Suolo e Salute

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CRESCITA ECCEZIONALE DEL MERCATO BIOLOGICO EUROPEO 2020

CRESCITA ECCEZIONALE DEL MERCATO BIOLOGICO EUROPEO 2020

Esce la consueta analisi del centro di ricerche svizzero Fibl. Il mercato del biologico raggiunge i 52 miliardi di euro (+15%), effetto del tasso di crescita più alto dell’ultimo decennio. In crescita, ma meno, anche  i terreni agricoli bio arrivati a 17 milioni di ettari nel 2020

Il mercato biologico europeo ha raggiunto un livello record nel 2020. È aumentato del 15% e ha raggiunto 52,0 miliardi di euro, il tasso di crescita più alto dell’ultimo decennio. Anche i terreni agricoli biologici hanno continuato a crescere. È quanto emerge dagli ultimi dati riportati nell’annuario statistico “The World of Organic Agriculture 2022″, presentato martedì 15 febbraio 2022 in diretta streaming da Fibl, l’istituto svizzero che è un punto di riferimento in Europa per gli studi sul biologico, ma andiamo con ordine.

Riguardo al potenziale produttivo Fibl rileva che nel 2020 in tutta Europa erano 17,1 i milioni di ettari di terreni agricoli erano biologici, di cui  14,9 milioni di ettari entro i confini dell’Unione europea. L’Italia purtroppo rallenta e non tiene il passo dei due nuovi Paesi leader. Con quasi 2,5 milioni di ettari, la Francia è infatti diventata il nuovo paese numero uno in termini di terreni agricoli a gestione biologica, seguita da Spagna (2,4 milioni di ettari), Italia (2,1 milioni di ettari) e Germania (1,7 milioni di ettari).

Settecentomila ettari di nuova superficie bio

I terreni agricoli biologici sono aumentati di oltre 0,7 milioni di ettari nell’Unione Europea, con un aumento del 5,3%. La crescita è stata, tuttavia, inferiore a quella dell’anno precedente. La Francia ha registrato 307.000 ettari in più rispetto al 2019, l’Italia oltre 102.000 ettari in più e la Germania oltre 88.000 ettari in più.

Il Liechtenstein ha la quota biologica più alta

Nel 2020, i terreni agricoli biologici in Europa costituivano il 3,4% del totale dei terreni agricoli e il 9,2% nell’Unione Europea. In Europa (e nel mondo), il Liechtenstein ha la quota biologica più alta di tutti i terreni agricoli (41,6%), seguito dall’Austria, il paese dell’Unione Europea con la quota biologica più alta (26,5%). Quindici paesi europei hanno riferito che almeno il 10 per cento dei loro terreni agricoli è biologico.

Modesta la crescita degli operatori

C’erano quasi 420.000 produttori biologici in Europa e quasi 350.000 nell’Unione Europea. L’Italia ha il numero più alto (71.590).

84’799 i trasformatori europei registrati nello stesso periodo e oltre 78’000 nell’Unione Europea. Sono stati contati oltre 6’800 importatori in Europa e quasi 5’800 nell’Unione Europea. Il paese con il maggior numero di trasformatori è l’Italia (quasi 23’000), mentre la Germania ha il maggior numero di importatori (oltre 1’900).

Boom nelle vendite al dettaglio

Le vendite al dettaglio in Europa sono state valutate a € 52,0 miliardi (€ 44,8 miliardi nell’Unione Europea). Il mercato più grande è la Germania (14,99 miliardi di euro). L’Unione Europea rappresenta il secondo mercato unico per i prodotti biologici a livello mondiale dopo gli Stati Uniti (49,5 miliardi di euro).

Il mercato europeo ha raggiunto un tasso di crescita record del 14,9 per cento nel 2020, il più alto dell’ultimo decennio. Tra i mercati chiave, la crescita più alta è stata osservata in Germania (22,3%). Nel 2020, i mercati del biologico in molti paesi hanno mostrato una crescita a doppia cifra a causa della pandemia poiché le persone sono rimaste a casa e hanno iniziato a cucinare più spesso. Salute, ambiente e cambiamento climatico sono diventate questioni importanti anche per i consumatori. Se questa tendenza continua, la produzione e la trasformazione devono tenere il passo. Secondo Fibl la strategia Farm to Fork dell’Unione Europea può supportare questo sviluppo con le rispettive misure.

