Suolo e Salute

Autore: admin

ll Mipaaf fa il punto sulle attività di contrasto al falso Made in Italy

Secondo quanto rende noto il Mipaaf, nel corso delle attività di contrasto al falso Made in Italy l’ICQRF, l’Ispettorato Repressione Frodi ha aperto, nei primi 11 mesi di quest’anno, 142 procedure di infrazione in tutta Europa “. “Le frodi – si legge in una nota del Ministero – riguardano alcuni tra i prodotti più rappresentativi del nostro patrimonio agroalimentare e sono stati rilevati casi eclatanti come, per esempio, la vendita di finto olio toscano Igp in Gran Bretagna, di aceto balsamico di Modena non certificato in Francia e in Belgio, di “Parmesan” in polvere in Danimarca e di formaggi prodotti in Lettonia denominati ”la grana” e ‘Asiago'”. “Abbiamo incrementato fortemente il contrasto alle frodi sul web e siamo il paese che più di tutti in Europa – ha dichiarato il ministro Martina – utilizza le norme a tutela dei prodotti a denominazione”. “Le operazioni dell’ispettorato repressioni frodi rappresentano un risultato importante nella lotta al falso Made in Italy, con numeri che segnano un record rispetto al passato”. “In particolare, va sottolineata l’attività di contrasto alle usurpazioni di denominazioni sul web, che sta vivendo una fase nuova grazie soprattutto al protocollo di intesa che abbiamo sottoscritto lo scorso maggio con ebay”.

Fonte:  Agrapress

Nota del Mipaaf riguardo i temi discussi nel corso del 122° RCOP

Il Mipaaf ha pubblicato il 3 dicembre una nota relativa alla 122a riunione del RCOP (Regulatory Committee on Organic Production) tenutasi il 25 novembre u.s. a Bruxelles. La nota informa gli Assessorati all’Agricoltura di Regioni e Prvince Autonome, i Componenti del Tavolo tecnico permanente sull’Agricoltura Biologica, Accredia, l’ICQRF e gli Organismi di Controllo riguardo i più importanti argomenti discussi nella riunione del Comitato. In particolare, la Nota rende noto che il Comitato ha approvato a maggioranza l’adozione del Regolamento di Esecuzione (riportato nell’allegato 1 alla Nota stessa) che modifica il Reg. (CE) n. 889/2008 relativamente alle norme di produzione dell’acquacoltura biologica. “Molti Stati Membri – si legge nel testo – hanno lamentato il fatto che il nuovo regolamento non affronta l’importante questione relativa alla carenza di avannotti biologici per talune specie” (si veda a questo proposito il nostro articolo relativo alla lettera di IFOAM EU sull’argomento). “L’Italia ha vincolato il proprio sostegno al regolamento ad un impegno formale della Commissione ad affrontare tale problematica entro il primo semestre del 2015”. Altro tema affrontato dal RCOP è stata la proposta di modifica del Reg. (CE) n. 1235/2008 riguardante il riconoscimento degli organismi di controllo ai fini della conformità e dell’equivalenza. Su questo punto, la Commissione ha dichiarato che è attualmente in corso un approfondimento tecnico, in collaborazione con EOCC (European Organic Certifiers Council), finalizzato ad identificare le disposizioni europee sul bio che possano creare potenziali difficoltà applicative nei Paesi Terzi, in risposta a specifiche perplessità espresse da alcuni Stati membri circa l’applicazione del regime di conformità nei Paesi terzi.

