BIO AL 25%, QUANTO SONO LONTANI GLI STATI EUROPEI DALL’OBIETTIVO DEL FARM TO FORK

Un’analisi del network Euractiv mette in luce il vantaggio competitivo di Italia, Spagna e Austria e i forti ritardi soprattutto in Polonia, Bulgaria, Irlanda. Ecco la situazione Paese per paese

La Sau bio nei Paesi Ue (%)
Francia 7,5
Germania 10
Austria 23
Irlanda 1,6
Spagna 10
Italia 16
Grecia 8,7
Polonia 3,5
Slovacchia 10,3
Romania 3
Croazia 7,2
Bulgaria 2,3
Obiettivo Ue 2030 25

Ecoschemi, Bruxelles punta sul bio. L’agricoltura biologica è tra le pratiche ecocompatibili volontarie ammesse a ricevere i finanziamenti del primo pilastro della prossima Pac. Una scelta in linea con gli obiettivi della strategia Farm to Fork, la politica alimentare di punta dell’UE, che punta all’obiettivo del 25% di terreni agricoli coltivati ​​biologicamente entro il 2030. Quanto manca agli Stati membri per raggiungere tale obiettivo? Euractiv, il network paneuropeo che si occupa di informazione ha analizzato la situazione attuale Paese per Paese.

Dove il mercato “tira”

Francia. È bio il 12% delle aziende agricole (2020). Negli ultimi anni, la superficie coltivata è aumentata notevolmente, aumentando di oltre il 13% tra il 2017 e il 2018 (arrivando al 7,5% dei seminativi). Tuttavia il Paese transalpino è ancora lontano dagli obiettivi Ue. Il mercato dei prodotti biologici ha visto enormi sviluppi negli ultimi anni, raddoppiando in valore in cinque anni (da 6,7 ​​miliardi di euro nel 2015 a 13,2 l’anno scorso). Nel 2020 le famiglie francesi hanno speso in media il 6,5% della loro spesa alimentare in prodotti biologici. Nonostante ciò, si ritiene che la domanda di prodotti biologici sia ancora troppo bassa per raggiungere gli obiettivi della Commissione europea per l’agricoltura biologica, come è stato recentemente illustrato dai primi segnali di crisi nel settore del latte biologico. Secondo la federazione francese per l’agricoltura biologica (FNAB) i ritardi del bio sono legati alla discriminante applicazione della Pac voluta dal ministro dell’Agricoltura Julien Denormandie, «con una distribuzione dei fondi che penalizza l’agricoltura senza chimica».

Germania. Domanda in crescita, ma produzione nazionale è in ritardo. Secondo l’associazione tedesca degli agricoltori biologici (BÖLW), il mercato dei prodotti biologici ha raggiunto quasi 15 miliardi di euro, rispetto a circa 12 miliardi di euro nel 2019, con un aumento del 22%. Tuttavia, la sola produzione interna non riesce a soddisfare la crescente domanda. Ciò significa che la Germania importa circa il 30% di prodotti biologici. Per rilanciare la produzione a livello nazionale, il ministro dell’agricoltura uscente Julia Klöckner ha lanciato una strategia nazionale per il biologico nel 2019. La strategia prevede un obiettivo del 20% dei terreni agricoli ​​bio entro il 2030, rispetto al 25% previsto a livello UE. Oggi il bio copre circa il 10% della superficie agricola tedesca. Dopo le elezioni federali di settembre, socialdemocratici (SPD), Verdi e FDP, i partiti vincenti alle urne, hanno opinioni contrastanti sul bio: i primi due sono favorevoli, il terzo contrario.

Austria. È uno dei paesi leader in Europa per il bio con il 23% di terreni agricoli e quindi ormai prossimo all’obbiettivo del 25%. Anche il mercato è in forte crescita. Secondo l’associazione di categoria Bio Austria, nel 2020 le vendite di prodotti biologici hanno raggiunto un nuovo record di oltre 2 miliardi di euro. (+15% rispetto all’anno precedente). Nel 2019 un quarto del latte fresco venduto è biologico. Tuttavia, secondo l’organizzazione, la produzione di alimenti biologici in Austria è cresciuta di meno dell’1% nello stesso periodo.

