Secondo Anabio, l’Associazione per il biologico di Cia-Agricoltori Italiani, per far crescere ancora di più le filiere biologiche occorrono Organizzazioni di Produttori (OP) più forti.
Il settore del biologico in Italia ha un peso consistente: 76mila aziende per una superficie coltivata che sfiora 2 milioni di ettari, incidendo per più del 15% sulla SAU totale, ed un mercato che vale quasi 5 miliardi euro.
Le filiere e le Organizzazioni devono imparare a camminare di pari passo. In questo modo si ottiene un sistema che vede da una parte la centralità delle aziende agricole che promuovono la sostenibilità ambientale e sociale, garantiscono la qualità delle produzioni, integrano l’innovazione tecnologica e tutelano la tracciabilità delle materie prime; dall’altra ci sono i nuovi margini di incertezza cui i produttori bio sono esposti, con il rischio di riduzione del reddito che induce alla cooperazione tra agricoltori in una logica di filiere produttive.
Per ottenere la completa tutela del biologico occorre quindi concentrarsi sul rafforzare le OP in organizzazioni più affidabili, efficaci nei servizi e in grado di garantire la giusta ricompensa agli agricoltori associati. Inoltre, va rafforzato anche il ruolo economico di queste organizzazioni, in maniera da garantire aggregazione e creare condizioni più solide di accesso ai mercati.
“Il processo di sviluppo del settore come delle Op rende responsabili tutti i protagonisti della filiera, dai produttori alle istituzioni che in primo luogo devono intervenire con norme adeguate. Resta però ancora fermo in Senato – ha ricordato Marchini – il disegno di legge sul biologico di cui chiediamo rapida approvazione. Va nella giusta direzione, fornisce importanti strumenti organizzativi e interviene puntualmente anche sulle Op”, ha commentato il presidente di Anabio-Cia, Federico Marchini.