato della Sicilia nel panorama del vino biologico italiano: con oltre 25 mila ettari coltivati a vigneto biologico, pari a circa il 40% dell’intera produzione nazionale,e 1,2 milioni di quintali di uva (il 23% dell’intera produzione italiana) la Sicilia infatti ha il primato per quanto riguarda il settore dell’enologia biologica in un paese, quale l’Italia, attualmente al terzo posto nel mondo come superficie vitata biologica. Agli “Stati Generali del Vino Biologico” interverranno provenienti da tutto il mondo che discuteranno in merito alla situazione della viticoltura bio a livello mondiale, confrontando tecniche, mercati e produzione per comprendere melgio gli orientamenti futuri del settore. L’evento si svolgerà presso la storica Azienda Vitivinicola Baglio Biesina, di proprietà della Regione, antico e splendido baglio siciliano situato lungo la celebre “via del Marsala” che collega Marsala a Salemi, un territorio particolarmente vocato all’enologia grazie soprattutto al clima caldo e umido e ai suoi terreni argillosi.

Fonte: Greenplanet

A Roma il 18 presentata la biografia di Girolomoni

Sarà presentato mercoledì prossimo 18 marzo presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto (Via del Seminario 76) a Roma “La terra è la mia preghiera”, biografia di Gino Girolomoni scritta da Massimo Orlandi. Scopo dell’incontro quello di ricordare una figura imprescindibile per il movimento biologico italiano, attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto, e trasmettere la sua eredità. Chi fosse interessato a partecipare deve inviare conferma della partecipazione a: fondazione@girolomoni.it oppure a: segreteria.on.pellegrino@gmail.com.

Fonte: Sinab

In Australia prosegue la battaglia tra bio e OGM

Steve Marsh: il nome potrebbe non dire molto al lettore, ma almeno in Australia è senz’altro piuttosto noto. Si tratta infatti di un agricoltore che ha perso la certificazione della propria azienda bio a causa della contaminazione della colza geneticamente modificata coltivata nei terreni confinanti. Una vicenda eblematica, che rischia di ripetersi ovunque, non solo nella terra dei canguri. E proprio in risposta a querta vicenda è nato proprio in Australia un movimento che tutela gli agricoltori bio vittime di contaminazioni OGM. E’ dei giorni scorsi la notizia che la senatrice della Wsteren Australia Rachel Siewert ha avanzato la proposta di istituire un'”assicurazione anti contaminazione” a livello naizonale, in grado di tutelare gli agricoltori che scelgono di non piantare colture geneticamente modificate. La senatrice ha annunciato che presenterà una mozione al Senato federale, con lo scopo di difendere gli agricoltori biologici che come Steve Marsh pur avendo scelto di non utilizzare prodotti OGM hanno poi patito le conseguenze di una contaminazione proveniente dai terreni limitrofi. Sempre a proposito di Marsh, dopo che la Corte Suprema della Western Australia aveva rigettato la sua istanza contro Michael Baxter (l’agricoltore che coltiva la colza OGM vicina al campo di Marsh), ha deciso di ricorrere in appello in un’audizione che si terrà 23-25 marzo prossimi.

Fonte: Bioagricoltura notizie, geneticliteracyproject.org

L’USDA stanzia 66 milioni di dollari per agricoltura specializzata e bio

E’ stato annunciato nei giorni scorsi dal Direttore dell’istituto Nazionale di Alimentazione ed Agricoltura del Dipartimento Agricolo degli Stati Uniti (l’USDA) Sonny Ramaswamy lo stanziamento di oltre 66,5 milioni di dollari (pari a circa 62 milioni di euro al cambio attuale) per sostenere l’industria delle colture specializzate e l’agricoltura biologica. Lo strumento individuato dall’USDA per attivare i finanziamenti sarà rappresentato dalla Specialty Crop Research Initiative (SCRI) e dalla Organic Agriculture Research and Extension Initiative (OREI), programmi già previsti nell’ambito della Farm Bill del 2014. Quest’ultima costituisce il principale strumento agricolo e di politica alimentare del governo, il cui disegno di legge deve essere approvato dal Congresso ogni 5 anni circa e che traccia le direttive riguardanti sia l’agricoltura che tutti gli altri ambiti di competenza che ricadono sotto la supervisione dell’USDA stesso.