L’Irlanda non è poi così “verde”

Irlanda. Con solo l’1,6% di terreni bio, l’Irlanda è molto indietro rispetto agli altri Stati membri. Ma registra comunque una notevole crescita grazie alle misure di sostegno messe in atto tramite le politiche di Sviluppo rurale. Gli ultimi dati registrano infatti circa 74mila ettari di produzione biologica con un aumento di quasi il 50% rispetto all’inizio del programma nel 2014, ma l’obiettivo del 25% rimane un miraggio. Sono circa 2.127 gli operatori biologici in Irlanda, di cui oltre 1.700 agricoltori, in massima parte allevatori. La stragrande maggioranza delle superfici (94%) è costituita da prati biologici, mentre il restante 6% è costituito da seminativi.

Nel tentativo di aumentare questa quota, il governo irlandese ha lanciato un nuovo schema di agricoltura biologica nel marzo 2021, assicurando un finanziamento extra di 4 milioni di euro che, secondo il ministro dell’agricoltura Pippa Hackett, avrebbe visto 500 nuove conversioni al bio. Il mercato degli alimenti biologici in Irlanda è cresciuto del 10,5% nel 2017, rispecchiando una tendenza in crescita in tutta Europa e sottolineando le opportunità per una maggiore produzione di prodotti alimentari biologici.

La polarizzazione spagnola

Spagna. È il paese europeo con la maggiore Sau bio e il terzo al mondo (2.437.891 ettari nel 2020). La percentuale è però pari al 10% dell’intera superficie agricola nazionale. La superficie bio è aumentata del 3,5% nel 2020 ed è cresciuta del 4,8% annuo negli ultimi cinque anni. Pertanto, il governo spagnolo si aspetta che la Spagna sia sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi del Green Deal dell’UE nel 2030.

Tra le regioni spagnole si distinguono due poli per il bio: l’Andalusia, con il 21% dei seminativi e la Catalogna con il 22%. Il numero di operatori bio è aumentato del 6,3% a 50.047 nel 2020. Le famiglie spagnole hanno speso 3,185 milioni di euro in alimenti biologici nel 2020, circa il 5% del loro budget annuale per cibo e bevande. Nonostante ciò, la domanda di alimenti biologici in Spagna è ancora al di sotto della media UE.

I record del Belpaese

Italia. Secondo i dati Sinab la superficie bio è di circa due milioni di ettari (il 15,8% del totale nel 2019) e questo pone il nostro Paese al di sopra della media europea, che si è attestata ad appena l’8% nel 2018, e davanti a competitor come Spagna, Germania e Francia. Dal punto di vista produttivo, l’Italia si è classificata al primo posto nel 2019 tra i Paesi UE per numero di aziende biologiche.

Nel 2019 i circa 1.600 nuovi operatori entrati nel sistema di certificazione hanno spinto il totale a 80.643 aziende, record europeo. Le superfici sono prevalentemente dedicate a pascoli, foraggere e cereali, seguite da olivi e viti. Per quanto riguarda il mercato, le stime Ismea dicono che nel 2020 gli acquisti di prodotti biologici certificati sono aumentati di oltre il 4%, con un fatturato di 3,3 miliardi di euro. Ciò significa che il 4% delle spese alimentari è dedicato ai prodotti biologici. Tra i più acquistati ci sono frutta e verdura fresca e uova.

Alcune regioni italiane come Calabria, Puglia e Sicilia hanno già raggiunto l’obiettivo europeo. Il problema è che il made in Italy biologico va forte nell’export, è apprezzato da tutti all’estero, mentre in Italia si comprano pochi prodotti biologici.

