Suolo e Salute

Autore: admin

A L’Aquila il Salone dei prodotti tipici dei parchi d’Italia

Si terrà a L’Aquila dal 2 al 5 maggio prossimi il “Salone dei prodotti tipici dei parci d’Italia”, un’occasione per scoprire le tante peculiarità culturali e gastronomiche delle nostre aree protette, ed un modo per coniugare
economia rurale, produzione agroalimentare, sostenibilità e turismo. Il tutto attraverso un’interessante mostra-mercato dei prodotti tipici ottenuti attraverso pratiche di produzione e lavorazione sostenibili, attente alla salvaguardia dell’ambiente.
Oltre all’esposizione e alla commercializzazione dei prodotti tipici, il Salone sarà caratterizzato da un ricco programma culturale, con degustazioni, laboratori, workshop e incontri dedicati alle produzioni enogastronomiche tipiche delle aree protette, a cura di Federparchi – Europarc Italia e di Symbola-Fondazione per le Qualità Italiane. Oltre ai produttori, il Salone si rivolge a istituzioni, enti parco, associazioni di categoria, consorzi, media di settore e a tutti gli operatori che si occupano della valorizzazione del tipico.
Fonte: AIOL

Greenpeace per salvare l’Artico

Dopo una marcia di otto giorni nei desolati ghiacci artici, gli attivisti di Greenpeace hanno raggiunto il Polo Nord geografico e da lì hanno calato sul fondo dell’oceano, a quattro chilometri di profondità, una bandiera rinchiusa in una capsula di titanio e vetro. In questo modo, il gruppo ambientalista ha voluto simbolicamente reclamare reclamato l’area come patrimonio di tutta l’umanità, chiedendo l’istituzione di un Santuario globale per la protezione dell’Artico insieme a numerosi rappresentanti delle comunità indigene artiche.
“Piantando questa bandiera speriamo di ispirare all’azione i giovani di tutto il mondo, così come i loro governi, affinché proteggano l’ultimo paradiso incontaminato del Pianeta. Siamo qui per dire che quest’area dell’Artico non appartiene né a governi né a multinazionali, ma è patrimonio comune dell’umanità e che le compagnie petrolifere non possono metterlo in pericolo”, ha dichiarato l’attore americano Extra Miller, uno dei componenti della spedizione.
L’Artico è attualmente una delle aree più a rischio dell’intero pianeta, schiacciato tra i drammatici problemi derivanti dai cambiamenti climatici e i famelici appetiti di molte compagnie petrolifere (Shell, Gazprom e Statoil, per esempio) che vedono nello scioglimento dei ghiacci artici una nuova, insperata possibilità di profitti.Proprio per questo motivo negli ultimi anni si sono moltiplicate le adesioni alla campagna “Save the Artic” di Greenpeace, ivi compresi nomi illustri quali quelli di Paul McCartney, Penelope Cruz e Richard Branson. Ed è di pochi giorni fa l’appello prestigioso di un’autorità morale indiscussa quale quella di Desmond Tutu, Premio Nobel per la Pace, che ha dichiarato “ “Offro il mio appoggio incondizionato a questi giovani che sono arrivati fino al Polo in nome di coloro le cui vite vengono ogni giorno sconvolte dai cambiamenti climatici.”
Fonte: AIOL

Perdita di terreni agricoli, l’allarme Coldiretti

Ogni giorno perdiamo circa 288 ettari di terreni agricoli, l’equivalente di circa 400 campi da calcio. In vent’anni il nostro paese ha perso ben il 15% della terra coltivata disponibile, a causa della cementificazione selvaggia e dell’abbandono dei terreni, conseguenza di “un modello di sviluppo sbagliato che ha costretto a chiudere 1,2 milioni di aziende agricole nello stesso arco di tempo”. E’ questo in sintesi l’allarme che Coldiretti ha scelto di lanciare proprio in concomitanza con l’Earth Day, al quale nell’edizione 2013 partecipa la Fondazione Campagna Amica, cui fanno riferimento settemila tra aziende, mercati di agricoltori e botteghe che propongono prodotti a chilometro zero. La costante perdita di terreni agricoli porta con se molti effetti sia sull’economia che sul territorio. Come ricorda Coldiretti, “ oltre 5 milioni di cittadini si trovano in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni che riguardano ben il 9,8 per cento dell’intero territorio nazionale”.
Cresce inoltre la nostra dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento alimentare, dato che nell’anno appena trascorso la produzione nazionale è stata in grado di garantire solo il 75% del fabbisogno alimentare nazionale. ”Il rischio in questo caso -denuncia la Coldiretti – è quello di un aumento delle importazioni con effetto sull’ambiente per l’impatto climatico dei trasporti ma anche sulla salute dei cittadini con l’arrivo di alimenti di diversa qualità spesso spacciati come Made in Italy”.
La soluzione, secondo l’associazione, è una sola: difendere il patrimonio agricolo dalla cementificazione nelle città e contrastare efficacemente l’abbandono nelle aree marginali.
Dito puntato dunque sui decisori politici: “nella classe dirigente è mancata la cultura del valore dell’agroalimentare, della salvaguardia del territorio e del cibo che è una delle poche leve per tornare a crescere”. Per fortuna, a controbilanciare questa tendenza ci ha pensato l’accresciuta sensibilità dei cittadini che “sempre più spesso sostengono con le proprie scelte di acquisto l’agricoltura ed i prodotti locali del territorio”. I numeri parlano da soli: sono infatti oltre ventun milioni gli italiani che hanno scelto di fare una spesa “salva clima” nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica dove sono stati acquistati prodotti del territorio a chilometri zero, rigorosamente OGM free, coltivati nel rispetto di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale verificato da un sistema di controllo di un ente terzo
Un impegno ribadito dal presidente Coldiretti Sergio Marini in occasione dell’Earth Day 2013: ”Fermare la cementificazione e il degrado del territorio, impedire la contaminazione transgenica e l’inquinamento industriale, offrire alimenti sicuri e genuini ma soprattutto affermare e trasmettere alle nuove generazioni un modello di sviluppo diverso e più sostenibile è l’impegno degli agricoltori italiani per la giornata della terra”. “A preservare la gran parte della superficie territoriale italiana – ha aggiunto il presidente Coldiretti – ci sono le aziende agricole., prime al mondo per rispetto ambientale, sostenibilità sociale e per sicurezza alimentare”.
Fonte: ADNKronos

