Suolo e Salute

Autore: admin

Riforma PAC, il resoconto di Catania

Quasi 27 milioni di euro di pagamenti diretti, pari ad un valore medio di 378 euro per ettaro; contro i 263,5 euro per ettaro della media europeo; allungamento da 4 a 6 anni del periodo di convergenza: dotazione di 10.429 milioni di euro per lo sviluppo rurale per il periodo 2014-2020, contro gli 8.985 milioni del periodo precedente. Cui aggiungere i contributi provenienti dal Fesr, che dovrebbero far lievitare le risorse disponibili a quasi 22 milioni di euro. Sono questi alcuni dei punti principali scaturiti dal negoziato per la riforma della PAC così come presentati in un resoconto dal  ministro delle Politiche agricole Mario Catania, che sottolinea le acquisizioni e le novità emerse nel corso dei lavori a Bruxelles. Tra queste, quelle riguardanti l’oramai celeberrimo “greening”, ovvero la quota di terreno da destinarsi all’attuazione di misure in grado di garantire la sostenibilità ecologica della produzione agricola . “L’impianto che è uscito – spiega Catania nel resoconto – è di gran lunga migliore e più flessibile rispetto a quella impostazione molto rigida predisposta all’inizio dalla Commissione e basata esclusivamente sulle tre misure: diversificazione, pascolo e Aree di interesse ecologico. Nel negoziato si è riusciti a riequilibrare un approccio troppo ‘continentale’ e a garantire maggiore uniformità per l’applicazione del greening anche nella realtà agricola italiana e mediterranea in genere”.

Tra le modifiche illustrate dal Ministro, la possibilità di adottare misure equivalenti come ad esempio le pratiche realizzate a norma degli impegni agro ambientali dello Sviluppo Rurale o l’adozione di schemi di certificazione ambientale nazionali. Sono state previste inoltre specifiche  esenzioni dal greening per le aree coltivate per almeno il 75% a riso o a foraggere, mentre nella diversificazione colturale sono stati inseriti due livelli di soglia per la sua attuazione ( tra 10 e 30 ettari due colture, oltre questa soglia tre colture). Per le aree di interesse ecologico (Efa) invece è stata inserita la soglia d’applicazione di 15 ettari e ridotta la percentuale di realizzazione al 5%.

Fonte: Adnkronos

Il bio russo, attualità e prospettive

Potrebbe essere la Russia una delle prossime, più promettenti frontiere per il mercato del biologico. In un paese caratterizzato ancora da forti contraddizioni e disequilibri, il mercato del bio ha fatto segnare nel 2012 un totale di vendite di 148 milioni di dollari (pari a circa 166 milioni di euro), con un incremento del 7,8% rispetto al 2011. Valori che, secondo le proiezioni di Euromonitor, potrebbero raggiungere i 167 milioni di dollari nel 2013 e addirittura i 225 milioni nel 2015 (+30% nel periodo 2010-2015).

A farla da padrone i prodotti importati dai paesi europei quali Germania, Francia, Italia, dato che ben il 90% dei prodotti biologici russi proviene direttamente dalle importazioni. Una sfida che, nel prossimo futuro, si giocherà anche sul fronte delle certificazioni se, com’è vero, in Russia ancora non esiste un ente che certifichi le produzioni biologiche. A complicar ulteriormente il quadro, l’estrema confusione del mercato globale, in cui mancano molte delle garanzie oramai acquisite per il consumatore occidentale. Secondo una ricerca effettuata da AgriCapital,ben il 45% dei produttori russi definisce in etichetta “bio”, “naturale” o “ecologico” il proprio prodotto pur non avendo alcuna certificazione in merito. L’esigenza di maggiore trasparenza e sicurezza per l’acquirente russo potrà essere senza dubbio una chiave di svolta strategica per penetrare questo promettente mercato, dato che al momento i prodotti russi che varcano le frontiere devono ottenere la certificazione europea o americana per poter essere esportati come biologici a tutti gli effetti. Nel frattempo il Governo russo si sta muovendo: è prevista infatti per il 2015 l’approvazione di una normativa nazionale di settore e, in questa direzione, esperti governativi stanno approfondendo la conoscenza dei modelli di certificazione europeo, americano e giapponese per giungere ad una necessaria armonizzazione delle future norme russe con quelle internazionali.

