Suolo e Salute

Category: Agricoltura

Vandana Shiva contro il TTIP

Una forte voce critica in merito agli accordi di libero scambio tra UE e Stati Uniti proviene da Vandana Shiva. Secondo la celebre attivista ed ambientalista indiana, gli accordi anziché sostenere il commercio tra le nazioni e incentivarne la crescita economica, rappresentano un enorme aiuto alle multinazionali.

Il dito viene puntato in primo luogo sulla scarsa trasparenza dei negoziati, e soprattutto sulle cosiddette norme ISDS, inbase alle quali un investitore straniero (quale appunto una multinazionale) ha la facoltà di portare davanti a un tribunale di arbitrato internazionale un governo nel caso in cui ritenga che siano stati violati i propri diritti. “E visto che i diritti delle multinazionali si traducono nel cercare mercati e profitti ad ogni costo, tutte le decisioni democratiche prese per difendere l’interesse pubblico diventeranno materia per cause ISDS”, ne conclude Vandana Shiva, che riprende il monito dei Verdi europei secondo i quali “il processo decisionale democratico ricadrà forzatamente sotto la scure dell’arbitrato internazionale. Gli Stati accusati avranno solo due opzioni: o recedere dalle loro decisioni o pagare somme enormi per compensare gli investitori”.

Ma soprattutto a preoccupare Vandana Shiva è la possibilità che, come conseguenza del TTIP, due temi chiave dell’agricoltura europea e internazionale, ovvero l’uso di OGM e pesticidi pericolosi, possano subire radicali trasformazioni e perdere le tutele di cui attualmente l’UE ha scelto di farsi carico. Anche qui il problema è che, se gli accordi seguiranno la strada che sembra intr4apresa, le multinazionali potranno pretendere risarcimenti miliardari dagli Stati nel caso in cui questi ultimi stabiliscano dei limiti o divieti sul proprio territorio. Similmente a quanto accaduto in altri ambiti, come ad esempio nel caso dell’Uruguay, che si è visto citato dalla Philip Morris per la sua campagna contro il tabacco.

“Il TTIP minaccia insomma di smantellare il sistema di garanzie sul cibo e sulla salute. E una volta che le leggi e le politiche europee verranno smantellate, anche il resto del mondo sarà più vulnerabile”.

Ma c’è, secondo l’attivista indiana, un ulteriore, gravissimo pericolo che deriva dal TTIP, e riguarda i diritti di proprietà intellettuali. Siamo qui al centro della battaglia ideologica di Vandana Shiva, che da anni si batte affinchè non vengano riconosciuti come “prodotti intellettuali” i semi e altre forme di vita. “Negli Stati Uniti, dove una giurisprudenza falsa e distorta dal punto di vista etico ha effettivamente superato i limiti, gli agricoltori sono stati citati per aver conservato i semi, per aver fatto crescere le colture da semi comprati al mercato ‘libero’”.

Per Vandana Shiva la conclusione è chiara, e preoccupante: il TTIP non sostiene il libero commercio, ma consente alle multinazionali di imporre la propria volontà sulle sovranità nazionali e, in ultima analisi, sulle nostre libertà. Il dibattito è aperto.

Fonte: Huffington Post

Martina su dati Istat: agricoltura italiana sempre più sostenibile

L’agricoltura italiana fa sempre meno ricorso ai fertilizzanti. L’Istat conferma che nel 2013 la distribuzione sul territorio di questi prodotti è scesa del 13,4% rispetto all’anno precedente, in linea con la flessione in atto nel nostro Paese negli ultimi 10 anni”. A dirlo il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, commentando i dati Istat sulla distribuzione per uso agricolo dei fertilizzanti e dei fitosanitari. “La sostenibilità ambientale, soprattutto nel settore agricolo” – ha proseguito Martina – “è un obiettivo prioritario, non a caso si intreccerà anche con i grandi temi che costituiranno l’ossatura di Expo. L’Italia proporrà le sue tecnologie, le migliori pratiche produttive e più in generale un modello agricolo che fa della sostenibilità un fattore di distintività. Fino al 2020 abbiamo 3,5 miliardi di euro della nuova programmazione dei fondi europei per stimolare investimenti legati alla sostenibilità. Sono stati previsti tra questi 1,5 miliardi di euro per favorire la crescita del biologico, tenendo presente che in Italia un ettaro su dieci è coltivato con pratiche bio. Abbiamo un sistema agricolo che guarda al futuro e lo fa abbassando l’impatto sull’ambiente, basti pensare solo che emettiamo il 35% di gas serra in meno della media Ue”.

