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LAZIO PUNTA SULL’AGRICOLTURA BIO: CINQUE NUOVI BIO-DISTRETTI RICONOSCIUTI

LAZIO PUNTA SULL’AGRICOLTURA BIO: CINQUE NUOVI BIO-DISTRETTI RICONOSCIUTI

Sino al 10 novembre sarà possibile per i bio-distretti riconosciuti dalla Regione Lazio, partecipare al bando che assegna 400mila euro di risorse regionali alla concessione di contributi per la loro promozione e consolidamento.

Via alle delibere di riconoscimento da parte della Giunta regionale, di cinque nuove realtà territoriali identificate come bio-distretti, all’interno della regione Lazio. Oltre trenta comuni ricadono all’interno delle cinque aree, che si sono organizzate investendo per la diffusione del metodo biologico di coltivazione.

A comunicare la notizia è Enrica Onorati – Assessore all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Pari opportunità; per la regione Lazio.

I distretti biologici in questione

Cinque sono le aree interessate, che coinvolgono tratti geografici diversificati e differenti comunità del territorio:

  • Castelli Romani: l’area abbraccia sei comuni. Tra questi compaiono Colonna, Frascati e Rocca di Papa.
  • Lago di Bolsena: il distretto biologico, circoscrive nel suo ambito circa diciassette comuni, tra i quali Cellere, Latera e Montefiascone.
  • Etrusco Romano: il territorio attraversa i comuni di Fiumicino, Cerveteri e comprende la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano.
  • Valle di Comino: racchiude al suo interno circa sedici piccoli comuni, nominiamo tra questi Atina, Pescosolido e Settefrati.
  • Via Amerina e delle Forre: il bio-distretto comprende e attraversa dodici comuni, citiamo Civita Castellana, Gallese e Vallerano.

 

Il punto di vista della Regione
«Dopo l’approvazione del Regolamento sui distretti biologici in Giunta regionale, realizzata lo scorso febbraio, abbiamo approvato le delibere di riconoscimento di queste cinque nuove realtà territoriali» afferma Onorati. «Si tratta di aree all’interno del quale agricoltori biologici, trasformatori, ma anche associazioni di consumatori ed enti locali, hanno sottoscritto dei protocolli specifici per la diffusione del metodo di coltivazione biologica. Questi si estendono inoltre, verso il sostegno di una gestione di attività che possono andare al di là della sola agricoltura, conservando l’elemento di sostenibilità.»


«Per la Regione Lazio, è importante promuovere progettualità che puntino allo sviluppo dell’agricoltura bio: ad un uso razionale delle materie prime e delle risorse energetiche. È per noi fondamentale la riduzione dell’uso di fitofarmaci, di fertilizzanti di sintesi; ma il tutto, ci preme che sia contestualizzato all’interno della cornice del bio-distretto. Quest’ultimo infatti, è oramai uno strumento forte di un’attività organizzata
attraverso l’approfondimento di studi di mercato, azioni di educazione alimentare, partecipazione a fiere e manifestazioni, diffusione di materiale cartaceo e digitale» aggiunge l’Assessore.

In tal senso, Onorati ricorda la possibilità – offerta dalla Regione Lazio, fino al 10 di novembre – di partecipazione – per i bio-distretti riconosciuti regionalmente -, al bando di assegnazione di 400mila euro di risorse appartenenti al bilancio regionale; alla concessione di contributi dedicati alla promozione delle realtà dei distretti biologici.

 

Fonte: Il Faro online

ACCREDITATA DALL’USDA: SUOLO E SALUTE PUÒ ORA CERTIFICARE IN CONFORMITA’ AL NOP

ACCREDITATA DALL’USDA: SUOLO E SALUTE PUÒ ORA CERTIFICARE IN CONFORMITA’ AL NOP

«Siamo stati tra i primi Organismi di certificazione europei ad operare in conformità al NOP, fin dal lontano 2003, – dichiara Alessandro D’Elia, Direttore generale di Suolo e Salute – e abbiamo deciso di tornare sull’accreditamento per garantire direttamente il servizio alle imprese bio con propensione verso il mercato statunitense»

Suolo e Salute è stata accreditata dall’USDA – United States Department of Agriculture, per la certificazione delle produzioni biologiche esportate negli Stati Uniti in conformità al NOP; la normativa americana per il bio. Oltre quindi, ad operare in regime di equivalenza, può ora anche certificare la conformità delle produzioni.