Fonte: Fresh Plaza, SINAB

Una nuova fotografia dell’agricoltura europea

Due recenti pubblicazioni, a cura rispettivamente della Commissione Europea (Rural Development in the EU – Statistical and Economic Information Report 2012) e dell’ Eurostat (Agriculture, fishery and forestry statistics 2010-2011), restituiscono un quadro piuttosto dettagliato del settore agricolo europeo e dei cambiamenti che lo riguardano. Le aziende, nel tempo, sono diminuite di numero, ma cresciute in dimensioni. Oggi, nell’Europa a 27 Membri, il totale di aziende sfiora la quota di 12 milioni, interessando 170 milioni di ettari di SAU. Interessante e, per certi versi, stupefacente, il dato riguardante la distribuzione delle aziende in Europa: quasi quattro milioni (3.859.000 per l’esattezza, corrispondenti circa ad un terzo del totale) nella sola Romania, e 1.506.000 in Polonia. Questi due paesi, insieme, detengono quasi la metà di tutte le aziende agricole europee. Solo l’Italia, con 1.620.000, si inserisce tra i due stati dell’est europeo, mentre sono molto più staccati tutti gli altri stati dell’unione: al quarto posto infatti la Spagna con “solo” 989.000 aziende, la Grecia con 674.000, l’Ungheria con 576.000 e la Francia con 516.000. In questa classifica, la Germania può contare su un totale di “sole” 299.000 aziende. A parte il nudo dato numerico, interessante anche il trend. Come detto, in media i numeri sono in calo, a fronte di un aumento medio delle dimensioni (a volte eclatante, come la Scovacchia che dai 28 ettari del 2007 è passata ai 77 del 2010, con una crescita del 176%). In controtendenza solo l’Irlanda, con una crescita del 9,1%, insieme a Malta (+13,7%) e Portogallo (+11%). Altrove, cifre negative, pur con qualche differenza. In Italia il calo è stato del 3,5%. Radicale anche il mutamento degli occupati agricoli: nel periodo 2007-2010 i lavoratori a tempo pieno sono calati di circa 2 milioni di unità, portando il numero attuale a 9,7 milioni complessivi. Cresce invece la produzione, con risultati “esorbitanti” in alcuni paesi dell’est europeo.  Slovacchia (+285%),  Repubblica Ceca (+85%), Polonia (+77%) e  Lettonia (+68%) segnano crescite record che, in altri paesi, risultano assai meno eclatanti, per quanto significative. Il nostro paese segna un  +26.4%, la Francia +12,7%, la Spagna +8%, la Germania +16,3%. Cresce, come già detto in numerosi articoli, il biologico, con un aumento della SAU coltivata a bio del 42% nel periodo 2005-2010, ed una crescita media annuale del 7,23%. In questa speciale classifica, Spagna, Italia e Germania detengono rispettivamente il 18%, il 12,1% e il 10,8% del totale della superficie bio europea. E l’Italia, con quasi 48.000 aziende, continua a mantenere saldamente il primo posto per aziende biologiche a livello continentale.