Fonte: Sinab, Mipaaf

Crescita record del biologico in Italia nel 2014

Prosegue senza sosta la crescita del biologico nel nostro paese, in controtendenza rispetto al resto dell’agroalimentare. Secondo le stime diffuse da FederBio, nel 2014 la crescita del settore ha portato ad un valore complessivo del comparto pari a 2,6 miliardi di euro, con una crescita dell’8% rispetto al 2013. Quasi un italiano su 3 (il 30%, secondo i dati della Federazione) si è dichiarato intenzionato ad acquistare prodotti biologici, ma la mancanza di un numero adeguato di punti vendita nel Centro Sud “confina” in parte il boom del biologico alle sole regioni settentrionali, facendo dichiarare alla stessa FederBio che e potenzialità del biologico italiano sono decisamente superiori e che resta un settore sottosviluppato rispetto alle proprie potenzialità. Interessante anche la lettura dei dati riguardanti i diversi canali di vendita. Secondo le stime di Assobio, che riunisce le imprese di trasformazione e distribuzione e che aderisce a FederBio, a fare la parte del leone sono stati i discount, cresciuti del 25,8% nell’ultimo anno. Notevole ma meno eclatante la crescita nelle vendite presso gli ipermercati (+11,5%) e i supermercati (+9,9%). In termini assoluti, tuttavia, la quota più significativa del mercato resta saldamente nelle mani dei negozi specializzati in prodotti biologici, che sono responsabili di un volume di affari di circa 1,1 miliardi e che hanno fatto registrare una crescita del 7,5% rispetto al 2013.Differenze significative anche per quanto riguarda le diverse tipologie di prodotti biologici: cala l’ortofrutta, in flessione del 2,5% nella grande distribuzione, un dato questo che incide per un significativo 10% sull’andamento complessivo delle vendite). Un risultato senza dubbio condizionato dall’andamento stagionale e dalle scelte di vendita dei consumatori. Crescono in particolare le vendite di biscotti biologici (+14%), passate e polpe di pomodoro (+14.1%) e baby food (+20%), e parallelamente fanno segnare buoni risultati anche i prodotti con ricette vegetariane e vegane a base di soia e seitan, introdotti solo negli ultimi mesi dell’anno nella grande distribuzione. Bene anche i vini bio, per i quali sembra inalterato negli ultimi anni il profilo-tipo dell’acquirente medio: residente al Nord Ovest e al Nord Est, in area metropolitana e centri di medie dimensioni, appartenente a nuclei familiari poco numerosi e di classe socio-economica ed istruzione medio-alte.Sul fronte occupazionale, il biologico italiano ad oggi coinvolge 220mila persone: su scala europea, ben il 61,3% degli agricotori bio ha meno di 55 anni, un quarto delle aziende agricole europee è condotta da donne. A livello di istruzione, addirittura la metà dei produttori biologici ha il diploma di scuola media superiore, ben il 17% la laurea e 55 agricoltori bio su 100 utilizza regolarmente internet.
Fonte: FederBio, Greenbiz

