Suolo e Salute

Autore: admin

SIB, già 20.000 le notifiche on line

Sono giunte ad oltre 20.000 le notifiche per l’agricoltura biologica rilasciate sul nuovo sistema SIB, il Sistema Informativo per il biologico. Grazie al SIB infatti, da ottobre 2012 le procedure amministrative relative all’attività degli operatori biologici vengono gestite attraverso questo strumento, con l’obiettivo di allineare le informazioni relative al settore del biologico con il Fascicolo aziendale. Il Sistema Informativo per il Biologico è stato avviato con l’obiettivo di dotare aziende, organismi di certificazione e amministrazioni pubbliche di uno strumento in grado di gestire l’attività di certificazione e vigilanza, nonché di un valido sistema per concedere contributi di settore e verificare i relativi pagamenti.

Per essere riconosciuti come operatori biologici, tutti gli operatori devono effettuare una notifica  attraverso le specifiche funzionalità messe a disposizione dal SIAN. La scadenza, con decreto dipartimentale n.5337 del 28.03.2013  è stata prorogata al 10.05.2013

Inoltre, come conseguenza del Regolamento 426/11 introdotto dalla Commissione Europea nel 2011, diverrà obbligatoria per tutti gli Stati membri la pubblicazione on line di un elenco di operatori e del relativo documento giustificativo. Grazie al SIB l’Italia si è dotata dello strumento necessario per adattarsi a tali direttive, la cui entrata in vigore è fissata con l’inizio del 2014.

Il SIB costituisce uno degli passaggi fondamentali di una più ampia politica di informatizzazione completa dei documenti del settore biologico intrapresa dal Mipaaf, che come obiettivo si è posto quello di estendere tale provvedimento a tutti i documenti di settore, dal documento giustificativo al programma annuale di produzione.

Fonte: Sinab,  Pianeta PSR

PAC, De Castro parla ai giornalisti in occasione di Vinitaly 2013

Intervenuto a Vinitaly 2013, svoltosi a Verona dal 7 al 10 aprile presso la Fiera di Verona., il Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo, ha incontrato i giornalisti insieme al vicepresidente vicario di Veronafiere, Damiano Berzacola.

“L’11 aprile [oggi, NdR] si terrà un importante incontro dei triloghi, fase finale del negoziato sulla Pac”. De Castro ha ricordato l’entità economica della PAC, oltre 300 miliardi di euro complessivi che corrispondono a fondi per circa 6 miliardi di euro l’anno per il nostro paese. Scelte su cui continua il confronto, anche in ragione dell’entità del testo giuridico, di circa 600 pagine, sul quale il Parlamento ha proposto una serie di modifiche attualmente in discussione grazie alla fase dei trologhi. De Castro ha posto l’accento sulla necessità di avere maggiore flessibilità nella redistribuzione delle risorse per ettaro, pena il rischio elevato di chiusura per numerose aziende nel caso di adozione di un criterio “flat-rate”.

Quella attuale è una fase transitoria, dato che la nuova PAC entrerà in vigore a tutti gli effetti solo dal 2015. “In questo frangente dovremo valutare come prorogare la gestione degli aiuti diretti e dei piani di sviluppo rurale”, ha dichiarato De Castro. Lo stesso Presidente ha voluto ricordare che una delle novità riguarda il settore olio, per il quale la novità è la scelta di adottare “un sistema simile a quello dell’ortofrutta, con un incentivo all’aggregazione dei produttori”.

Innovazioni anche nel settore vitivinicolo, grazie all’estensione degli strumenti di promozione del vino anche al mercato interno, e non solo per i mercati extra-UE.

De Castro ha anche ricordato che sono stati stanziati 4,5 miliardi di euro nell’ambito del prossimo programma quadro per la ricerca e sperimentazione in agricoltura, anche s eha ammesso che si tratta di cifre piuttosto modeste se paragonate a quanto si sta facendo in paesi quali l’India, la Cina e il Brasile.

Novità anche nell’obbligo di redazione di una “black-list” degli operatori che non possono ricevere aiuti, fatto salvo quanto previsto dal regolamento Ue 73/2009 che consente agli stati membri di individuare tra gli agricoltori attivi coloro i quali risulteranno beneficiari degli aiuti stessi.

