Suolo e Salute

Autore: admin

Etichettatura carni: il PE si oppone alla proposta della Commissione Europea

Il Parlamento Europeo si esprime in merito alle modifiche proposte dalla Commissione Europea riguardanti l’etichettatura di carni fresche e surgelate. La Commissione infatti aveva avanzato la proposta di riportare in etichetta unicamente l’indicazione dei Paesi in cui gli animali erano stati allevati e macellati, con l’eventualità che le carni suine fossero etichettate come allevate in un determinato Stato membro con una permanenza di soli 4 mesi, che scendevano ad uno solo nel caso del pollame. Escludendo l’etichettatura obbligatoria che riportasse anche il luogo di nascita dell’animale. I parlamentari europei  hanno giudicato insufficienti queste misure a tutela dei consumatori, già allarmati dai numerosi scandali recenti nel settore, ritenendo fondamentale la presenza di regolamenti più restrittivi in materia di tracciabilità dei prodotti. “Vogliamo un’etichettatura obbligatoria per il luogo di nascita, d’allevamento e di macellazione per ogni tipo di carne, come già avviene per i bovini. Ciò permetterà ai consumatori di sapere quanto l’animale avrà viaggiato e se avrà sostato in Paesi che mantengono buoni standard per il benessere animale” – ha dichiarato Glenis Willmott, responsabile della stesura della risoluzione,  adottata con 34 voti a favore, 21 contrari e 3 astensioni. La risoluzione richiede alla Commissione Europea il ritiro del regolamento e la riformulazione dello stesso con l’indicazione obbligatoria dell’origine delle carni (suina, ovina e pollame) dalla nascita dell’animale fino alla macellazione, come già adottato nel caso della carne bovina. LA risoluzione sarà votata durante la prossima sessione plenaria a Strasburgo, prevista dal 3 al 6 febbraio.

Fonte: Greenbiz

Bioreport 2013: l’Italia è sempre più bio

Interessanti aggiornamenti rispetto al quadro del biologico italiano, quelli forniti dal volume Bioreport 2013, realizzato realizzato nell’ambito del programma Rete Rurale Nazionale 2007-2013 dall’INEA in collaborazione con il MIPAAF, l’ISMEA e il SINAB IAM.B. Nella penisola, ben il 61,7% dei comuni ospita sul proprio territorio almeno un’azienda biologica, con una concentrazione prevalente nell’Italia centro-meridionale. Tra gli 8.077 comuni in cui è suddiviso il territorio nazionale, spiccano Noto (SR), con ben 446 aziende, Corigliano Calabro (CS), con 242, e Poggio Moiano (RI), con 241. Nella maggior parte dei casi le aziende agricole bio sono situate nella media collina (il 61% del totale) o addirittura in aree montane (il 21%), anche in virtù delle caratteristiche del territorio, meno vocato all’agricoltura estensiva e, per condizioni pedo-climatiche, più adatto ad una produzione orientata sulla qualità certificata più che sulla quantità. In genere le aziende censite sono molto più estese delle omologhe convenzionali (27,7 ettari di SAU contro i 7,9 del totale aziende), e nell’insieme contribuiscono a fare dell’Italia uno dei dieci paesi al mondo con la maggiore superficie impiegata a biologico. Nel nostro paese infatti ben 1.167.362 ettari sono coltivati secondo il metodo bio (con una crescita del 6,4% rispetto al 2011) e, secondo i dati Sinab, l’agricoltura italiana resta ai vertici di questa speciale classifica anche per numero di aziende biologiche (40.146) e per percentuale di SAU bio sul totale (superiore al 9%). Crescono anche gli operatori, che sfiorano quota 50.000 (49.09, l’81% dei quali produttori esclusivi, con un incremento del 3% rispetto al 2011), per un mercato che attualmente muove un giro d’affari di 1,7 miliardi di euro in costante crescita a dun tasso inferiore solo a Croazia, Olanda e Danimarca. Note positive anche per quanto riguarda l’acquisto di prodotti biologici confezionati nella GDO, aumentati del 7,3% nel corso del 2012, pur in presenza di una situazione di stasi della spesa alimentare, anche a causa della congiuntura economica negativa. Il bio, insomma, continua a crescere malgrado tutto, premiato dalla scelta dei consumatori anche in un periodo di crisi come questo.

Fonte: Sinab, Ismea, Agenparl

Dimissioni De Girolamo, l’ennesimo cambio al vertice per l’agricoltura italiana

Non c’è pace al dicastero dell’Agricoltura: 5 ministri dal 2010. Mentre il mondo agricolo italiano si sforza di chiedere solidità e programmazione per il futuro del settore e delle aziende agricole italiane, specialmente in questo momento cruciale con l’applicazione della Nuova PAC è alle porte, al Ministero delle Politiche agricole è in corso un via vai di ministri. Infatti, dal 16 aprile 2010 da quando il ministro leghista Luca Zaia tornò alla guida della Regione Veneto, ad oggi – con le dimissioni della De Girolamo – ben cinque ministri (con loro due) si sono succeduti alla poltrona del dicastero. A Luca Zaia è succeduto Giancarlo Galan (dal 16.04.2010) fino al 23 marzo 2011; poi Francesco Saverio Romano fino al 16 novembre 2011; poi ancora è stata la volta di Mario Catania fino al 28 aprile del 2013 quando ha lasciato il posto, con il governo Letta, a Nunzia De Girolamo, che oggi, dopo nove mesi lascia il Ministero delle Politiche Agricole. Chi sarà il prossimo? E con quale Governo? E’ inutile dire quanto danno al settore ha fatto (e continua a fare) questa instabilità politica. L’agricoltura, con tutti i suoi problemi ma anche con le sue grandi potenzialità, come sempre (o quasi) proverà a fare da sola facendo leva sul sistema delle imprese, sulla bravura dei propri produttori e sull’export in aumento, soprattutto per i vini e i prodotti agroalimentari di qualità. Con una politica forte si poteva fare molto di più, ma pazienza…