I consumatori europei spendono di più in alimenti biologici

In Europa, i consumatori spendono 63,3 € per alimenti biologici pro capite all’anno (Unione Europea: 101,8 €). La spesa pro capite per alimenti biologici è raddoppiata nell’ultimo decennio. Nel 2020 i consumatori svizzeri e danesi hanno speso di più in alimenti biologici (rispettivamente 418 e 384 euro pro capite).

La Danimarca ha la quota di bio più alta al mondo

A livello globale, i paesi europei rappresentano le quote più alte delle vendite di alimenti biologici in percentuale dei rispettivi mercati alimentari. La Danimarca ha la quota di vendita di alimenti biologici più alta al mondo, con il 13,0% nel 2020, seguita dall’Austria con una quota dell’11,3% e dalla Svizzera con il 10,3%.

L’AUSPICIO DI FARINETTI: ITALIA TUTTA BIO IN 3-5 ANNI

L’AUSPICIO DI FARINETTI: ITALIA TUTTA BIO IN 3-5 ANNI

«Raddoppieremmo le esportazioni e il turismo». L’inventore di Eataly lancia la proposta nel corso dell’Innovation Talk sul futuro dell’agroalimentare italiano a Dubai

«Se dipendesse da me, dichiarerei obbligatoria l’agricoltura biologica in Italia entro tre-cinque anni». Firmato: Oscar Farinetti, presidente di Eataly, uno che di biologico e di marketing se ne intende.

Il ruolo attivo di Suolo e Salute

Eataly, la catena concepita da Farinetti per distribuire made in Italy di qualità in tutto il mondo, da qualche anno ha puntato sul biologico con prodotti che hanno conquistato uno spazio sempre più centrale nell’offerta. Un progetto in cui Suolo e Salute svolge un ruolo attivo come organismo di certificazione degli store Eataly sul territorio nazionale.

«É auspicabile e possibile arrivare al 100% di prodotti italiani biologici nel prossimo futuro». Lo ha ribadito nel suo intervento nel corso dell’Innovation Talk su “Il futuro del sistema agroalimentare tra innovazione, sicurezza e sostenibilità”, organizzato dall’agenzia Ice al Padiglione Italia di Expo 2020 Dubai.

L’evento è stato realizzato in occasione della partecipazione dell’Italia al Gulfood 2022, la più grande fiera dell’agroalimentare nel Medio Oriente.

«Immaginate se il premier Mario Draghi annunciasse che tutta l’Italia è biologica, sarebbe una convincente azione di marketing».

La prima regola di marketing

La prima regola di marketing osservata dall’imprenditore piemontese nelle sue attività è: dare alle persone quello che veramente desiderano, anche se non sanno ancora di desiderarlo.

E in effetti la domanda di sostenibilità non è mai stata così elevata nell’agroalimentare mondiale, una sfida che il nostro Paese può vincere se non mette in discussione proprio adesso i suoi record nelle produzioni di qualità e nel biologico. «In un mercato competitivo, o ti differenzi, o soccombi». Il cliente è sovrano, non lo si può conquistare senza una proposta di valori difendibili.
«Se vincessimo questa sfida, raddoppieremmo le esportazioni e il turismo. Dobbiamo essere forti su questo concetto, il futuro dell’Italia si gioca sulla forte correlazione tra biologico e sostenibilità».

IL RITORNO DEL COTONE, PER UNA FILIERA CORTA BIO E 100% MADE IN ITALY

IL RITORNO DEL COTONE, PER UNA FILIERA CORTA BIO E 100% MADE IN ITALY

Due giovani imprenditori stanno facendo rifiorire nella Capitanata una filiera redditizia e sostenibile che parte dal seme, passa dalla bambagia e arriva a camicie di misura certificate 100% bio e made in Italy. Via alla semina di 50 ettari nella prossima primavera, ma l’obiettivo di Michele Steduto e Pietro Gentile è di arrivare a 10 volte tanto entro il 2025. Suolo e Salute è l’ente di certificazione del cotone bio.