«E’ un riconoscimento importantecommenta Alessandro D’Elia, Direttore generale di Suolo e Salute – che va ad aggiungersi ad altri. Suolo e Salute è stato tra i primi Organismi di certificazione ad operare in conformità al NOP, fin dal lontano 2003, attività che abbiamo lasciato nel 2012 in virtù della stipula dell’accordo di equivalenza tra UE e USDAAbbiamo deciso, per scelta strategica e per aumentare la gamma dei servizi, di ritornare a certificare direttamente NOP per aumentare le opportunità di sviluppo sia di Suolo e Salute sia delle aziende controllate, con predisposizione verso il mercato degli USA. Un obiettivo importante e senz’altro ampiamente meritato per l’impegno e il grande lavoro svolto.»

Il mercato americano offre una grande prospettiva alle aziende biologiche italiane, e non solo, visto anche i risultati di alcune ricerche sulla crescita dei consumi. Tra gli studi più significativi vi è quello dello scorso anno condotto da Nomisma. Secondo l’analisi, quasi 9 famiglie su 10 (89%) hanno consumato un prodotto alimentare o una bevanda a marchio BIO nel 2020; quota cresciuta rispetto al 2016, quando era pari all’82%.

Tra gli altri fattori che fanno degli Stati Uniti un mercato ad alto potenziale per il biologico ci sono: l’elevato numero di heavy user – coloro che consumano bio almeno una volta a settimana -, che rappresenta il 40% del totale. La forte espansione del consumo di prodotti BIO anche al di fuori del contesto domestico: il 76% degli americani ha infatti consumato prodotti bio o piatti a base di ingredienti biologici, anche nel canale away from home, almeno una volta nell’ultimo anno.

BIO IN SICILY: PESCA, TURISMO E AGRICOLTURA SOSTENIBILE, NELL’ISOLA PIÙ A SUD D’ITALIA

BIO IN SICILY: PESCA, TURISMO E AGRICOLTURA SOSTENIBILE, NELL’ISOLA PIÙ A SUD D’ITALIA

La seconda edizione della manifestazione ha avuto luogo a Bagheria (PA), dall’1 al 3 ottobre. Un importante momento di confronto collettivo tra gli operatori delle differenti filiere.

 Una tre giorni ricca di incontri ed eventi quella di Bio in Sicily; all’interno del quale è stato possibile ripensare logiche e relazioni di produzione, alla luce della strategia From Farm to Fork e degli obiettivi da questa previsti.

Un evento, nato dall’intenzione, di creare uno spazio dedicato alla valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche e turistiche del territorio. Ma anche un pretesto: intorno al quale riunire gli operatori della filiera agroalimentare, del turismo sostenibile e del comparto ittico, in un dialogo con soggetti istituzionali, consumatori, ed esperti di marketing, comunicazione e strategie commerciali.

Seminari, tavole rotonde, momenti di dibattito moderati da giornalisti dei diversi settori, si sono succeduti. Trovando la partecipazione degli operatori dei vari comparti coinvolti, di esperti di sviluppo locale, di rappresentanti delle diverse istituzioni e di ricercatori.

 

Il programma

La manifestazione ha passato in rassegna l’approfondimento dei seguenti argomenti:

  • Il turismo, l’agricoltura e la pesca;
  • Il valore salutistico della Dieta mediterranea;
  • Valorizzazione e promozione del pescato locale e dell’acquacoltura;
  • Promozione turistica legata ai borghi marinari e al turismo costiero;
  • Le prospettive della nuova programmazione dei Fondi europei e del PNRR, nella regione Sicilia.

Questa seconda edizione dell’evento, è stata realizzata grazie all’organizzazione dell’associazione La Piana d’Oro, in collaborazione con il Gal Metropoli Est, la Condotta Slow Food di Bagheria, il sostegno di APO Sicilia.

Balestrieri: «La parola Bio deve evocare per il consumatore un prodotto che venga percepito come buono, gustoso, ma soprattutto sano e sicuro»

«Per il secondo anno, Bio in Sicily, si è presentata al pubblico con l’obiettivo di sensibilizzare operatori e opinione pubblica sull’importanza della costituzione del brand “Isola Bio”, per l’intera produzione agroalimentare siciliana. Poiché pensiamo rappresenti un importante strumento di marketing commerciale per l’identità della regione» dichiara Michele Balestrieri, Presidente dell’Associazione La Piana d’Oro.

