Suolo e Salute

Autore: admin

COSÌ WASHINGTON SOSTIENE LA CRESCITA DEL BIO IN USA

COSÌ WASHINGTON SOSTIENE LA CRESCITA DEL BIO IN USA

I progetti sostenuti dal dipartimento americano dell’agricoltura favoriscono una crescita armonica dell’offerta e della domanda

Cresce la produzione e anche la domanda. L’agricoltura biologica negli Stati Uniti continua a seguire una forte tendenza al rialzo. Lo scrive il National institute of Food and Agricolture (NIfa), ente governativo che opera all’interno dell’Usda americano.

I numeri della crescita

Secondo il Nass (National Agricultural Statistics Service, l’Istat a stelle e strisce) la superficie coltivata biologica certificata è aumentata del 73% arrivando a 1,4 milioni di ettari, tra il 2011 e il 2019. Anche i pascoli bio sono aumentati nello stesso periodo di circa il 22% (800mila ettari).

Dal punto di vista della vendita al dettaglio, il cibo biologico è un grande business, anche se non del tutto maturo. Fonti del settore indicano infatti che le vendite di prodotti alimentari biologici statunitensi sono più che raddoppiate nel decennio successivo al 2010, raggiungendo oltre 51 miliardi di dollari.

Le difficoltà da superare

I produttori, indipendentemente dal fatto che siano già certificati o stiano pensando di entrare nel settore, devono però affrontare numerosi ostacoli, a causa della mancanza di strumenti efficaci nella gestione della salute del suolo, delle malattie, dei parassiti e delle erbe infestanti. Un altro problema è la disponibilità limitata di mangimi biologici certificati e tracciati. Il Governo americano però punta a superare queste difficoltà finanziando alcuni progetti che stanno rafforzando la capacità dei produttori statunitensi di coltivare e commercializzare prodotti agricoli biologici di alta qualità. Ecco alcuni esempi.

Bilanciare la salute del suolo e la sicurezza alimentare nell’uso del letame agricolo

In un progetto quinquennale da 2 milioni di dollari un team di scienziati della Land Grant University ha lavorato in una partnership pubblico-privata per studiare come i produttori biologici possono utilizzare al meglio i prodotti di origine animale come letame e compost. I risultati della ricerca hanno consentito di fornire agli agricoltori biologici strategie basate sulla scienza sull’applicazionedi periodi di attesa ottimali tra l’applicazione del letame e la raccolta delle colture.

Migliorare la produzione di latte bio attraverso corrette miscele di leguminose e graminacee foraggere

Presso l’Università del New Hampshire, Andre Brito ha condotto uno studio quinquennale per determinare in che modo i cambiamenti nelle varie miscele di leguminose-graminacee in più anni influiscono sulla qualità del foraggio, sulla produzione di latte e sulle emissioni di gas serra quando somministrate a vacche da latte biologiche. Un’esperienza che ha consentito di produrre latte biologico di qualità superiore dal punto di vista nutrizionale.

Trasferimento di innovazione

La ricerca che promuove la produzione biologica negli Stati Uniti coinvolge vari programmi finanziati da NIFA, come il programma di ricerca e istruzione sull’agricoltura sostenibile, i programmi di ricerca e trasferimento tecnologico per l’innovazione delle piccole imprese e il programma di sovvenzioni per servizi veterinari (VSGP).

Alcuni esempi

Alcuni di questi programmi di formazione hanno favorito la competitività di alcune realtà agricole bio, ecco alcuni esempi:

Nichki Carangelo e Laszlo Lazar gestiscono Letterbox Farm, una fattoria biologica diversificata a Hudson, New York, dove coltivano orticole, colture estensive e fiori e allevano polli, maiali e conigli per un progetto di vendita diretta sostenuto dal programma Community Supported Agriculture (CSA) che ha consentito di allestire un sito di vendite online e spazi di vendita diretta di fattoria.

Cody Scott coltiva barbabietole biologiche presso la Green Bexar Farm, a Saint Hedwig, in Texas, vicino a San Antonio. Grazie alle indicazioni di Nifa Cody e la moglie Natalie Scott hanno dato vita a un impianto di noci pecan di 10 acri nel 2017 (circa 4,5 ettari) e a mezzo ettaro di orticole bio il cui ciclo di produzione viene anticipato grazie a tunnel invernali.

LA CRESCITA DEL BIO IN MAROCCO

LA CRESCITA DEL BIO IN MAROCCO

Superfici coltivate triplicate in tre anni e l’avvio di promettenti attività di economia circolare per la produzione di fertilizzanti organici

Alle falde della catena dell’Atlante l’agricoltura biologica prende sempre più piede. Lo rivela il sito Africa News che dà i numeri dell’aumento del bio in Marocco.