Fonte: Sinab, Pianeta PSR

Salute e pesticidi, un convegno a Verona

Si è svolto il 9 marzo scorso a Verona l’incontro “Pesticidi e Salute”, organizzato da ISDE Italia (Associazione medici per l’ambiente) – Sezione Provinciale di Verona, con lo scopo di focalizzare l’attenzione sugli effetti, spesso poco o per nulla conosciuti, dei prodotti chimici di sintesi sulla salute umana. L’elenco è impressionante: sono più di ottomila i prodotti esistenti in commercio, riconducibili ad almeno 600 principi attivi dei quali spesso si sa ben poco per quanto riguarda i loro possibili effetti sull’uomo. Durante l’incontro sono intervenuti medici del lavoro, uno zoologo , un pediatra ed un agronomo. Quello che emerge è un quadr indubbiamente preoccupante e spesso poco noto: basti pensare all’incidenza dei tumori al cervello, alla prostata e alla pelle, maggiori negli agricoltori che utilizzano pesticidi. O alla crescente possibilità di patologie congenite nei loro figli. Fino al dato, già conosciuto ma sempre sconcertante, della presenza di tracce si pesticidi che spesso vengono trovati nelle analisi sul latte materno. Inquinando l’ambiente, in definitiva, avveleniamo noi stessi. Una considerazione che ha spinto l’ISDE ad organizzare l’evento con l’obiettivo di sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica sul tema: ”E’ doveroso che i medici comincino a interessarsi di queste tematiche, per essere poi in grado di fornire le necessarie informazioni ai loro assistiti”, ha dichiarato Giampaolo Velo, presidente di Isde Verona.  “Per i pesticidi”, continua il farmacologo, “occorre l´approccio usato con le medicine. Ogni farmaco, è un dato di fatto, provoca un piccolo o grande effetto indesiderato, ma con gli studi approfonditi e soprattutto l´utilizzo a lungo termine siamo in grado di valutare il rapporto fra rischio e beneficio, così da decidere se rinunciare all´utilizzo di un dato farmaco. Con i pesticidi questo approccio è impossibile; le variabili in campo sono troppe e soprattutto il mercato continua o offrire prodotti nuovi. Il mio suggerimento? Sono realista. Azzerare l´uso dei pesticidi è impossibile, ma sarebbe già un buon punto di partenza rispondere a una domanda apparentemente banale: in Italia servono tutti i prodotti oggi in commercio oppure è solo business? Cominciamo a ridurne il numero e a usarne meno, così sarà più facile studiarne gli effetti indesiderati”. Parole che devono far riflettere sulla leggerezza con cui spesso vengono utilizzate queste sostanze, con il solo obiettivo di aumentare la produttività a breve termine ma senza la necessaria consapevolezza degli effetti di queste sostanze. Senza contare le gravi conseguenze sull’ambiente di cui spesso abbiamo trattato nella nostra newsletter, a cominciare da quelli sulle api e su molti altri insetti degli agroecosistemi, che impoveriscono ogni giorno di più gli ambienti già duramente stressati dalla pressione antropica. Un motivo in più per riflettere davvero sulle nostre scelte e orientarsi verso un’agricoltura davvero biologica e sostenibile.

Fonte: L’Arena, Sinab

Verso la filiera del latte bio, oggi un incontro a Brescia

E’ in programa per oggi presso la sede della Centrale del Latte di Brescia in via Lamarmora 189 a Brescia l’incontro “Verso una filiera del latte biologico: dalla produzione alla raccolta”, organizzato dall’Associazione Lombarda degli Agricoltori Biologici “La Buona Terra”, in collaborazione con la Centrale del Latte di Brescia Spa. Scopo della giornata quello di illustrare le modalità di produzione biologica del latte attraverso l’esperienza concreta di passaggio di un’azienda zootecnica dal convenzionale al biologico, entrando nel merito degli aspetti riguardanti la normativa e l’iter di certificazione. In particolare, verrà portata all’attenzione dei partecipanti la proposta di una filiera di latte biologico “locale” partendo dalla raccolta alla produzione. Il primo intervento in programma, alle 14.30, è quello di Antonio Fierro, Responsabile Qualità, Centrale del Latte di Brescia, che illustrerò la proposta di una filiera di raccolta del latte biologico. Sarè la volta di Renata Lovati e Dario Olivero, che porteranno l’esperienza dell’azienda agricola biologica da latte  Isola Maria, situata nel Parco Agricolo Milano Sud, descrivendo le dinamiche di transizione dall’agricoltura convenzionale a quella integrata e biologica. Gli aspetti di certificazione dell’allevamento bio dei bovini da latte saranno invece descritti da Gaetano Vertova,valutatore di IMC (Istituto Mediterraneo di Certificazione). Medierà l’incontro il presidente dell’Associazione La Buona Terra Silvano Delai.