Per quanto riguarda invece la certificazione elettronica dei prodotti bio importati, si sta lavorando all’integrazione, nell’ambito del sistema TRACES gestito dalla DG SANCO, dei certificati di ispezione previsti dal Reg. (CE) n. 1235/2008. Il sistema consentirà, dalla metà dell’anno prossimo, di gestire a livello informatico le informazioni relative alle importazioni di prodotti biologici in tutti gli Stati Membri, ivi compresa la vidimazione dei certificati di ispezione, che saranno univocamente e automaticamente collegati alla dichiarazione doganale, con lo scopo di sveltire e rendere più efficienti le verifiche incrociate delle diverse Autorità Doganali. Relativamente all’attività di Egtop (il comitato tecnico permanente sull’agricoltura biologica), e nello specifico in merito al possibile inserimento negli allegati al Reg. (CE) n. 889/2008 di nuovi prodotti o sostanze, la nota rende noto che sono state presentate le bozze di due nuovi mandati relativi a fertilizzanti e a prodotti per la disinfezione e la pulizia in ambito di produzione vegetale.

Infine, la nota contiene aggiornamenti riguardo la trattativa con la Corea del Sud per il riconoscimento dei prodotti bio esportati in questo Paese. Il punto critico della questione consiste nel fatto che la legislazione coreana si applica esclusivamente ai prodotti trasformati con conseguente difficoltà di raffronto con la normativa europea. Per accelerare i tempi, la Commissione ha proposto agli Stati Membri di lavorare in primis ad un riconoscimento parziale relativo ai soli prodotti trasformati esportati in Corea del Sud, che comunque costituiscono oltre il 70 % del totale.

Il testo integrale della nota e i relativi allegati si possono consultare ai seguenti link:

Nota n. 88750 del 3 dicembre 2014

Allegato 1° a

Allegato 1b

Fonte: Mipaaf, Sinab

Dalla Puglia la prima petizione anti-pesticidi

Parte dalla Puglia la prima petizione in Italia contro i prodotti chimici di sintesi. A promuovere l’iniziativa “No alla chimica in agricoltura. Vietiamo i pesticidi nel Salento” l’associazione “Casa delle agricolture Tullia e Gino”, di Castiglione d’Otranto, che in poco meno di un anno e mezzo ha raccolto oltre 2.000 firme, consegnandola lunedì scorso al presidente della Regione Puglia Vendola, e all’assessore all’Agricoltura, Fabrizio Nardoni. Un’iniziativa nata a Capo di Leuca dall’iniziativa dell’associazione (che si occupa di riconversione naturale di terreni incolti concessi in comodato d’uso gratuito da privati) con l’intento di sensibilizzare maggiormente la popolazione riguardo i rischi nell’utilizzo di questi prodotti, ma che in breve tempo ha valicato i confini locali conquistando anche un rilievo a livello nazionale.

La petizione è stata accolta con grande favore da Vendola, secondo il quale “meno chimica e più biologico fa bene all’ambiente e fa bene persino al portafoglio”. Il presidente della Regione Puglia ha indicato due ragioni principali alla base del suo sostegno alla petizione: “La prima è una ragione di natura ambientale: i pesticidi e l’abuso della chimica contribuiscono a intensificare il processo di desertificazione. L’impoverimento dei terreni è una grande tragedia, significa sfruttarli soffocandoli. I terreni hanno bisogno di respirare, cominciano a non respirare più. In una situazione in cui i gas alteranti e la mutazione climatica sono il contesto anche drammatico in cui viviamo , lottare per l’agricoltura biologica significa lottare contro quello che sta accadendo in termini di catastrofe dal punto di vista ambientale. E c’è anche una seconda ragione perché oggi sui mercati mondiali si cerca di leggere sempre di più l’etichetta di un prodotto per comprenderne la qualità, la tracciabilità e anche come è stato coltivato. Sta crescendo cioè un pubblico sempre più colto ed esigente. Ecco perché l’ingrediente del biologico e della sua qualità significa un valore aggiunto che cresce di giorno in giorno dal punto di vista dell’economia e della competizione”.