Secondo il sito di informazione africano il tasso di crescita del mercato del bio è del 20% superiore a quello degli equivalenti prodotti dell’agricoltura convenzionale e gli ettari coltivati sono triplicati in 10 anni.

I numeri

«Il bio è cresciuto in Marocco – dice Chibane Allal, un agronomo esperto di bio – dai 4.000 ettari del 2010 ai 12.000 del 2019 (ultimi dati ufficiali disponibili) e in termini di produzione abbiamo raggiunto le 120mila tonnellate di cereali bio, di cui 21miladestinate all’esportazione e il resto per il mercato locale». Secondo il ministero dell’agricoltura marocchino , l’agricoltura biologica ha totalizzato oltre 1,4 milioni di giornate lavorative nel 2019.

Le esperienze

L’ex sociologo e ora agricoltore biologico Fattouma Benabdenbi Djerrari possiede la fattoria ecologica Jnane Lakbir a 20 km a ovest di Casablanca.

«Il 70% del settore – dice- è sostenuto da piccoli agricoltori che hanno meno di cinque ettari, questo significa che ci sono ampie possibilità di sviluppo se si diffonde il corretto know-how necessario per un’agricoltura sostenibile».

«Io ho scelto l’agricoltura biologica – aggiunge – per offrire ai miei clienti un prodotto sano e di qualità.

Un’esperienza di economia circolare

L’aumento dell’agricoltura biologica va di pari passo con la crescita dei fertilizzanti organici. Un’azienda locale produce fertilizzanti organici attraverso un percorso di economia circolare che riutilizza gli scarti alimentari attraverso gli insetti. «Il risultato è un concime organico con un alto livello di azoto utilizzato sia per l’agricoltura biologica che convenzionale».

GIORNATA DEL BIOLOGICO, ARRIVA LA SECONDA EDIZIONE

GIORNATA DEL BIOLOGICO, ARRIVA LA SECONDA EDIZIONE

Il 23 settembre torna l’appuntamento celebrativo fortemente voluto da Ifoam Organics Europe. È l’occasione per testimoniare la compattezza di un settore che inizia a sentire il peso della responsabilità di costituire lo strumento preferenziale per realizzare la transizione ecologica dell’European New Green Deal. Suolo e Salute è pronto a giocare la sua parte, forte del ruolo di primo ente di controllo e certificazione in Italia

Venerdì 23 settembre si festeggia ufficialmente la seconda edizione della Giornata europea del biologico.

Un appuntamento fortemente voluto da Ifoam Organics Europe, la Federazione delle associazioni del biologico a livello europeo, e istituito nel 2021 a Bruxelles con la firma congiunta di Parlamento, Consiglio e Commissione dell’Unione europea all’interno delle iniziative sostenute dal Piano d’azione Ue sul bio.

Le prime incrinature

Un momento speciale per fare il punto su un settore che continua ad essere in grande crescita, con qualche insicurezza in più sul fronte commerciale, a causa di una crisi che colpisce anche i consumi agroalimentari, e che non risparmia quelli a maggiore valore aggiunto, ma anche a costi più alti, come per l’appunto il bio.

Insicurezze che rischiano di incrinare la coesione e l’unità di intenti del biologico italiano, che rischia di arrivare all’appuntamento con la seconda edizione della Giornata del bio in ordine sparso.

Alcuni segnali di questo disagio sono infatti recentemente emersi nel corso della 34° edizione di Sana, la fiera del biologico e del naturale che doveva essere un’occasione di rilancio dopo due anni di chiusure forzate a causa della pandemia. Invece, anche per le numerose diserzioni da parte di importanti brand nazionali del comparto, l’immagine mostrata dalla manifestazione felsinea, nonostante l’impegno degli organizzatori, non è stata quella di un settore in crescita e compatto.

Un carico di responsabilità

«Bruxelles – commenta Alessandro D’Elia, direttore Generale di Suolo e Salute – ha messo il biologico al centro della propria azione politica indicandolo come strumento preferenziale per la realizzazione della transizione ecologica. Un ruolo sostenuto direttamente dai cittadini europei chiamati ad esprimere preliminarmente i loro indirizzi nei confronti della riforma della politica agricola comunitaria. Una scelta che costituisce una rivincita per il nostro comparto, attribuendogli però anche un notevole carico di responsabilità non solo di fronte alla produzione agroalimentare, ma dell’intera società».