Fonte: Agronotizie

Pubblicato il Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2013: le nostre acque sempre più inquinate

Circa un terzo delle acque italiane risulta inquinato da pesticidi. A rivelarlo il Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2013 elaborato dall’Ispra. Secondo i dati, nel 55,1% dei 1297 punti di campionamento delle acque superficiali sono stati rilevati residui di pesticidi, percentuale che invece nel caso delle acque sotterranee, per le quali sono stati campionati 2324 punti, il valore scende al 28,2%. In totale sono stati censiti ben 166 tipi di pesticidi diversi, contro i 118 rilevati nel Rapporto precedente, relativo al biennio 2007-2008. Nella maggior parte dei casi si tratta di residui derivanti dall’agricoltura, che nel nostro paese utilizza circa 350 sostanze diverse per un totale superiore alle 140 mila tonnellate. Oltre ai pesticidi, rilevati anche biocidi, ovvero pesticidi per uso non agricolo.

Un dato in particolare richiama particolarmente l’attenzione: nel 34,4% dei campioni relativi alle  acque superficiali e nel 12,3% dei campioni di acque sotterranee i livelli misurati sono superiori ai limiti delle acque potabili. Inoltre, le concentrazioni rilevate sono state confrontate con i limiti di qualità ambientale basati sulla tossicità delle sostanze per gli organismi acquatici, risultando superiori ai limiti nel 13,2% dei punti analizzati per le acque superficiali e nel 7,9% dei punti correlati alle acque sotterranee.

Secondo il Rapporto Ispra, la pianura padano-veneta è l’area più contaminata, anche in relazione all’intensa attività agricola di questi territori, ma anche altre zone del nostro territorio non sono esenti da contaminazioni. Oltre al danno diretto derivante dalla presenza di pesticidi nelle acque superficiali, il rischio concreto è che essi giungano all’uomo anche attraverso la catena alimentare, proprio invirtù del fatto che si tratta di sostanze dannose anche per gli organismi acquatici che tendono ad essere immagazzinate nei tessuti. Le sostanze maggiormente rilevate sono risultate glifosate, AMPA, terbutilazina, terbutilazina-desetil, metolaclor, cloridazon, oxadiazon, MCPA, lenacil, azossistrobina. Nelle acque sotterranee invece risultano particolarmente significative le concentrazioni di  erbicidi e di numerose sostanze, come la simazina e l’atrazina, fuori commercio da tempo. A riprova del fatto che, una volta immesse nell’ambiente, molte sostanze restano in circolo anche a distanza di molto tempo.

Al di là delle diatribe più o meno faziose sulla bontà del biologico per la salute umana, è indubbio che gli aspetti ecologici e sostenibili di una scelta bio sono incontestabili: oltre a scegliere alimenti certificati che garantiscano maggiore sicurezza e qualità sulle nostre tavole, scegliere biologico significa nei fatti anche assumersi la responsabilità di contribuire a tutelare l’ambiente e il territorio, impedendo che l’uomo continui ad avvelenare la terra dalla quale ricava il proprio sostentamento.

Per approfondire gli esiti della ricerca Ispra, è possibile scaricare qui il Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2013.