Il polline Ogm non sarà indicato in etichetta nel miele

Con voto del Parlamento europeo in sessione plenaria (430 voti a favore, 224 contrari e 19 astensioni) è stato deciso che il polline è da considerarsi una componente naturale del miele e non un ingrediente, con la conseguenza che non sarà necessario evidenziare in etichetta l’eventuale natura OGM del polline. Una decisione in contrasto con quanto votato in precedenza dall’Envil, la Commissione Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare (Envi). L’attuale regolamento sugli Ogm prevede infatti che questi vengano etichettati solo se contenuti in quantità superiori allo 0,9%, ma dato che il polline è presente mediamente solo per lo 0,5% in ogni partita di miele, ne deriva che non raggiungerà mai la soglia dell’obbligo. Un voto criticato da molti, a cominciare dal parlamentare europeo Andrea Zanoni, membro Envi: “Non indicare la presenza di polline transgenico all’interno del miele è una scelta sbagliata che va contro il diritto del consumatore di scegliere se nutrirsi di Ogm oppure no”. “Ho votato contro questo testo  – prosegue Zanoni – perché sono convinto che i prodotti contenenti ingredienti Ogm devono essere facilmente identificabili dai consumatori che devono essere messi nelle condizioni di poter scegliere se mangiare transgenico o mangiare biologico. Non prevedere questo obbligo va anche contro gli interessi dei tanti piccoli apicoltori che lavorano all’insegna del biologico. Infatti, visto che i Paesi europei importano anche miele da Paesi che producono organismi geneticamente modificati, il miele contaminato con polline Ogm potrebbe essere sempre più presente sugli scaffali dei nostri negozi, contrariamente a quello prodotto in Paesi, come l’Italia, dove le colture Ogm sono proibite”.

Fonte: europarlamento24.eu

Il Parlamento europeo dice no al mais Pioneer

Con 385 voti favorevoli, 201 contrari e 30 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione non legislativa nella quale si afferma che il mais GM “Pioneer 1507” non dovrebbe essere immesso sul mercato a fini di coltivazione. Alla base della decisione, sia un parere dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, secondo la quale il polline del mais 1507 potrebbe esporre al rischio farfalle e falene, sia perché la Commissione europea non contempla questa indicazione e non specifica eventuali condizioni per la protezione di determinati ecosistemi,ambienti e aree geografiche, come invece richiesto dalla normativa. Ad oggi l’unica coltura Ogm autorizzata per la coltivazione nell’Unione europea è il mais Monsanto Mon 810, ma il rinnovo dell’autorizzazione è in sospeso da anni, mentre l’altra coltura GM autorizzata, la patata Amflora, è stata dal mercato comunitario nel gennaio 2013, con ordinanza del Tribunale.

Fonte: europarlamento24.eu

Regione Toscana: nuovi fondi per il comparto agricolo, il bio e la filiera

Possono essere presentate entro il 18 febbraio prossimo le domande per l’ultima apertura della misura 123° del Psr “Aumento del valore aggiunto dei prodotti agricoli” che prevede il sostegno a investimenti materiali e immateriali concernenti la raccolta, il condizionamento, la lavorazione e trasformazione, la conservazione, il confezionamento, e la predisposizione per le successive fasi di distribuzione commerciale o di utilizzazione industriale dei prodotti agricoli primari. Il contributo a fondo perduto può variare dal 10 al 40%, a seconda dei diversi investimenti ammessi. Sono inoltre stati destinati nuovi fondi alla misura 214 “Pagamenti agroambientali” mesi a disposizione dalla Regione Toscana per sostenere metodi di produzione agricola a basso impatto ambientale. La scadenza in questo caso è fissata al 28 febbraio. Rientrano in questa categoria l’agricoltura biologica e integrata, le azioni di tutela biodiversità all’interno dell’agro-ecosistema, tutela delle risorse idriche, contrasto dell’erosione e della perdita di fertilità dei suoli nonché di riduzione dell’emissione dei gas serra. Inoltre, la misura ha anche la finalità di salvaguardare le risorse genetiche di interesse agrario originarie del territorio toscano, sia animali che vegetali.
Sono infine in fase di approvazione le misure del Psr 144 “Servizi di Consulenza” (domande dal febbraio al 12/15 marzo), 211 e 212 “Indennità compensativa” (domande dal 1 febbraio al 15 marzo), 214 b1 “Conservazione risorse genetiche animali”, così come l’Ocm vino per la ristrutturazione dei vigneti (scadenza prevista fine febbraio).
Per informazioni di dettaglio è possibile consultare il sito Coldiretti Toscana il sito alla sezione “Opportunità per le imprese” o rivolgersi alla sede più vicina.
Fonte: Agronotizie