Dalla materia prima bio al prodotto confezionato finito. Dal seme alla bambagia, fino alla camicia 100% made in Italy. Il progetto di due giovani imprenditori foggiani chiude un progetto di filiera a chilometro zero interamente biologica e inconsueta per i campi italiani: quella del cotone. Un ritorno per una coltura dimenticata che è merito di Michele Steduto e Pietro Gentile, alla guida del gruppo tessile Gest e della società Strep It Oso e anche di Suolo e Salute che è l’organismo di certificazione scelto per seguirne la fase di produzione in campo, di trasformazione e commercializzazione.

Il microclima e i terreni ideali

I suoli fertili e il clima della Capitanata, in provincia di Foggia, costituiscono l’ambiente ideale per il risorgimento di una coltura che richiede l’alternanza di una stagione caldo-secca e una più umida e che era già praticata in passato da queste parti. Si tratta della coltura tessile più coltivata al mondo, la concorrenza internazionale è agguerrita, ma la forte tensione sugli aspetti relativi alla tutela dell’ambiente, l’attenzione all’origine e al rispetto di condizioni di lavoro eque e sostenibili stanno creando i presupposti per un suo ritorno in grande stile.

«Il nostro obiettivo – spiega Michele Steduto – è quello di seminare un futuro di sostenibilità, di lasciare un esempio per i nostri figli valorizzando le competenze di una filiera decisiva per il made in Italy ma che si sta disperdendo: quella tessile, con il ritorno di attività come la filatura e la tessitura».

L’interesse dei grossi brand

Un impegno che raccoglie già i primi frutti. «All’orizzonte si profilano infatti possibili intese con grandi gruppi del settore tessile interessati a garantirsi una filiera certificata tutta bio e tutta italiana».

Dopo due anni di sperimentazioni il progetto di filiera sta infatti entrando nel vivo: in Puglia spunteranno le prime e uniche piantagioni di cotone bio europeo.

Seme certificato bio

Steduto, grazie ad un accordo con un’azienda sementiera, ha fatto produrre seme certificato biologico per almeno 50 ettari. La società Strep It Oso di San Marco in Lamis, alle pendici del Gargano, è la capofila di un progetto di filiera che promette reddito e soddisfazione morale per gli agricoltori che stanno sottoscrivendo i contratti di coltivazione per le semine imminenti.

Le prove effettuate negli ultimi due anni ne confermano la validità. La collaborazione tecnica di Demetrio Neri, che nei 7 ettari di proprietà dell’azienda Posta Faugno ha già raccolto 20mila chili di cotone purissimo, dimostra la possibilità di sviluppare una filiera alternativa a quelle del grano duro e del pomodoro da industria, imperanti in questa zona, con costi di coltivazione competitivi.

Una risorsa per le rotazioni

«Il cotone – assicura Steduto – rappresenta una valida alternativa colturale e una risposta concreta al divieto di monosuccessione imposto dalla prossima programmazione della Politica agricola comunitaria».

«Per ora puntiamo su aziende agricole che sono già in biologico che possono inserire questa coltura da rinnovo nelle rotazioni aziendali assicurandosi un notevole valore aggiunto». Presto ci sarà spazio però per nuove conversioni al bio. «L’obiettivo è infatti quello di arrivare a 500 ettari entro il 2025». Un ottimismo giustificato dai risultati economici di questa coltura.

Il bio come carta di valorizzazione

A fronte di costi colturali pari a circa 2mila euro ad ettaro, compresi quelli dell’irrigazione e di una seminatrice pneumatica fornita da Strep It Oso (circa un quarto di quanto costa oggi produrre pomodoro da industria), i guadagni per l’agricoltore possono arrivare a 5mila euro ad ettaro, grazie a rese medie di 50 quintali ad ettaro di bambagia e a un prezzo che oggi è superiore a 1 dollaro al chilo.

Ma il cotone non è solo fibra e per gli imprenditori agricoli vi sono anche altre opportunità, valorizzandole l’olio di semi per cosmesi e farmaceutica, il seme può essere utilizzato in zootecnia, la biomassa dei residui vegetali per la produzione di energia.

«La crescita di una massa critica per il cotone made in Italy potrebbe poi spingere per l’ottenimento di un aiuto accoppiato, in linea con quanto viene già riconosciuto in Grecia».