«Ora occorre l’impegno di tutto il settore – continua D’Elia – per collocare il biologico nazionale all’interno di questa nuova dimensione di centralità, evitando marce indietro dell’ultima ora che innescherebbero pericolose crisi di identità».

Suolo e Salute pronto a dare il suo contributo

«Suolo e Salute vanta il primato consolidato come primo organismo di controllo e certificazione per il biologico in Italia ed è pronto a giocare la sua parte, ritenendo che la giornata del biologico sia l’occasione giusta per testimoniare l’unità e la solidità del nostro settore».

«Se il grande merito della prima giornata che si è tenuta nel 2021 – ricorda D’Elia – è stato quello di stimolare la definitiva approvazione della legge nazionale sull’agricoltura biologica, un traguardo centrato dopo una lunga attesa, l’appuntamento del 2022 ha l’obiettivo altrettanto importante di stimolare la definitiva pubblicazione del Piano d’azione nazionale per il biologico». Un documento atteso per definire gli strumenti con cui l’Italia vuole arrivare al 25% di superficie coltivata a bio entro il 2027 stimolando una parallela crescita equilibrata sul fronte della domanda.

L’obiettivo inderogabile del Piano d’azione

Nel corso dell’ultima edizione del Sana il sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole con delega al biologico Francesco Battistoni non ha potuto assicurare che l’elaborazione del Piano d’azione possa essere conclusa entro il termine della legislatura. Il passaggio di consegne al nuovo Governo sarebbe però un’evenienza che potrebbe innescare una lunga catena di ritardi.

«Ritardi da evitare assolutamente – conclude D’Elia – perchè rappresenterebbero un clamoroso passo falso nell’avvio del cammino verso la transizione ecologica dell’agricoltura italiana».

L’AZIENDA DI GIOVANNA, STORICA REALTÀ SICILIANA CERTIFICATA DA SUOLO E SALUTE, ARRIVA A 25 ANNI DI VINI BIO

L’AZIENDA DI GIOVANNA, STORICA REALTÀ SICILIANA CERTIFICATA DA SUOLO E SALUTE, ARRIVA A 25 ANNI DI VINI BIO

Veri custodi del territorio e sostenitori dei vitigni autoctoni siciliani, Gunther e Klaus Di Giovanna, eredi di una delle più antiche famiglie del vino in Sicilia, festeggiano a Sambuca (Ag) e Contessa Entellina (Pa) 25 anni di produzione certificata da Suolo e Salute con i “Bio Days”.

Tra i pionieri del biologico in Sicilia, l’azienda agricola Di Giovanna festeggia i venticinque anni dalla prima certificazione biologica e traccia la linea del futuro nel segno dell’enoturismo, del legame con il territorio e della produzione a impatto ridotto sul clima e sull’ambiente.

I fondatori Aurelio e Barbara Di Giovanna, hanno passato il testimone ai figli Gunther e Klaus, che continuano nella loro missione di una delle più intraprendenti famiglie del vino in Sicilia, veri custodi del territorio sin dal lontano 1968.

Nel cuore dei monti sicani

Nelle tenute di Contessa Entellina (Pa) e Sambuca di Sicilia (AG) i Di Giovanna puntano su vitigni siciliani autoctoni come Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Grillo, Catarratto e su alcune varietà internazionali come Chardonnay, Syrah e Merlot coltivati nei cinque vigneti di famiglia situati nelle piccole Doc di Contessa Entellina e Sambuca di Sicilia, nel cuore delle Terre Sicane. Cento ettari in tutto di cui 65 a vigneto bio.

L’inaugurazione di una nuova cantina

Nell’anno del venticinquesimo anniversario (1997-2022), i membri della famiglia Di Giovanna lanciano i “25 anni Bio Days”, appuntamenti con istituzioni locali, stampa, wine influencer, clienti horeca, agenti e winelover, per far conoscere l’azienda, il suo percorso, i vini e l’olio Gerbino. Per l’occasione, la cantina inaugura la nuova sala degustazione affacciata sui Monti Sicani e la collaborazione con l’Executive chef Davide Gallina del Donna Floriana, ristorante dei Mangia’s Resort, che proporrà, per occasioni speciali, wine&food experience esclusive, con un menù studiato sulla base delle caratteristiche dei vini.

