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Category: Agricoltura

La Francia verso il raddoppio del bio

L’agricoltura francese vira verso ambiente, ecologia e biologico. Questa in sintesi l’essenza del progetto agro-ecologico presentato dal ministro dell’Agricoltura francese Stephan Le Foll, che h illustrato l’intenzione del governo transalpino di lavorare nella direzione di un’agricoltura più verde, capace di declinare gli aspetti economici con quelli ambientali, lavorando a partire dai piani operativi esistenti e introducendone di nuovi.

In particolare, si punterà nel prossimo futuro su un piano “’energia, biogas, autonomia, azoto”, al fine di giungere af una gestione ottimizzata e globale dell’azoto; in secondo luogo verrà varato un piano “proteine vegetali”, per sostenere l’autonomia delle aziende agricole goraggere; e, soprattutto, un programma nazionale dall’inequivocabile titolo “obiettivo bio 2017”, che punta a raddoppiare la superficie coltivate secondo i criteri dell’agricoltura biologica entro appunto il 2017. A questi piani se ne affiancheranno inoltre uno per sostenere e incrementare la produzione apistica ed un altro destinato a ridurre l’utilizzo di pesticidi in agricoltura.

Fonte: FederBio

OGM, FederBio chiede l’intervento di Stato e Regioni

Con l’approvazione da parte del Senato, lo scorso 22 maggio, della mozione per l’adozione della clausola di salvaguardia per il divieto delle coltivazioni OGM in Italia e il rafforzamento dei controlli, è stato dato un primo segnale significativo rispetto agli orientamenti del settore agricolo e agroalimentare italiano. Tuttavia, a oltre un mese da quella data, torna inaspettatamente alla ribalta la questione della semina di OGM (come nel recente caso friulano), né sembra che ulteriori input siano seguiti dopo il via libera del Senato. Una situazione vista con crescente preoccupazione da tutto il mondo del biologico, a cominciare da FederBio, che per voce del suo Presidente, Paolo Carnemolla, non fa mancare il proprio commento circa l’attuale situazione italiana: “Quello che è accaduto negli ultimi 10 anni in Italia sulla vicenda OGM ha dell’incredibile, a voler pensare bene. Il combinato disposto di conflitti di competenze fra Stato e Regioni e la solita distanza abissale fra i fatti concreti e le dichiarazioni della politica e di un certo mondo agricolo anti OGM solo nelle piazze ha infatti consentito a alcuni agricoltori di seminare OGM in pubblico ma anche in incognito, come dichiarato sui siti di note e assai agitate associazioni pro OGM come il Movimento Libertario. Mentre i tre Ministeri competenti pensano al da farsi e le Regioni tacciono nella grande maggioranza le quasi cinquantamila imprese biologiche italiane e il loro milione di ettari coltivati sono a rischio contaminazione OGM. Per questo FederBio ha inviato al Ministero delle Politiche Agricole e alle Regioni una nota con la quale chiede vengano identificati e resi pubblici i terreni dove sono già stati seminati gli OGM al fine di allertate il sistema di controllo e certificazione e mettere in condizione gli agricoltori biologici di attivare le azioni necessarie alla tutela dei loro terreni e produzioni. La Federazione unitaria del biologico e biodinamico italiano è pronta anche a attivare una vertenza legale collettiva qualora lo Stato e le Regioni non si attivino per quanto di loro competenza, oltre a assistere gli agricoltori biologici che dovessero subire contaminazioni.”

Fonte: FederBio

La Germania punta sempre di più sul bio

Malgrado la crisi economica congiunturale, continua la crescita del settore bio tedesco anche nel corso del 2012. Secondo quanto emerso dalla relazione annuale depositata presso il Ministero federale dell’alimentazione, dell’agricoltura e della protezione dei consumatori (BMELV), le aziende agricole tedesche sono cresciute del 2,2%: di poco inferiore l’aumento della superficie coltivata a biologico, con un incremento dell’1,8% rispetto al 2011. Attualmente sono oltre un milione gli ettari bio tedeschi (1.034.355, per la precisione), che coinvolgono 22.932 aziende agricole biologiche.

Confrontato con l’agricoltura convenzionale, il biologico tedesco coinvolge il 7,7% di tutte le aziende agricole, riguardando il 6,2% della SAU totale.