E poi c’è la carta del biologico: «è la nostra scommessa per differenziarci da Spagna e Grecia, dove ci sono solo coltivazioni convenzionali. Un vero asso nella manica che può rimettere il made in Italy al centro».

UN CARRELLO DELLA SPESA PIÙ SOSTENIBILE

UN CARRELLO DELLA SPESA PIÙ SOSTENIBILE

Esplosione delle etichette green su prodotti della Gdo. Lo rileva l’Osservatorio Immagino, la piattaforma di rilevamento creata da GS1 Italy che, nella decima edizione relativa al secondo semestre 2021, ha evidenziato una forte crescita del paniere dei prodotti che si rifanno ai temi della transizione ecologica per un valore che arriva a 11,5 miliardi di vendite.  Un comparto di prodotti sostenibili capitanato dal biologico, che mantiene la quota maggiore di vendita. In forte crescita i prodotti certificati come compostabili e quelli confezionati con bioplastiche

La sostenibilità guida le scelte d’acquisto degli italiani, ma soprattutto permea le politiche commerciali delle aziende del largo consumo, che stanno affrontando su più fronti la transizione ecologica e lo comunicano sempre più spesso ai consumatori.

Il “green” invade le etichette

È quel che emerge dalla nuova edizione dell’Osservatorio Immagino, che ha rilevato ben 35 indicazioni “green” leggibili sulle etichette di oltre 30 mila prodotti venduti in supermercati e ipermercati di tutta Italia.

L’Osservatorio Immagino è la piattaforma di indagine creata da GS1 Italy (nuova denominazione di Indicod-Ecr, è l’unico ente italiano autorizzato al rilascio dei Codici a Barre) per raccontare i consumi degli italiani in un modo nuovo.

Monitora i fenomeni di consumo nel nostro Paese mettendo in rapporto le informazioni delle etichette dei prodotti già digitalizzati da Immagino e i dati di Nielsen di venduto, consumo e uso dei media. Aggiorna i rilevamenti ogni sei mesi su carta o in digitale.

Un terzo del paniere

La decima edizione dell’Osservatorio ha appunto rilevato un paniere significativo e multiforme di prodotti “green”, che ha superato gli 11,5 miliardi di euro di vendite nel periodo osservato (dal 1 luglio 2020 al 30 giugno 2021), mettendo a segno un aumento di +3,2% rispetto ai 12 mesi precedenti e contribuendo per quasi il 30% al sell-out di tutto il paniere rilevato.
«Una crescita- spiega Marco Cuppini, che in GS1 Italy ricopre il ruolo di Research and communication director-  che è legata all’aumento dell’offerta di prodotti dalle caratteristiche sostenibili, che rappresentano ormai il 23,9% delle 125.431 referenze monitorate».

Fantasia nei claim

Oltre ad aumentare il numero dei prodotti segnalati come sostenibili, aumentano anche i claim “green” presenti sulle loro confezioni, che l’Osservatorio Immagino ha suddiviso in quattro aree tematiche: management sostenibile delle risorse, agricoltura e allevamento sostenibili, responsabilità sociale e rispetto degli animali.
Complessivamente, l’indicazione più diffusa è quella del Biologico (6,6% delle referenze), seguita dalla certificazione FSC (gestione sostenibile delle foreste) e dai claim “sostenibilità” e “riciclabile”. Le più performanti nel 2021 sono state Mater-Bi, ovvero i prodotti confezionati con bioplastica brevettata (+48,0% delle vendite), la certificazione Ok-Compost e le indicazioni “compostabile” e “senza antibiotici”.

BIOCONTROLLO, LA MIGLIORE PRATICA CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE

BIOCONTROLLO, LA MIGLIORE PRATICA CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE

Protezione in campo ma anche in post-raccolta: insetti utili, microrganismi, semiochimici e sostanze naturali sono in grado di prolungare la shelf life di frutta e orticole, realizzando un sistema alimentare ad alto grado di sostenibilità. Lo ricorda Cia-Agricoltori Italiani in occasione della giornata contro lo spreco alimentare

Mitigare la crisi climatica e combattere lo spreco alimentare: il biologico e i suoi strumenti sostenibili di difesa sono in prima linea. Lo assicura Cia-Agricoltori Italiani che, con queste finalità, ha avviato un progetto di innovazione digitale in 100 aziende agricole con Ibma Italia, l’associazione delle realtà attive nella bioprotezione delle colture. Il 5 febbraio si è celebrata la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, appuntamento fisso che dal 2014 cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sullo spreco di cibo.