Il percorso della petizione però non si ferma qui: dopo aver interessato diversi enti locali, tra cui diversi Comuni della zona e la provincia di Lecce, il testo arriverà presto al Ministero delle politiche Agricole, con lo scopo “di inibire l’uso di fitofarmaci chimici, in particolar modo di quelli classificati come tossici, molto tossici e nocivi, e di regolamentare in maniera restrittiva l’utilizzo di quelli catalogati come irritanti e non classificati e dei fertilizzanti sintetici”. Anche perché nonostante convegni medici e nei rapporti dell’Oms e dell’Ispra, l’associazione puntualizza come manchi ancora una consapevolezza diffusa sui rischi. Secondo i promotori della petizione i tempi sono maturi per portare avanti con successo una battaglia di questo genere: “le tante firme raccolte tra la gente comune dimostrano che il problema inizia a essere più sentito tra i cittadini che tra le istituzioni. A noi spetta il compito di portarlo anche alla loro attenzione. E di chiedere conto delle decisioni, coerenti, che devono essere prese”.

E, per una volta, veniamo copiati anche all’estero: “In Francia, proprio qualche mese dopo la presentazione della nostra petizione, ne è stata lanciata una simile a livello nazionale. A firmare “l’appello di Montpellier” sono stati intellettuali, medici e ricercatori. In Italia non se ne parla. Eppure, qualcosa inizia a cambiare”. Anche in Italia sta cambiando qualcosa in maniera rapida e significativa: è il caso per esempio di Malles Venosta, primo Comune italiano “zero pesticidi, in una zona in cui tradizionalmente le mele vengono trattate con prodotti chimici. Segno che consapevolezza, volontà e costanza possono portare lontano. Diverse le adesioni provenienti dal mondo istituzionale e della cultura: da Maurizio Pallante, presidente del Movimento per la decrescita felice, alla famiglia Girolomoni (storico nome del biologico italiano e fondatrice del marchio Alce Nero), la regista Cecilia Mangini, ma anche il direttore generale dell’Asl di Lecce, Valdo Mellone e i sindaci dei Comuni di Andrano, Montesano e Galatina.

Una situazione, quella italiana, che è stata recentemente affrontata dalla prestigiosa rivista “Science” che nel 2013 ha pubblicato dati che rivelano l’abuso di pesticidi nelle nostre terre: basti pensare che il nostro paese risulta il maggior utilizzatore di pesticidi per unità di superficie coltivata di tutta l’Europa occidentale, con un consumo doppio rispetto a Francia e Germania. La petizione, dunque, ha il grande merito di portare all’attenzione nazionale un problema che riguarda l’intero sistema-agricoltura italiano, con conseguenze molto significative sull’ambiente e con potenziali, importanti rischi per la salute umana.

Fonte: ADNKronos, Lecceprima.it

Dal 13 dicembre in vigore le nuove norme UE sulle etichette alimentari

Scatta il 13 dicembre l’applicazione del regolamento UE n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori. Il regolamento modifica le disposizioni vigenti in materia di etichettatura degli alimenti, per garantire al consumatore la massima sicurezza nell’uso degli alimenti. In sintesi, per quanto riguarda gli alimenti preimballati, le informazioni obbligatorie saranno direttamente poste sull’imballaggio o su un’etichetta posta sull’imballaggio stesso. Nel caso di imballaggi multipli, le indicazioni obbligatorie devono apparire direttamente sull’imballaggio multiplo o su un’etichetta ma, nel caso di articoli per i quali è prevista anche la vendita della singola unità, le informazioni dovranno essere riportate su ogni articolo. Nell’elenco degli ingredienti va riportato in evidenza il nome della sostanza o del prodotto, evidenziando tutti i prodotto o le sostanze che possono provocare allergie o intolleranze. Agli Stati membri è concessa libertà di adottare specifiche misure nazionali riguardo le modalità di comunicazione delle informazione. Vanno riportate nell’elenco degli ingredienti anche tutte le sostanze presenti sottoforma di nanomateriali ingegnerizzati facendo seguire all’ingrediente la dicitura “nano”. Per i prodotti congelati vanno riportati la data di congelamento e il luogo di provenienza. Nel caso di presenza di acqua aggiunta in percentuali superiori al 5% questa va riportata sia nei prodotti a base di carne e preparati di carne (taglio, fetta, porzione o carcassa) che nei prodotti della pesca e relativi preparati. Inoltre deve essere riportata la dichiarazione nutrizionale obbligatoria, che riporti il valore energetico, la quantità di grassi, di acidi grassi saturi, di carboidrati, di zuccheri, di proteine e di sale presenti nel prodotto. La dichiarazione può inoltre essere completata da indicazioni relative alle quantità eventualmente presenti di acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi, polioli, amido e fibre alimentari. Per vitamine e sali minerali possono essere indicati se presenti in quantità significative.