Le motivazioni della quinta generazione

Durante gli incontri dedicati all’anniversario, Gunther e Klaus Di Giovanna – quinta generazione della famiglia – ripercorrono la storia e le scelte degli ultimi 25 anni. «Il nostro impegno nella produzione in biologico – spiega Gunther Di Giovanna -, sia in vigna che in cantina, ha origine dalle profonde motivazioni che caratterizzano la nostra storia familiare». «L’attenzione alla sostenibilità è una scelta di vita che non nasce da opportunità commerciali, anzi.  Non è stato facile nei primi anni ’90 fare capire al mercato il vino biologico, ma oggi possiamo dire di aver vinto una sfida difficile».

Per Di Giovanna il biologico è un metodo di produzione rigoroso e sottoposto a controllo da parte di enti di certificazione terzi, una circostanza che spinge a investire al meglio le competenze tecniche.

La scelta di convertire l’intera azienda al metodo biologico puntava a preservare la biodiversità del territorio. Oggi l’azienda si classifica tra le prime in Sicilia certificate bio e, dopo 25 anni di fedeltà al metodo biologico, si propone come leader nel suo segmento di mercato, esportando l’85% della produzione in molti paesi del mondo. Un traguardo raggiunto partendo dalla sperimentazione intrapresa dai fondatori Aurelio e Barbara Di Giovanna, protagonisti della rivoluzione enologica siciliana dagli anni ’70, sostenuta e innovata dai figli Gunther e Klaus.

IL BIOLOGICO PUNTI SULLE RISORSE UMANE

IL BIOLOGICO PUNTI SULLE RISORSE UMANE

La formazione di tutti i diversi Attori del Sistema è un asset più che mai strategico e fondamentale in questo momento per il mondo del Biologico. L’appello lanciato al Sana di Bologna da AssocertBio.

La formazione delle risorse umane, sia nel Sistema di Controllo e Certificazione sia lungo tutta la filiera del Biologico, dalla produzione alla distribuzione, rappresenta un valore centrale, un fondamento per l’intero settore e un’opportunità per le nuove generazioni. È l’appello lanciato da AssocertBio al mondo del biologico durante la 34° edizione del Sana, il salone internazionale del biologico e del naturale.

 Il ruolo di Assocertbio

Durante i quattro giorni di incontri e dibattiti che hanno scandito l’appuntamento bolognese, sono stati tanti gli spunti di riflessione e le sfide messe sul piatto di un settore in cui AssocertBio gioca un ruolo da protagonista, rappresentando più del 95% delle certificazioni bio del nostro Paese.

La competenza al centro

In un contesto come quello attuale, contraddistinto da un rallentamento dei consumi interni, ma allo stesso tempo da un aumento del numero degli operatori bio così come da una significativa crescita dell’export, aumenta la consapevolezza dell’importanza di puntare sulle persone e sulle competenze. «L’entrata in applicazione, a partire dal 01 gennaio 2022, del nuovo regolamento europeo, è avvenuta in un contesto a dir poco complesso, contraddistinto dall’aumento del prezzo delle materie prime, dei costi energetici e dell’inflazione» commenta Domenico Corradetti, segretario generale della associazione che rappresenta dodici enti certificatori del Biologico italiani.

La riforma del Reg. 2018/848

«Il Reg. (UE) n. 2018/848 oltre a disporre che la produzione biologica sia soggetta a “controlli ufficiali” – conformemente al regolamento (UE) 2017/625 – rende ancora più centrale il ruolo degli operatori, che devono rispondere a diversi adempimenti (ad esempio l’implementazione di un sistema di gestione bio, la redazione di una relazione tecnica, l’adozione di misure preventive e precauzionali, ecc.), che presuppongono il saper disporre di un mix di competenze e conoscenze».

Formazione professionale continua

Secondo Domenico Corradetti, segretario di AssocertBio, la formazione e il continuo aggiornamento, utili e strategici per il futuro del comparto, dovrebbero riguardare non solo le aziende ma anche tutte le figure professionali che, insieme alla filiera, costituiscono il Sistema del Biologico: si va, ad esempio, dal personale degli Organismi di Certificazione agli Ispettori, dall’Autorità Competente (Ministero, Regioni e province autonome) fino ai centri di assistenza agricola e ai consulenti.

«Siamo tutti chiamati, ogni giorno e con sempre maggior forza, a rassicurare il consumatore, che in un quadro contraddistinto da grandi incertezze, ha ancor più bisogno di garanzie su quello che acquista per la sua alimentazione. Noi enti di certificazione giochiamo un ruolo fondamentale: non a caso il Decreto Controlli (Dlgs 20/2018) ha stabilito dei requisiti ben precisi per il personale, per gli Ispettori e i professionisti che collaborano con gli Organismi di Certificazione del Biologico in termini di esperienza, di formazione iniziale e di titoli di studio.