Risorse naturali

A questo proposito Cia ha voluto ricordare che strumenti come insetti utili, microrganismi, feromoni, sostanze naturali sono in grado di contrastare in maniera efficace parassiti e agenti patogeni delle piante sia in campo che in post-raccolta, consentendo di prolungare la shelf life di frutta e orticole, realizzando un sistema alimentare ad alto grado di sostenibilità.

Gli obiettivi del Green Deal

Si riducono così infatti le perdite di cibo lungo le catene di produzione e di fornitura. L’obiettivo del progetto di Cia e Ibma, attraverso attività di formazione attiva e prove in campo sulle nuove tecnologie digitali e bio, è quello di sostenere l’obiettivo del Green Deal europeo di una transizione ecologica che consenta di ridurre, entro il 2030, il 50% dell’uso degli agrofarmaci di sintesi per la formazione attiva e le prove in campo di queste nuove tecnologie

 

Sprecare meno

«Lo spreco alimentare – dicono da Cia – è un problema in continua crescita. Per invertire questa tendenza, è necessaria una trasformazione radicale del nostro sistema agroalimentare, che deve iniziare dalle pratiche agricole ed estendersi lungo tutta la catena del valore: produzione, trasformazione, stoccaggio, esportazione, distribuzione e consumo domestico». I progressi nelle nuove soluzioni di bioprotezione possono svolgere un ruolo significativo in questo senso, riducendo le inefficienze e gli sprechi alimentari lungo la catena alimentare, prendendo in prestito gli strumenti dalla cassetta degli attrezzi della natura.

Valorizzare la conoscenza

«La ricerca in questi anni ha mostrato come proprio grazie al biocontrollo gli agricoltori possano aumentare le azioni di contrasto ai parassiti, garantendo alimenti più sani e sicuri sulle nostre tavole». La diffusione di queste metodologie passa dalla sperimentazione agronomica per valorizzare il know how degli agricoltori, nell’obiettivo di produrre di più e meglio, ma con meno impatto.

SANA SLOW WINE FAIR SLITTA A FINE MARZO

SANA SLOW WINE FAIR SLITTA A FINE MARZO

La prima edizione del Salone dei vini “buoni, puliti e giusti” organizzata a BolognaFiere si terrà dal 27 al 29 marzo

Slitta alla fine di marzo la prima edizione di Sana Slow Wine Fair, la manifestazione internazionale dedicata al vino buono, pulito e giusto in programma a Bologna. Il Salone – organizzato da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food – era in programma alla fine di febbraio ma, per favorire lo svolgimento in sicurezza e agevolare la partecipazione degli operatori nazionali e internazionali, si terrà da domenica 27 a martedì 29 marzo.

Il Manifesto di Slow Food

Sotto le Due Torri arriveranno cantine provenienti da tutta Italia e dall’estero per presentare prodotti che rispondono ai principi della Slow Wine Coalition e che sono ispirati dal Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto: sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio e del ruolo culturale e sociale delle aziende vitivinicole nei propri territori.

«Sana Slow Wine Fair – osserva Gianpiero Calzolari, Presidente BolognaFiere – sarà una preziosa occasione di confronto per un settore in forte espansione che fonde la cultura enologica agli aspetti legati alla sostenibilità, all’etica nella produzione e alla biodiversità».

L’esperienza di Sana

«Su questi temi – continua il presidente – , prioritari per produttori e consumatori, possiamo vantare un’esperienza trentennale con l’organizzazione di Sana, la più importante manifestazione dedicata al mondo del biologico e del naturale».

«Considerata l’attuale situazione dell’emergenza sanitaria – conclude – il posticipo di questa prima edizione di Sana Slow Wine Fair consentirà di favorire l’arrivo di operatori e appassionati e ci permetterà di accoglierli in sicurezza».