L’ISPRA pubblica il Rapporto 2014 sui pesticidi nelle acque

E’ di recente pubblicazione da parte dell’ISPRA il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque. Dati 2011-2012 – Edizione 2014. Secondo i dati elaborati dall’Istituto, sono ben 175 le sostanze trovate nelle acque superficiali e sotterranee italiane nel corso dei monitoraggi del 2012. In cima alla lista, gli erbicidi: il loro utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con le intense precipitazioni meteoriche di inizio primavera, ne facilita la migrazione nei corpi idrici. Rispetto al passato è aumentata, però, significativamente anche la presenza di fungicidi e insetticidi. Lo studio viene realizzato a partire dai dati forniti da Regioni e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, con l’obiettivo di individuare eventuali effetti negativi non previsti nella fase di autorizzazione di queste sostanze. Nel biennio 2011-2012 sono stati esaminati 27.995 campioni per un totale di 1.208.671 misure analitiche, effettuate in 19 regioni e province autonome. Malgrado l’ampia base dati, resta ancora incompleta la copertura del territorio nazionale in pareticolare nel caso delle regioni centro-meridionali e delle acque sotterranee. Pur essendo state registrate in media concentrazioni basse, è decisamente ampia la diffusione della contaminazione: nel corso della campagna di analisi 2012, ben il 56,9% dei punti di monitoraggio hanno fatto riscontrare la presenza di pesticidi, percentuale scesa al 31,0% nel caso delle acque sotterranee. I pesticidi risultano particolarmente diffusi come in passato nella pianura padano-veneta, dove tuttavia oltre alla forte vocazione agricola del territorio e alle sue specifiche caratteristiche idrologiche ha giocato un ruolo importante anche la maggiore accuratezza ed efficacia delle indagini condotte in quest’area del paese.

Altrove, la raccolta dati è risultata ancora poco omogenea: in diverse Regioni la copertura territoriale e il numero di sostanze indagate risultano limitati, fino al caso estremo di Molise e Calabria per le quali mancano completamente informazioni aggiornate. Nelle acque superficiali , il 17,2% dei punti di monitoraggio (253) presenta concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali, mentre nel caso delle acque sotterranee i valori oltre limite hanno riguardato il 6,3% dei 152 punti di monitoraggio. Inoltre, nei campioni sono spesso presenti miscele di sostanze diverse, fino ad un record di 36 censite in un unico punto di prelievo. In buona sostanza uomo e ambiente sono esposti “a un cocktail di sostanze chimiche di cui non si conoscono adeguatamente gli effetti, per l’assenza di dati sperimentali”. Una situazione sulla quale i comitati scientifici della Commissione avevano già richiamato l’attenzione, dato che il rischio derivante dalla combinazione di più sostanze è tuttora sottostimato e dato anche che nelle metodologie ufficiali adottate vengono considerate le sostanze singole ma non vengono considerati eventuali effetti combinati.A fare da contraltare a questa situaizone oggettivamente preoccupante, il dato confortante della riduzione nella vendita di prodotti fitosanitari, calati del periodo 2001-2012 del 9,1%, con una diminuzione assai più significativa (-30,2%) nel caso di quei prodotti particolarmente pericolosi in quanto tossici o molto tossici. Una tendenza senza dubbio agevolata dagli orientamenti della Politica agricola comunitaria e nazionale e dall’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto.

Un rallentamento che tarda a manifestarsi anche nelle rilevazioni che al contrario come detto indicano un aumento delle sostanze censite. Tutto ciò è conseguenza diuna serie combinata di fattori. Innanzitutto il miglioramento nei monitoraggi ha portato, soprattutto al centro-sud, a censire sostanze prima non rilevate. In secondo luogo, perchè molte sostanze vengono usate non solo come pesticidi ma anche come biocidi, ovvero come pesticidi per uso non agricolo: settore questo sul quale scarseggiano dati e statistiche di consumo. Infine, ma soprattutto, perchè queste sostanze sono caratterizzate molto spesos da una forte persistenza nell’ambiente, elemento questo che, combinato con i tempi lunghi delle dinamiche idrologiche (cosa particolarmente vera nel caso delle acque sotterranee) determina una resilienza particolarmente elevata dei fenomeni di contaminazione ambientale e una loro scarsa reversibilità nel breve periodo.

Il testo completo del rapporto è consultabile a questo link.