Fonte: Quotidiano Sanità

Concluso il progetto di twinning con la Macedonia

Si è svolta il 17 novembre scorso a Skopje, Macedonia, la conferenza di chiusura del progetto “Produzione biologica e protezione della qualità dei prodotti agroalimentari”. Si tratta di un’iniziativa di gemellaggio amministrativo (“twinning”) finanziato dall’Unione Europea e nato con l’intento di supportare lo sviluppo del settore agricolo macedone tramite il sostegno ed il rafforzamento delle strutture istituzionali e amministrative deputate allo sviluppo agricolo e rurale. Per ottenere questi risultati, il progetto si è avvalso del supporto del Mipaaf insieme al Direttorato Generale Agricoltura della Regione Emilia – Romagna, mentre sul fronte macedone il beneficiario principale del progetto è stato il Mafwe, il Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Gestione delle Acque della Repubblica di Macedonia. Il progetto, avviato nell’aprile 2013 e conclusosi nel novembre di quest’anno ha avuto una durata complessiva di 19 mesi ed ha potuto beneficiare di un budget di quasi 700.000 euro. Partner operativi del progetto numerosi stakeholders sia pubblici che privati: l’Ispettorato statale per l’agricoltura, l’Agenzia per la sicurezza alimentare e veterinaria, il Laboratorio fitosanitario statale, l’Istituto per l’accreditamento, gli Organismi di controllo privati, le associazioni di produttori, le associazioni di consumatori, le federazioni di produttori e le università. Tra gli esiti del progetto, un netto avanzamento sul fronte dell’armonizzazione della normativa, conformemente ai regolamenti europei vigenti, un importante contributo alla strategia nazionale per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (anche grazie a misure quali i progetti di filiera integrati), un prezioso supporto sul fronte dei controlli sulla produzione sia convenzionale che biologica, e l’importante accreditamento del laboratorio fitosanitario macedone per l’analisi dei residui di pesticidi sui prodotti ortofrutticoli. Inoltre, nell’ambito del progetto, sono state realizzate diverse attività di divulgazione, sensibilizzazione e informazione rivolte sia al mondo agricolo che ai consumatori macedoni, per aggiornarli circa le novità introdotte grazie al progetto.  Chi volesse approfondire può consultare la scheda informativa del progetto a questo indirizzo.

Fonte: Sinab, Mipaaf

Coldiretti: effetti preoccupanti del caldo record di novembre

In un comunicato basato sugli ultimi dati Ucea, Coldiretti sottolinea i rischi connessi alle insolite temperature registrate nel corso del mese novembre, decisamente superiori alle medie stagionali, e che hanno determinato “un caldo record in Italia, con la colonnina di mercurio che è stata superiore di oltre 3 gradi alla media della temperature minime, con effetti sui comportamenti degli uomini, degli animali e delle piante”. Tali effetti, prosegue la nota della Confederazione, “si fanno sentire sulle persone, ma in generale sulla natura, con le piante che a causa del caldo non sono entrate nella fase di riposo vegetativo caratteristico della stagione mantenendo ancora le foglie”. “Anche gli insetti prolificano, come dimostra la presenza insolita delle mosche in gran quantità e con il caldo i parassiti rimangono attivi e attaccano più facilmente le colture mentre anche il letargo degli animali e’ ritardato dalle temperature insolite”. “A preoccupare ora e’ l’arrivo brusco del freddo, che potrebbe trovare le piante impreparate a difendersi con pesanti effetti sui raccolti”.

Fonte: Coldiretti, Agrapress