Liberto e Catanzaro: «Auspichiamo un cambiamento strategico che possa condurre a un percorso verso la transizione ecologica »

«Coniugare lo sviluppo economico e l’ambiente, all’interno di una nuova programmazione agricola: questo deve essere l’obiettivo prioritario» affermano Mario Liberto e Adalberto Catanzaro, di Slow Food Bagheria.

Cerami: «É importante formare e informare su ambiente, salute, biodiversità»

«È importante la formazione e l’informazione su questi temi, nell’ottica di attribuire il giusto valore al cibo. L’obiettivo, come sempre, è ed è stato quello di far conoscere i prodotti buoni, puliti e giusti della nostra Sicilia» – aggiunge Francesca Cerami, Direttrice generale dell’Istituto per la Promozione e la Valorizzazione della Dieta del Mediterraneo.

L’evento è stato patrocinato dal Comune di Bagheria e dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea. Suolo e Salute ha partecipato all’evento, rappresentata dal dott. Pietro Gemellaro, direttore regionale Sicilia.

Fonte: Fresh Plaza

SE LA SOSTENIBILITÀ DIVENTA UN VALORE

SE LA SOSTENIBILITÀ DIVENTA UN VALORE

Circa 37,5 milioni di italiani ricerca all’interno della propria quotidianità un modo per tutelare e fare spazio a scelte che salvaguardino la propria salute e quella del pianeta.

Cresce del 3% rispetto all’anno scorso, l’interesse degli italiani verso il cosiddetto tema green.
Lo scopriamo attraverso un rapporto annuale, realizzato per il settimo anno consecutivo da LifeGate, in collaborazione con l’Istituto Eumetra Mr., dal titolo: Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile.

Se spostiamo lo sguardo indietro di qualche anno, scopriamo la sensibilità del popolo italiano su questo fronte, essere cresciuta del 32%. Dal 2015 infatti, l’attenzione per tutto ciò che riguarda uno stile di vita sostenibile, è incrementata notevolmente.
I più attenti e propositivi?
La generazione Z, per cui la sostenibilità rappresenta un valore. Questi ragazzi appaiono infatti in prima linea (assieme a laureati e adulti fino ai 34 anni), nella ricerca della salvaguardia dell’ambiente, all’interno delle scelte del quotidiano.

Il coinvolgimento delle città

Da Roma a Milano, la percentuale di partecipazione delle persone al tema si trasforma. Milano, ora motore della crescita, registra dallo scorso anno il +5% del coinvolgimento tra i cittadini in tema ambientale. La capitale modera invece il proprio interesse, riportando rispetto allo scorso anno, un calo del 5% dell’attenzione sull’argomento.

Le conseguenze della pandemia

Dal verificarsi dell’emergenza dovuta alla diffusione del Covid-19, gli stili di vita delle persone hanno teso a un cambiamento o condotto a una messa in discussione di questo.

A posteriori dell’emergenza, l’86% della popolazione ha in programma di modificare il proprio stile di vita, favorendo la scelta di prodotti nazionali. Il 75% acquista prodotti Made in Italy; il 69 mangia più sano; il 67% preferisce prodotti sostenibili, il 63% fa attenzione che siano specificatamente biologici. Quanto alle vacanze, l’83% delle persone predilige mete italiane.

Anche relativamente ai mezzi, si è verificato un mutamento. Il 42% ha “scoperto” la bicicletta e il 15 ha incrementato la percorrenza di piste ciclabili cittadine.

Il fronte teorico

Il tema del riscaldamento globale trova tutti alquanto preparati: informatissima è la Generazione Z che sfiora l’85% di informazione sull’argomento, al fianco di un più che sufficiente 77%, che investe il resto della popolazione.

La crisi climatica, con tutte le conseguenze che si porta appresso, è nota al 61%. Le percentuali diminuiscono se nominiamo la transizione ecologica, che tocca il 32% assieme al tema della Cop26.
La carbon neutrality è in coda ai temi green con il 20% di informazione in merito. Un buon 87% della popolazione, si è fatto l’idea che sia necessario fermare i cambiamenti climatici, adattando il proprio stile di vita. Vediamo come.