Fonte: Organic Market

Dopo Vivaness, il punto sulla crescita di cosmesi naturale e biocosmesi

Per la prima volta nel corso del 2014 i cosmetici naturali hanno superato la quota di mercato di 1.000 miliardi di euro: una crescita del 10% del settore che corrisponde ad una significativa quota di mercato del 7,8% globale. Sembra ogni giorno più chiaro che anche il cosiddetto “consumo orientato al valore” stia determinando nuovi equilibri di mercato: non fa eccezione il settore della cosmesi, dove i prodotti cosmetici naturali stanno trovando nuovi acquirenti ogni giorno. Oggi la gamma di prodotti di cosmesi naturale ad ampio spettro copre le esigenze più diverse del consumatore, e i mercati internazionali continuano a crescere a un livello importante. In Europa, è di gran lunga la Germania a fare la parte del leone. Con quasi l’8% di quota di mercato costituita dalla cosmesi naturale, si attesta infatti su lavori addirittura doppi rispetto agli altri mercati europei. E proprio in Germania la società di consulenza Naturkosmetik Konzepte, in collaborazione con le società di ricerche di mercato GfK, Iri, IMS Health e BioVista, pubblica trimestralmente il report “Natural e and Organic Cosmetics Trade Monitor”.

Elfriede Dambacher , titolare della Naturkosmetik Konzepte, spiega l’evoluzione del mercato basata, secondo il suo punto di vista, sull’aumento della domanda e l’aumento parallelo della distribuzione di questi tipi di prodotto: “i cosmetici naturali non hanno esaurito il loro potenziale. I clienti sono ben informati, in grado di discernere i veri cosmetici naturali più facilmente e decidere di conseguenza. Vi sono tuttavia ancora relativamente pochi luoghi dove effettuare acquisti dotati di un buon assortimento.

I dati di mercato per il 2014 hanno superato abbondantemente le aspettative. I leader di mercato sono, con con una quota di mercato di quasi il 40%, le farmacie. Oggi interi settori degli scaffali, soprattutto nei paesi esteri, sono dedicati ai cosmetici naturali e i consumatori cominciano ad essere abituati allìidea di poter trovare cosmetici naturali nello stesso luogo dove comprano altri cosmetici e prodotti per la cura della pelle. Proprio in virtù di questo rapido cambiamento nelle esigenze e richieste dei consumatori, un numero crescente di aziende cosmetiche sta iniziando a cambiare e aggiornare il proprio assortimento di prodotti.

Ma se in Germania vi è una crescente differenziazione tra i cosiddetti cosmetici quasi naturali e quelli autenticamente naturali, i mercati internazionali presentano un quadro diverso. Qui i confini tra brand “di culto”, i cosmetici quasi naturali e quelli veramente naturali sono decisamente sfumati. Al punto che le proiezioni prevedono una crescita maggiore dei cosmetici “di ispirazione naturale” rispetto a quelli autenticamente naturali.

Comunque sia, come emerso dai dati recentemente presentati a Vivaness, i mercati stanno crescendo in tutto il mondo. Le performances più significative sono state fatte registrare dai mercati della regione Asia-Pacifico (quota di mercato del 35%) e dl Brasile. Secondo le stime più attendibili e il fatturato globale dei cosmetici naturali nel 2014 ha superato quota 30 miliardi di dollari americani, che equivale a una crescita di quasi il 11%. Un segno inequivocabile di una crescente sensibilità dei consumatori verso prodotti riuspettosi dell’ambiente, come testimoniato anche dalla crescita del settore del biologico e dalla forte richiesta negli Stati Uniti di prodotti privi di OGM. Qualcosa, senza dubbio, sta cambiando a livello globale nella sensibilità dei consumatori.

Fonte: Organic Market