Per informazioni: tel. 393 9242224  – e-mail: info@labuonaterra.it  – web: www.labuonaterra.it

Vinitaly al via, gli appuntamenti di FederBio

Si svolgerà dal 7 al 10 aprile prossimi la nuova edizione di Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati in programma a Verona, che nel corso della scorsa edizione è stato visitato da oltre 140.000 espositori (molti dei quali provenienti da più di 110 Paesi esteri), ed ha ospitato oltre 4.000 espositori su un’area di 95mila metri quadrati. Per quattro giorni incontri, eventi, degustazioni e workshop consentiranno ai visitatori e agli addetti ai lavori di conoscere e gustare le eccellenze enologiche italiane ed internazionali. Nell’ampio panorama di eventi in programma nel corso dell’edizione 2013 di Vinitaly, spicca in particolare per il settore biologico una serie di appuntamenti e incontri presso l’area collettiva FederBio (Padiglione 3, stand C8/D8). Oltre allo spazio dedicato alle aziende espositrici e agli incontri BtoB, che continueranno per tutta la durata della manifestazione,  il primo appuntamento dell’area FederBio è previsto domenica 7 aprile alle 16.00 con un mini corso di conoscenza e degustazione di vini biologici a cura dell’enologo Pier Francesco Lisi, esperto in vini biologici. Un evento quest’ultimo realizzato in collaborazione con ProBio – Associazione Produttori di Vini che verrà replicato anche il giorno seguente alla stessa ora.  Lunedì 8, dalle 11.30 alle 12.30, incontro con Moris Vignali, chimico della Vinicola San Nazaro Srl, che parlerà dei principi della vinificazione biologica.

Martedì alle 11.00 verrà invece presentato il progetto BIØ -EKØ CANTINA/ BIØ-EKØ WINE, un progetto Officinae Verdi – WWF- FederBio per la gestione sostenibile e lo sviluppo di green technology nella filiera biologica vitivinicola italiana.Nel corso della presentazione, verranno illustrati i vantaggi derivanti dall’adesione alla piattaforma: riduzione dei costi energetici, delle emissioni di CO2, dei consumi di acqua, valorizzazione degli scarti produttivi, oltre allo sviluppo delle potenzialità di marketing per l’apertura di nuovi mercati. Le imprese che aderiscono al progetto hanno infatti la possibilità di entrare nel Network–Club delle aziende in collaborazione con WWF e ricevono visibilità nella Piattaforma WEB-Media EKØ Wine | OV | WWF| FederBio|. All’interno dell’incontro, alcune aziende che hanno aderito al progetto o hanno iniziato un percorso di sostenibilità ambientale della filiera produttiva, racconteranno la loro esperienza e i risultati raggiunti. Relatori dell’incontro saranno Giovanni Tordi – CEO Officinae Verdi, ed Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità WWF Italia.

A seguire, dalle 12.00, “Il mercato del vino biologico – Opportunità commerciali della certificazione biologica”, a cura di Roberto Pinton – Segretario Sezione Soci Trasformatori e Distributori FedeBio. Nel pomeriggio il “Desk Energia Verde” a cura di  Officinae Verdi – FederBio dal titolo “Perseguire e abilitare il risparmio energetico”. Giovanni Tordi, CEO Officinae Verdi, Mario Colucci, Director Energy Operations Family & Sme Officinae Verdi dedicheranno un focus specifico al settore viti-vinicolo in base all’esperienza di Officinae Verdi, che prevede una fase di audit energetico-ambientale della cantina, un piano di riduzione dei consumi e la successiva certificazione Carbon. Chiuderà il programma di incontri l’appuntamento di mercoledì 10, sempre con Officinee Verdi, attraverso una Working session one to one con le aziende relativa alle tecnologie e alle soluzioni finanziarie offerte Officinae Verdi.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito di FederBio.

Fonte: FederBio, Sinab