Il versante pratico

L’alimentazione, è certo l’ambito attraverso cui viene canalizzato l’impegno, di coloro che hanno a cuore la sostenibilità e cercano di applicarla alle scelte del quotidiano. Il 59% della Generazione Z e il 50% della popolazione in generale, sa distinguere e descrivere le caratteristiche di un’alimentazione sostenibile che si rispetti.

Il 25% sceglie di limitare la quantità di carne; il 5% predilige una dieta vegetariana o vegana.
Il 79% sostiene e crede nell’agricoltura biologica, con un consumo degli alimenti bio al 14%; nel quale il 33% della popolazione sarebbe disposto a investire di più in termini economici.

La mobilità in chiave sostenibile, è un argomento accolto dal 49% della popolazione (52% Generaz. Z), sebbene l’auto elettrica sia contemplata solo dall’8%. Il 74% domanda un incremento dei mezzi pubblici e dei car sharing, al fine di ridurre l’utilizzo singolo della propria automobile.

L’87% degli italiani ritiene siano corretti gli investimenti statali nelle fonti di energia rinnovabile, il 20% afferma anche di utilizzarla.

Per quanto riguarda il versante della Moda: l’81% delle persone è a conoscenza che moda e arredamento rientrino tra le categorie sostenibili, ma solo il 12% ne fa effettivamente uso.

Il 37% contempla e presta attenzione anche agli investimenti sostenibili, ma chi ne effettua realmente è il 12% della popolazione. Il 25% ha inoltre fatto esperienza di crowdfounding e il 17, di investimenti a impatto. L’11% nei fondi di investimento Esg.

Nella selezione delle aziende dal quale acquistare, i criteri attraverso cui queste, vengono giudicate sostenibili, consistono: nella modalità di utilizzo delle proprie risorse (50%); nell’essere o meno Carbon neutral (30%); nella pubblicazione di report aziendali legati alla sostenibilità (19%).

Quanto ai prodotti consumati invece: il 35% degli italiani considera importante la trasparenza delle informazioni comunicate; il 24%, la presenza di una certificazione sostenibile a garanzia di qualità e il 14% valuta importante la compensazione delle emissioni.

 

Fonte: Repubblica

SIMPOSIO INTERNAZIONALE: IL PUNTO SULL’ORTICOLTURA E LA FRUTTICOLTURA BIOLOGICA

SIMPOSIO INTERNAZIONALE: IL PUNTO SULL’ORTICOLTURA E LA FRUTTICOLTURA BIOLOGICA

In programma dal 14 al 17 Dicembre a Catania. La manifestazione si terrà per questa edizione in diretta streaming, potrà quindi essere seguita online dagli utenti registrati.

Al via il III International Organic Fruit Symposium e al I Organic Vegetable Symposium (OrgHort 2020). L’evento è organizzato dal Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania, con l’obiettivo di condividere con gli attori e gli studiosi del settore, un focus di aggiornamento sull’ortofrutta biologica.

Il programma

Le giornate di studio (fatta eccezione per il venerdì 17, ancora da definire inizieranno alle 8,30 e termineranno alle 18,30. Saranno suddivise in sessioni composte da lezioni plenarie e presentazioni, lezioni su invito, business meeting e workshop.

Gli incontri prevedono l’approfondimento, attraverso il contributo scientifico di professionisti, dei seguenti temi:

  • Agroecologia e biodiversità orticola;
  • Genetica e studi genomici;
  • Allevamento biologico e propagazione;
  • Ecofisiologia in agricoltura biologica;
  • Gestione degli stress abiotici;
  • Lotta biologica degli artropodi infestanti e fitopatogeni;
  • Filiere orticole biologiche;
  • Strumenti per la codifica a barre dei prodotti orticoli biologici;
  • Salute e nutrizione compresi studi su sostanze volatili, aromi e composti nutraceutici;
  • Studi sul ciclo di vita, impronta, performance economica dell’agricoltura biologica.

Tra i relatori invitati: Miguel A. Altieri – Presidente della Società Scientifica di Agroecologia dell’America Latina; Gabriel Berg – Biologa, Biotecnologa e ricercatrice tedesca; Prohens Tomàs Jaime – Docente di Genetica e Coltivazione delle Piante, presso l’Università Politecnica di Valencia.