Significativa la crescita anche sul fronte della trasformazione ed importazione: sono oggi oltre ottomila (8.293) gli impianti di trasformazione esclusivamente bio, con un aumento del 3,3% rispetto al 2011. Analoghe le performances nel settore dell’import, cresciuto del 3,7% e contando complessivamente su 308 importatori bio operativi nel Paese nel 2012. Ancora più significativa la crescita in numero per le aziende che trasformano prodotti bio di importazione, ben 891 (corrispondenti ad un aumento di 4 punti percentuali rispetto al 2011). Assommando coltivatori, produttori, trasformatori, importatori e società commerciali, controllati e certificati,  nel settore del biologico tedesco sono impegnate complessivamente ben 34.899 unità.

Un mercato, quello del bio tedesco, in costante crescita, a riprova del grande apprezzamento dei tedeschi verso questo specifico settore dell’agroamilentare. La Germania resta infatti uno dei mercati più importanti del bio a livello europeo, un dato confermato dal raddoppio, a partire dal 2000, della superficie coltivata secondo i criteri dell’agricoltura biologica, e dall’aumento delle vendite di prodotti alimentari biologici, triplicate nello stesso periodo di tempo e passate dai 2,05 ai 6,6 miliardi di euro l’anno.

Ulteriori approfondimenti sul mercato del biologico tedesco possono essere reperiti sul sito BMELV a questo indirizzo.

http://www.oekolandbau.de/nc/service/nachrichten/detailansicht/meldung/bio-branche-bleibt-weiter-auf-wachstumskurs/

Fonte: Mipaaf, Sinab

Il Commissario all’ambiente Potocnik “preoccupato” per la riforma PAC

 

“Sto seguendo la situazione della riforma della PAC attentamente e sono preoccupato, ma commenterò solo dopo un’analisi dei dettagli dell’accordo”. A dichiararlo il Commissario europeo all’Ambiente Janesz Potocnik riguardo la chiusura dei negoziati sulla riforma della PAC, a conferma dei dubbi che restano sul settore della tutela dell’ambiente e dell’effettiva sostenibilità introdotte con l’accordo raggiunto a Bruxelles.

Fonte: Agrapress

Delusione riguardo la riforma PAC da parte delle 14 associazioni ambientaliste e bio

Non nascondono la loro delusione le 14 Associazioni ambientaliste e bio riguardo l’accordo per la riforma PAC 2014-2020 scaturito dal trilogo tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione. In un comunicato congiunto, le associazioni (AIAB, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, FAI, Federbio – Upbio, FIRAB, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Slow Food, Touring Club Italiano, Pro Natura, Società Italiana Ecologia del Paesaggio, WWF) esprimono non poche riserve sui risultati dei negoziati e sugli ultimi accordi ratificati.

“Molte parole e pochi fatti concreti per una falsa riforma della PAC che non aiuta né l’ambiente né l’economia, confermando i sussidi all’agricoltura industriale ed i vecchi privilegi senza introdurre vere innovazioni per una maggiore competitività e sostenibilità ambientale ed economica delle nostre imprese agricole. In questo momento di crisi economica era necessaria una svolta radicale per l’agricoltura europea ed italiana verso un nuovo modello in grado di premiare le aziende agricole più virtuose, che producono maggiori benefici per la società, cibo sano, tutela dell’ambiente e capacità di creare lavoro per i giovani. Questo si aspettavano i cittadini Europei e invece ancora una volta si è perso un’occasione storica di cambiamento” ha dichiarato la portavoce del Tavolo Maria Grazia Mammuccini.

Secondo le associazioni non vi saranno ricadute effettivamente positive né sul fronte della tutela della biodiversità, né su quello della lotta ai cambiamenti climatici, né sulla gestione sostenibile dell’acqua né, in ultimo, un adeguato sostegno all’agricoltura biologica e multifunzionale.

In  particolare, secondo le associazioni la spesa minima obbligatoria per le misure agro-climatiche-ambientali, fissata al 30% per le risorse nello sviluppo rurale, non garantisce reali benefici all’ambiente, a differenza di quanto avrebbe comportato l’auspicato aumento al 50% proposto dalle stesse associazioni.