Scoperta maxi truffa di falsi vini Doc. Coldiretti: grave danno d’immagine per il settore

Grazie ad un’indagine congiunta Del Servizio Antisofisticazioni Vinicole delle province piemontesi, insieme all’agenzia delle dogane di Milano, ai Nas e all’Agenzia della Dogane, è stata scoperto il commercio illegale di falsi vini Doc o Igt destinati al mercato estero e in particolare a quello inglese, per un valore stimato superiore ai 10.000.000 di euro.

Sul problema delle Doc fasulle è intervenuta anche la Coldiretti che, commentando l’operazione, in un comunicato ha manifestato la propria preoccupazione per i potenziali danni ad un settore fondamentale per l’Italia quale quello enologico. Il nostro paese, afferma Coldiretti, “ha esportato nel 2012 vini a denominazione di origine (doc/docg) per un valore che per la prima volta, grazie all’ aumento dell’8 per cento, ha superato i 2 miliardi di euro (2,086 miliardi) che ora vengono messi a rischio dal danno di immagine provocato dalla truffa del falsi vini doc esportati in Inghilterra, terzo mercato di sbocco dopo Usa e Germania”.

“Un pessimo modo – continua la nota Coldiretti – per festeggiare i 50 anni dalla produzione della prima bottiglia di vino italiano doc realizzata grazie al Dpr 930 del 1963 che ha avviato un percorso di qualificazione che ha fatto diventare l’Italia il primo esportatore mondiale di vino. Un primato che deve essere difeso a garanzia di un settore che nonostante la crisi ha realizzato nel 2012 un nuovo record del fatturato a 9 miliardi (+5 per cento) e assicurato opportunità di lavoro a un milione e duecentocinquantamila italiani (+ 3 per cento) impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto”.

Fonte: Agrapress, Coldiretti

 

Audit della Commissione UE sul sistema di controllo

Si è svolta presso il MiPAAF la riunione di avvio dell’Audit della Commissione Europea FVO 2013-6650 riguardante il commercio, l’etichettatura e la certificazione dei prodotti da agricoltura biologica. Alla riunione oltre alla delegazione della Commissione erano presenti rappresentanti dell’Amministrazione centrale, di AGEA, dell’Agenzia delle dogane, delle Regioni e di ACCREDIA. Il coordinamento delle attività in programma sarà svolto dall’ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari). Le visite interesseranno il Ministero, le Amministrazioni regionali, Organismi di controllo e aziende. In particolare saranno coinvolte le Regioni Emilia Romagna e Sicilia. L’intera visita in Italia della Commissione si concluderà il prossimo 26 aprile.

Riforma PAC, cosa bolle in pentola

Prosegue l’iter della riforma della PAC che, malgrado un accordo significativo su diversi punti, presenta ancora diverse questioni ancora aperte che andranno affrontate e risolte nel corso dei triloghi attualmente in corso. Secondo la Commissione europea, in particolare, è importante che la PAC sia quanto più possibile trasparente e chiara. Inoltre, sarà importante giungere ad un livello assoluto minimo di convergenza interna, con lo scopo di sostenere maggiormente i pagamenti destinati agli agricoltori che hanno beneficiato di un minore supporto negli scorsi anni. Obiettivo questo che negli auspici della Commissione dovrebbe concretizzarsi entro il 2019. Anche sul greening, questo l’orientamento della Commissione, è necessario che le misure siano efficaci e obbligatorie, prevedendo un sistema di penalità e sanzioni nel caso di mancato rispetto del greening stesso. Altro punto “caldo” è costituito dal supporto ai giovani e ai piccoli agricoltori e alle zone svantaggiate: per questo motivo è la  Commissione intende sostenere con forza la proposta di un top-up obbligatorio del 25% per il regime per i giovani agricoltori nel 1° pilastro. Per incrementare la competitività dell’agricoltura europea, invece, la Commissione intende Incoraggiare le Op, le associazioni interprofessionali e la catena corta di approvvigionamento, affiancando gli agricoltori europei in una fase di transizione da meccanismi oramai non più efficaci e attuali come le quote zucchero e creando nuove misure di gestione delle crisi. In ultimo, per quanto riguarda il capping, l’intenzione della Commissione è quella di procedere ad una progressiva riduzione dei pagamenti di base (escluso il greening) oltre quota 150.000 €, stabilendo contestualmente un tetto a quota 300.000 €. Misure queste che dovrebbero diventare obbligatorie in tutti gli Stati membri dell’Unione.

Fonte: AIOL