Grecia. Secondo gli ultimi dati Eurostat (2019) l’agricoltura biologica in Grecia detiene una quota dell’8,7% della superficie agricola utile e l’area in conversione è di circa il 3,3%. Il periodo della pandemia di Covid-19 ha visto un aumento delle vendite della produzione biologica, mentre allo stesso tempo molti paesi stranieri, come la Germania, hanno espresso un forte interesse per i prodotti biologici greci.

Nel contesto dell’aumento della domanda, ma anche della raccomandazione della Commissione di triplicare la superficie coltivata biologicamente entro il 2030, il governo greco ha introdotto una serie di misure per fornire nuovi incentivi, potenziando il piano d’azione per lo sviluppo della produzione biologica con un fondo di 420 milioni di euro.

Il “tradimento” della Polonia

Polonia. Qui il bio sta subendo una forte contrazione. Tra il 2013 e il 2020 si è infatti registrata una flessione dal 4,65% (670mila ettari) al 3,5% (509mila ettari), con una superficie media per azienda bio di 27,41 ettari.

Ciò significa che se si vuole raggiungere l’obiettivo del 25% entro il 2030, il Paese dovrà affrontare una dura battaglia. Il mercato è in crescita, ma i consumatori polacchi spendono ancora una media di soli 6 € all’anno in prodotti biologici, secondo un rapporto di BNP Paribas, che sottolinea che questo è ancora inferiore a un decimo della media UE.

Chi sale e chi scende ad Est

Slovacchia Agricoltura biologica in crescita del 20% negli ultimi 8 anni arrivando a 197mila ettari, ovvero il 10,3% della superficie agricola totale. Fino a due terzi della superficie biologica è costituita da prati permanenti. Cresce anche il numero di produttori biologici: da 362 nel 2012 a 439 nel 2017. Per raggiungere l’obiettivo del F2F la Slovacchia dovrebbe triplicare le superfici, uno sforzo che secondo il ministero dell’agricoltura comporterebbe un investimento da 350-400 milioni di euro. Una cifra che non è stata prevista dal Piano strategico nazionale per la nuova Pac.

Romania. Nonostante sia uno dei principali attori dell’agricoltura UE, la quota del bio in Romania è piuttosto insignificante (pari a circa il 3%). Dopo un calo tra il 2013 e il 2016, la superficie bio ha per fortuna ripreso a crescere, con grandi balzi negli ultimi due anni, secondo i dati del ministero dell’agricoltura.

Nel 2019 la superficie biologica in Romania era di circa 395mila ettari, nell’anno successivo è cresciuta fino a quasi 469 mila ettari. Nel frattempo, anche il numero di produttori biologici è aumentato arrivando a poco più di 10.000 nel 2020, anche se notevolmente inferiore a oltre 15.000 nel 2012-2013.

Croazia. Secondo i dati forniti dal ministero dell’agricoltura, il trend è di forte crescita. Nel 201, il numero degli operatori era 1.789 (di cui 1.608 produttori agricoli), un numero che nel 2019 è salito a 5.548 (di cui 5.153 produttori).Allo stesso modo la Sau è passata da 40mila ettari (2,6%) a 108mila (7,2%). Il mercato sta ancora emergendo, ma gli alti costi penalizzano il consumo di massa.

Bulgaria. Bio in regressione sulle sponde del Mar Nero: solo il 2,3% dei terreni agricoli in Bulgaria è certificato, una crisi innescata dalla mancanza di sostegno pubblico. Così negli ultimi quattro anni la superficie bio totale è diminuita del 27%. La tendenza al ribasso è iniziata nel 2016, interrompendo 14 anni di aumento. In questo modo la Bulgaria rimane al terzultimo posto nell’UE in termini di aree per l’agricoltura biologica, seguita solo dagli stati insulari di Irlanda e Malta. Nel febbraio di quest’anno il governo di Sofia ha approvato un’ordinanza esplicita e per la prima volta ha dato il via libera per consentire il cibo biologico nei menù delle scuole e degli asili, ma il budget non è sufficiente per sviluppare il settore.

 

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