Fonte: ISPRA

Presentato oggi a Bologna Fiere FederBio Integrity Platform – Flow Web

Il progetto FederBio Integrity Platform – Flow Web, avviato recentemente da FederBio, sarà presentato oggi, 11 aprile 2013, dalle ore 10.00-12.30, presso Bologna Fiere, Sala Madrigale, VIP Club, al primo piano (ingresso Fiera Est Michelino). Si tratta, come già descritto nella nostra newsletter e sul nostro sito (si veda questo articolo, in proposito), di un progetto informatico per la gestione delle superfici e della tracciabilità delle produzioni e delle transazioni per le materie prime biologiche per mangimi, cereali e granaglie. L’applicazione è  basata sulla piattaforma informatica FLOW WEB della ditta austriaca Intact, già utilizzata in Austria e da marchi commerciali di altri Paesi europei e attualmente in corso di valutazione da parte di BioSuisse e di altre organizzazioni e organismi di certificazione europei. Il sistema prevede di registrare i volumi di prodotto e i flussi commerciali partendo dalle superfici agricole certificate in Italia e nei Paesi da cui acquistano gli operatori italiani, seguendoli lungo la filiera per verificarne la congruenza rispetto a rese produttive “certificate” e la tracciabilità delle transazioni. Operatori commerciali e trasformatori dovranno inserire i dati dei documenti fiscali (DDT Fatture) delle transazioni in acquisto e in vendita direttamente nel portale web della piattaforma o preferibilmente attraverso la comunicazione via web services tra i sistemi gestionali aziendali e il server della piattaforma FLOW WEB. Gli organismi di certificazione coinvolti nel progetto invece provvederanno a inserire nella piattaforma tutte le informazioni relative ai documenti giustificativi e ai certificati di conformità degli operatori biologici in filiera, oltre ai dati dei programmi annuali di produzione qualora non disponibili dal sistema informatico che sta del Mi.P.A.A.F. Ogni operatore potrà vedere solo i dati relativi alle transazioni con i propri acquirenti e clienti, mentre gli organismi di certificazione potranno avere in questo modo un sistema unico in grado di verificare in tempo reale la regolarità delle transazioni e dei flussi di merce anche nel caso di transazioni complesse o che coinvolgono diversi organismi di certificazione anche esteri.

Il progetto di fatto completa quanto avviato da ACCREDIA con la realizzazione di DATA BIO, data base di tutte le aziende bio italiane che contiene tutti i documenti di certificazione, disponibile da maggio sui siti di ACCREDIA e di FederBio. Chi fosse interessato ad aderire al progetto o volesse ottenere maggiori informazioni può scrivere all’indirizzo d.fichera@federbio.it. Per eventuali altri chiarimenti, contattare il dott.Daniele Fichera al recapito 393-9309015.

Fonte: FederBio

La causa delle piogge intense di questo periodo? Va ricercata nell’Artico

A nessuno sarà sfuggita l’eccezionalità delle precipitazioni di questa periodo, in cui sembra che l’inverno non voglia arrendersi all’arrivo della primavera. Ebbene, secondo quanto rivelato dalla Nasa, la responsabilità di quanto sta succedendo andrebbe ricercata molto lontano da qui, e precisamente nell’Artico. Il fenomeno è identificato da una sigla, Ao, acronimo per “Arctic Oscillation”, espresso da un indice (l’A.o. index, appunto) che ci restituisce la differenza di pressione tra l’Artico e le medie latitudini. Grazie ad un importante cambiamento dei sistemi di pressione dell’aria  dell’Artico, a fronte di un incremento di aria calda in Groenlandia e nel   nordest del Canada, si è assistito infatti ad un abbassamento insolito delle temperature nel Nord  America, in Europa e nell’Asia settentrionale, con piogge record nel nostro Paese. “Quando l’indice Ao è nella sua fase  “positiva” – spiegano alla NASA – “la  pressione dell’aria sopra l’Artico è bassa, la pressione sulle medie latitudini è alta, ed i venti  prevalenti confinano l’aria estremamente fredda nell’Artico. Ma quando l’Ao è nella sua fase  “negativa”, il gradiente di pressione si indebolisce. La pressione sopra l’Artico non è così bassa e la  pressione alle medie latitudini non è così elevata. In questa fase negativa l’Ao permette all’aria  artica di fluire verso sud e all’aria calda di spostarsi verso nord”.

Per queste ragioni, molte aree dell’emisfero settentrionale hanno fatto registrare temperature fredde record proprio in corrispondenza con la ddrastica diminuzione dell’Ao. Oltre all’Italia, in Inghilterra quello appena trascorso è stato il quarto marzo più freddo dal 1962, per la Germania il più freddo dal 1883 e per Mosca il più rigido dal 1950.

Fonte: Greenreport

 

Il riscaldamento asimmetrico degli emisferi terrestri e le conseguenze sul clima mondiale

“Stiamo producendo grandi cambiamenti climatici nel pianeta e aspettarsi che i modelli della pioggia sarebbero rimasti gli stessi è molto ingenuo”. Così si è espresso Dargan MW Frierson, autore insieme ad altri tre colleghi di un nuovo studio riguardante le conseguenze dell’azione umana sul clima. Il lavoro di ricerca, dal titolo “Interhemispheric temperature asymmetry over the 20th century and in future projections”, è stato realizzato dai climatologi di due importanti atenei americani, l’Università di California (Uc) Berkeley e quella di Washington, Seattle, e pone l’attenzione in particolare sui cambiamenti nel regime delle precipitazioni nelle diverse parti del pianeta.

