BIO ESTROMESSO DAL PRIMO PILASTRO

Salta l’ecoschema riservato all’agricoltura biologica. Lo ha annunciato il Ministro Stefano Patuanelli nel corso dell’audizione congiunta alla Commissione Agricoltura di Camera e Senato su Pnrr e Pns. «Il settore del biologico – è l’impegno del Ministro – avrà però a disposizione un miliardo di cofinanziamento in più nello Sviluppo Rurale per raggiungere non il 25% ma il 30% di superficie entro il 2030»

Brutto segnale per l’agricoltura biologica. Gli ecoschemi della prossima Pac 2023-2027 saranno 5 e non 6 (ne avevamo parlato qui) e ad essere sacrificato è proprio quello per il bio. Lo ha annunciato Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, nel corso dell’audizione congiunta alle Commissioni Agricoltura della Camera dei Deputati e del Senato che si è tenuta il 14 dicembre.

Audizione congiunta

Il Ministro era chiamato, in vista delle importanti scadenze di fine anno, a descrivere a Deputati e Senatori il doppio percorso di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e di definizione del Piano strategico nazionale (Psn) nell’ambito della nuova Politica agricola comune (Pac).

«Stiamo lavorando – ha raccontato Patuanelli – per definire un documento equilibrato da consegnare alla Commissione entro la scadenza di fine anno (ma al fotofinish saranno forse concessi due mesi in più). La vera sfida è quella di accompagnare il nostro sistema produttivo, che è di valore, verso un percorso di transizione ecologica e digitale senza abbandonare nessuna componente. Perché al made in Italy agroalimentare servono le grandi aziende ma anche il micro agricoltore che fa prodotti a km 0 sul suo territorio e difende la particolarità del territorio».

L’eredità della mancata convergenza

Una discussione, quella sul Piano strategico nazionale per la prossima Pac, su cui ha pesato sicuramente la pesante eredità della mancata convergenza. Il nostro Paese è infatti l’ultimo in Europa in cui permangono smaccate differenze nell’entità dei premi Pac corrisposti nelle diverse aree sulle diverse colture. Un riequilibrio che deve essere necessariamente attuato entro la fine della prossima Pac e Patuanelli ha annunciato in aula che la convergenza si farà e che sarà fissata al 2026 all’85%, con lo stop loss al 30% e un titolo massimo a 2.000 euro. «Questo è l’equilibrio che proporremo al tavolo di partenariato che faremo fra qualche giorno».

Una decisione che ha pesato indirettamente sulla composizione degli ecoschemi del primo pilastro perché ci saranno quattro settori particolarmente incisi dal taglio dei pagamenti di base e dalla dinamica di convergenza: la zootecnia, l’olio oliva, il riso e il grano, settori che nelle intenzioni del Ministro dovranno essere in qualche modo compensati da attenzioni particolari nella definizione degli ecoschemo degli aiuti accoppiati.

Doppio ecoschema per la zootecnia

Tanto che la zootecnia potrà godere di un ecoschema ad hoc su due livelli che avrà un’incidenza pari al 40% dell’importo complessivo. «Riguarderà – ha illustrato il Ministro – da un lato l’utilizzo del sistema Classyfarm per il benessere animale e dall’altro l’allevamento al pascolo con un incentivo a capo e non a ettaro».

Un incentivo forte, fino 200-250 euro/uba, che potrà interessare indirettamente la zootecnia biologica, più legata al pascolo. Ma nel primo pilastro non ci sarà niente di più per il bio.

Tradito l’impegno iniziale

«È vero – ha ammesso Patuanelli – che dobbiamo arrivare al 25% di superficie biologica ed al momento siamo al 16%, ma questo significa che dobbiamo incentivare sia il mantenimento che le nuove conversioni». «Siccome – ha proseguito – non è possibile utilizzare strumenti diversi per sostenere le stesse progettualità, avevamo dapprima pensato di separare nettamente il supporto al bio tra il primo pilastro e il secondo pilastro inserendo nell’eco schema soltanto la conversione e mettendo invece il mantenimento della disponibilità dei fondi per lo sviluppo rurale».

Un’opzione che tuttavia sembra tramontata di fronte alla forte opposizione del fronte delle Regioni. «Abbiamo cambiato idea, mantenendo un forte impegno sul bio sullo sviluppo rurale, trasferendo risorse dal primo al secondo pilastro che vanno cofinanziate per un importo complessivo di oltre 1 miliardo per la conversione».

Le obiezioni del Parlamento

Un’impostazione che ha sollevato alcune obiezioni, ma di fronte alle domande sollevate in audizione Patuanelli ha rimarcato che l’obiettivo di crescita del biologico sollecitato dalla strategia farm to fork non sarà assolutamente disatteso. «Sul bio – ha ripetuto – ci mettiamo un miliardo in più di cofinanziamento».

«Credo che questo sia il modo migliore per dire che abbiamo una strategia sul biologico. E credo che con quelle risorse possiamo ambire al 30% di superficie e non al 25% richiesto da Bruxelles». «Anche perché partiamo già da alcune zone del paese, in particolare dal meridione (Sicilia, Calabria, Campania e Basilicata) che hanno grandi superfici agricole utilizzate a bio».

«Il vero problema – è stata l’analisi finale del Ministro – è la penetrazione di mercato dei prodotti bio, perché abbiamo il 16% della Sau e solo il 4% degli scaffali. C’è una voglia evidente nel consumatore di prodotto sano e di qualità ma bisogna capire come sostenere il mercato del bio perché altrimenti avremo tanta produzione e poco mercato bio».

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