Delusione anche sul fronte pesticidi: la cancellazione del vincolo di rispetto delle due direttive relative per tutte le aziende che ricevano contributi dalla PAC (la cosiddetta condizionalità) rischia seriamente di rendere inutile l’applicazione concreta del Piano di Azione sull’uso sostenibile dei pesticidi, fortemente osteggiato dalle lobby interessate a sostenere l’agricoltura convenzionale e l’utilizzo di prodotti chimici.

Analoghe perplessità nel caso delle Aree di interesse ecologico (le EFA), per le quali la percentuale fissata è quella del 5% con l’ipotesi di un successivo aumento al 7% previa valutazione della Commissione e accordo con Parlamento e Consiglio europeo. La soglia dei 15 ettari per l’applicazione delle EFA esclude di fatto oltre un terzo del territorio europeo e, considerando la dimensione media di 8 ettari delle aziende italiane, esime la maggior parte di esse dalle norme sul greening.

Altro punto critico riguarda la decisione di riconoscere un principio di equivalenza e relative esenzioni per pratiche agro-ambientali definite “di basso libello”, che rendono piuttosto vaga e inconsistente l’auspicata eco compatibilità della PAC. Dato che l’accordo prevede l’esenzione dalle norme sul greening per tutte le aziende sotto i 10 ettari (il 33% della superficie agricola europea) e che per le aziende tra i 10 e i 30 ettari sono sufficienti solo 2 colture a condizione che la principale non copra più del 75% della superficie totale, ciò nei fatti corrisponde all’esenzione di quasi la metà della superficie europea da uno dei tre requisiti del greening. In riferimento alla dimensione media delle aziende agricole italiane prima ricordata, ciò significa nei fatti che la maggior parte delle aziende del Paese sarà esclusa anche da questa norma del greening.

 Infine, non si riscontra nessun effettivo rafforzamento del secondo pilastro sullo sviluppo rurale, imprescindibile strumento strategico per le imprese agricole, in cui il finanziamento degli strumenti assicurativi contro le calamità naturali e la stabilizzazione dei redditi (che più coerentemente dovevano ricadere nel primo pilastro), assorbiranno buona parte delle risorse disponibili.

 A questo punto si inaugura il processo di programmazione 2014-2014 a livello nazionale e regionale in cui restano margini di miglioramento rispetto a quanto è stato approvato a livello europeo.

Si tratta ora di capire, concludono le Associazioni, quale sarà in concreto l’impostazione operativa da parte del Mipaaf e delle Regioni per comprendere se davvero esiste una volontà autentica di andare nella direzione di un’agricoltura “ più sostenibile per l’ambiente, attenta ai beni comuni e all’interesse generale”.

L’auspicio, si legge nel comunicato delle 14 Associazioni, è che “ almeno per questo nei prossimi mesi ci sia un ampio e costruttivo confronto con tutte le parti sociali ed economiche interessate all’attuazione della futura PAC”.

Fonte: FederBio

De Girolamo soddisfatta per l’accordo sulla PAC

Parole di soddisfazione quelle espresse dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo all’indomani dell’accordo raggiunto dal  Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura e della Pesca dell’Unione europea sulla riforma della Pac 2014-2020.

“Abbiamo dato mandato alla Presidenza irlandese per chiudere il negoziato nel Trilogo, sulla base di un’intesa fortemente migliorativa della nostra posizione. Sono soddisfatta del lavoro svolto dalla nostra delegazione, perché abbiamo lavorato con l’obiettivo di far pesare il ruolo dell’Italia sul tavolo della riforma Pac. Penso ad esempio all’esclusione delle coltivazioni arboree e del riso dagli obblighi previsti dal greening, al miglioramento della convergenza interna, alla maggiorazione del 25% degli aiuti per le imprese condotte da giovani che abbiamo reso obbligatoria. Sul fronte della OCM siamo riusciti a tutelare il settore del vino, con un sistema di autorizzazioni che sarà in vigore fino al 2030, così come abbiamo fatto ammettere a intervento il frumento duro. Altra novità rilevantissima è la programmazione produttiva per i prosciutti a denominazione d’origine”.

Fonte: Agrapress