Secondo le parole di uno dei ricercatori, “una conseguenza spesso ignorata del cambiamento climatico globale è che l’emisfero settentrionale è sempre più caldo dell’emisfero meridionale, il che potrebbe alterare in modo significativo le precipitazioni tropicali”. Le conseguenze potenziali rischiano di avere effetti molto importanti su scala regionale, modificando l’incidenza delle precipitazioni in maniera sostanziale. Di questo avviso è senz’altro John Chiang, a capo del team di ricercatori, secondo il quale “una scoperta fondamentale è la tendenza a spostare la pioggia tropicale verso nord, il che potrebbe significare aumenti dei sistemi meteorologici monsoniche in Asia o spostamenti della stagione umida da sud a nord in Africa e Sud America». Il motivo è tanto semplice quanto preoccupante per le implicazioni”Alle piogge tropicali piace l’emisfero più caldo. Come risultato, la pioggia tropicale interessa molto la differenza di temperatura tra i due emisferi”. Pertanto, le modifiche al riscaldamento nelle diverse aree del pianeta potrebbero portare a radicali cambiamenti in zone tradizionalmente secche, trasformandole in umide, e viceversa.

Questo in particolare nel caso di un surriscaldamento dell’emisfero nord, che a detta dei climatologi rischia seriamente di portare ad un un “atmospheric overturning”  che sposta le precipitazioni verso nord.

“Le regioni più colpite da questo cambiamento sono suscettibili di essere quelle più a nord della banda e nei bordi a sud. Sono davvero queste regioni di confine che saranno più colpite che, non a caso, sono alcuni dei luoghi più vulnerabili: zone come il Sahel, dove le precipitazioni sono variabili di anno in anno e le persone tendono ad essere dipendenti da un’agricoltura di sussistenza.  Stiamo producendo grandi cambiamenti climatici nel pianeta e aspettarsi che i modelli della pioggia sarebbero rimasti gli stessi è molto ingenuo – chiosa Frierson.

Per giungere alle conclusioni del loro studio, i ricercatori si sono basati su oltre 100 anni di dati atmosferici e su modelli di simulazione computerizzata, che hanno messo in evidenza in particolare gli effetti dei cambiamenti nelle temperature medie tra emisferi sul sistema Terra: “i bruschi cambiamenti coincidono con interruzioni delle precipitazioni  nei tropici equatoriali. Il fenomeno più evidente è stato un calo di circa un quarto grado Celsius nella differenza di temperatura alla fine degli anni ‘60, che ha coinciso con un periodo di siccità di 30 anni nel Sahel africano, che ha causato carestie ed aumento della desertificazione in tutto il Nord Africa, oltre alla diminuzioni dei monsoni nell’Asia orientale e in India”.

Risulta evidente quanto anche variazioni apparentemente modeste possano incidere pesantemente sui delicati equilibri climatici, come confermato da Chiang: “Se quello che vediamo nel secolo scorso è vero, anche piccoli cambiamenti nella differenza di temperatura tra il nord e il sud potrebbero causare dei cambiamenti misurabili nella pioggia tropicale. Questo è di cattivo auspicio per il futuro. Il team ha scoperto che la maggior parte dei computer models che simulano il clima passato e  futuro prevedono un costante aumento della differenza di temperatura interemisferica fino alla fine del secolo. Anche se gli esseri umani cominciano a ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra, i modelli prevedono circa un aumento di  1 grado Celsius (2° F) di questa differenza nel  2099”.

Una delle ragioni della differenza nel riscaldamento dei due emisferi risiede nella diversa percentuale di terre emerse presenti a nord rispetto a sud: le masse continentali infatti si riscaldano molto più rapidamente degli oceani, che in questo senso funzionano come “volani termici”. E queste differenze tra emisferi, ribadiscono i ricercatori, hanno “ un evidente impatto sulla circolazione atmosferica e le precipitazioni nei Tropici”.

A conferma di quanto sia complesso lo studio del clima, e di come l’uomo senza rendersene pienamente conto stia toccando “leve sensibilissime” di un sistema molto delicato da cui dipende, direttamente e indirettamente, la vita di milioni di individui.

Fonte: Greenreport