Fonte: ISPRA

L’INEA presenta l’annuario dell’agricotura italiana 2013

Riflettori puntati sul settore primario nell’Annuario dell’agricoltura italiana, presentato il 23 dicembre u.s. dall’INEA presso la sala Cavour del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Il 2013 conferma il ruolo anticiclico del settore dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca dopo l’andamento recessivo del 2012, facendo registrare all’agricoltura in senso stretto oltre 52.500 milioni di euro di produzione, con una crescita di +3,6% in valori correnti e +6,2% di valore aggiunto, trainata dall’aumento dei prezzi di +3,9%. Lieve miglioramento si è verificato nel rapporto tra l’indice dei prezzi della produzione agricola e l’indice dei prezzi dei consumi intermedi, con la ragione di scambio che è tornata a superare il valore di parità. Crescono le esportazioni di prodotti agro-alimentari del 5% grazie al contributo determinante della componente prezzo e tornano a crescere le importazioni (+3%), grazie a un aumento delle quantità. Il settore primario ha registrato l’incremento del 2,6% delle importazioni e del 2,2% delle esportazioni mentre l’industria alimentare e delle bevande evidenzia un aumento delle esportazioni del 5,3% e +3% delle importazioni. Gli scambi con l’estero sono stati trainati dai prodotti del made in Italy, seppur più debolmente rispetto all’anno passato, soprattutto con riferimento ai prodotti trasformati, il cui saldo normalizzato perde quasi 12 punti percentuali. Il sistema agro-industriale, nonostante la contrazione dell’economia e della domanda nazionale, ha registrato rispetto al 2012 una lieve crescita (+1,5% a valori correnti) del fatturato, che si attesta a 132 miliardi di euro, nuovamente sostenuto dalle esportazioni. Cresce anche il valore aggiunto del 2,2% in valori correnti (ma -1,1% in valori concatenati).

La contrazione dei redditi delle famiglie dovuta alla riduzione del potere d’acquisto e alla flessione dei salari reali ha comportato una riduzione dei consumi: – 0,9% a valori correnti e -3,5% a valori concatenati per la spesa per alimentari e bevande non alcoliche. I prezzi sono cresciuti del 2,4% rispetto al 2012. Segnali di cedimento per il mercato della terra anche nel 2013, con una riduzione del prezzo dei terreni agricoli dello 0,4%, con un picco nel Nord-est (-1%). Tenendo conto dell’inflazione, i prezzi reali sono scesi dell’1,6%; l’erosione del patrimonio fondiario ha portato il valore della terra, in termini reali, su un livello pari al 92% di quello registrato nel 2000.

Il contenimento del credito, legato alla difficile congiuntura economica, ha messo in difficoltà le imprese, con ricadute negative sui loro risultati economici; i prestiti nel 2013 hanno raggiunto una consistenza di 74,2 miliardi di euro, di cui 44,1 miliardi sono stati elargiti al settore primario. Si registra, inoltre, la riduzione della spesa per investimenti, con ricadute negative sulle prospettive di sviluppo future: -4% degli investimenti fissi lordi in agricoltura, rispetto all’anno precedente. Consistente calo dell’occupazione di circa 54.000 mila unità (-4,2%), di cui -6,7% rappresentato dalla componente femminile e -3,2% dagli uomini, maggiormente concentrata nel Nord-est (-9,9%) e nel Mezzogiorno (-4,1%), mentre è rimasta invariata al Centro e nel Nord-ovest. Continua l’incremento di lavoratori stranieri nell’agricoltura italiana, che interessa soprattutto la componente di provenienza comunitaria (+18,3%). Sono oltre 300.000 gli stranieri coinvolti, con un’incidenza del 37% (+12% rispetto al 2012) sull’occupazione agricola totale.

Il sostegno pubblico all’agricoltura nel 2013 è stato pari a circa 13,5 miliardi di euro (+3,8% rispetto al 2012), di cui oltre il 53% di origine comunitaria e circa il 24% proveniente dalle politiche nazionali e regionali. Il sistema delle agevolazioni in agricoltura conferma il suo ruolo strategico, andando a costituire poco meno del 23% degli interventi di politica nazionale nell’anno in esame. La superficie boschiva italiana raggiunge i 10,9 milioni di ettari, con un incremento, rispetto al 2005, di circa 600.000 ettari, con una riduzione rispetto al 2012 del 78% della superficie totale percorsa dal fuoco e del 64% per il numero degli incendi avvenuti.