Il Simposio OrgHort2020 definirà una visione del settore, dal breve al lungo termine, al fine di migliorare concretamente l’agroecologia dell’agricoltura biologica e le catene alimentari biologiche. Stabilirà inoltre una rete internazionale attiva che coinvolgerà tutti i soggetti interessati su un tema di grande attualità.

La partecipazione di Suolo e Salute

Suolo e Salute parteciperà alla manifestazione in qualità di Sponsor.

“Siamo il primo organismo di controllo e certificazione del biologico in Italia, con oltre 21.000 aziende certificate e 650.000 ettari di superficie bio nazionale controllata – commenta Alessandro D’Elia, direttore generale di Suolo e Salute – Tra le realtà certificate, soprattutto al sud, sono molti gli operatori che producono orto-frutta biologica ed emerge chiaramente dalla base produttiva l’enorme bisogno di soluzioni tecniche, di innovazione e di ricerca specifica per il comparto. Quindi che ben vengano questi momenti di confronto e di scambio di esperienze tra ricercatori e per questo che siamo lieti di dare il nostro modesto contributo per l’ottima riuscita del Simposio che si terrà in Sicilia, terra di elezione per il biologico di qualità.”

QUI è possibile scaricare il programma completo e QUI effettuare la registrazione all’evento.

Ulteriori informazioni a questo LINK.

Fonte: Sinab

VINO BIO: IN ITALIA E NEL MONDO, UNA RIVOLUZIONE GIÀ IN ATTO

VINO BIO: IN ITALIA E NEL MONDO, UNA RIVOLUZIONE GIÀ IN ATTO

I dati evidenziano che il tasso di conversione dei vigneti alla produzione biologica è aumentato, dal 2005 al 2019, con una media del 13% all’anno. A guidare il processo di conversione: Spagna, Francia, Italia e Austria, con la più alta incidenza di superfici nazionali votate a vigneto biologico.

 

A offrire il quadro generale sul vino biologico, all’interno del rapporto intitolato: “World Organic Vineyard, è l’OIV – Organisation internationale de la vigne et du vin, organismo intergovernativo a carattere scientifico e tecnico, guidato dal professor Luigi Moio.

Lo studio si concentra sul focus della viticoltura biologica, mettendo in luce la forte evoluzione registrata nel settore negli ultimi 15 anni.

 

Le possibili cause

Lo studio osserva, come l’impennata della crescita delle superfici, sia stata direttamente proporzionale alla propensione alla certificazione del prodotto e quindi alla sua vendita. «Un forte ritmo di crescita, – commenta l’OIV -, è in buona parte giustificato dal fatto che la viticoltura biologica è da considerarsi un fenomeno in crescita e ricco di prospettive

I numeri della crescita

I vigneti biologici diffusi attualmente nel mondo, ammontano a quasi mezzo milione di ettari. Nel periodo compreso tra il 2005 e il 2019, la superficie vitata a bio è aumentata in media del 13% all’anno; con una corrispondenza della diminuzione della superficie vitata non biologica, decresciuta con una media dello 0,4% all’anno.

A parere degli studiosi dell’OIV, il movimento della crescita è variegato. Sono state registrate infatti, oscillazioni sia in ingresso che in uscita: «la conversione di un vigneto alla coltivazione biologica è spesso complessa e richiede un cambio di paradigma produttivo» commenta l’Organizzazione. «Andamenti climatici avversi predisponenti le malattie della vite, problemi strutturali o organizzativi possono scoraggiare il processo, portando i produttori ad abbandonare la certificazione della produzione biologica

La distribuzione geografica

Su un totale di 63 paesi coinvolti nel bilancio del rapporto, la superficie totale vitata bio e certificata, è stata stimata nell’anno 2019: in 454mila ettari, ovvero il 6,2% della superficie totale vitata nel mondo. Francia Italia, Austria e Spagna, le nazioni alla guida del processo di cambiamento.
Si stima che solo Spagna, Italia e Francia insieme, rappresentino il 75% dei vigneti biologici mondiali.

L’Italia afferma la sua operosità con il 15% dei vigneti bio sul totale complessivo – la maggiore incidenza registrata a livello nazionale – superiore anche a quella di Francia e Austria che raggiungono il 14% del totale.

Sul fronte extraeuropeo, si distingue il Messico con l’8% della superficie vitata certificata bio.

Fonte: Il Sole 24 ore