Il rapporto sul biologico della Commissione europea evidenzia un decennio di crescita nella produzione e nei consumi. La quota di superficie bio del vecchio continente arriva così al 9,1%. Dovrà arrivare al 25% entro il 2030
Esce l’edizione 2023 del Market Brief della Commissione europea e sono buone notizie per l’agricoltura biologica del vecchio continente.
La quota di terreni agricoli dell’UE destinati all’agricoltura biologica è aumentata infatti di oltre il 50% nel periodo 2012-2020, con un aumento annuo del 5,7%. Nel 2020 il 9,1% della superficie agricola dell’UE è stata coltivata con il metodo bio (dovrà aumentare di più del 150% in 10 anni per raggiungere l’obiettivo del 25% della Farm To Fork). In media, sebbene con forti differenze Stati membri, le aziende agricole bio sono più grandi di quelle convenzionali e sono gestite da imprenditori più giovani.
Parallelamente alla crescita della produzione, le vendite al dettaglio di prodotti biologici sono raddoppiate nell’UE tra il 2015 e il 2020.
Cresce la polarizzazione
I quattro paesi con la più vasta superficie agraria bio nell’Ue sono Francia, Spagna, Italia e Germania, che insieme rappresentano il 52% del totale nel 2012 e il 59% nel 2020. La quota maggiore è ancora dedicata ai prati permanenti (42%), seguiti dai foraggi verdi (17%), cereali (16%) e colture arboree come frutteti, oliveti e vigneti (11%). Nonostante una crescita significativa, la produzione zootecnica biologica rappresenta ancora una piccola quota totale dell’UE, tra l’1% e il 7% a seconda del settore.
Produrre con meno input
In un momento in cui è fondamentale per l’UE ridurre la sua dipendenza dai fertilizzanti per ragioni geopolitiche, ambientali ed economiche, i dati della rete di dati contabili agricoli dell’Ue (RICA) mostrano che le aziende di produzione vegetale biologica spendono molto meno per questi prodotti e per i pesticidi rispetto alle aziende convenzionali. Le aziende di seminativi bio risparmiano dal 75 al 100% sui costi dei prodotti fitosanitari per ettaro e dal 45 al 90% sui costi dei fertilizzanti rispetto alle aziende convenzionali. Le aziende bio hanno in media rese inferiori (5-30% a seconda delle colture) e in alcuni settori hanno un maggiore bisogno di manodopera. Generano tuttavia un reddito per lavoratore simile o superiore al convenzionale grazie a prezzi più elevati e livelli più elevati di sostegno dell’UE, derivanti principalmente dalla politica agricola comune (Pac).
Gli aiuti Pac
Nel 2020 il 61,6% dei terreni dell’UE destinati all’agricoltura biologica ha ricevuto pagamenti di sostegno specifico per il biologico dalla Pac, con una media di 144 €/ha di sostegno comunitario e 79 €/ha di cofinanziamento nazionale. Un aiuto accresciuto per i produttori bio che operano nelle zone con vincoli naturali. Anche altre misure di sviluppo rurale hanno sostenuto lo sviluppo del bio, compresi gli investimenti nelle pratiche di agricoltura biologica e gli aiuti per la commercializzazione e la promozione dei prodotti biologici. Con la nuova Pac partita da gennaio 2023, la quota di Sau che riceverà il sostegno per l’agricoltura biologica è più elevata.
Bio come bene rifugio nei momenti di crisi
La crescita delle vendite di prodotti biologici è stata particolarmente forte durante la pandemia da Covid-19, come conseguenza della maggiore attenzione dei consumatori ai problemi di salute, dell’aumento del consumo di cibo a casa e/o della carenza di alimenti convenzionali. Gli attuali sviluppi economici, come l’inflazione che galoppa nel comparto agroalimentare, tuttavia, incidono sul potere d’acquisto dei consumatori dell’Ue penalizzando la domanda di prodotti biologici.