Significativa è stata la crescita registrata dall’agricoltura biologica italiana con un + 13% delle superfici dedicate (certificate e in conversione) pari a 1,3 milioni di ettari (oltre il 10% della Sau complessiva). Il mercato biologico italiano raggiunge nel 2012 il quarto posto in Europa, con vendite pari a 1,9 miliardi di euro, e presenta una crescita di rilievo (+9,6% nel biennio 2011-2012). Con un fatturato di 902 milioni di euro (+2%) nel 2013 l’agriturismo e il turismo rurale occupano un posto rilevante fra le attività di diversificazione, registrando la continua crescita del settore, sia dal lato dell’offerta (+4% come numero di letti rispetto al 2012), sia come numero di ospiti, che ha ormai superato la soglia dei 2,4 milioni di presenze. In aumento sono risultate anche le attività dedicate all’educazione e alla didattica, con 2.505 fattorie didattiche accreditate. (dati ISTAT). Sono 264 le registrazioni italiane dei prodotti Dop e Igp (pari a 1.237, comprese anche le Stg) e le registrazioni di vini Dop sono 405 vini tra Docg e Doc con superfici investite di circa 338.000 ettari (quasi il 76% del totale delle superfici vitate italiane) che conferiscono all’Italia il primato in Europa.

“Come di consueto – spiega il Commissario Straordinario dell’INEA, Giovanni Cannata – l’Annuario dell’agricoltura italiana rappresenta una lente di ingrandimento sul settore primario nazionale, facendone risaltare i tratti essenziali, e gli andamenti evolutivi. Il 2013, nonostante abbia segnato una fase di moderata ripresa per l’agricoltura nazionale, pone in luce la presenza di preoccupanti aree di fragilità, che meriterebbero una maggiore attenzione e la messa in campo di interventi più incisivi. Tra queste, si possono citare: le questioni connesse al lavoro, le difficoltà di accesso alla terra, le difficoltà di accesso al credito, la maggior fragilità dell’attività agricola in termini di redditività. Nonostante la consapevolezza delle istituzioni della necessità di trovare efficaci soluzioni, le azioni di politica agricola sono state pesantemente frenate dall’applicazione delle rigorose manovre di contenimento del bilancio dello Stato Pertanto, gli interventi a supporto del settore sono stati demandati soprattutto alle politiche comunitarie, centro nevralgico della spesa pubblica in agricoltura. Infine, a tutti i collaboratori di oggi e di ieri va un caloroso ringraziamento per aver contribuito a dipingere questa lunga tela che ha rappresentato le luci e le ombre dell’agricoltura italiana”.

Fonte: Ufficio Stampa INEA

Approvata dalla Camera la nuova legge sulla biodiversità agraria e alimentare

E’ stata approvata il 18 dicembre u.s. Alla Camera la nuova legge per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare. Con questa legge – si apprende da una nota del Ministero dell’Agricoltura – si istituisce un sistema nazionale di tutela e valorizzazione che prevede, insieme all’istituzione dell’anagrafe nazionale, la definizione di una rete e di un portale e di un Comitato permanente per la biodiversità agraria e alimentare. L’obiettivo è costruire un circolo virtuoso che, partendo dal riconoscimento della figura dell’agricoltore e dell’allevatore custode, attraverso la creazione di comunità del cibo, mette in campo azioni concrete per la tutela delle risorse, l’educazione e la sostenibilità ambientale. Soddisfatto il vice ministro Andrea Oliviero: “Ritengo che con questa legge siamo in grado di connettere la qualità intrinseca dei prodotti con il territorio e la sua storia agraria. In questo modo riconosciamo il valore del nostro patrimonio e lo tuteliamo in un percorso che, arricchito anche degli strumenti dell’agricoltura sociale, dà valore alle specificità locali, alle produzioni tipiche e al paesaggio. Credo sia un altro importante tassello in vista del confronto che apriremo sul tema del cibo a Expo Milano 2015”.

Fonte: Green Planet