Il bio sale in cattedra

In merito a questi ultimi segnaliamo la necessità di aumentare il numero di ore di lezione (in aula e di esercitazioni) dedicate all’insegnamento del metodo di produzione Biologico (in tutte le fasi e per tutte le tipologie di attività) nella Didattica prevista negli Istituti Tecnici così come nei corsi di Laurea delle Facoltà di Agraria. La conoscenza della legislazione del comparto, prerequisito fondamenta-le, non può che essere, infatti, complementare alla conoscenza delle tecniche del metodo di produzione: la combinazione di questi due fattori potrebbe essere una delle leve da utilizzare affinchè la virtuosità del sistema Biologico italiano continui ad eccellere.

Atteggiamento costruttivo

All’interno di un momento storico cruciale per il mondo del Biologico, secondo AssocertBio il ruolo di un’associazione è quello di riuscire a stimolare in modo costruttivo il settore. Diventa quindi fondamentale dare vita a una community di figure sempre più preparate e in grado anche di veicolare in maniera corretta le informazioni che poi vengono fornite ai consumatori finali. «Oggi gli operatori devono avere a disposizione, direttamente o tramite consulenti e collaboratori, una cassetta degli attrezzi molto composita e ricca di strumenti.

Il “Giurista del biologico”

Vi è la necessità di fare della formazione un obiettivo da condividere con l’intero settore del Biologico. Va in questa direzione, ad esempio, il Corso di Alta Formazione per “Giurista del Biologico” – organizzato dall’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) e Ismea – la cui seconda edizione è stata presentata   – lo scorso 10 settembre al Sana – in uno specifico convegno durante il quale siamo stati chiamati anche noi di AssocertBio a dare un contributo».

Si tratta di un passaggio culturale da compiere tutti insieme, che comporta saper vivere la formazione non solo come un dovere, ma come un’opportunità di crescita e miglioramento, utile per individuare i punti di criticità trovando gli strumenti per risolvervi. «La parola d’ordine – conclude Corradetti-  deve essere: formazione continua».

L’AUSTRIA PUNTA A RAFFORZARE IL RECORD DI SUPERFICIE BIO IN EUROPA

L’AUSTRIA PUNTA A RAFFORZARE IL RECORD DI SUPERFICIE BIO IN EUROPA

Ok a nove piani strategici nazionali Pac da parte della Commissione. Tra questi spicca l’Austria, l’unico Paese già in regola con l’obiettivo Farm to Fork del 25% di bio e che ora punta al 30%. L’Italia manca ancora all’appello

La Commissione europea ha dato il via libera Piani strategici nazionali Pac di Austria e Lussemburgo. Salgono così a nove i Paesi che hanno avuto il via libera da Bruxelles per l’attuazione della nuova Politica agricola comune. Il 31 agosto scorso avevano infatti ricevuto disco verde i Piani di Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Polonia, Portogallo e Spagna.

Gli obiettivi del Green deal

Restano 19 piani da approvare (il Belgio ne ha due) tra cui quello italiano, perché le norme Pac entrino in vigore, come previsto, il 1° gennaio 2023. I piani strategici nazionali sono una delle novità assolute della riforma approvata a livello Ue nel dicembre 2021. Sono lo strumento con cui gli Stati devono indicare come intendono spendere i 270 miliardi di euro di sostegno agli agricoltori europei (tra aiuti al reddito, sviluppo rurale e misure di mercato) tra il 2023 e il 2027, per realizzare gli obiettivi economici, sociali e ambientali di una Pac chiamata a realizzare gli obiettivi tracciati dalle strategie Farm to fork e Biodiversity del Green Deal (25% di superficie bio, riduzione del 50% dei prodotti chimici per la difesa e del 20% di fertilizzanti).

L’Italia può puntare al primo posto

Tra gli impegni che spiccano nel Piano austriaco quello di arrivare a regime con il 30% di bio. Il Lussemburgo invece punta solo al 20%, ma paradossalmente è l’obiettivo del piccolo paese dell’Europa centrale il più impegnativo. L’Austria infatti è già oggi al vertice del biologico europeo, l’unico che ha già raggiunto e superato il target  assegnato da Bruxelles (25,7%). Il Lussemburgo è invece oggi tra i fanalini di coda con una quota del 4,6%. L’impegno del paese alpino risulta quindi, a conti fatti, poco ambizioso e consentirebbe all’Italia di raggiungere la vetta europea se gli impegni anticipati in occasione del Sana (25% nel 2027, 30% nel 2030) verranno messi nero su bianco sul nostro Piano ormai in dirittura di arrivo.